Voci dall’Arena (seconda parte)

Continuiamo la nostra scalata verso il vertice del Rank dell’Undicesima Era.
A 57 punti si sono piazzate due ottime penne dell’arena, Luca Moggia e Matteo Mantoani. Luca è stato una delle rivelazioni dell’ultima Era, mentre Matteo è ormai uno dei nomi storici di MC.
Luca, quali sono gli aspetti del contest di MC (caratteri, tempo, commenti…) che ti hanno messo più in difficoltà?

 
LUCA MOGGIA: Il tempo, senza dubbio! Del resto è un’ottima sfida per chi, come me, tenderebbe a riscrivere venti volte la stessa frase. Con i commenti, anche, sono stato un po’ in difficoltà. All’inizio mi peritavo a evidenziare i punti deboli dei racconti, specie di scrittori più esperti di me (tutti in pratica!). Ma poi ho capito che su MC c’è un clima molto sano (e raro): nessuno si offende e le critiche sono gradite!
 
Dove cerchi l’ispirazione per i tuoi racconti? Episodi di vita vissuta? Libri letti? Sogni? Incubi?
 
LUCA MOGGIA: Su Google? Scherzi a parte, di solito mi aggancio a cose che noto in giro e poi le sviluppo con un po’ di progettazione. Ma su MC il tempo corre quindi prendo il tema, esco a passeggiare e lascio vagare il cervello. Qualcosa viene sempre in mente. Certo, a volte per trasformarlo in un racconto serve del coraggio. E ne serve ancora di più a chi deve commentarlo! Ma anche questo fa parte del gioco!
 
Un tuo racconto in vetrina che consiglieresti a chi vuole leggerti.
 
LUCA MOGGIA: Reeko, e quello a cui sono più affezionato e poi c’è anche la versione audio su Perfetti Sconosciuti, il podcast di Claudio di Filippo. Comunque la Vetrina è un pozzo inesauribile di bei racconti. Il vero consiglio è: fateci un giro!
 

 
Matteo, oltre ai tuoi successi nel contest normale, hai dominato per due volte consecutive il contest di MC gemellato con il Premio Termini Book Festival e nel 2023 il tuo racconto ha conquistato la pubblicazione sul Giallo Mondadori. Ti trovi meglio nello scrivere racconti un po’ più lunghi oppure preferisci i limiti stringenti di caratteri di MC?
 
MATTEO MANTOANI: Più che con i limiti sui caratteri mi sento in difficoltà con quelli sui tempi. Quando si ha una buona idea, si può raccontare una storia in poche righe come in centinaia di pagine, ma per tirare fuori un’idea occorre molto tempo, perché di solito la prima cosa che viene in mente è qualcosa di scontato. Le più belle storie che ho scritto nell’Arena in realtà si basano su idee che non ho avuto in quel momento, ma che mi ero annotato in precedenza. Se coi racconti lunghi ho avuto un po’ più di successo, forse è semplicemente perché ho avuto più tempo per pensare a cosa scrivere.
 
Minuti Contati è competizione, ma è anche cooperazione. Lavoriamo per migliorarci a vicenda. Come ti vivi questi due aspetti dell’Arena?
 
MATTEO MANTOANI: Alle superiori avevo un professore che era negato a insegnare, ma che però mi ha detto qualcosa che mi è rimasto nel cuore: la conoscenza non si “possiede”, ma durante la vita la si “prende in prestito” e prima o poi va quindi “restituita” agli altri. L’Arena è un posto che mi piace molto perché applica bene questo concetto: si riceve pareri e consigli e si restituisce lo stesso agli altri secondo la propria esperienza. Chi cerca di scrivere nell’Arena solo per il brivido effimero di sentirsi dire “bravo”, per me si perde la parte più importante di Minuti Contati, che va usato soprattutto per capire cosa agli altri piace, e a imparare a scriverlo con l’aiuto di tutti. Certo, la competizione aggiunge quel brivido in più, ma per me andrebbe premiato non solo chi scrive la storia migliore, ma anche chi è stato in grado di insegnare meglio agli altri.
 
Un tuo racconto in vetrina che consiglieresti a chi vuole leggerti.
 
MATTEO MANTOANI: Il racconto che sto per consigliare ha polarizzato i valutatori. C’è che mi ha messo al primo posto, e chi all’ultimo… insomma, non è detto che piaccia a tutti, però ci sono molto affezionato: è una delle poche volte in cui ho avuto un’idea che mi ha conquistato al primo colpo, e mi è venuta nella serata della gara! Si tratta di una brutta distopia, leggete e capirete: La Storiella Inventata.
 

 
Appena sopra, a 58 punti è arrivata Gaia Peruzzo, altra rivelazione della scorsa Era.
Gaia, sei entrata nell’arena con un piglio determinato e il tuo cammino è stato un crescendo, fino a conquistare la vittoria nella All Star Edition. Come hai scoperto Minuti Contati?

 
GAIA PERUZZO: Su Minuti Contati ci sono arrivata per puro caso. Si può dire che è stato il destino? O sembra banale? Mi è capitato per caso un video di Fagiolo che ne parlava su tiktok e ho pensato “Ma che bello! Un posto dove si scrive!”. Anche se non mi ci sono buttata subito, infatti ho iniziato dalla tappa di Ottobre, perché volevo vedere prima come funzionava.
Mi aspettavo che fosse più semplice: non avevo mai scritto racconti così brevi, e non scrivo quasi mai dopo le nove di sera. Ci ho messo un bel po’ a capire a quali frasi dare più importanza, cosa tagliare e cosa tenere, e se un’idea ne valeva la pena oppure no. Invece è proprio una sfida! Per me lo è stata anche dal punto di vista di lasciar andare il testo e non rileggerlo ottocentomila volte per cercare (in ansia) una perfezione che non esiste. Infatti quando non l’ho fatto poi la tappa andava bene.
Quello che mi è piaciuto di più è il senso di comunità che si crea tra i partecipanti e lo spronarsi a vicenda a migliorare. Oh e anche il fatto che piano piano sono riuscita a far uscire buona parte di me nei testi. La scorsa Era mi ha aiutato davvero tanto anche in questo! Perché anche se ormai ho quasi trent’anni, sono molto spesso nel mio piccolo guscio.
 
