La città senza colpa

Il racconto vincitore del Capitolo del Camaleonte dedicato a Benni. Ambra Stancampiano ci porta alla scoperta del colpevole… Di cosa? Di tutto, ovviamente.

 
 
“Secondo lei cosa ci vuole per migliorare la città di X?”
“A X ci volunu i bummi.”
(A X ci vogliono le bombe)
Intervista di un tg locale del sud Italia

 
– Certo che questa via non è più la stessa senza alberi.
– Hai ragione, fa proprio schifo. Ma perché li hanno tagliati? Fuma, questa viene dall’idroponica di un amico.
– Una malattia, dicono.
– Boh… potevano buttare il legno però…
– Figurati, non buttano più manco la spazzatura. Dove sono finiti i cassonetti?
– Boh, li hanno tolti. Ma io li capisco, la gente mica può andare a cercarli.
– Sai che sta roba è veramente buona? Ho le allucinazioni o qualcosa si muove in quel tronco?
– È vero! Sembra una bambola!
– Naaah! Troppo brutta!
– Screanzati!
– Quel coso sta parlando!
– Certo che parlo! Sono il folletto della colpa! Cos’è questo schifo per strada?
– Ci deve perdonare, signor folletto. Questa è una piccola città e ci conosciamo tutti, ma a lei non l’abbiamo mai vista, non potevamo sapere…
– È vero, ci creda. E ha ragione lei, è uno schifo!
– Non importa. Sistemate quello che avete combinato!
– Magari fossimo stati noi. Non so chi ha tagliato gli alberi e buttato la spazzatura in giro, per queste cose dovete prendervela col sindaco.
– Il sindaco? È sua la colpa?
– È da quando l’abbiamo votato che va tutto male.
 
– Signor sindaco, c’è una… persona per lei.
– Chi è? Sono molto impegnato.
– È… un uomo molto basso. Insiste per vederla.
– È lei il sindaco?
– Io? Ma lei chi è?
– Sono il folletto della colpa, e questa città è senza alberi e puzza per colpa sua!
– Signor folletto… magari fosse colpa mia! Prego, si accomodi. Prenda una sedia.
– Non è colpa sua? E con chi dovrei prendermela?
– Io sono un uomo del popolo, un ambientalista. Prima di me questa città era governata da poteri forti, che mi hanno tagliato l’acqua.
– L’acqua? E che c’entra?
– L’acqua è tutto! Come posso nutrire gli alberi e pulire le strade?
– Ma allora di chi è la colpa?
– Dei padroni dell’acqua!
– E chi sarebbero?
– La fa facile, lei. Mica posso dirglielo…
– Ma io devo prendermela con chi ha la colpa!
– Facciamo così: lo scrivo su un pezzetto di carta, ma non dica a nessuno che la mando io.
 
– Salve, don Benito.
– Lei chi è? Mi ricorda qualcuno.
– Sono il Folletto della Colpa.
– Allora è lei! Era un caro amico di Nonna Assunta. Santa donna, sempre a urlare per il corridoio “Chi è stato?”
– Ma certo, donna Assunta! Come sta?
– Se n’è andata due anni fa.
– Mi spiace. Lei è il nipotino? Quello che rubava i biscotti?
– Spesso incappavo nel cucchiaio di legno della nonna.
– Ricordo. È stata una mia idea, sa? Poi l’ho brevettata e ho messo da parte un gruzzoletto. È un classico tra le nonne.
– L’ingegno paga quasi quanto le amicizie giuste, signor Folletto. Ma a cosa devo la sua visita?
– Caro don Benito, sono qui per darle la colpa! Questa città senza acqua sta andando in malora!
– E mi da la colpa così? Dovrei offendermi: c’è un vero pregiudizio sulla mia organizzazione. Mi creda, questo schifo non è opera mia.
– Non voglio offenderla, ma lei non può negare l’acqua alla città.
– Signor Folletto, l’acqua è poca. Non basta. Noi la diamo a chi se la merita.
– E perché la città non merita l’acqua? Colpa del sindaco?
– Lasci perdere il sindaco, la colpa è di quelli intorno a lui. C’è tanta confusione che non sanno neanche più chi comanda alla spazzatura.
– E ora che c’entra la spazzatura?
– Un mio caro amico, padre di famiglia, era il capo della spazzatura; degli invidiosi lo hanno fatto arrestare, che vergogna. Non c’è spazio per le persone perbene a questo mondo. Comunque, c’è stato un commissariamento, e ora i netturbini fanno quello che vogliono.
– Quindi la colpa è degli invidiosi… o dei netturbini?
 
