La legione della croce
- roberto.masini
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La legione della croce
Prologo. «Beneditemi, padre, perché ho peccato!»
«Vieni, Pietro siediti qui. Dimmi!»
«Anche oggi ho seguito le sue istruzioni; ho fatto quello che lei mi ha ordinato di fare. Sono andato a casa e ho aperto la Bibbia e ho letto: ”Esodo, 20, 13: Non uccidere!”… e ora sono turbato.»
«Pietro, ne abbiamo parlato tante volte. Ricordi? “Levitico 24:16: Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte; tutta la comunità lo dovrà lapidare.” e poi “Salmo 144,1 e 18,34: Benedetto sia il signore, la mia rocca, che addestra le mie mani al combattimento e le mie dita alla battaglia; … addestra le mie mani alla battaglia e le mie braccia tendono un arco di bronzo”. E infine “Luca 22,25-39: Poi disse loro: «Quando vi mandai senza borsa, senza sacca da viaggio e senza calzari, vi è forse mancato qualcosa?» Essi risposero: «Niente». Ed egli disse loro: «Ma ora, chi ha una borsa, la prenda; così pure una sacca; e chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico che in me dev'essere adempiuto ciò che è scritto: "Egli è stato contato tra i malfattori". Infatti, le cose che si riferiscono a me, stanno per compiersi». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade!»” Noi siamo in guerra per conto di Gesù, contro tutti i malfattori che infangano la Sua Parola e il Suo Nome. La nostra non è sete di vendetta, abominio ai suoi occhi, ma sete di giustizia. Ricordi? ”Beati qui esuriunt et sitiunt iustitiam quoniam ipsi saturabuntur.” L’unico tuo vero peccato è stato quello di aver dubitato della tua missione. Solo tu puoi compierla! Recita due Paternoster e tre Ave Maria. Va’ in pace. Ci vediamo domani.»
Pietro s’inginocchiò, baciò l’anello di don Santiago e si allontanò, rincuorato.
Una cruenta sequenza. Emilia Arcangeli era spossata. L’aborto l’aveva prosciugata nel fisico e nella mente. L’unico vero conforto era stato la fine delle interminabili discussioni con il marito e con la suocera. Sarebbe stato il suo sesto figlio; lei non lavorava e Giuseppe, suo marito, era stato licenziato! Non potevano permettersi di sfamare un’altra bocca. Distesa sul letto, al buio, la donna rivedeva davanti agli occhi quelle dottoresse del consultorio, così gentili e così comprensive. Tutto era silenzio intorno a lei: i bambini erano da sua madre e Giuseppe era in ospedale per assistere sua madre che si era rotto il femore.
Poi uno strano rumore. In un primo momento la donna pensò che si fosse introdotto un estraneo in casa. Passarono interminabili minuti dopo i quali Emilia decise che forse era meglio alzarsi e andare a controllare piuttosto che rimanere nel letto a occhi chiusi ad aspettare di essere uccisa. Accese la luce della stanza da letto, poi quella del corridoio. Giunse in cucina, dove la luce ancora accesa della cappa le fece intravedere a terra una tazzina di caffè; accanto sfrecciò una macchia color cioccolato.
«Malachia, maledetto gatto! Va’ subito a dormire!»
Si chinò, raccolse i frammenti sparsi e li gettò nella pattumiera sotto il lavello.
Si alzò e in quell'istante fu sopraffatta da qualcuno che gli comprimeva sul naso un fazzoletto imbevuto di cloroformio. Quando si risvegliò, era sul suo letto, legata mani e piedi, un cerotto sulla bocca, la luce accesa. Davanti a lei un individuo vestito con un saio nero e un cappuccio pure nero, che gli nascondeva il volto, la minacciava con un coltello:
«Emilia, secondo precetto della dottrina: non farai morire il figlio per aborto né lo ucciderai appena nato. Tu lo sai che, agli occhi del Signore, sei un’assassina? Ora ti levo il cerotto e tu chiederai perdono!»
Lo sconosciuto incappucciato con un gesto improvviso le tolse il bavaglio. Prima ancora di riaversi dal dolore si trovò la canna di una pistola vicino all'occhio sinistro:
«Ora ripeti con me:” Mio dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati… Avanti ripeti!»
«Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati!» ripeté Emilia tra i singhiozzi.
«… perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te…»
«…perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te…»
«… infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.»
«Infinitamente buono e degno di ogni cosa.»
«Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime del peccato. Signore, misericordia, perdonami. »
«Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime del peccato. Signore, misericordia, perdonami. »
«Bene, il Dio dell’Amore ti ha perdonato ma il Dio della Giustizia ti deve punire. Morirai in grazia del Signore!»
«Ma io non sono un’assassina… ti prego… non mi uccidere!»
L’incappucciato non rispose: alzò gli occhi al cielo, congiunse le mani, muovendo le labbra come se recitasse una preghiera, e poi le sparò un colpo dritto al cuore. Poi si chinò sul corpo esanime
* * *
«Accosta dopo quel lampione!»
Giulia Accorsi non poteva che obbedire all'uomo seduto su sedile posteriore che gli puntava una pistola ala tempia e del quale non riusciva a riconoscere i connotati a causa di un cappuccio che gli copriva quasi del tutto il volto.
«Tu lo sai, Giulia, che, agli occhi del Signore, non solo sei una grande peccatrice ma che meriteresti anche la morte per lapidazione!»
Quella voce roca gli era entrata nella testa e la costringeva a un completo immobilismo. Cercò di reagire, tentando di non far trapelare che lei era atea:
«Siamo tutti peccatori ma dio è misericordioso!»
«Quello è Allah: dio è giustizia e ti ha condannato!»
«Ma che cosa ho fatto, dimmi… che cosa ho mai fatto!»
«Hai tradito tuo marito; sei un’adultera»
«Ma ho divorziato!» replicò e subito dopo si rese conto che, agli occhi del suo aggressore, quella era un’aggravante.
«Levitico 18:20: Non avrai relazioni carnali con la moglie del tuo prossimo per contaminarti con lei.»
«Risparmiami: a casa mi aspetta la mia bambina!» cercò d’impietosirlo, mentendo.
«Anche falsa testimonianza: non hai figli tu e meno male! Ora ripeti con me: “Mio Dio mi pento…»
Nessuno udì il colpo di pistola. L’incappucciato scese dall'auto e risalì davanti accanto alla donna.
* * *
«Accomodati, ti prego.»
L’uomo si sedette di fronte a quello strano sacerdote, magro e calvo. Accavallò le gambe e sospirò. Non sospettava nulla.
«Dunque, Giacomo,» iniziò il prelato con quella sua voce cantilenante e con quel vezzo di accostare ritmicamente i polpastrelli delle mani. «Sei qui da un mese e ancora non hai rinunciato alle tue false aspirazioni, alle tue pericolose tendenze. Questo campo non è riuscito a educarti. Dovrò affidarti a Giovanni.»
L’uomo balzò dalla sedia ma fu subito afferrato da un giovane atletico che lo trascinò attraverso una scala angusta nella cantina. Lì facevano bella mostra macchine della tortura dall'aspetto antico. Fu addormentato con un colpo alla testa. Quando si svegliò, era sospeso al di sopra di un cavalletto in cima al quale era posta una piramide. Il torturatore agì sulle corde e la punta penetrò nell'ano: era la culla di Giuda.