Come ti vivi il momento della critica? È stato facile leggere i commenti degli altri o all’inizio hai avuto qualche difficoltà?
 
GAIA PERUZZO: Con le critiche all’inizio un po’ ci si rimane male e io non ne sono immune, ma riflettendoci si capisce da cosa si può trarre il meglio. Ho ricevuto commenti come: “il testo è scritto bene, ma non mi è piaciuto” con conseguente ultimo posto nella classifica personale. E va bene così. Ognuno ha il proprio modo di percepire una storia, anche se preferisco i commenti che forniscono anche consigli e spiegazioni, oltre che a pareri.
Posso dire che ora mi sento molto più a mio agio a ricevere critiche, ma anche a farle, se ne sento il bisogno.
 
Un tuo racconto in vetrina che consiglieresti a chi vuole leggerti.
 
GAIA PERUZZO: Penso a Bestia da esposizione anche se il titolo non mi piace per niente. Ma avevo troppo sonno per pensarne a uno migliore. Ho scelto questo perché, tra tutti, il fantasy è il genere che più amo scrivere.
 

 
Sul gradino più basso del podio dell’Undicesima Era, a 60 punti, troviamo un’autentica istituzione di Minuti Contati, Emiliano Maramonte.
Emiliano, sei una delle penne più talentuose di MC, tantissime finali e ben 15 volte sul podio (di cui 3 al primo posto), ti sei ritagliato anche un posto fra i migliori 13 del Rank All Time di Minuti Contati. Sarai dei nostri anche quest’anno? Darai battaglia per conquistare il titolo di campione d’Era, l’unico traguardo che ti manca?

 
EMILIANO MARAMONTE: L’importante è partecipare, non vincere. Ah, no, aspetta, com’era? Certo che parteciperò, anche perché sono arrivato a tanto così dal titolo proprio contro un Campione d’Era di cui però ora non ricordo il cognome, Cannolo, Canaletto… qualcosa del genere… Ci proverò anche in questa Era. Le dita già mi prudono!
 
Aldilà di MC sei molto attivo con i tuoi progetti di scrittura. Di recente è uscito un tuo racconto lungo, Straniero. Hai qualche altro progetto in cantiere? Stai lavorando a qualcosa?
 
EMILIANO MARAMONTE: In perfetto stile Minuti Contati sto lottando contro il tempo per ultimare un romanzo di fantascienza che, se tutto andrà come spero, parteciperà al prossimo Premio Urania. Subito dopo mi metterò al lavoro su un romanzo thriller soprannaturale e, se nel frattempo l’Intelligenza Artificiale Suprema non ci avrà spazzato via tutti, scriverò un libro cyberpunk che parlerà proprio dell’impatto delle IA sull’umanità. Per ora ho solo il titolo e una scaletta di massima. Vedremo!
 
Un tuo racconto in vetrina che consiglieresti a chi vuole leggerti.
 
EMILIANO MARAMONTE: Posso consigliare Se stai per leggere questa storia, è tutto sbagliato, arrivato secondo nella Maria Elisa Aloisi Edition.
 

 
Ed eccoci arrivati alla seconda classificata dell’Undicesima Era di Minuti Contati, una scrittrice eccezionale, Elisa Belotti.
Elisa, fino all’ultimo istante hai tenuto il fiato sul collo di Luca Fagiolo cercando di strappargli il primo posto. Hai vinto due edition (Polly Russel Edition e Luigi Musolino Edition) e ti sei piazzata bene in molte altre, eppure non è bastato. Ci riproverai nella Dodicesima Era?

 
ELISA BELOTTI: Puoi dirlo forte, anche se è sempre una prova veramente dura! Gli altri partecipanti sono tutti davvero in gamba e il livello dei racconti in gara è sempre molto buono.
 
Racconti realistici o fantastici? Ci sono argomenti e tematiche che preferisci affrontare nei tuoi racconti, o ti piace spaziare a tutto campo?
 
ELISA BELOTTI: Mi piace spaziare. Raramente mi metto a scrivere con un’idea predefinita. Leggo il tema e lascio che le suggestioni che crea nella mia testa abbiano la meglio. Talvolta il meccanismo creativo è più fluido di altre. Sicuramente, un po’ per attitudine, un po’ per gusto, mi riescono meglio i racconti che hanno una forte componente drammatica/emotiva, ma non mi limito nella sperimentazione di generi e stili.
 
Un tuo racconto in vetrina che consiglieresti a chi vuole leggerti.
 
ELISA BELOTTI: Questa è una domanda davvero difficile. Così, di getto ti direi Abitudini, anche se non c’è un testo a cui io sia più affezionata degli altri.
 
In cima al Rank della scorsa Era troviamo, ovviamente, il vincitore Luca Fagiolo, ma una sua corposa intervista avete già avuto modo di leggerla.
E adesso, dopo aver ascoltato le voci di alcune delle penne che si sono date battaglia nell’Arena lo scorso anno, non vi è venuta voglia di unirvi a loro in questa Dodicesima Era?
Vi aspettiamo lunedì alle 21.00 per la Cristiano Saccoccia Edition!

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