– Pigliala, Enzo!
– Non tirarle troppo alte! Guarda che schifo qua dietro.
– Fottitene, tanto puliamo noi.
– Hai voglia di pulire?
– Certo che no! Prendila!
– Fanculo! Questa era piena di roba umidiccia.
– Differenziata… Brrr!
– Lo abbiamo detto alla gente che è inutile.
– Nessuno ascolta i netturbini.
– Peggio per loro. Oplà!
– Smettila di lanciarmi schifezze! Dove hai trovato una bambola così brutta?
– Come ti permetti?
– Ehi! Hai sentito?
– Che cosa?
– La bambola parla!
– Certo che parlo! Sono il folletto della colpa!
– Deve avere qualche bottone, cercalo.
– Giù le mani!
– Parla e fa la schizzinosa. Problemi coi netturbini?
– Ho problemi con lo schifo che c’è qua intorno, e la colpa è vostra!
– È pure spiritosa! Colpa nostra?
– Va di moda dare la colpa a noi. Pure quando ha chiuso la fabbrica di birra hanno dato la colpa agli operai.
– Comodo: la colpa a chi sta in basso e il culo a chi comanda.
– Ma io so tutto: hanno commissariato la spazzatura e adesso comandate voi.
– Oh, la bambola sa tutto! Non somiglia a quel giornalista?
– Certo, è brutta quanto Cavillis! Perché poi avranno scelto lui per presentare il tg…
– Perché ha venduto il culo a Paranza!
– Paranza? E chi è?
– Per essere una sotutto, non sei informatissima. Spiegaglielo tu chi è Paranza, Gianni.
– Se me lo ritrovassi davanti… altro che spiegare.
– Insomma, chi è questo Paranza? È sua la colpa?
– Paranza è il padrone della città.
– E della squadra di calcio! Ci ha fatto salire in serie A.
– Bei tempi… ricordi Enzo? Anche la città era diventata di serie A. Eravamo tutti dei Vip.
– Poi però Paranza ha fatto fallire la squadra e ha comprato la fabbrica di birra.
– Ci pagava in birra, che meraviglia!
– Poi ha fatto fallire anche la birra e ha comprato altre attività.
– Fallite?
– Brava, bambola sotutto. vuoi dare la colpa a qualcuno? Prenditela con lui.
– E portagli i saluti dei suoi ex operai.
 
– Signor Paranza?
– Si allontani!
– Ma… cosa sta facendo?
– Resti lontano, ho detto! Ormai ho deciso: mi ammazzo. Nessuno mi farà cambiare idea.
– Ma io non voglio farle cambiare idea! Mi sembra anzi una decisione nobile, dopo quel che ha combinato in città.
– Che c’entra la città?
– Mi scusi, ma se la birra, l’acqua, il degrado, il calcio e i fallimenti non c’entrano, perché vuole uccidersi?
– Ma lei chi è? Anzi, non mi dica niente. Una volta ho visto un uomo incontrare i suoi demoni in un film Disney, c’era di mezzo il Natale…
– Intende il Canto di Natale di Dickens?
– Non era Dickens, era Disney. Solo che, senza offesa, i miei demoni me li aspettavo diversi. Un po’ più carini forse.
– Io sono il folletto della colpa. Riesce a immaginare qualcosa di più brutto del concetto di colpa?
– In effetti ha ragione.
– Sono fiero di lei. Non è da tutti farsi schiacciare dal senso di colpa fino a questo punto.
– Niente senso di colpa: mi uccido perché preferisco morire ricco che patire la povertà.
– Povertà?
– Ho lavorato, ho avuto coraggio, ho fallito. Sono un sognatore. La gente mi ha amato finché ho avuto successo e poi mi han voltato tutti le spalle. Le uniche cose fedeli a un uomo sono le sue cose.
– S’immagini quanto piaccio io alla gente! Non si può sempre essere amati.
– Non è questo il motivo.
– E allora che succede? Di chi è la colpa del suo malessere?
– Dell’autorità portuense. Stanno costruendo un ponte da vent’anni, credevamo che non avrebbero mai iniziato, invece oggi hanno hanno fatto la posa della decima prima pietra!
– Embè? I ponti sono una cosa buona, uniscono.
– Venga, sieda accanto a me. Guardi il mare.
– Splendido panorama, non c’è che dire.
– Lasci perdere il panorama, guardi il mare. Vede? Miliardi di goccioline d’acqua ci separano dall’altra costa. Io sono ricco grazie a loro.
– A tutto c’è rimedio. Di chi ha detto che è la colpa? Ci parlo io.
– L’autorità portuense. Sono uffici, non si capisce niente.
– Dove posso trovarli?
– In fiera. Buona fortuna.
 