Dopo la tortura dell’acqua e la fustigazione, L’uomo implorò il suo carnefice, proclamando di essere cambiato, di aver chiesto perdono a Dio e di aver deciso di sottomettersi alle sue leggi.
«Non sono sicuro che tu sia sincero. Ricorda cosa dice la Bibbia: Levitico 18:22 “Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole.”
«Ripeti con me:” Mio Do mi pento…»
Il colpo di pistola rimbombò a lungo sotto le ampie volte della cantina.
Profilazione criminale. Il commissario Cavallotti aspettava che il questore finisse una riunione che sembrava importante. Al di là della porta chiusa lo sentiva rampognare qualcuno con quell'eloquio aulico che mai si abbandonava a espressioni volgari.
«Mio caro Augusto, lei ha una scatola cranica che più che alla speculazione sarebbe atta alla riproduzione! Mi dice che non si può, non si può! Alzi la sua zona perineale e si dia da fare. Per quanto riguarda invece lei, Antonio, io di lei e della sua opinione sottopongo a ripetute succussioni l’unica borsa in pelle fornitami da natura con tutto ciò che contiene!»
Era per lui uno spasso immaginare le facce dei convenuti che mai avrebbero potuto replicare a quel testa di cazzo e a quel io del suo giudizio me ne sbatto i coglioni.
La porta si aprì; ne uscirono alcuni poliziotti. Ora poteva essere ricevuto.
«Cavallotti, si accomodi. Allora mi relazioni. Voglio sentire delle novità perché non è possibile che in una città di provincia come è Alessandria ci si debba confrontare con un serial killer e non si possa fermare questa sequenza di omicidi. Innanzi tutto, non ci sono più dubbi che sia un serial killer?»
«Purtroppo, dottor Ferrari, non ci sono più dubbi: tutte le vittime sono state uccise con un colpo al cuore. L’assassino ha usato una strana pistola: una Luger P08, 9 mm. di produzione svizzera. I luoghi dell’abbandono si trovano nei pressi del Tanaro, uno nei giardini vicino allo stadio in un luogo che negli anni settanta era ritrovo di omosessuali. Gli altri due uno sotto un ponte e l’altro su un bastione della Cittadella. Ci troviamo davanti a un serial killer cosiddetto missionario cioè un particolare tipo che vuole liberare il mondo da una categoria di soggetti che giudica non meritevoli di vivere, di solito prostitute e omosessuali.»
«Ma qui, caro il mio Cavallotti, le vittime sono diverse. L’uomo forse potrebbe essere omosessuale ed è l’unico che, a quanto avete appurato, prima di essere ucciso è stato torturato: mi hanno parlato di fustigazioni, tortura dell’acqua e forse addirittura sodomizzato con qualche oggetto acuminato. Ma le donne non appartengono ad alcuna categoria ad alto rischio.»
«Infatti non erano prostitute: una era un’operaia e una era una nota manager ma abbiamo scoperto che la prima aveva abortito il giorno prima della morte e la seconda aveva divorziato da una settimana. Quindi abbiamo dedotto che si tratti di un fondamentalista cristiano. Non siamo ancora certi se sia cattolico o protestante ma siamo orientati sulla prima ipotesi.»
«Indigenza scrofa! Sono state ritrovate impronte? Le donne sono state stuprate?»
«Non ci sono impronte. Le donne non sono state stuprate. E comunque c’è la firma del serial killer. Sul braccio sinistro delle vittime è stata incisa una croce, una croce strana.»
«Cioè?»
«L’abbiamo fatta esaminare dal professor Pestalozza, docente di storia delle religioni all’Università degli Studi di Torino. Ha detto che si tratta di una croce con le estremità della traversa a forma di foglia e le estremità del montante a forma di lancia, in basso, e di giglio in alto; afferma che questa era l'insegna distintiva dei cavalieri dell'Ordine di San Giacomo di Compostela.»
«Qui non abbiamo i profiler americani ma mi dica lei che opinione s’è fatta.»
«Secondo il mio parere è un giovane integralista cattolico che vuole estirpare peccato e peccatore insieme per la purezza del mondo.»
«Ora mi dica come intende procedere o, meglio, come intende prenderlo, se non ci sono indizi!»
«Qualche indizio per la verità… comunque stiamo indagando attraverso un’indagine presso tutte le chiese della città e anche il Vescovato: Devo dire che i parroci si sono dimostrati molto collaborativi anche se non abbiamo scoperto nulla!»
«Si dia da fare. Il prefetto non mi ha concesso ancora molto tempo e di conseguenza anche lei ne ha poco. Non si circondi di persone che sono solo un cinquanta per cento di deliquio dei sensi ottenuto manualmente! La saluto!»
Mentre gli stringeva la mano, si chiedeva chi mai poteva avergli parlato di quella mezza sega dell’ispettore Gargiulo.
* * *
Sulla base dei riscontri della Scientifica Cavallotti si era fatto l’idea che il serial killer fosse giovane, prestante, capace di trasportare i corpi delle vittime, e indottrinato a tal punto di voler ripulire il mondo. Lo chiamarono di nuovo; un cadavere abbandonato sotto il ponte Tiziano.
«Chi mi dici, Alessandro? Sappiamo chi è?»
«Sì, commissario: era schedato. Si tratta di Eugenio La Mantia, tossico dipendente senza fissa dimora , trentanove anni, nato a Palermo ma trasferitosi qui con la famiglia qui all’età di sette anni. Viveva in Via San Giacomo della Vittoria, 3.»
«Impronte?»
«Nessuna.»
«È stato torturato?»
«No!»
«La croce c’è?»
Il sovrintendente sollevò il braccio sinistro della vittima. Si vedeva la croce rossa a forma di lancia.
Cavallotti decise di riascoltare i preti delle chiese cittadine per sapere se avevano avuto qualche notizia, anche in confessione, sperava. Incominciò dalla chiesa che si trovava proprio vicino all'abitazione di Eugenio La Mantia.
Il parroco della chiesa di San Giacomo era un vecchio magrissimo, con la schiena un po’ curva; si chiamava don Santiago. Affermò di conoscere quel povero Eugenio che non frequentava la chiesa ma che, proprio tre giorni prima di morire, si era confessato da lui. Cavallotti tentò di sapere che cosa si erano detti ma don Santiago oppose il segreto della confessione. Il commissario tentò l’ultima carta, spiegando quanto fosse importante fermare il killer prima che commettesse altri delitti. Alla fine il parroco disse che la confessione non riguardava nel modo più assoluto eventuali sospetti del drogato su qualcuno.
Il commissario uscì dalla chiesa con una strana impressione: che il vecchio parroco nascondesse qualcosa, anche se non sapeva cosa. Si era sempre fidato del suo naso e il suo naso gli suggeriva qualcosa.
