Un corpo nuovo

«Dammi la mano.»
Nel buio della cava brillavano a intermittenza i piccoli occhi di Elisa.
«Elisa, dammi la mano. Non voglio ripeterlo.»
Con un grugnito di dissenso Elisa svitò la mano sinistra e la allungò a Paolo.
«Ma poi me la ridai. Sarò eliminata se non torno intera.»
«Ne hai una e ti basta. Con due sono più forte di te e potrò scavare più in fretta. Ora accendi la lampada e rimettiamoci a cercare.»
Paolo scavava spostandosi da una parte all’altra del terreno senza trovare tracce del premio sepolto. Un corpo nuovo… il premio doveva essere suo. Basta con tutte le riparazioni casalinghe, basta con i pezzi rubati a poveracci più poveri di lui, basta vendersi al mercato nero per un’articolazione di chissà quanti anni.
Voglio una vita nell’Oltre, con un corpo sano e cibo a volontà.
Il piagnucolio di Elisa lo distolse da quel sogno.
«Che c’è?»
«La lampada si sta scaricando e sono stanca.»
«Santo cielo, ma ne hai sempre una. Siediti e stai zitta. E facciamo cambio di occhi, i tuoi sono più nuovi.»
«Paolo, corri, forse qui c’è qualcosa!»
Elisa saltellava intorno a un cumulo di terra smossa.
«Dammi gli occhi e anche la mano destra. La mia non si piega più.»
Paolo iniziò a scavare, finché con la sua nuova mano non grattò il contenitore. L’aveva trovato. Era suo.
«Paolo, l’hai trovato? Andremo nell’Oltre? Paolo, Paolo? Dove sei, non ci vedo quasi più.»
La lampada e gli occhi di Elisa si spensero all’unisono lasciandola sola nell’oscurità.