13 domande a Ilaria Tuti

Ciao Ilaria e grazie per aver dato la tua disponibilità per essere la guest star della 115° Edizione di Minuti Contati. Ci conosci bene perché in passato hai partecipato ad alcune edizioni e sei stata anche una giurata per il Contest Best (poi archiviato come 63° Edizione) e non immagini quanto sia bello, per noi, vedere il tuo nome fare il giro del mondo ora che il tuo romanzo “Fiori sopra l’inferno”, edito per la Longanesi, sta ottenendo il meritato successo.
 
ILARIA TUTI: Ciao e grazie a voi per l’invito! Per me è un po’ tornare a casa, dove tutto è iniziato.
 
1) Partiamo proprio dal tuo romanzo. Sono sicuro che la maggioranza dei minuticontatini già sa di cosa stiamo parlando, ma vuoi presentarlo a coloro che lo scoprono solo ora leggendo questa intervista? Raccontaci la tua protagonista: un personaggio dal ruolo convenzionale che però di convenzionale ha ben poco, giusto?
 
ILARIA TUTI:: Fiori sopra l’inferno è uscito per Longanesi lo scorso gennaio. È un thriller che fa dell’ambientazione naturale una protagonista, ci fa conoscere un killer empatico e soprattutto lei, la protagonista Teresa Battaglia: un commissario di polizia quasi sessantenne, non attraente, sovrappeso e acciaccata. È una donna che in passato ha sofferto, ma è riuscita a trasformare il dolore in un’empatia profonda che usa sia con le vittime che con i carnefici. È piena di contraddizioni, come tutti noi: è respingente e materna allo stesso tempo, saggia e inquieta come tutte le grandi personalità, schiva e ironica, razionale e intuitiva. Nel corso della storia, Teresa dovrà affrontare un nuovo dramma, che metterà in discussione tutto, soprattutto la sua capacità di lavorare. E il lavoro, per lei, è una vocazione. Per delineare il suo personaggio mi sono ispirata alla forza e alla bellezza delle donne comuni, che incontro ogni giorno. Teresa non è infallibile, né incrollabile, ma ha il coraggio di rimettersi sempre in gioco. Non è vincente in partenza, diventa tale per l’atteggiamento che decide, con ostinazione, di avere nei confronti della vita: appassionato e costruttivo.
 
2) Sono affascinato dalla tua genesi come scrittrice. Ti ho conosciuta nel 2011 proprio nei vari contest online che ci hanno portato a incrociarci in svariate occasioni, ma non pensavo, cosa che ho scoperto da tue recenti interviste, che proprio, e solo, in quel periodo tu ti stessi approcciando a un mondo “nuovo”, quello della scrittura appunto. Come ci sei arrivata e che cosa ti ha spinto a continuare?
 
ILARIA TUTI: La scrittura è una passione che è arrivata tardi rispetto ad altre. Ho sempre amato dipingere e per molti anni mi sono dedicata a questo. Poi è arrivata la fotografia. Infine, la scrittura. Ho capito che dipingere e fotografare erano modi, misteriosi e mediati, per raccontare le storie che avevo in testa. Quando finalmente mi sono approcciata alle parole scritte, ho capito di avere trovato quello che stavo cercando. Dai primi tentativi goffi alla pubblicazione del romanzo con un grande editore, ciò che mi ha spinto a continuare e continua a “muovere la mia penna” è la passione per le storie. Non il successo, non i riscontri positivi (che comunque servono e riempiono il cuore di gioia!), ma il desiderio di raccontare. Se un giorno questa esperienza editoriale dovesse terminare, tornerei nel silenzio accogliente del mio piccolo grande mondo e continuerei a scrivere, ogni giorno.
 
3) E, tra i tanti, hai partecipato anche a Minuti Contati (partecipazioni che ci hanno lasciato in eredità due tuoi racconti del 2012 che, a questo punto, cominciano ad avere un certo valore storico: Quattro donne e Giù la maschera. Minuti Contati vive di varie fasi, tutte ugualmente importanti e formative: cosa ti è rimasto di quelle esperienze?
 
ILARIA TUTI: Grazie per il “valore storico”, ma erano davvero i primi passi e sono certa che di valore abbiano ben poco! Certo li ricordo con tenerezza. È stato un periodo pieno di entusiasmo. Ho imparato tanto, soprattutto a confrontarmi con gli altri, ad accettare le critiche – mai indolori quando attengono a qualcosa di così personale come la scrittura. La scrittura, però, è comunicazione ed è fondamentale che il messaggio arrivi chiaro e forte al lettore: chi meglio di lui può farti capire che cosa non funziona?
Di Minuti Contati ricordo l’adrenalina, la sfida (con me stessa), il confronto sempre rispettoso con gli altri partecipanti, l’atmosfera positiva, l’occasione per incontrare persone con la mia stessa, veemente passione.
 
