Kartush ti ama

Kartush guarda il sole sorgere nell’orizzonte polveroso: la sabbia sollevata dal vento si incolla alle lacrime. Non è riuscito a dormire per tutta la notte, torturato dagli incubi e dal freddo che gli scavavano le ossa.
Perché non mi ami, Safiya?
Per me è stato facile. Ci sono riuscito in un attimo: ho guardato i tuoi occhi, la luce che riflettevano, capace di illuminare la notte come se fosse giorno. Ci credi che da allora non sono più riuscito a dimenticare quello sguardo? La prima regola dell’amore è questa: succede quando meno te lo aspetti.
La scimmia in gabbia al mercato di Sokoto non sa che il macellaio la sgozzerà, ma è già morta da quando ha mosso il primo passo tra quelle sbarre. Il mio cuore ha fatto lo stesso: ha visto il cielo di ottobre riflesso nelle tue pupille e ha iniziato la sua prigionia.
Il gallo ha cantato e Kartush si incammina. Si asciuga il viso rigato con la manica della tunica, perché i vecchi non parlino e si diano di gomito fra loro, chiamandolo debole e vigliacco.
Mia madre mi aveva avvertito: «Quella ragazza ha troppi grilli per la testa. Non sarà mai una buona moglie per te, Kartush. ti ci vuole accanto una donna che ami la tradizione.»
Non lo sapeva, povera donna, che le cose possono cambiare.
Una bella casa, la rinuncia alla dote e una manciata di pietre di Ibadan: mescola tutto con modi eleganti, parla colto e zumMami Wata ti ha fatto il juju. La magia ti ha reso una moglie docile e innamorata. O così, almeno, hanno voluto i tuoi genitori.
Allora che cosa è cambiato?
Non hai voluto darmi dei figli. Il medico di città ha detto che non dipende da te, che sei nata sterile. Ma mia madre ha visto la verità.
Sai perché il nodki, giù in paese, quando ti vede non trattiene l’urina? Me l’ha spiegato mamma: il piccolo stregone è sensibile al male. Il diavolo che c’è in lui sente quello dentro di te: le tue bugie, la tua voglia di scappare, il tuo agognare il marcio peccaminoso dell’occidente.
Possibile che casa tua ti piaccia così poco?
Nel Sacro Corano c’è scritto: «Non hai visto a cosa Allah paragona la buona parola? Essa è come un buon albero, la cui radice è salda e i cui rami sono nel cielo»
Non volevo altro che questo. Crescere accanto a te, diventare vecchi assieme, crescendo i nostri figli.
La piazza è piena di gente e Kartush resta in disparte. Qualcuno gli squadra il volto, ne sonda lo sguardo. Lui fugge il viso di tutti, cerca solo quello di lei, della sua Safiya.
Alla fine la vede: bella come il primo giorno.
Ora ha messo radici davvero: infilata nella terra fino alle spalle, con indosso un sudario bianco e solo gli occhi scoperti. Quegli stessi occhi che si illuminavano al cielo di ottobre e che ora sono coperti da una velo grigio. Dentro non c’è più nemmeno paura, forse solo rassegnazione.
Immagina le sue gambe immerse nel limo umido, che si allungano fino a diventare sottili barbe abbracciate alle pietre più profonde, le sue braccia allungarsi in propaggini che terminano in morbide frasche, le dita diventare foglie sottili.
Kartush raccoglie una pietra.
La tradizione vuole che sia la vittima del peccatore a lanciare la prima.
I vecchi lo guardano compiaciuti, mentre confabulano tra loro. Altri sassi vengono raccolti: i suoi fratelli, semplici conoscenti, amici e lontani parenti. Tutti invitati a quella festa di morte.
C’è anche suo padre seduto vicino alla grande roccia e Kartush non lo deluderà.
Perché non mi ami, Safiya?
Io che ti amo così tanto.
La pietra la colpì in piena faccia, facendo esplodere di rosso uno di quegli occhi stupendi che si illuminavano sotto il cielo di ottobre.