Dopo circa una settimana lesse il dossier:
“José Gomes, nt. in Spagna a Santiago di Compostela il 27/07/1950. Entrò giovanissimo nell'ordine degli Agostiniani a Madrid, poi sacerdote con il nome di Santiago cioè Giacomo a Roma, a Vercelli e infine ad Alessandria. In queste peregrinazioni lo seguì sempre la madre vedova Pilar Sanchez che morì l’anno scorso in un incidente d’auto: fu investita da un ragioniere di Acqui Terme che risultò aver assunto grandi quantità di droga e alcool.”
Poteva quel lutto essere la causa scatenate della furia omicida? No, no, un povero vecchio curato non poteva essere oppure aveva un complice che agiva per lui: il braccio e la mente. Si addormentò quella notte con la netta impressione che il suo naso stava cominciando a fare cilecca.
* * *
L’incappucciato adagiò la prostituta vicino alla massicciata della ferrovia e si accinse a incidere la croce. Mentre eseguiva l’operazione, un gatto, spuntato dal nulla, gli passò in mezzo alle gambe e lo fece cadere. Così facendo, il tatuaggio risultò sbavato e il pugnale usato impresse la sua impronta sul braccio destro. Pietro decise che non avrebbe rivelato l’incidente al maestro spirituale.
Il cavallo di Troia. «Le avevo dato poco tempo e lei, ora, non mi ha portato niente di concreto, mentre continuano a morire delle persone Ha tutta la mia riprovazione, lei la cui parte posteriore inferiore del tronco necessiterebbe di un intervento plastico i fini di restauro!»
Quando il questore arrivava a definirlo rotto in culo, Cavallotti sapeva che c’era poco da scherzare. Nonostante la difficoltà, tentò di chiarire il suo pensiero.
«Dottor Ferrari, la prego, mi ascolti: abbiamo un sospetto…»
«Me ne hanno già parlato: un vecchio prete. Lei, Cavallotti, deve essere pazzo! Ha messo gli occhi sulla persona meno adatta al ruolo di serial killer!»
«Dottore, abbiamo una traccia: l’impronta del coltello usato dal killer per incidere quella strana croce. Nella strana impugnatura del coltello s’individua una conchiglia e questa conchiglia è il simbolo di San Giacomo, di Santiago. Le racconto la storia. La leggenda più conosciuta rispetto alla conchiglia di Santiago risale all'arrivo dell’imbarcazione che portava i resti dell’apostolo Giacomo. Si racconta che giunti all'altezza delle isole Cíes, di fronte alle coste della Galizia, i discepoli notarono un matrimonio che si stava celebrando sulla riva del mare. Il matrimonio attirò gli apostoli a causa di un gioco: il protagonista doveva montare a cavallo, mentre il cavaliere lanciava in aria una lancia, impresa complicata dal fatto che la lancia doveva essere raccolta prima che cadesse al suolo. Quando arrivò il turno dello sposo, egli tirò la lancia in aria e cercò di raggiungerla cavalcando ma la lancia finì in acqua. A quel punto lo sposo si tuffò col cavallo tra i flutti dell’oceano: il cavallo e la lancia sprofondarono nell'acqua, ma all'improvviso riapparvero accanto a un’imbarcazione che si avvicinava alla riva. Quella barca era l’imbarcazione che stava portando in Galizia i resti mortali dell’apostolo Giacomo. Una volta riemerso dalle acque e accortisi degli ospiti, lo sposo andò incontro all'imbarcazione, per accogliere i nuovi arrivati. Il fatto che fosse coperto da conchiglie di capasanta venne interpretato dagli apostoli come un miracolo e un fatto di buon auspicio, così invitarono lo sposo a salire sula barca. Durante il tragitto verso la terraferma avvenne il miracolo vero e proprio: lo sposo decise di convertirsi al cristianesimo. Il miracolo poi si ripeté anche sulla terraferma, dove molti invitati decisero di imitare lo sposo convertendosi al cristianesimo. Quindi tutto ci porta alla chiesa di San Giacomo e allo strano prete di nome Santiago. Abbiamo deciso di lanciargli un’esca. Mi travestirò da alcolista perché è una categoria che non ha ancora preso in considerazione tra i vari peccatori e gironzolando là vicino forse cadrà in trappola. Che ne dice?»
«Verga sicula, mi pare il segmento fusiforme del prodotto finale di un complesso processo metabolico! Le do solo sette giorni!»
«Ma mi sembrano pochi!»
«Non insista, se non vuole che io non li autorizzi per niente!»
Cavallotti se n’andò, dopo aver salutato in modo deferente. Era convinto che quella poi non fosse proprio una stronzata.
Erano passati quattro giorni; tutti nel quartiere conoscevano quell'ubriacone con i capelli rossi; gli avevano dato anche un soprannome: Barbarossa. Don Santiago non era mai comparso per scambiare qualche parola. Il quinto giorno decise di entrare in chiesa e di confessarsi. Dichiarò i peccati peggiori ma soprattutto chiedeva il perdono perché non riusciva a liberarsi dall'alcol. Accettate le penitenze, uscì dal confessionale e fu raggiunto da un giovane alto e biondo che si presentò come Pietro, il sagrestano. Gli disse che per qualunque problema lui gli avrebbe dato una mano.
Il penultimo giorno decise di agire. Avrebbe avvicinato il sagrestano e gli avrebbe detto che voleva farla finita perché non riusciva a smettere di bere.
Entrò nella chiesa buia e Pietro comparve all'improvviso.
«Dimmi, caro, di cosa hai bisogno?»
«Vorrei che tu mi aiutassi a raggiungere il Creatore: non ce la faccio più; non riesco a smettere!»
Comparve il vecchio prete che fece un cenno al sagrestano che disse:
«Noi facciano parte della legione della croce!» ed estrasse una pistola che puntò contro il commissario, continuando a parlare. «Noi difendiamo i veri valori cattolici in questa società corrotta di peccatori. Ripeti con me: ” Mio dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati!”.
Poi si fermò, si avvicinò al commissario, gli palpò il giaccone e gli tolse la pistola.
«È uno sbirro!» esclamò.
Epilogo. «Che facciamo adesso?» domandò Pietro al prete
«Se lo uccidiamo, la polizia ci arriverà addosso!» rispose Don Santiago.
«Se non lo uccidiamo, lui ci accuserà con solide prove: le nostre dichiarazioni.»
«Fate presto! Prima però fatemi fumare l’ultima sigaretta: son un peccatore impenitente!»
I due si guardarono, poi il prete gli disse che poteva fumare e il sagrestano estrasse di persona il pacchetto da una tasca interna del giaccone.
Cavallotti aprì il pacchetto.
Il sagrestano giaceva tra le braccia del prete con un buco nel cuore. Non avevano previsto che il commissario avesse nascosto nel pacchetto di sigarette una lifecard, una mini-pistola.
Ora avrebbe arrestato il diabolico parroco e ottenuto i complimenti del questore. Mentre sognava l’interrogatorio che avrebbe svelato i moventi della coppia di serial killer, Don Santiago ingurgitò il veleno, dichiarando: «Io non sono solo: noi siamo una legione!».
«Vieni, Pietro siediti qui. Dimmi!»
«Anche oggi ho seguito le sue istruzioni; ho fatto quello che lei mi ha ordinato di fare. Sono andato a casa e ho aperto la Bibbia e ho letto: ”Esodo, 20, 13: Non uccidere!”… e ora sono turbato.»