4) Lo scrittore, nella prima fase della sua esistenza, è quasi come un pesce grosso in uno stagno piccolo. Scrive e si fa leggere da chi conosce che, in quanto parenti o amici, raramente riescono a fornire quel contributo critico utile alla crescita. Entrare in una comunità più allargata di altri scrittori assume allora la valenza di un passaggio dallo stagno a un lago con tanti altri pesci grossi (e meno protezione). All’epoca l’hai percepito, questo passaggio? E come l’hai vissuto?
 
ILARIA TUTI: Per carattere sono abbastanza schiva e riservata e i miei racconti raramente li facevo leggere a parenti e amici. I contest online e in particolare Minuti Contati mi hanno dato l’opportunità di trovare finalmente dei lettori. Senza rete di protezione, è vero, ma per quanto mi riguarda i compagni di avventura sono sempre stati gentili e rispettosi. Questa caratteristica è rara nei luoghi virtuali e fa di Minuti Contati un’opportunità straordinaria per mettersi in gioco come autori di storie. Mi sono divertita, ho imparato e ho stretto amicizie che ancora durano.
 
5) E poi c’è lo step successivo, quello all’oceano immenso fatto di case editrici e di lettori di tutto il mondo, cosa che, immagino, tu stia vivendo in questo periodo… Ce ne vuoi parlare?
 
ILARIA TUTI: La mia esperienza è straordinaria, positiva oltre ogni mia più rosea aspettativa, perché in Longanesi non ho solo trovato dei professionisti eccezionali, ma anche persone affettuose, appassionate, che mi seguono in ogni passo e mi fanno sentire protetta e valorizzata in ogni aspetto. Sto imparando tanto, ho dovuto superare la mia timidezza per incontrare i lettori e parlare in pubblico. Da passione, la scrittura è diventata anche professione e Longanesi mi sta aiutando in questa personale evoluzione. Scrivere una storia è un atto intimo, spesso solitario. Pubblicare significa coinvolgere svariate figure professionali che contribuiscono con la loro bravura al successo della pubblicazione: interagire è fondamentale. L’ascolto, l’apprendimento, il rispetto sono imprescindibili. Umanamente, è un’esperienza di arricchimento.
 
6) Torniamo alla questione dei paletti: nel nostro invito a mettersi alla prova, noi di Minuti Contati poniamo sempre dei paletti: caratteri limitati, tempo limitato, un tema da rispettare. Questo esercizio, a tuo parere, può essere d’aiuto nella crescita personale di chi ama narrare storie?
 
ILARIA TUTI: Nella costruzione di una storia, paradossalmente, i paletti sono il motore che la fanno sbocciare, correre, evolvere. Senza i paletti, la mente diventa pigra, perché quando ci sono il solo pensiero è come superarli! Amo i contest proprio per questo: sono una sfida per trovare la storia giusta, l’incipit più convincente, la scrittura asciutta più efficace. Li consiglio sempre a chi voglia approcciarsi alla scrittura: oltre al confronto con gli altri autori, danno la possibilità di confrontarsi con i propri limiti (spesso solo psicologici) e di superarli.
 
7) Confrontandomi con svariati autori e autrici ho scoperto che non esiste un metodo “unico”. C’è chi preferisce lavorare sulla struttura delle proprie storie e poi, nel limite del possibile, rispettarla nella fase di stesura e chi ama partire da un punto e lasciarsi andare al flusso della creazione. Credo di sapere già la tua risposta (l’ho letta in altre tue interviste), ma te lo chiedo lo stesso: come ti poni a riguardo?
 
ILARIA TUTI: Lavoro con scalette molto dettagliate, che spesso raggiungono gli 80-100 mila caratteri. Sento il bisogno di annotare tutto perché la storia già è nella mia mente, fatta e finita. Temo di perdere i dettagli, i dialoghi che ho immaginato, le piccole espressioni così caratteristiche dei personaggi. Tutto sembra perfetto quando lo immagini, ma trascriverlo in parole è diverso, è complicato. Allora la scaletta mi aiuta a non perdere ciò che l’ispirazione mi ha donato spesso nei momenti meno opportuni: quando accade, prendo appunti su pezzi di carta che conservo alla rinfusa e che poi, faticosamente, raggruppo e trascrivo su file. È un lavoro impegnativo, che dura qualche mese, ma quando è terminato posso dedicarmi alla scrittura vera e propria: libera da ogni altro pensiero, fluisce in modo naturale e istintivo. Le revisioni, da parte mia, sono minime.
 
