Come vincere su Minuti Contati (1)

A cura di Matteo Mantoani

 
Cari amici,
quando mi cimento nell’impresa di scrivere un racconto per Minuti Contati, rifletto su quanto sarebbe bello avere un bel manualone che ci spieghi come scrivere in breve tempo un bel racconto e vincere!
Qualcuno potrebbe dire che, alla fine della fiera, per scrivere un bel racconto basta avere un’idea originale e il gioco è fatto! Ma per me non è così, perché l’esecuzione conta molto quando si raccontano storie: non basta avere una bella idea, ma bisogna anche saperla raccontare bene. Viceversa, è comune il caso in cui un racconto non abbia idee così originali, ma sia talmente coinvolgente da risultare comunque non banale e arguto.
Insomma, come facciamo a scrivere un buon racconto? Abbiamo una guida da poter usare?
Non conosco manuali che spieghino come scrivere bei racconti (quelli che conosco sono solo per storie più lunghe), ma forse abbiamo qualcosa di utilissimo proprio sotto al nostro naso! Su Minuti Contati abbiamo decine di racconti da analizzare per capire come arrivare in cima alle classifiche superando decine di concorrenti.
Possiamo leggere i racconti e, con un po’ di reverse engineering, riuscire anche noi ad arrivare a vincere Minuti Contati?
Per me sì, o perlomeno possiamo cercare degli elementi comuni che rendono certi i racconti degni di essere letti identificando quelle caratteristiche forti che, se usate nel modo giusto, darebbero anche a noi la sicurezza di arrivare a scrivere qualcosa di buono.
Ho provato quindi a identificare questi elementi tra i racconti che sono risultati vincitori di edizioni passate, e provato anche a capire se gli stessi elementi si possono trovare in racconti antologici e di autori famosi. Certo, andando fuori da Minuti Contati il pericolo è di trovare racconti che sì, sono passati alla storia, ma di certo non sono stati scritti con gli estremi paletti dell’Arena! Mi viene difficile immaginare Stephen King che si mette a scrivere con un conto alla rovescia di quattro ore, dovendo anche stare dentro un certo numero di caratteri e intorno a un tema specifico (anzi, il Re proprio scrive di getto senza nessuna regola… almeno stando a quanto dice lui). Però, spesso i racconti in questione sono molto brevi e veloci da leggere, e quindi almeno in questo sono simili a quelli che tentiamo di scrivere noi per l’Arena!
In questa rubrica vi presenterò le mie riflessioni e le mie analisi, con l’idea di arrivare alla fine a codificare dei “trucchi” per scrivere racconti efficaci oppure, banalmente, per proporre delle letture che ritengo divertenti e formative per ogni aspirante raccontastorie.
Per studiare, sono andato a rileggermi una cinquantina di racconti presi dall’Albo D’Oro di Minuti Contati, ma col tempo conto di aggiungere sempre più racconti al repertorio, in modo da essere più completo possibile.
Bando alle ciance!
 
Il Plot Twist
 
Oggi vi porto un espediente che ho trovato in almeno un quinto dei racconti che ho analizzato: il plot twist.
Si tratta in realtà di qualcosa che conosciamo un po’ tutti, ma come primo articolo mi piaceva l’idea di mettere giù le cose che già conosciamo bene, per poi andare con gli articoli successivi a proporre delle categorizzazioni un po’ più sottili e anche magari un po’ soggettive.
Direte voi: scrivere un racconto con plot twist è una cosa banale. In realtà, io credo che scrivere un racconto efficace in questo modo sia di difficilissima esecuzione. Il motivo? Perché il plot twist è ormai talmente diffuso da essere quasi un cliché; ma il pericolo non sta solo qui, perché realizzare un buon finale a sorpresa è molto difficile: un racconto deve seminare una falsa pista, ovvero deve portare il lettore a credere qualcosa che poi viene rovesciato di colpo nel finale, in maniera repentina e netta. Tipicamente, ciò che viene rovesciato è l’identità di un personaggio o di un elemento del racconto.
Riassumendo, ecco gli elementi tipici di un racconto che investe la sua efficacia sul plot twist:
 
• La prima parte serve a costruire una certa scena facendo riferimento a qualcosa di ordinario o comunque famigliare al lettore
• Verso il finale, la concezione della prima parte viene completamente ribaltata (twist).
• Più il ribaltamento è netto e repentino, maggiore è l’efficacia del racconto
• Il “twist” riguarda l’identità di uno dei personaggi o di un elemento importante del racconto
 
