Rimedio naturale

Un rimedio assai problematico in questo racconto di Maurizio Ferrero, vincitore della 124° Edizione di Minuti Contati con Elisa Emiliani come guest star.

 
«C’è un tizio là fuori», dice Andrea.
«Scherzi?», risponde Marco.
«Ho la faccia di uno che scherza? Proprio al centro della strada. Sembra ciucco perso.»
«L’hanno già preso di mira?»
«No, ma accadrà tra pochissimo, figurati se non l’hanno già fiutato. Ma cosa crede di fare? Il giro dei bar?»
«Levati, fa’ vedere anche me».
Marco da’ uno spintone ad Andrea e si affaccia. Dallo spiraglio delle imposte riesce a vedere perfettamente l’uomo. Sessant’anni, camicia raffazzonata, andatura barcollante. Se non è ubriaco, è completamente pazzo, oppure entrambe le cose.
«Magari lo trova prima la squadra d’emergenza», dice Andrea.
Marco percepisce una vibrazione nel vetro. Osserva il cielo notturno, illuminato da una luna pallida.
«No, non credo.»
Il ronzio si intensifica, ora lo sente anche Andrea. Lo deve aver percepito anche l’uomo, nonostante il suo stato alterato. Si guarda in giro, ma non vede nulla. L’elettricità è stata staccata a causa dell’emergenza. Dal tramonto all’alba, nessuna luce deve essere accesa. Ne verrebbero attirate.
«Eccole! Corri, vecchio! Corri!»
Come se avesse sentito i due fratelli, l’uomo per strada corre. L’unica speranza sarebbe mettersi al riparo, ma non ci sono porte aperte. Disperato, si lancia contro la porta di casa dei due e inizia a battere furiosamente. Andrea fa due passi verso la porta, Marco lo blocca.
«Non starai mica pensando di aprire, cretino?»
Andrea ascolta il fratello. L’uomo urla. Il ronzio è fortissimo, i fratelli si tappano le orecchie. Qualcosa picchietta contro la porta, poi il ronzio inizia ad attenuarsi. Si stanno allontanando.
La camionetta blindata dello UAZaV, l’Unità Anti-Zanzare Vercellese, transita e si ferma proprio davanti alla porta. Agenti specializzati rivestiti da capo a piedi con tute rinforzate e armati di lanciafiamme si avvicinano al luogo in cui giace il corpo dello sfortunato, prosciugato come un frutto secco. Purificano l’aria e il cadavere facendo saettare getti di fiamme, poi gettano il tizzone ardente nel retro del veicolo, insieme ai carboni ancora fumanti di altri sfortunati. Alcune zanzare grosse come un pugno, attirate dalle luci, tentano l’assalto inutilmente. Di loro non rimane che cenere. Poi, gli agenti rimontano a bordo e se ne vanno.
«Non durerà ancora per molto», dice Marco.
«Che intendi dire?», chiede Andrea.
«Non hai sentito? Stanno per chiudere baracca e burattini. Gli ambientalisti dicono che i loro lanciafiamme sono inquinanti e non hanno il minimo rispetto del verde. Cristo, quelle cose fanno i nidi sugli alberi, che devono fare? Innaffiarli?»
«Merda! E noi che faremo?»
«Pare che stiano elaborando un qualche tipo di rimedio naturale per tenere sotto controllo l’infestazione. La sperimentazione dovrebbe iniziare la prossima settimana.»
 
Una settimana dopo, i fratelli osservano dalla stessa finestra.
«Allora? Vedi qualcosa?»
«Quelle fottute cose sono diventate ancora più grandi. I diserbanti le stanno ingigantendo.»
Un’enorme ombra oscura la luna. Un fischio improvviso, acuto e terribile, obbliga i due fratelli a tapparsi le orecchie.
«Che cazzo è?», urla Andrea.
Marco vede di nuovo l’ombra, questa volta più vicina. Ne percepisce la forma e la sua espressione muta in vacuo orrore.
«Allora?», chiede di nuovo Andrea.
«Pipistrelli. Quei bastardi degli ambientalisti hanno portato i pipistrelli.»