«Pietro, ne abbiamo parlato tante volte. Ricordi? “Levitico 24:16: Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte; tutta la comunità lo dovrà lapidare.” e poi “Salmo 144,1 e 18,34: Benedetto sia il signore, la mia rocca, che addestra le mie mani al combattimento e le mie dita alla battaglia; … addestra le mie mani alla battaglia e le mie braccia tendono un arco di bronzo”. E infine “Luca 22,25-39: Poi disse loro: «Quando vi mandai senza borsa, senza sacca da viaggio e senza calzari, vi è forse mancato qualcosa?» Essi risposero: «Niente». Ed egli disse loro: «Ma ora, chi ha una borsa, la prenda; così pure una sacca; e chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. Perché io vi dico che in me dev'essere adempiuto ciò che è scritto: "Egli è stato contato tra i malfattori". Infatti, le cose che si riferiscono a me, stanno per compiersi». Ed essi dissero: «Signore, ecco qui due spade!»” Noi siamo in guerra per conto di Gesù, contro tutti i malfattori che infangano la Sua Parola e il Suo Nome. La nostra non è sete di vendetta, abominio ai suoi occhi, ma sete di giustizia. Ricordi? ”Beati qui esuriunt et sitiunt iustitiam quoniam ipsi saturabuntur.” L’unico tuo vero peccato è stato quello di aver dubitato della tua missione. Solo tu puoi compierla! Recita due Paternoster e tre Ave Maria. Va’ in pace. Ci vediamo domani.»
Pietro s’inginocchiò, baciò l’anello di don Santiago e si allontanò, rincuorato.
Una cruenta sequenza. Emilia Arcangeli era spossata. L’aborto l’aveva prosciugata nel fisico e nella mente. L’unico vero conforto era stato la fine delle interminabili discussioni con il marito e con la suocera. Sarebbe stato il suo sesto figlio; lei non lavorava e Giuseppe, suo marito, era stato licenziato! Non potevano permettersi di sfamare un’altra bocca. Distesa sul letto, al buio, la donna rivedeva davanti agli occhi quelle dottoresse del consultorio, così gentili e così comprensive. Tutto era silenzio intorno a lei: i bambini erano da sua madre e Giuseppe era in ospedale per assistere sua madre che si era rotto il femore.
Poi uno strano rumore. In un primo momento la donna pensò che si fosse introdotto un estraneo in casa. Passarono interminabili minuti dopo i quali Emilia decise che forse era meglio alzarsi e andare a controllare piuttosto che rimanere nel letto a occhi chiusi ad aspettare di essere uccisa. Accese la luce della stanza da letto, poi quella del corridoio. Giunse in cucina, dove la luce ancora accesa della cappa le fece intravedere a terra una tazzina di caffè; accanto sfrecciò una macchia color cioccolato.
«Malachia, maledetto gatto! Va’ subito a dormire!»
Si chinò, raccolse i frammenti sparsi e li gettò nella pattumiera sotto il lavello.
Si alzò e in quell'istante fu sopraffatta da qualcuno che gli comprimeva sul naso un fazzoletto imbevuto di cloroformio. Quando si risvegliò, era sul suo letto, legata mani e piedi, un cerotto sulla bocca, la luce accesa. Davanti a lei un individuo vestito con un saio nero e un cappuccio pure nero, che gli nascondeva il volto, la minacciava con un coltello:
«Emilia, secondo precetto della dottrina: non farai morire il figlio per aborto né lo ucciderai appena nato. Tu lo sai che, agli occhi del Signore, sei un’assassina? Ora ti levo il cerotto e tu chiederai perdono!»
Lo sconosciuto incappucciato con un gesto improvviso le tolse il bavaglio. Prima ancora di riaversi dal dolore si trovò la canna di una pistola vicino all'occhio sinistro:
«Ora ripeti con me:” Mio dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati… Avanti ripeti!»
«Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati!» ripeté Emilia tra i singhiozzi.
«… perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te…»
«…perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te…»
«… infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa.»
«Infinitamente buono e degno di ogni cosa.»
«Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime del peccato. Signore, misericordia, perdonami. »
«Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime del peccato. Signore, misericordia, perdonami. »
«Bene, il Dio dell’Amore ti ha perdonato ma il Dio della Giustizia ti deve punire. Morirai in grazia del Signore!»
«Ma io non sono un’assassina… ti prego… non mi uccidere!»
L’incappucciato non rispose: alzò gli occhi al cielo, congiunse le mani, muovendo le labbra come se recitasse una preghiera, e poi le sparò un colpo dritto al cuore. Poi si chinò sul corpo esanime
* * *
«Accosta dopo quel lampione!»
Giulia Accorsi non poteva che obbedire all'uomo seduto su sedile posteriore che gli puntava una pistola ala tempia e del quale non riusciva a riconoscere i connotati a causa di un cappuccio che gli copriva quasi del tutto il volto.
«Tu lo sai, Giulia, che, agli occhi del Signore, non solo sei una grande peccatrice ma che meriteresti anche la morte per lapidazione!»
Quella voce roca gli era entrata nella testa e la costringeva a un completo immobilismo. Cercò di reagire, tentando di non far trapelare che lei era atea:
«Siamo tutti peccatori ma dio è misericordioso!»
«Quello è Allah: dio è giustizia e ti ha condannato!»
«Ma che cosa ho fatto, dimmi… che cosa ho mai fatto!»
«Hai tradito tuo marito; sei un’adultera»
«Ma ho divorziato!» replicò e subito dopo si rese conto che, agli occhi del suo aggressore, quella era un’aggravante.
«Levitico 18:20: Non avrai relazioni carnali con la moglie del tuo prossimo per contaminarti con lei.»
«Risparmiami: a casa mi aspetta la mia bambina!» cercò d’impietosirlo, mentendo.
«Anche falsa testimonianza: non hai figli tu e meno male! Ora ripeti con me: “Mio Dio mi pento…»
Nessuno udì il colpo di pistola. L’incappucciato scese dall'auto e risalì davanti accanto alla donna.
* * *
«Accomodati, ti prego.»
L’uomo si sedette di fronte a quello strano sacerdote, magro e calvo. Accavallò le gambe e sospirò. Non sospettava nulla.
«Dunque, Giacomo,» iniziò il prelato con quella sua voce cantilenante e con quel vezzo di accostare ritmicamente i polpastrelli delle mani. «Sei qui da un mese e ancora non hai rinunciato alle tue false aspirazioni, alle tue pericolose tendenze. Questo campo non è riuscito a educarti. Dovrò affidarti a Giovanni.»
L’uomo balzò dalla sedia ma fu subito afferrato da un giovane atletico che lo trascinò attraverso una scala angusta nella cantina. Lì facevano bella mostra macchine della tortura dall'aspetto antico. Fu addormentato con un colpo alla testa. Quando si svegliò, era sospeso al di sopra di un cavalletto in cima al quale era posta una piramide. Il torturatore agì sulle corde e la punta penetrò nell'ano: era la culla di Giuda.
Dopo la tortura dell’acqua e la fustigazione, L’uomo implorò il suo carnefice, proclamando di essere cambiato, di aver chiesto perdono a Dio e di aver deciso di sottomettersi alle sue leggi.
