Sogni d’oro

Anche le fate, perlomeno alcune, sanno quando è ora di smettere di credere e basta per cominciare ad agire. Un racconto di Viviana Tenga.

 
Adele ha sempre creduto nelle fatine dei sogni. Ha smesso di parlarne quando è diventata adulta, ma sa che ogni notte piccole creature dalle ali dorate vengono a portarle i sogni più belli. E, proprio perché crede in loro, le fatine non le hanno mai fatto mancare un bel sogno, nemmeno dopo le giornate peggiori, nemmeno ora che ha tanti problemi con suo marito. Non importa se di giorno Fabio le fa scenate continue, né se ogni tanto alza le mani; ogni sera, nel dormiveglia che precede il sonno, Adele riesce quasi a sentire le voci cristalline delle creature che si posano sul suo davanzale, e sa che presto potrà rifugiarsi in sogni stupendi…
 
Le fatine sul davanzale sono tre sorelle; i loro nomi sono Lily, Ivy e Zahara, e hanno quasi finito di preparare uno splendido sogno in cui Adele vola sull’oceano e gioca coi delfini.
A un tratto, Lily grida. C’è un’irregolarità nella notte, una macchia più nera del resto. Subito le fatine la riconoscono: è Umbra, la quarta sorella, colei che anni prima ha dato il suo cuore alle tenebre e che ora porta agli umani gli incubi peggiori. Passare alle tenebre le ha donato poteri grandi e terribili. Le sorelle sanno bene che, nonostante siano in tre, in uno scontro diretto avrebbero la peggio.
Un attimo prima che Umbra atterri sul davanzale, Zahara le si para davanti.
«Come puoi fare questo?» chiede. «C’è Adele dietro a questa finestra! Non ricordi di quando era bambina, di quando tutte e quattro intessevamo per lei sogni di castelli di zucchero e isole fatate?»
Gli occhi di Umbra brillano come gemme azzurre in un volto nero come la notte; per un attimo, un velo di tristezza pare offuscarli.
«Fatti da parte, sorella.»
«Come puoi?» urla Ivy, isterica. «Proprio ora che ha tanto bisogno di sogni che la confortino!»
Umbra scuote la testa.
«Quanto siete sciocche.»
La lotta che segue è furiosa; per quasi un’ora, minuscole scintille magiche si scontrano nell’aria fredda della notte. Infine, Lily crolla a terra esausta; Ivy ha una ferita che le squarcia l’ala sinistra e Zahara può solo aiutare le sorelle nella ritirata, lottando invano contro le lacrime di rabbia e umiliazione che le rigano il volto.
 
Mentre vola via nella notte, Umbra non è felice. È preoccupata per Ivy, spera di non averla ferita troppo gravemente, ma soprattutto prova tanta rabbia. Un po’ è triste anche per Adele, ma doveva fare qualcosa.
Umbra non crea incubi nello stesso modo in cui le sue sorelle creano sogni, li pesca dai recessi della mente, dai pensieri sommersi e nascosti. Laggiù nel profondo, Adele sa che suo marito diventerà sempre più violento, che forse un giorno, dopo l’ennesima scenata, arriverà a ucciderla. Ma Adele quei pensieri li scaccia, fugge nel suo rifugio fatato. Umbra spera che mostrarle in sogno quello che rischia di accaderle la risvegli dall’incanto prima che sia troppo tardi. Se non sarà bastato, tornerà anche le prossime notti. Perché è vero che Umbra ha donato il suo cuore alle tenebre, ma l’ha fatto solo per aiutare gli umani a combatterle.