Esempi presi dalla letteratura mondiale
 
L’esempio più classico è La Sentinella, di Fredric Brown, pubblicato nel 1954: un racconto talmente famoso che ormai lo conoscono anche i sassi, tanto che mi rifiuto di parlarne ulteriormente. I pochi che non l’hanno letto lo possono trovare per intero su internet, è corto: leggetelo, o ascoltatelo su YouTube!
Mi sono sforzato di cercare esempi meno banali, e ho trovato dei racconti molto belli che qui vi presento.
Il Grasso e il Magro è un racconto breve di Anton Čechov scritto negli anni Ottanta dell’Ottocento; per chi non avesse modo di recuperare queste due paginette, provo qui di seguito a riassumerle.
Due vecchi amici e compagni di scuola, uno grasso e uno magro, si incontrano dopo tanti anni alla stazione del treno. Il magro abbraccia affettuosamente l’amico, e si mette a ricordare le piccole stupidaggini che facevano quando erano studenti, col tono di chi si rivolge a un fratello. Alla domanda “di cosa ti occupi ora”, viene fuori però che il grasso ha raggiunto una posizione sociale molto più elevata del magro, che di colpo impallidisce e si mette a bofonchiare frasi formali accompagnate anche dall’epiteto “eccellenza”: ed ecco così che “l’amico e fratello” diventa di colpo il “direttore megagalattico in persona”, per citare Fantozzi.
Da notare come il plot twist non sia fine a sé stesso, ma di come rappresenti un’importante satira sociale del tempo dell’autore (e del nostro), in cui i rapporti tra le persone sono dettati da convenzioni e interessi, piuttosto che dall’impeto dei sentimenti.
Un altro racconto, scritto a pochi anni da quello di Čechov dal famoso scrittore francese Guy de Maupassant, è La Collana. Anche questo si legge in pochi minuti, ma lo riassumo qui per chi non lo conoscesse.
Mathilde è una donna molto bella e ambiziosa che ha sposato un semplice impiegato, col quale si lamenta di continuo della loro posizione sociale decente, ma modesta. Impuntandosi di partecipare a un importante ricevimento, Mathilde chiede in prestito a un’amica una collana di diamanti da indossare che poi perde in carrozza. Per recuperare il prezioso oggetto, il marito di Mathilde compra una costosissima collana da restituire all’amica di Mathilde che, per fortuna, non si accorge dello scambio. Le finanze della famiglia sono ora rovinate e Mathilde è costretta a vivere in estrema povertà per pagare i debiti. Dopo diversi anni, Mathilde, consumata e imbruttita, incontra la vecchia amica e le racconta a cosa debba la sua miseria, ma l’altra impallidisce: la collana che le aveva prestato era falsa e valeva pochi franchi!
In questo racconto il twist avviene sull’identità non di un personaggio ma di un oggetto importante per il racconto, e gioca sul rapporto tra quello che le cose sembrano e quello che sono in realtà: come la collana falsa che sembrava preziosa, il tenore di vita in apparenza inadeguato di Mathilde è messo in contrapposizione con la vera miseria in cui cade dopo.
 
Ultimo esempio più moderno che vi vorrei portare, è un bellissimo racconto di Jorge Luis Borges: La Rosa di Paracelso. Anche questo è molto breve e si trova facilmente su internet, ma ecco il riassuntone.
Paracelso è l’alchimista più famoso del mondo e riceve in visita un aspirante allievo. Il giovane ospite offre ricchi doni in cambio della conoscenza di come sintetizzare la pietra filosofale, ma pretende una dimostrazione delle abilità del maestro. Paracelso, infatti, è criticato da molti eruditi che lo accusano di ciarlataneria. Il giovane prende le ceneri di una rosa bruciata e chiede che, col potere della pietra filosofale, queste ridiventino il fiore originario. Paracelso tentenna, prova a imbastire un discorso sul fatto che la conoscenza deve partire da un atto di fede, che come maestro non deve dimostrare niente al suo allievo, e a un certo punto, addirittura, ammette la possibilità di essere un mistificatore. Scoraggiato e pieno di vergogna, l’aspirante allievo si riprende i suoi tesori e abbandona la casa. Nell’ultima grandiosa scena, Paracelso contempla sornione il giovane che se ne va, mentre nella sua mano le ceneri si trasmutano in una stupenda rosa rossa.
Anche qui è l’identità di Paracelso l’oggetto del plot twist e, sebbene non sia un finale così sorprendente in quanto il lettore può immaginarsi dove lo scrittore voglia andare a parare, è comunque molto efficace per la morale sulla fede e sul rapporto maestro/allievo: chi non ha fiducia nei suoi insegnanti, non potrà mai apprendere nulla!
 