«Non sono sicuro che tu sia sincero. Ricorda cosa dice la Bibbia: Levitico 18:22 “Non avrai con un uomo relazioni carnali come si hanno con una donna: è cosa abominevole.”
«Ripeti con me:” Mio Do mi pento…»
Il colpo di pistola rimbombò a lungo sotto le ampie volte della cantina.
Profilazione criminale. Il commissario Cavallotti aspettava che il questore finisse una riunione che sembrava importante. Al di là della porta chiusa lo sentiva rampognare qualcuno con quell'eloquio aulico che mai si abbandonava a espressioni volgari.
«Mio caro Augusto, lei ha una scatola cranica che più che alla speculazione sarebbe atta alla riproduzione! Mi dice che non si può, non si può! Alzi la sua zona perineale e si dia da fare. Per quanto riguarda invece lei, Antonio, io di lei e della sua opinione sottopongo a ripetute succussioni l’unica borsa in pelle fornitami da natura con tutto ciò che contiene!»
Era per lui uno spasso immaginare le facce dei convenuti che mai avrebbero potuto replicare a quel testa di cazzo e a quel io del suo giudizio me ne sbatto i coglioni.
La porta si aprì; ne uscirono alcuni poliziotti. Ora poteva essere ricevuto.
«Cavallotti, si accomodi. Allora mi relazioni. Voglio sentire delle novità perché non è possibile che in una città di provincia come è Alessandria ci si debba confrontare con un serial killer e non si possa fermare questa sequenza di omicidi. Innanzi tutto, non ci sono più dubbi che sia un serial killer?»
«Purtroppo, dottor Ferrari, non ci sono più dubbi: tutte le vittime sono state uccise con un colpo al cuore. L’assassino ha usato una strana pistola: una Luger P08, 9 mm. di produzione svizzera. I luoghi dell’abbandono si trovano nei pressi del Tanaro, uno nei giardini vicino allo stadio in un luogo che negli anni settanta era ritrovo di omosessuali. Gli altri due uno sotto un ponte e l’altro su un bastione della Cittadella. Ci troviamo davanti a un serial killer cosiddetto missionario cioè un particolare tipo che vuole liberare il mondo da una categoria di soggetti che giudica non meritevoli di vivere, di solito prostitute e omosessuali.»
«Ma qui, caro il mio Cavallotti, le vittime sono diverse. L’uomo forse potrebbe essere omosessuale ed è l’unico che, a quanto avete appurato, prima di essere ucciso è stato torturato: mi hanno parlato di fustigazioni, tortura dell’acqua e forse addirittura sodomizzato con qualche oggetto acuminato. Ma le donne non appartengono ad alcuna categoria ad alto rischio.»
«Infatti non erano prostitute: una era un’operaia e una era una nota manager ma abbiamo scoperto che la prima aveva abortito il giorno prima della morte e la seconda aveva divorziato da una settimana. Quindi abbiamo dedotto che si tratti di un fondamentalista cristiano. Non siamo ancora certi se sia cattolico o protestante ma siamo orientati sulla prima ipotesi.»
«Indigenza scrofa! Sono state ritrovate impronte? Le donne sono state stuprate?»
«Non ci sono impronte. Le donne non sono state stuprate. E comunque c’è la firma del serial killer. Sul braccio sinistro delle vittime è stata incisa una croce, una croce strana.»
«Cioè?»
«L’abbiamo fatta esaminare dal professor Pestalozza, docente di storia delle religioni all’Università degli Studi di Torino. Ha detto che si tratta di una croce con le estremità della traversa a forma di foglia e le estremità del montante a forma di lancia, in basso, e di giglio in alto; afferma che questa era l'insegna distintiva dei cavalieri dell'Ordine di San Giacomo di Compostela.»
«Qui non abbiamo i profiler americani ma mi dica lei che opinione s’è fatta.»
«Secondo il mio parere è un giovane integralista cattolico che vuole estirpare peccato e peccatore insieme per la purezza del mondo.»
«Ora mi dica come intende procedere o, meglio, come intende prenderlo, se non ci sono indizi!»
«Qualche indizio per la verità… comunque stiamo indagando attraverso un’indagine presso tutte le chiese della città e anche il Vescovato: Devo dire che i parroci si sono dimostrati molto collaborativi anche se non abbiamo scoperto nulla!»
«Si dia da fare. Il prefetto non mi ha concesso ancora molto tempo e di conseguenza anche lei ne ha poco. Non si circondi di persone che sono solo un cinquanta per cento di deliquio dei sensi ottenuto manualmente! La saluto!»
Mentre gli stringeva la mano, si chiedeva chi mai poteva avergli parlato di quella mezza sega dell’ispettore Gargiulo.
* * *
Sulla base dei riscontri della Scientifica Cavallotti si era fatto l’idea che il serial killer fosse giovane, prestante, capace di trasportare i corpi delle vittime, e indottrinato a tal punto di voler ripulire il mondo. Lo chiamarono di nuovo; un cadavere abbandonato sotto il ponte Tiziano.
«Chi mi dici, Alessandro? Sappiamo chi è?»
«Sì, commissario: era schedato. Si tratta di Eugenio La Mantia, tossico dipendente senza fissa dimora , trentanove anni, nato a Palermo ma trasferitosi qui con la famiglia qui all’età di sette anni. Viveva in Via San Giacomo della Vittoria, 3.»
«Impronte?»
«Nessuna.»
«È stato torturato?»
«No!»
«La croce c’è?»
Il sovrintendente sollevò il braccio sinistro della vittima. Si vedeva la croce rossa a forma di lancia.
Cavallotti decise di riascoltare i preti delle chiese cittadine per sapere se avevano avuto qualche notizia, anche in confessione, sperava. Incominciò dalla chiesa che si trovava proprio vicino all'abitazione di Eugenio La Mantia.
Il parroco della chiesa di San Giacomo era un vecchio magrissimo, con la schiena un po’ curva; si chiamava don Santiago. Affermò di conoscere quel povero Eugenio che non frequentava la chiesa ma che, proprio tre giorni prima di morire, si era confessato da lui. Cavallotti tentò di sapere che cosa si erano detti ma don Santiago oppose il segreto della confessione. Il commissario tentò l’ultima carta, spiegando quanto fosse importante fermare il killer prima che commettesse altri delitti. Alla fine il parroco disse che la confessione non riguardava nel modo più assoluto eventuali sospetti del drogato su qualcuno.
Il commissario uscì dalla chiesa con una strana impressione: che il vecchio parroco nascondesse qualcosa, anche se non sapeva cosa. Si era sempre fidato del suo naso e il suo naso gli suggeriva qualcosa.
Dopo circa una settimana lesse il dossier:
“José Gomes, nt. in Spagna a Santiago di Compostela il 27/07/1950. Entrò giovanissimo nell'ordine degli Agostiniani a Madrid, poi sacerdote con il nome di Santiago cioè Giacomo a Roma, a Vercelli e infine ad Alessandria. In queste peregrinazioni lo seguì sempre la madre vedova Pilar Sanchez che morì l’anno scorso in un incidente d’auto: fu investita da un ragioniere di Acqui Terme che risultò aver assunto grandi quantità di droga e alcool.”