8) Cambiamo campo e guardiamo all’insieme nel suo complesso per una tematica che mi sta affascinando parecchio e di cui vorrei avere un tuo parere. Penso agli anni ottanta o novanta, quelli del nostro sviluppo. I nostri genitori erano cresciuti con gli anni sessanta e settanta, quasi due mondi antitetici rispetto ai nostri (argomenta se non concordi). Ora i nostri figli, le nuove generazioni, leggono Harry Potter, roba di inizio secolo, e giocano ai Pokemon, roba del 1996. Insomma, c’è meno distanza tra noi e loro? Abbiamo più possibilità di interagire e di raccontarci storie “meno diverse” da quelle con cui erano cresciuti i nostri genitori in rapporto alle nostre?
 
ILARIA TUTI: Penso che ogni generazione, rispetto alla precedente o alla successiva, si senta in qualche modo “diversa”, però è vero, la distanza sembra ridursi sempre più, forse perché la realtà che ci circonda, anche se si fa più complessa, allo stesso tempo è più accessibile. Con qualche click possiamo osservare il mondo da diversi punti di vista e queste esperienze ci uniscono. Io però vorrei che i nostri figli conoscessero anche un altro modo per stare assieme, quello che ho avuto la fortuna di vivere nella mia infanzia: la libertà sperimentata da bambini e che oggi fa tanta paura, per ovvi motivi. Sono cresciuta in gruppo con i miei coetanei, in mezzo alla natura, giocando fuori casa con ogni tempo e stagione, per interi pomeriggi fino a sera, senza un telefono cellulare con cui mia madre potesse controllarmi. Non conoscevamo il mondo per esperienza mediata, ma vivendolo in mille avventure diverse. Mi piacerebbe che mia figlia preferisse una corsa nei prati a perdifiato, che una partita ai Pokemon.
 
9) Domanda numero nove, mi prendo una pausa caffè. Nel frattempo chiediti cosa vorresti chiederti. Sarebbe carino se, oltre alla domanda, aggiungessi anche la risposta.
 
ILARIA TUTI: Sei preoccupata per il secondo romanzo che devi scrivere? Sì, parecchio!
 
10) Ma torniamo all’Edizione di cui sarai guest star: vuoi darci qualche indizio sul tema che hai pensato per i nostri autori?
 
ILARIA TUTI: È un tema che si presta a svariati generi. Può essere declinato in chiave dolcissima oppure sfiorare gli abissi dell’horror… Nel mezzo, ci sono infinite sfumature narrative che possono essere sondate. Di certo i partecipanti dovranno chiedersi quali siano le paure, almeno in apparenza, più insuperabili.
 
11) E qualche suggerimento sul come relazionarsi alla fase di scrittura? I racconti saranno di lunghezza compresa tra i 3000 e i 5000 caratteri spazi inclusi, su cosa dovrebbero (o su cosa consigli che dovrebbero) concentrarsi primariamente?
 
ILARIA TUTI: In un racconto così breve il finale è fondamentale, deve essere incisivo e indimenticabile e, se possibile, deve ribaltare in poche righe – o addirittura parole! – tutto ciò che lo ha preceduto. Consiglio in ogni caso di puntare su un’idea molto originale. Stupitemi!
 
12) Su quali aspetti ti concentrerai nel giudicare i racconti finalisti?
 
ILARIA TUTI: Prenderò in considerazione l’idea di base (originalità) e la struttura del racconto (potenza dell’incipit, coerenza dello sviluppo centrale, efficacia della conclusione). Una scrittura bella e ricca di suggestioni è sempre benvenuta.
 
13) E siamo così arrivati all’ultima domanda e, inevitabilmente, lo sguardo si rivolge al futuro e ai tuoi prossimi progetti. Stai lavorando a qualcosa in particolare? Sono passati otto anni da quel 2011 in cui decidesti di impegnarti nella scrittura: come ti vedi tra altri otto anni?
 
ILARIA TUTI: Sto lavorando al secondo romanzo con Teresa Battaglia come protagonista. Sarà un thriller sempre ambientato in Friuli, ma la stagione cambierà: non più ghiacci e foreste innevate, ma una primavera potente e gloriosa. Si parlerà di un segreto custodito per più di settant’anni, che un giorno affiorerà dal passato portando con sé morte, ma anche una grande storia d’amore.
Tra otto anni mi vedo a scrivere, scrivere, scrivere, sperando che qualcuno ancora mi legga!
 
Ilaria, ti ringraziamo ancora per il tempo che ci hai dedicato e che ci dedicherai. Un abbraccio e buona TUTI EDITION di Minuti Contati!
 
ILARIA TUTI: Grazie a Minuti Contati! In bocca al lupo ai partecipanti, e che il lupo dentro di voi viva sempre!

Lascia un commento