13 domande ad Andrea Cavaletto

Ciao Andrea e grazie per avere accettato di essere guest star in questa nostra avventura! Una passione per la narrazione che parte da lontano, la tua, che, unita a una capacità fuori dal comune nel disegno ti ha portato a importi a livello nazionale. Parto proprio da questo punto per dare il via a questa serie di tredici domande:
 
1) Mi ha molto colpito, cercando tue vecchie interviste in rete, la spiegazione riguardante il tuo essere partito dal fumetto in quanto media che ti permetteva di autoprodurti per fare arrivare i tuoi lavori a più lettori possibili. Vuoi spiegarci le tue origini? Da dove sei partito, dove sei arrivato e dove vorresti arrivare?
 
Cavaletto: Ciao! La mia passione parte da lontano, da prima ancora che imparassi a leggere e scrivere. Un forte interesse per il fumetto trasmessomi probabilmente da mio padre, assiduo lettore di Tex. Ho iniziato leggendo tutti i fumetti Bonelli per poi passare ai supereroi fino ai fumetti “for mature readers” (Sandman, Preacher, Hellbalzer), vedendo che cresceva in me una propensione per le tematiche horror, genere che stavo apprezzando anche nel cinema. Nel 1999 ho autoprodotto il mio primo fumetto, un antologico che mi vedeva ai testi con collaborazioni di illustratori conosciuti sui banchi dello IED (Istituto Europeo di Design). Passo dopo passo sono arrivato a collaborare con varie realtà editoriali piccole e grandi, fino ad approdare alla Sergio Bonelli Editore. Contemporaneamente, ho iniziato a scrivere anche per il cinema horror indie e ormai ho all’attivo una ventina di film prodotti e distribuiti, tra corti e lungometraggi. Dove voglio arrivare? Non so. Continuo ad andare avanti, cercando sempre nuovi stimoli. Scherzosamente mi dico che mi fermerò quando avrò vinto un Oscar, ma credo sia una bugia.
 
2) Sappiamo bene che nel nostro cominciare a muoverci siamo passati tutti dalle tappe genitori, parenti, amici, sempre speranzosi di commenti positivi che, proprio in quanto gli interpellati erano genitori, parenti e amici, spesso arrivavano. È un po’ come la parabola del pesce grosso nel piccolo stagno che quando esce dal suo circondario trova altri pesci che non hanno i filtri della conoscenza personale nel giudicarci. Il tuo rapporto con la critica? Come hai vissuto, se hai vissuto, quel fatidico passaggio?
 
Cavaletto: Mah, la critica è sempre stata abbastanza positiva nei miei confronti. All’inizio mi preoccupavo del giudizio dei lettori, e quando vedevo un commento negativo su qualche forum mi turbavo parecchio. Poi, quando scopri che non puoi piacere a tutti, la paura passa. E, se vedi che ti stai facendo un tuo pubblico, capisci che hai uno stile e che stai percorrendo la giusta strada. I commenti negativi ci saranno sempre, soprattutto se quando scrivi cerchi di provocare, come spesso faccio io, affrontando temi anche scomodi. Ricordo le critiche aggressive ricevute all’uscita del film Hidden in the woods (l’originale cileno, non il remake USA). Quando poi si è capito che era un horror che criticava la violenza sulle donne, pur mostrandola senza censure e in modo insistito, è diventato un piccolo cult di successo distribuito in molti paesi.
 
3) Prima che ti contattassi per proporti di farci da guest star non credo tu avessi incrociato le strade di Minuti Contati. Te ne ho parlato, ma, per forza di cose, ci scoprirai strada facendo proprio nel corso dell’edizione. Da noi si invoglia a creare e a confrontarsi. Del confronto ti ho già chiesto, parliamo di processo creativo: come arrivi a creare, cosa ti origina la scintilla?
 
Cavaletto: Semplice, mi guardo intorno. A volte una storia nasce da un qualcosa che mi è successo, oppure da una notizia letta sul giornale, oppure la frase di un libro. Non necessariamente fatti di cronaca nera o drammatici… A volte sono anche cose buffe o divertenti. Poi la mia mente malata riesce a rielaborare, declinando in eccezioni orrorifiche e ansiogene.
 
4) Nel nostro invito a mettersi alla prova, noi di Minuti Contati poniamo sempre dei paletti: caratteri limitati, tempo limitato, un tema da rispettare. Questo esercizio, a tuo parere, può essere d’aiuto nella crescita personale di chi ama narrare storie?
 
Cavaletto: I miei lavori migliori li ho realizzati quando mi sono stati messi dei paletti, perché mi diverte aggirarli con intelligenza e intuito. Inoltre, più paletti ci sono, più ci si deve impegnare per trovare soluzioni interessanti, diventando per forza di cose professionali e pronti a tutto.
 
5) Ci sono dei temi ricorrenti nella tua produzione?
 