Poteva quel lutto essere la causa scatenate della furia omicida? No, no, un povero vecchio curato non poteva essere oppure aveva un complice che agiva per lui: il braccio e la mente. Si addormentò quella notte con la netta impressione che il suo naso stava cominciando a fare cilecca.
* * *
L’incappucciato adagiò la prostituta vicino alla massicciata della ferrovia e si accinse a incidere la croce. Mentre eseguiva l’operazione, un gatto, spuntato dal nulla, gli passò in mezzo alle gambe e lo fece cadere. Così facendo, il tatuaggio risultò sbavato e il pugnale usato impresse la sua impronta sul braccio destro. Pietro decise che non avrebbe rivelato l’incidente al maestro spirituale.
Il cavallo di Troia. «Le avevo dato poco tempo e lei, ora, non mi ha portato niente di concreto, mentre continuano a morire delle persone Ha tutta la mia riprovazione, lei la cui parte posteriore inferiore del tronco necessiterebbe di un intervento plastico i fini di restauro!»
Quando il questore arrivava a definirlo rotto in culo, Cavallotti sapeva che c’era poco da scherzare. Nonostante la difficoltà, tentò di chiarire il suo pensiero.
«Dottor Ferrari, la prego, mi ascolti: abbiamo un sospetto…»
«Me ne hanno già parlato: un vecchio prete. Lei, Cavallotti, deve essere pazzo! Ha messo gli occhi sulla persona meno adatta al ruolo di serial killer!»
«Dottore, abbiamo una traccia: l’impronta del coltello usato dal killer per incidere quella strana croce. Nella strana impugnatura del coltello s’individua una conchiglia e questa conchiglia è il simbolo di San Giacomo, di Santiago. Le racconto la storia. La leggenda più conosciuta rispetto alla conchiglia di Santiago risale all'arrivo dell’imbarcazione che portava i resti dell’apostolo Giacomo. Si racconta che giunti all'altezza delle isole Cíes, di fronte alle coste della Galizia, i discepoli notarono un matrimonio che si stava celebrando sulla riva del mare. Il matrimonio attirò gli apostoli a causa di un gioco: il protagonista doveva montare a cavallo, mentre il cavaliere lanciava in aria una lancia, impresa complicata dal fatto che la lancia doveva essere raccolta prima che cadesse al suolo. Quando arrivò il turno dello sposo, egli tirò la lancia in aria e cercò di raggiungerla cavalcando ma la lancia finì in acqua. A quel punto lo sposo si tuffò col cavallo tra i flutti dell’oceano: il cavallo e la lancia sprofondarono nell'acqua, ma all'improvviso riapparvero accanto a un’imbarcazione che si avvicinava alla riva. Quella barca era l’imbarcazione che stava portando in Galizia i resti mortali dell’apostolo Giacomo. Una volta riemerso dalle acque e accortisi degli ospiti, lo sposo andò incontro all'imbarcazione, per accogliere i nuovi arrivati. Il fatto che fosse coperto da conchiglie di capasanta venne interpretato dagli apostoli come un miracolo e un fatto di buon auspicio, così invitarono lo sposo a salire sula barca. Durante il tragitto verso la terraferma avvenne il miracolo vero e proprio: lo sposo decise di convertirsi al cristianesimo. Il miracolo poi si ripeté anche sulla terraferma, dove molti invitati decisero di imitare lo sposo convertendosi al cristianesimo. Quindi tutto ci porta alla chiesa di San Giacomo e allo strano prete di nome Santiago. Abbiamo deciso di lanciargli un’esca. Mi travestirò da alcolista perché è una categoria che non ha ancora preso in considerazione tra i vari peccatori e gironzolando là vicino forse cadrà in trappola. Che ne dice?»
«Verga sicula, mi pare il segmento fusiforme del prodotto finale di un complesso processo metabolico! Le do solo sette giorni!»
«Ma mi sembrano pochi!»
«Non insista, se non vuole che io non li autorizzi per niente!»
Cavallotti se n’andò, dopo aver salutato in modo deferente. Era convinto che quella poi non fosse proprio una stronzata.
Erano passati quattro giorni; tutti nel quartiere conoscevano quell'ubriacone con i capelli rossi; gli avevano dato anche un soprannome: Barbarossa. Don Santiago non era mai comparso per scambiare qualche parola. Il quinto giorno decise di entrare in chiesa e di confessarsi. Dichiarò i peccati peggiori ma soprattutto chiedeva il perdono perché non riusciva a liberarsi dall'alcol. Accettate le penitenze, uscì dal confessionale e fu raggiunto da un giovane alto e biondo che si presentò come Pietro, il sagrestano. Gli disse che per qualunque problema lui gli avrebbe dato una mano.
Il penultimo giorno decise di agire. Avrebbe avvicinato il sagrestano e gli avrebbe detto che voleva farla finita perché non riusciva a smettere di bere.
Entrò nella chiesa buia e Pietro comparve all'improvviso.
«Dimmi, caro, di cosa hai bisogno?»
«Vorrei che tu mi aiutassi a raggiungere il Creatore: non ce la faccio più; non riesco a smettere!»
Comparve il vecchio prete che fece un cenno al sagrestano che disse:
«Noi facciano parte della legione della croce!» ed estrasse una pistola che puntò contro il commissario, continuando a parlare. «Noi difendiamo i veri valori cattolici in questa società corrotta di peccatori. Ripeti con me: ” Mio dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati!”.
Poi si fermò, si avvicinò al commissario, gli palpò il giaccone e gli tolse la pistola.
«È uno sbirro!» esclamò.
Epilogo. «Che facciamo adesso?» domandò Pietro al prete
«Se lo uccidiamo, la polizia ci arriverà addosso!» rispose Don Santiago.
«Se non lo uccidiamo, lui ci accuserà con solide prove: le nostre dichiarazioni.»
«Fate presto! Prima però fatemi fumare l’ultima sigaretta: son un peccatore impenitente!»
I due si guardarono, poi il prete gli disse che poteva fumare e il sagrestano estrasse di persona il pacchetto da una tasca interna del giaccone.
Cavallotti aprì il pacchetto.
Il sagrestano giaceva tra le braccia del prete con un buco nel cuore. Non avevano previsto che il commissario avesse nascosto nel pacchetto di sigarette una lifecard, una mini-pistola.
Ora avrebbe arrestato il diabolico parroco e ottenuto i complimenti del questore. Mentre sognava l’interrogatorio che avrebbe svelato i moventi della coppia di serial killer, Don Santiago ingurgitò il veleno, dichiarando: «Io non sono solo: noi siamo una legione!».
- Luca Nesler
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Re: La legione della croce
Il racconto ci mostra una coppia (maestro/allievo) appartenente ad una setta fanatica che applica alla lettera determinati precetti religiosi per giustificare degli omicidi.
Il racconto è scritto in modo poco coerente in molti punti, presenta qualche refuso e alterna delle parti scritte con un buon ritmo ad altre che trascurano la situazione affidando ad una narrazione piuttosto sbrigativa parti rilevanti della storia (come il finale).
