Pizza al Ragno Gigante

Diffidate dei ragni sulle pizze, specialmente di quelli che non vi elencano le ovvietà su come consumarli senza farli soffrire… Quinto classificato nella 106° Edizione di Minuti Contati con Piero Schiavo Campo come guest star, un racconto di Marco Fumetto.

 
Lila era penetrata nel I° Livello e speravo non diventasse un mio problema. Ospitare persone che oltrepassavano La Porta era un reato.
«Hai paura?», sussurrò Lila tirandomi a sé.
«Se qualcuno ti scoprisse qui, passerei guai. Ma ora non voglio pensarci, mi è venuta fame.»
Una luce obliqua attraversò lo sguardo di Lila. «Ordiniamo una pizza?», disse fissandomi.
«Idea magnifica.»
Lila si rivolse all’inter-parete. «Cavalletta Express.»
In 3-D si materializzò il jingle di Cavalletta Express – pizze teletrasportate – e una voce sintetica recitò: «Sistema ordinazioni pronto.»
«Per me una quattro stagioni atomiche.», bisbigliai a Lila.
«Una quattro stagioni atomiche, l’altra al ragno gigante. Il ragno dev’essere saldamente ammanettato alla pizza.»
«Arriveranno entro un minuto a partire da adesso.»
La comunicazione s’interruppe e Lila mi baciò con trasporto, o forse disperazione. Non volevo illuderla, ma non credevo nello Strato-Rito matrimoniale di Stato. Era per questo che le ragazze sconfinavano attraversando La Porta del II° Livello.
Le pizze apparirono sul desco teletrasporto, l’interparete certificò la transazione e tornò in standby. Le osservai: il ragno sembrava animato da una stupefacente intelligenza. Ciò che mi lasciava perplesso era che dalla sua bocca non erano ancora usciti i consueti spot pubblicitari, o le ovvietà su come consumarlo senza farlo soffrire.
Per un attimo mi parve di scorgere un’occhiata d’intesa fra Lila e il ragno. Possibile si conoscessero? Me lo domandai estraendo la future-coca dal frigidaire.
In quell’istante qualcosa di freddo e duro mi colpì alla nuca, poi fu il buio.
 
Al mio risveglio ero immobilizzato. Chi poteva avermi colpito?
«La vita è piena di sorprese, non è così signor Geko?», disse il ragno, sarcastico.
«Dov’è Lila?»
«In cucina a sterilizzare gli strumenti.»
Allora era vero. Si conoscevano.
«Stai per sostenere un’operazione chirurgica, ci serviremo del tuo corpo come fosse un involucro.», disse il ragno, sprezzante.
Era stata Lila a colpirmi. E dopo aveva liberato il ragno. Lila uscì dalla cucina, indossava un gilet militare dai grossi tasconi laterali, al suo fianco portava una pistola fotonica. Tra le mani stringeva un vassoio con una siringa ipodermica e fialette contenenti liquido luminescente, bende chirurgiche e un bisturi.
«Lila, che sta succedendo?», dissi attonito.
Lei m’ignorò e non disse una parola.
«Sappiamo tutto di te, Geko.», continuò il ragno. «Sappiamo delle tue debolezze e del lavoro che svolgi al centro ricerche.»
«Smettila, Franklin.», ordinò Lila.
«Chi siete?», dissi rauco.
Lila si inginocchiò vicino a me. «Rivoluzionari combattenti del II° Livello.»
«Con base a Cavalletta Express?»
«Cavalletta Express non esiste. Una redirecting ha indirizzato la connessione della tua interparete ai nostri hacker. Ma nel I° Livello abbiamo nuclei che forniscono copertura e logistica agli infiltrati. Sono stati loro a inviare le pizze.»
«Che volete da me?»
«Il Pass dell’Intermedica Ricerche e Risorse, l’idea di Franklin sarebbe trapiantare il suo cervello su di te. Prendere il controllo del tuo corpo.»
«Per te è tanto di guadagnato, Geko: il mio Q.I. è superiore al tuo.», si pavoneggiò il ragno.
«Ciò ci consentirebbe di entrare e uscire dal centro ricerche.», continuò Lila. «Ma se scegli di collaborare, nessuno ti torcerà un capello.»
«Un’idea che non mi piace per niente.», sibilò il ragno.
«Geko, ciò che ti chiedo servirà a salvare delle vite. Molti di loro sono bambini…» insisté Lila.
«Cosa dovrei fare di preciso?», chiesi.
«Vogliamo le formule del Farmacol e del Nuovo Genesis. Le nostre popolazioni stanno morendo a motivo degli strato-veleni prodotti dalle multinazionali oltre La Porta del II° Livello. Con le formule saremo in grado di produrre i farmaci salvavita.»
«Ho pieno accesso ai file, non sarà difficile farne una copia.»
Il ragno Franklin fece uno zompo stupefacente e me lo ritrovai a un centimetro dal mio naso. «Una mossa falsa e sei morto», rantolò, alitandomi in faccia.
Lila aprì il lacero zaino e ne estrasse dei braccialetti metallici. Vidi i timer e capii: bombe a orologeria. Franklin mi inserì un bracciale al tallone e l’altro al polso. Allo scatto produssero un sordo ronzio. «Questi gingilli ci metteranno al riparo da ogni tuo tentativo di correre a spifferare tutto.», disse rauco.
Si udì un rumore di là dalla porta e Lila e il ragno si fecero guardinghi. Lila pescò dallo zaino del nastro adesivo argento che utilizzò per imbavagliarmi, poi fece cenno al ragno di fare silenzio. Entrambi si posizionarono di fianco alla porta e Lila estrasse la pistola.
Fu allora che la porta del cubo-appartamento deflagrò. Proiettili intruder’s search and destroy uccisero Franklin e dilaniarono Lila; le Strato-Squadre Anti Immigrazione irruppero subito dopo. Con il bavaglio alla bocca fissavo gli uomini delle Strato-Squadre, assorbiti dai rilevamenti sui moduli bipolar dell’interparete. Quindi qualcosa mi fece trasalire. Lila – una maschera di sangue – muoveva una mano in direzione del gilet. Ne cavò un medaglione-interruttore. Attonito la osservai azionare il detonatore dei braccialetti al plastico che portavo indosso. In un istante fummo abbacinati dalla luce del sole, come oramai si vedeva nei vecchi cartuccia film.
Poi scivolammo via.