Cavaletto: L’orrore. Declinato in ogni sua forma: psicologico, drammatico, splatter, soprannaturale, estremo. E poi, una mia costante critica nichilistica della società in cui viviamo, ma questo mi viene quasi spontaneo.
 
6) Com’è scrivere per i fumetti o per un normale racconto? Pro e contro dei due differenti modi di raccontare?
 
Cavaletto: Racconti ne ho fatti ben pochi, ma ho questo sogno di scrivere prima o poi un romanzo. Nei racconti, tendenzialmente, si deve essere molto attenti e ricercati nella narrazione, per dare emozioni con le descrizioni, dosando le parole giuste per non essere eccessivamente ridondanti e stucchevoli. Nelle sceneggiature (a fumetti e cinematografiche) si deve essere molto più rigorosi, tecnici e didascalici. Invece, i dialoghi hanno sempre la stessa valenza e, per me, sono importantissimi. I dialoghi definiscono i personaggi e fanno la differenza tra un bravo scrittore e uno mediocre.
 
7) Scrivi per Bonelli, sei autore di sceneggiature per DYLAN DOG e TEX… Com’è scrivere storie per personaggi di fumetti già esistenti, svincolati dalla tua creazione?
 
Cavaletto: Interessante. E difficile. Perché li devi conoscere molto bene, e non puoi sgarrare. Quando scrivi per un personaggio che non è tuo devi metterti totalmente al suo servizio, rispettando quanto realizzato dal suo creatore, per non snaturarlo e per non deludere i lettori appassionati. Poi, se sei bravo, devi cercare di metterci dentro un po’ di te, in modo da emergere e fare la differenza, per nn risultare troppo anonimo. Insomma, devi sanguinarci un po’ su…
 
8) Il tuo ultimo progetto, quello in corso e quello futuro?
 
Cavaletto: Ho appena concluso la mia serie a fumetti Paranoid Boyd per Edizioni Inkiostro e la sceneggiatura del film horror italo/albanese THE BEST OF ME, diretto da Domiziano Cristopharo e vagamente ispirato al tristemente famoso stalker della cantante Bjork. Per i progetti in corso, non posso purtroppo annunciare ancora nulla, ma vi dico che sono in lavorazione altre due storie di Dylan Dog e la mia prima storia di Zagor (una breve per il maxi antologico “I racconti di Darkwood”, per Sergio Bonelli Editore) mentre ho realizzato una storia molto molto pulp per un antologico de LA IENA (Edizioni Inkiostro) in uscita a Lucca Comics 2018. Sempre a Lucca, per Soletti Editore, uscirà una mia graphic novel horror disegnata da Simona Simone il cui titolo provvisorio è “MADRE”. In campo cinematografico, ho appena terminato insieme a Francesco Massacesi la terza stesura per il mercato USA dello script di PORNOFAGIA, tratto da una mia Graphic Novel disegnata da Simone Delladio, uscita anni fa per AbsoluteBlack edizioni.
 
9) Domanda numero nove, mi prendo una pausa caffè. Nel frattempo chiediti cosa vorresti chiederti. Sarebbe carino se, oltre alla domanda, aggiungessi anche la risposta.
 
Cavaletto domanda: “Perché lo fai?”
Cavaletto risponde: “Perché non so fare altro.”
 
10) Ma torniamo all’Edizione di cui sarai guest star: vuoi darci qualche indizio sul tema che hai pensato per i nostri autori?
 
Cavaletto: Il tema potrebbe sembrare horror, ma non necessariamente lo è. Può riguardare un oggetto, una persona, una sensazione, un amore, un luogo che custodisce qualcosa che un tempo forse è stato bello e ricco, ma che poi è marcito, o se n’è andato, o si è trasformato, lasciando dietro di sé dei fantasmi… Buoni o cattivi, sta a voi deciderlo.
 
11) E qualche suggerimento sul come relazionarsi alla fase di scrittura? I racconti saranno di lunghezza compresa tra i 3000 e i 5000 caratteri spazi inclusi, gli autori su cosa dovrebbero (o su cosa consigli che dovrebbero) concentrarsi primariamente?
 
Cavaletto: Su racconti così brevi, la storia è fondamentale. L’idea deve essere fulminante e la scrittura deve prendere immediatamente.
 
12) Su quali aspetti ti concentrerai nel giudicare i racconti finalisti?
 
Cavaletto: Originalità, emozione suscitata, ritmo, scrittura creativa e ortografia.
 
13) Ultima domanda: Andrea Cavaletto è un personaggio da tenere d’occhio e da non perdere, soprattutto ora che la sua strada s’è incontrata con quella dei nostri autori. Dacci una mappa e spiegaci dove trovarti per non perderti più di vista.
 
Mi potete trovare in quel piccolo spazio buio e angusto tra il grido di paura e un sussurro di terrore… oppure su facebook! 😀
 
Bene, siamo arrivati alla fine di questa intervista. Noi di Minuti Contati ti ringraziamo per l’occasione che ci hai concesso e ti auguriamo una buona Cavaletto Edition!
 
Cavaletto: Un saluto!

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