L'incertezza sulla scrittura l'ho notata in alcune incoerenze o stranezze che cerco di riassumere, per brevità, in un elenco:
“l'addormentamento” con un colpo alla testa fa un po' “action movie” commerciale;
c'è molto inforigurgito nei dialoghi;
non si capisce il motivo della tortura al “sodomita”;
il questore è un personaggio troppo artificiale, risulta assurdo e ne risente l'atmosfera e la credibilità dell'intero racconto (capisco il bonus, però in questo caso penso che gli svantaggi superino i vantaggi);
ci sono alcuni refusi e ripetizioni;
l'espediente della ridondanza su Santiago, San Giacomo ecc., non aggiunge nulla alla trama ed è un po' assurdo;
L'impronta dell'impugnatura del coltello sul braccio della vittima, espediente che ci porta al finale, è assurdo: è del tutto improbabile. Inoltre se è sangue basta pulirlo (da come è scritto il pezzo pare che Pietro si accorga di ciò che è successo)
Alcune imprecisioni religiose (i frati ricevono un nuovo nome prendendo i voti, non venendo ordinati sacerdoti. Viene usato il titolo di “apostoli” ma penso si volesse usare “discepoli”).
Il finale è affrettato e brutto.
L'impressione generale è che il racconto sia nato meglio di come è andato a concludersi. Forse il limite di caratteri incombente ha rovinato la narrazione.
Per quanto riguarda la trama si tratta di un thriller piuttosto banale, senza trovate particolarmente brillanti. Tenendo conto del tempo a disposizione per elaborare una trama e del numero di caratteri, si sarebbe potuto fare di meglio.
Bonus:
Uso creativo della scurrilità: presente. In questo caso Roberto è stato creativo nell'evitarla, ma penso che sia valido.
Termine latino: presente.
Altissima mortalità dei personaggi: presente. Tre vittime e i due serial killer. Vivi solo i “buoni”.
Il racconto è scritto in modo poco coerente in molti punti, presenta qualche refuso e alterna delle parti scritte con un buon ritmo ad altre che trascurano la situazione affidando ad una narrazione piuttosto sbrigativa parti rilevanti della storia (come il finale).
L'incertezza sulla scrittura l'ho notata in alcune incoerenze o stranezze che cerco di riassumere, per brevità, in un elenco:
“l'addormentamento” con un colpo alla testa fa un po' “action movie” commerciale;
c'è molto inforigurgito nei dialoghi;
non si capisce il motivo della tortura al “sodomita”;
il questore è un personaggio troppo artificiale, risulta assurdo e ne risente l'atmosfera e la credibilità dell'intero racconto (capisco il bonus, però in questo caso penso che gli svantaggi superino i vantaggi);
ci sono alcuni refusi e ripetizioni;
l'espediente della ridondanza su Santiago, San Giacomo ecc., non aggiunge nulla alla trama ed è un po' assurdo;
L'impronta dell'impugnatura del coltello sul braccio della vittima, espediente che ci porta al finale, è assurdo: è del tutto improbabile. Inoltre se è sangue basta pulirlo (da come è scritto il pezzo pare che Pietro si accorga di ciò che è successo)
Alcune imprecisioni religiose (i frati ricevono un nuovo nome prendendo i voti, non venendo ordinati sacerdoti. Viene usato il titolo di “apostoli” ma penso si volesse usare “discepoli”).
Il finale è affrettato e brutto.
L'impressione generale è che il racconto sia nato meglio di come è andato a concludersi. Forse il limite di caratteri incombente ha rovinato la narrazione.
Per quanto riguarda la trama si tratta di un thriller piuttosto banale, senza trovate particolarmente brillanti. Tenendo conto del tempo a disposizione per elaborare una trama e del numero di caratteri, si sarebbe potuto fare di meglio.
Bonus:
Uso creativo della scurrilità: presente. In questo caso Roberto è stato creativo nell'evitarla, ma penso che sia valido.
Termine latino: presente.
Altissima mortalità dei personaggi: presente. Tre vittime e i due serial killer. Vivi solo i “buoni”.
- Eugene Fitzherbert
- Messaggi: 486
Re: La legione della croce
Ciao, Roberto,
ci si rivede sempre in questi lidi.
Hai scritto un racconto che mi ha riportato alla memoria Dexter e il suo Doomsday Killer. L'idea di un punitore religioso non è nuova, e tu ne hai fatto il centro del tuo thriller. Purtroppo non tutto funziona come dovrebbe, alcune sbavature nella trama e dei dialoghi che fanno di tutto per spiegare le cose non aiutano a godersi la vicenda.
Il finale è un po' troppo affrettato e alcuni passaggi nella sequenza di chiusura puzzano un po' di Deus Ex Machina.
Il personaggio del questore e il suo modo di parlare hanno alleggerito la tensione e hanno dato una nota di colore alla storia.
I bonus ci sono tutti e tre.
Concludo dicendo che hai di che lavorarci ancora un po', per dargli quella forma più compiuta che questo racconta merita.
ci si rivede sempre in questi lidi.
Hai scritto un racconto che mi ha riportato alla memoria Dexter e il suo Doomsday Killer. L'idea di un punitore religioso non è nuova, e tu ne hai fatto il centro del tuo thriller. Purtroppo non tutto funziona come dovrebbe, alcune sbavature nella trama e dei dialoghi che fanno di tutto per spiegare le cose non aiutano a godersi la vicenda.
Il finale è un po' troppo affrettato e alcuni passaggi nella sequenza di chiusura puzzano un po' di Deus Ex Machina.
Il personaggio del questore e il suo modo di parlare hanno alleggerito la tensione e hanno dato una nota di colore alla storia.
I bonus ci sono tutti e tre.
Concludo dicendo che hai di che lavorarci ancora un po', per dargli quella forma più compiuta che questo racconta merita.
Re: La legione della croce
Bello. Ben congegnato, ben pensato MA molto stagliuzzato? Perché in alcuni punti si percepisce la mancanza di qualcosa, come se ci fosse una falla nel tessuto narrativo, e la conclusione è molto precipitosa, il che mi fa pensare ad una penuria di caratteri disponibili rimasti.
Mi piace l'idea, e mi sembra doveroso svilupparla con più caratteri. Consiglio il laboratorio. Bello però :)
Nota bene. L'uso forbito della scurrilità non è necessariamente uso creativo. in questo mi hai poco convinto, se non per nulla.
Latino & mortalità dei personaggi rispettati.
Mi piace l'idea, e mi sembra doveroso svilupparla con più caratteri. Consiglio il laboratorio. Bello però :)
Nota bene. L'uso forbito della scurrilità non è necessariamente uso creativo. in questo mi hai poco convinto, se non per nulla.
Latino & mortalità dei personaggi rispettati.
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: La legione della croce
Ciao, Luca.
L'insieme di giudizi tranchant non mi aiuta a scoprire le manchevolezze del testo Non sono d'accordo sulle assurdità contestate perché non trovo nulla di assurdo. Accetto invece le accuse di banalità perché la trama non è molto originale ma banale non è sinonimo di assurdo, se mai di scontato. L'addormentamento non è commerciale: è un'eventualità normale. Il questore dovrebbe alleggerire la trama noir ma tu non sei d'accordo. La ridondanza è una sovrabbondanza formale non un assurdo. Le ecchimosi sono impronte da schiacciamento e questo dovrebbero saperlo tutti. Il termine apostoli è decisamente errato. Le imprecisioni religiose sono giustificate da una relazione di polizia che non è un testo di teologia.
