Il primo giorno di scuola

Finalista nella 149° Edizione di Minuti Contati con il Team di Specularia come guest stars, un racconto di Alessio Magno.

 
Sua figlia Eva alzò il cappuccio del cappotto con quelle sue adorabili manine, facendo ben attenzione di coprire per bene la graziosa acconciatura biondo cenere.
«Doveva mettersi a piovere proprio oggi!»
Era così bella, un bocciolo fatto di zucchero che non aveva tardato a schiudersi; si era fatta primavera e lui neanche se n’era accorto.
«Papà!»
«Si amore, dimmi.»
«Ti pare giusto?»
Prese la sua palandrana e la infilò di volata.
«Per la pioggia dici?»
Lei pestò i piedi divaricando le braccia, poi si sfilò di colpo il cappotto e lo buttò sull’attaccapanni.
«Io non ci vado!»
«Ah si? Davvero?»
Sorrise a quella reazione eccessiva.
Lei si voltò, portandosi le mani in faccia. «Non prendermi in giro!»
Lui afferrò il suo capotto e glielo rimise sulle spalle, la cinse a sé e le stampò un bacio sulla guancia. «Adesso guardami negli occhi e dimmi che non vuoi andarci.»
Lei si sciolse dal suo abbraccio tirando su col naso, afferrò piano il cappotto e se lo rinfilò. Gli afferrò le mani e sorrise con occhi umidi.
«Certo che voglio andarci… devo. No?»
Fece per mollare la presa ma lui strinse più forte.
«Devi?»
«…Voglio, lo voglio.»
Lasciò andare soddisfatto la presa.
«Ecco. Brava la mia bambina. Ora andiamo, o si farà tardi.»
Afferrò l’ombrello e si involarono fuori dalla porta. Mentre scendevano le scale, si chiese se non avrebbe preferito che ci avesse davvero ripensato. Scosse la testa fino a far fuggir via quel brutto pensiero.
La pioggia picchettava fragorosa, né abbondante né poca, ma sufficiente da creare problemi. Aprì lo sportello posteriore della station wagon, ma Eva lo richiuse con un colpo secco.
«Voglio stare davanti, vicino a te.»
La scortò davanti riparandola dalla pioggia fin sopra al sedile, poi si lanciò dentro anche lui, pronto a partire.
Incontrarono qualche rallentamento di tanto in tanto per via del maltempo, ma date le circostanze si disse soddisfatto.
Il costante marciare sulla strada a scorrimento veloce e la pioggia che suonava come un perfetto metronomo lo accompagnarono verso il viale dei dolci ricordi.
Sembrava ieri quando la prese in braccio per la prima volta, quando si innamorò del profumo angelico della sua pelle, della presa dei suoi minuscoli ditini, persino del suono del suo pianto, ma soprattutto dei suoi occhi. Uguali a quella di sua moglie Elvira, che non aveva mai avuto la fortuna di crescerla. Si era fatta già così grande.
Con la coda dell’occhio la vide accasciata sul sedile, lo sguardo perso sul mosaico di gocce raccolte sul finestrino.
«Tutto bene?»
Sospirò, afferrò un boccolo biondo e iniziò a tormentarlo.
«…Il mio primo giorno di scuola.»
«Si?» la esortò.
«Ricordi quando mi misi a urlare perché avevo paura dello specchietto?»
Sorrise con ogni muscolo del suo volto. «Me lo ricordo si, quella volta mi hai quasi fatto andare fuori strada. Perché ci stai ripensando?»
«Beh, ho avuto paura no?» continuò, ignorando la domanda. «Ricordo che fissavo le macchine dallo specchio. Sembravano così lontane… ma poi ci sfrecciavano accanto e io sono scoppiata a piangere per lo spavento.»
«Si ma solo all’inizio, poi diventò un gioco.» ribatté.
Lei non rispose. Continuò a guardare fuori.
«…A volte mi sembra di vedere la mia vita attraverso quello specchio, papà. Sembra tutto così distante, così sfocato. Ti illudi di avere tutto il tempo del mondo… invece in un attimo ti ritrovi rincorsa dagli eventi. Corri all’impazzata per non farti raggiungere ma poi capisci che non potrai mai togliere il piede dell’acceleratore.»
Le strinse forte la mano, poi la rimise sul cambio, rimanendo in silenzio fino a destinazione.
Una volta arrivati, tirò il freno a mano e si sistemò la cravatta, diede uno sguardo ai capelli dallo specchietto e la prese per mano un ultima volta.
«Ascoltami amore mio. In questa breve vita a volte si è costretti a correre, in altri il tempo non passa mai. Entrambe le cose sono un’illusione. L’importante è cercare di raggiungere la felicità, a piccoli passi o grandi che siano, e oggi è un giorno in cui l’hai raggiunta. Non pensare ad altro, goditelo e basta. Intesi? Adesso vai, io sarò dietro di te.»
Lei lo baciò e gli sorrise, si sfilò il cappotto, tirò su l’abito da sposa per non farlo bagnare e scese dalla macchina. Aveva smesso di piovere.