Esempi presi da Minuti Contati
 
Come già avevo anticipato, su Minuti Contati molti autori hanno cercato di usare questo metodo per arrivare in cima alle classifiche, e a volte ci sono riusciti!
Riporterò un elenco di racconti che mi sono particolarmente piaciuti, provando anche a riassumerli e a dare un commento, ma invito tutti, data la brevità dei testi, a leggerli e ignorare il mio riassunto!
 
Il primo è Un’altra ultima notte, di Stefano Floccari, vincitore della 150° edizione.
 

 
Per i pigri, scrivo qui un riassuntino: Una misteriosa voce narrante racconta le sofferenze che sono costretti a subire i condannati a morte in attesa dell’esecuzione. Per aiutarli a superare questo estenuante periodo di attesa, il protagonista insegna ai detenuti un metodo per comunicare usando i colpi sul muro della cella, e prova molta compassione per loro. Alla fine del racconto, proprio nell’ultima riga e in modo molto repentino, il protagonista si dimostra essere il capo dei carcerieri che, messi tutti i condannati in riga, ordina al plotone di sparare.
 
Il finale colpisce per la figura del protagonista, da un lato una persona compassionevole e piena di emozioni, dall’altra l’aguzzino peggiore della prigione!
 
In Speranze Bruciate, del nostro “Antico” Maurizio Bertino, vincitore della 46° edizione, il plot twist è particolarmente efficace per un motivo che spiegherò tra poco.
 

 
Qui viene descritto un futuro in cui una specie di santone offre, sotto cospicuo pagamento, di ibernare persone per cento anni, con la speranza che al risveglio si ritrovino in un posto migliore. Una famiglia paga quasi tutti i suoi averi per ibernare il padre, poi i giovani figli e la moglie si fermano a ringraziare e a salutare il santone, che promette loro cose bellissime per il futuro del “prescelto”. Alla fine, viene rivelato che il poveruomo non è stato ibernato, ma direttamente cremato, e che il santone altro non è che un comune furfante.
 
In questo racconto, il finale a sorpresa è potenziato da un elemento universale, ovvero dalla rabbia che si prova verso i finti profeti, persone losche che si approfittano della povera gente per accumulare agi e ricchezze.
 
Un altro racconto che sfrutta il plot twist, ma in un modo un pochino diverso, è Storie, di Giuliano Cannoletta, arrivato secondo alla 155° edizione.
 

 
In questo racconto, ambientato in uno stato oppresso da un regime totalitario, un vecchio racconta ai bambini la storia di quando, molti anni prima, un singolo gesto rivoluzionario abbia innescato una serie di sommosse che hanno portato a rovesciare il dittatore. Il plot twist finale svela che invece la rivoluzione non è avvenuta per niente, e che l’atto sovversivo è stato punito molto severamente, non rovesciando ma invece consolidando la dittatura che ancora opprime i personaggi.
 
Qui l’identità oggetto del plot twist è “il raccontare storie”, che assume la doppia identità di resoconto di avvenimenti passati e di strumento di speranza e libertà.
 
Ultimo, ma non per importanza, è il coraggiosissimo O Felix Culpa, di Giacomo Puca, vincitore della della 153° edizione.
 

 
In questo racconto, ambientato nell’antichità, un razziatore di tombe rimane intrappolato nel sepolcro di una persona che gli somiglia. Dopo diversi tentativi, la tomba viene riaperta e lui è libero di uscire, ma si ritrova di fronte i parenti del morto che, credendolo resuscitato, lo chiamano per nome: Yeoshua!
 
In questo racconto l’identità oggetto del twist è quella del (Santo) Sepolcro… nientepopodimeno!
 
Conclusioni
 
Il plot twist è forse l’escamotage più usato e abusato della storia, gli esempi non si contano. Diffusissimo nei racconti della letteratura mondiale e anche su Minuti Contati, rappresenta un’arma a doppio taglio in quanto il lettore più accorto ormai lo riconosce bene e non si sorprende più facilmente, quindi il plot twist diventa efficace soprattutto se associato a una morale o a un sottotesto di qualche tipo che lo rende in qualche modo universale.
 
E voi? Avete altri racconti da propormi che usano questo espediente? Vi va di parlarne? Siete d’accordo con quello che ho scritto? Fate sentire la vostra voce, siamo qui per discutere e riscoprire storie memorabili da cui prendere modello.
 
Alla prossima puntata, in cui descriverò la prossima tipologia di racconti!
 
(La copertina della rubrica è stata generata con chatGPT)

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