– Guarda quello! Tenta di scavalcare la fila perché è basso.
– Furbo!
– Signore? C’è la fila.
– Ou, rispetta la fila!
– Hanno ragione. Se vuole entrare deve fare la fila.
– Sto solo cercando gli uffici dell’autorità portuense.
– Anche per gli uffici c’è la fila. Sempre la stessa.
– Ma io sono il folletto della colpa, rappresento un concetto astratto. Non può chiudere un occhio?
– Ehi, nano! Se non torni in fondo veniamo a prenderti!
– Le conviene ascoltarli. Aspettano da molto.
– Ma cosa aspettano? C’è uno spettacolo?
– Domani c’è il concerto di Gigio Paolini.
– E aprite i cancelli da oggi?
– Ovviamente no. E adesso si sposti, sta intralciando la fila.
– Allora? Torni in fila o no?
– Oh, finalmente.
– In fondo, nano. E non provare a scavallare.
– I bambini oggi sono di una maleducazione…
– Ma che bambino, quello c’ha la mia età!
– Ma è così basso…
– Secondo me invece è un bambino! Ne ho uno in classe… chissà come fa sua madre…
– Meglio fare figli propri che badare a quelli degli altri!
– Signora mia…
– Pronto? Amore! No, sono in fila. Si, ancora. Lo so, che ci posso fare?
– I figli mi sarebbero piaciuti, ma ormai ho un’età.
– Mi raccomando la ricotta infornata! È essenziale per una buona parmigiana.
– Lo so che avevamo appuntamento! Ma se esco perdo il posto.
– E poi mio marito non ne ha voluti. È geloso anche del cane.
– La norma no, si fa in maniera completamente diversa!
– Compare! Un culo così non l’avevo mai visto!
– Briscola a mazze!
– Blablablablablablablabla
– Blobloblobloblobloblbobloo
– Ah, rieccola. Sono 80€ per il concerto.
– Ma io devo andare agli uffici dell’autorità portuense.
– Gli uffici a quest’ora sono chiusi.
– BASTA! Non ce la faccio più! Devo essere finito all’inferno!
– Che ha quello? Perché si scalda tanto?
– State zitti! Se questa città è uno schifo la colpa è vostra! Di tutti voi!
– Signore, si calmi. O paga il biglietto o va via. Non faccia l’incivile.
– Voi… VOI siete la popolazione più incivile che io abbia mai incontrato!
– Ma con chi ce l’ha?
– VOI sporcate, distruggete, ammorbate casa VOSTRA col VOSTRO disprezzo!
– Ma che dice questo? È matto?
– Signore, non sbatta la testa contro le colonne. Sono fragili. Le hanno costruite durante il terremoto.
– Ma se la colpa è di tutti, non è di nessuno. Voi avete la colpa di non avere colpa!
– La smetta di prendere a testate la colonna! Ma non si fa male?
– Ma contemporaneamente non avete la colpa di avere la colpa!
– Qualcuno faccia qualcosa, questo è matto!
– Matto ci sarà lei! Rispetto per gli anziani!
– Ma se è un bambino!
CRASHHHBRADABAMSBARABRUMTATATATACRASHHHHHHHHHHH
– Ehi,che succede? Crolla tutto!
– Fuggite, presto!
– Via, via, via!
– E il nano?
– Lascialo perdere! È tutta colpa sua!

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