Il finale è affrettato e questo è il vero problema dell'intero racconto. Spero di aver elaborato una mia spiegazione ma come sempre in Minuti Contati il Lettore e non lo scrittore è sovrano!
A rileggerci presto!
L'insieme di giudizi tranchant non mi aiuta a scoprire le manchevolezze del testo Non sono d'accordo sulle assurdità contestate perché non trovo nulla di assurdo. Accetto invece le accuse di banalità perché la trama non è molto originale ma banale non è sinonimo di assurdo, se mai di scontato. L'addormentamento non è commerciale: è un'eventualità normale. Il questore dovrebbe alleggerire la trama noir ma tu non sei d'accordo. La ridondanza è una sovrabbondanza formale non un assurdo. Le ecchimosi sono impronte da schiacciamento e questo dovrebbero saperlo tutti. Il termine apostoli è decisamente errato. Le imprecisioni religiose sono giustificate da una relazione di polizia che non è un testo di teologia.
Il finale è affrettato e questo è il vero problema dell'intero racconto. Spero di aver elaborato una mia spiegazione ma come sempre in Minuti Contati il Lettore e non lo scrittore è sovrano!
A rileggerci presto!
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: La legione della croce
Ciao, Eugene.
Come sempre hai azzeccato il problema del racconto: finale troppo affrettato.
Quella eccitantissima perversione di vita: la necessità di compiere qualcosa in un tempo minore di quanto in realtà ne occorrerebbe.
(Ernest Hemingway)
Come sempre hai azzeccato il problema del racconto: finale troppo affrettato.
Quella eccitantissima perversione di vita: la necessità di compiere qualcosa in un tempo minore di quanto in realtà ne occorrerebbe.
(Ernest Hemingway)
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: La legione della croce
Ciao, Dand. Proporrò alla Crusca il termine stagliuzzato. Il neologismo centra perfettamente le carenze del mio racconto!
- Luca Nesler
- Messaggi: 727
- Contatta:
Re: La legione della croce
Ciao Roberto.
Mi scuso per il mio tono: non era mia intenzione essere caustico. Devo lavorare sull'esposizione dei miei pensieri. Qui giudichiamo i racconti e non gli autori, io sono nuovo e... devo farci più attenzione, punto.
Riguardo al fatto che tu non sia d'accordo con le "assurdità", io mi riferisco solamente al linguaggio del questore e per "assurdo" intendo improbabile. La ridondanza è ridondanza, certo, ma se leggi mi riferivo solo al continuo inserimento di "San Giacomo" in tutte le salse, ma è una scelta di stile e io do solo il mio parere, prendilo come tale: una goccia nel mare.
Riguardo all'ematoma avevo pensato ad un'impronta di sangue, lo ammetto. Tuttavia mi sembra strano che da quello si riconosca un simbolo, ma potrei sbagliarmi e allora ritiro.
Rinnovo le scuse per il tono e per eventuali errori di giudizio, ma faccio quello che posso.
Mi dispiace non esserti stato d'aiuto. Farò meglio la prossima volta!
A presto
Mi scuso per il mio tono: non era mia intenzione essere caustico. Devo lavorare sull'esposizione dei miei pensieri. Qui giudichiamo i racconti e non gli autori, io sono nuovo e... devo farci più attenzione, punto.
Riguardo al fatto che tu non sia d'accordo con le "assurdità", io mi riferisco solamente al linguaggio del questore e per "assurdo" intendo improbabile. La ridondanza è ridondanza, certo, ma se leggi mi riferivo solo al continuo inserimento di "San Giacomo" in tutte le salse, ma è una scelta di stile e io do solo il mio parere, prendilo come tale: una goccia nel mare.
Riguardo all'ematoma avevo pensato ad un'impronta di sangue, lo ammetto. Tuttavia mi sembra strano che da quello si riconosca un simbolo, ma potrei sbagliarmi e allora ritiro.
Rinnovo le scuse per il tono e per eventuali errori di giudizio, ma faccio quello che posso.
Mi dispiace non esserti stato d'aiuto. Farò meglio la prossima volta!
A presto
Re: La legione della croce
Bellissima idea, semplice, immagino qualcuno la chiamerà banale ma i thriller sono esattamente quello, banali.
Ci sono un po' di refusi e di ripetizioni che andrebbero tagliati e qualche termine non proprio ideale, un po' di lavoro per la fase di editing insomma.
L'idea del questore super stereotipato con quel linguaggio assurdo e eccessivo mi è piaciuta molto. E' chiaramente una macchietta ma fa il paio con molti personaggi famosi fra cui anche uno di Camilleri. Ottima trovata.
Le vere pecche, a mio parere, sono nella struttura che risulta frammetate e porta a un finale troppo veloce e calato dall'alto. Va bene la micropistol nel pacchetto di sigarette non va bene che spunti come un deus ex machina. Ve bene la tortura ma non la mancanza di giustificazioni sul perché solo a lui.
Per il resto direi che è un racconto con notevoli potenzialità.
Per i bonus non sono d'accordo sulla mortalità visto che dei protagonisti veri muore solo il prete, ne il poliziotto ne il questore. vittime e serial killer sono solo personaggi secondari.
Bonus: termini latini, scurrilità creativa
Ci sono un po' di refusi e di ripetizioni che andrebbero tagliati e qualche termine non proprio ideale, un po' di lavoro per la fase di editing insomma.
L'idea del questore super stereotipato con quel linguaggio assurdo e eccessivo mi è piaciuta molto. E' chiaramente una macchietta ma fa il paio con molti personaggi famosi fra cui anche uno di Camilleri. Ottima trovata.
Le vere pecche, a mio parere, sono nella struttura che risulta frammetate e porta a un finale troppo veloce e calato dall'alto. Va bene la micropistol nel pacchetto di sigarette non va bene che spunti come un deus ex machina. Ve bene la tortura ma non la mancanza di giustificazioni sul perché solo a lui.
Per il resto direi che è un racconto con notevoli potenzialità.
Per i bonus non sono d'accordo sulla mortalità visto che dei protagonisti veri muore solo il prete, ne il poliziotto ne il questore. vittime e serial killer sono solo personaggi secondari.
Bonus: termini latini, scurrilità creativa
- roberto.masini
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Re: La legione della croce
Ciao Luca.
Non accetto le scuse perché non sei tenuto a farle. Minuti Contati è un' arena, non una sala da tè. E, come ho già detto, il Lettore è Sovrano. E le critiche, tutte le critiche, servono prima o poi allo Scrittore!
Non accetto le scuse perché non sei tenuto a farle. Minuti Contati è un' arena, non una sala da tè. E, come ho già detto, il Lettore è Sovrano. E le critiche, tutte le critiche, servono prima o poi allo Scrittore!
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: La legione della croce
Buonasera, Milord.
Dopo affrettato e tagliuzzato, ecco frammentato. Ho preso finalmente atto!
Dopo affrettato e tagliuzzato, ecco frammentato. Ho preso finalmente atto!
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: La legione della croce
Chiedo la cancellazione di questo racconto. Grazie.
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