Due parole con Diego Lama

Questo mese Minuti Contati ha l’onore e il piacere di avere come guest star una personalità del calibro di Diego Lama.
 
Diego, ti sei laureato in architettura, hai pubblicato libri di disegni, fondato una rivista di architettura e poi la narrativa che ti ha visto importi sulla scena nazionale nel 2015 con, entrambe nello stesso anno, l’affermazione nel Premio Gran Giallo Città di Cattolica e nel Premio Tedeschi. Insomma, mi pare evidente in te, da sempre, una grande propensione al metterti in gioco, al creare. Hai voglia di parlarci del tuo percorso fino al tuo approdo al grande palcoscenico nazionale come scrittore?
 
DIEGO LAMA: Dall’età di 25 scrivo racconti e romanzi. Ogni anno scrivevo il mio romanzo e lo mandavo alle dieci principali case editrici italiane, senza ottenere mai risposte. Ho continuato a farlo per circa 20 anni, senza mai desistere anche perché per me la scrittura è un’ossessione. Poi le porte si sono schiuse, grazie a un concorso e al romanzo La collera di Napoli, ed ora eccomi qua.
 
Traccia una road map da seguire per inoltrarci nella lettura dei tuo romanzi: da dove partiamo?
 
DIEGO LAMA: Partirei dall’ultimo pubblicato Il mostro di Capri che racconta un’avventura sull’isola della perdizione alla fine dell’800 tra omosessuali, intellettuali e assassini, e poi Tutti si muore soli, che si svolge nell’arco di 20 ore, ogni capitolo un’ora, tempo di lettura equivalente al tempo raccontato nel romanzo.
 
Presentaci il tuo protagonista, il commissario Veneruso.
 
DIEGO LAMA: Il commissario Veneruso è un uomo di mezza età (quarantacinque anni, poco più, poco meno) grassoccio, pesante, rozzo, lento (lento – apparentemente – anche di comprendonio). Egli è (eternamente e ingiustificatamente) arrabbiato col mondo e con sé stesso. Porta i baffi, ha un po’ di pappagorgia, la pancia: non è troppo alto, né troppo atletico. Non ama l’igiene. Intuiamo che, come tutti gli uomini del suo tempo, non ha accesso semplice all’acqua calda e a una vasca, per questo è spesso sudaticcio e maleodorante. Veneruso si veste sempre con abiti troppo pesanti per la stagione, indossa calzini bucati e scarpe troppo strette (contro le quali combatte, sempre). Il suo modo di vestire – sempre di scuro, “che con i colori chiari si vestono gli invertiti o gli inglesi”, è una metafora del suo modo di vivere: infagottato nei suoi pensieri e nelle sue eterne paure. Eppure Veneruso – antipatico, irritante, invidioso, dispettoso, bugiardo, sbruffone, seccante, pusillanime, chiuso nel suo mondo oscuro dove non gli va bene mai nulla, mai! – fa parecchio ridere. È comico il suo continuo incazzarsi contro ogni cosa e per nulla, ma fa anche pensare la sua eterna sofferenza, come se tutti i dolori del mondo fossero una sua colpa.
 
I tuoi piani per il futuro? Puoi svelarci qualcosa?
 
DIEGO LAMA: Tanti piani ma non svelo nulla!
 
Ma parliamo dell’edizione di lunedì 19 febbraio. Ricordando che non sarà obbligatoria la partecipazione attraverso la scrittura in un genere prestabilito, ma che, come sempre nelle edizioni regolari, non ci sarà limitazione alcuna se non quella di caratteri (5000 spazi inclusi) e tempo (quattro ore)… Puoi darci qualche indizio, senza troppo svelare, sul tema che hai scelto?
 
DIEGO LAMA: Un tema di grande attualità.
 
Quattro ore di tempo senza la possibilità di pensarci prima di conoscere il tema: come affronteresti la serata di scrittura, dalle 21 all’una? Qualche consiglio per i partecipanti?
 
DIEGO LAMA: Inizio folgorante. Circolarità (in senso ampio della storia). Buona scrittura. Evitare luoghi comuni. Essere sintetici. Non essere ridondanti. Leggere molto prima di iniziare a scrivere.
 
Terminata la scrittura, ci sarà la fase del confronto tra gli autori, tra i cardini dell’esperienza dell’Arena. Per noi di Minuti Contati il confronto e la critica sono due momenti fondamentali e altamente formativi, ma di tanto in tanto sono anche momenti difficili e tesi da gestire. Come li vivi?
 
DIEGO LAMA: Come tutti: essere giudicati e confrontarsi con gli altri è sempre complicato anche perché i giudici e i concorrenti hanno altre strutture mentali e per questo ciascuno viaggia sulla propria linea e giudica in base alla propria formazione. Forse bisognerebbe essere quanto più trasversali possibili (nella scrittura e nel giudizio).
 
Dopo qualche giorno riceverai quelli che si saranno distinti come i migliori racconti tra i tanti. Come immagini di affrontarli, leggerli e giudicarli? Su cosa punterai l’attenzione con maggiore intensità? Cosa deve fare uno scrittore per catturare la tua attenzione e farti considerare il tempo della lettura come ben speso?
 
DIEGO LAMA: Saper scrivere non significa saper narrare. Narrare è un’attività completamente diversa. Anche saper parlare non significa saper narrare. Posso essere analfabeta ma grandissimo narratore come il mio pescivendolo e posso essere coltissimo e dotato di scrittura eccezionale ma essere un pessimo narratore come il mio noiosissimo compagno di classe ordinario all’università. La capacità di agganciare il lettore è innata, forse, però conta la buona scrittura e la mancanza di banalità. Per non essere banali, per non scrivere cose già scritte milioni di volte bisogna leggere tanto.
 
Grazie per le risposte e per il tempo che ci dedichi. Per noi tutti è un onore averti come guest star nell’arena di Minuti Contati!
 
DIEGO LAMA: Saluti, a presto.

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