Al di Claudio Tamburrino
Al di Claudio Tamburrino
Giulio lo sente respirare.
Sa che è impossibile, ma da quando quell’Essere è entrato in casa sua, si è ficcato come un chiodo nella sua mente.
Respira. E cresce.
E’ arrivato solo da pochi giorni ed è già quasi raddoppiato.
Non sa ancora quanto diventerà grande.
“Quanto diventa grande?”, gli chiede come leggendogli nel pensiero il fratello Gino.
I fratelli si guardano negli occhi, due paia di fessure azzurre tra le fitte rughe dei visi arati dalle lunghe ore di lavoro in mezzo ai campi.
Si sono sempre parlati poco e capiti molto, uniti dal legame familiare, cui ora si aggiunge quel segreto. Cosa si sarebbe detto in paese?
Giulio tira fuori solo un verso gutturale accompagnato da un cenno della mano.
Gino sa che significa che sta pensando. E’ lui quello che pensa, d’altra parte.
“Ascoltami Gino, non devi dirlo a nessuno, capito? E’ una roba di famiglia.”
La mamma se lo era portato nella tomba quel segreto, rivelato solo dall’uomo in grigio, l’Alfieri, che avevano sentito solo nominare in paese e che si erano trovati inatteso davanti alla porta di casa una fredda sera di settembre, con poche spiegazioni e quella presenza che ora incombeva nelle loro vite.
Piccola e apparentemente insignificante, Giulio l’aveva sistemata nel pensile principale della cucina, lasciandola all’interno dello stesso contenitore in cui era arrivata, ma da cui ora premeva per uscire. Incontenibile, un corpo determinato ad espandersi.
No, non potranno tenerla nascosta per sempre, non se vogliono farla proliferare. Se vogliono portare avanti quell’eredità, che è in fondo un lascito della madre.
Come ogni parassita avrà bisogno della loro attenzione completa. Si espanderà e diffonderà.
Costituiranno un rapporto simbiotico di cui vivranno tutti e tre, come tutte le cose che in campagna funzionano.
Entrerà a far parte della loro famiglia per sempre, li cambierà.
Sopravvivrà a loro, che a loro volta la lasceranno ai loro figli.
In paese li considerano persone semplici e seri lavoratori.
Ma se - anzi quando - scopriranno il loro segreto?
C’è chi li chiamerà bastardi certamente.
Ma non sono più ragazzi e potranno sopportarlo.
Risponderanno pan per focaccia.
Difendendo sia il nome della madre che, se necessario, quello del fornaio.
I due fratelli si guardano, si sono sempre parlati poco e capiti molto, uniti dal legame familiare, cui ora si aggiunge quel nuovo componente.
Il Gino sorride: “Lo voglio chiamare Al in onore di Al Bano il cantante preferito della mamma, ho sempre sognato un fratello minore!”.
“L’Alfieri l’ha chiamato lievito madre, forse dobbiamo parlare di sorella maggiore, chiamiamola solo Al”.
Sa che è impossibile, ma da quando quell’Essere è entrato in casa sua, si è ficcato come un chiodo nella sua mente.
Respira. E cresce.
E’ arrivato solo da pochi giorni ed è già quasi raddoppiato.
Non sa ancora quanto diventerà grande.
“Quanto diventa grande?”, gli chiede come leggendogli nel pensiero il fratello Gino.
I fratelli si guardano negli occhi, due paia di fessure azzurre tra le fitte rughe dei visi arati dalle lunghe ore di lavoro in mezzo ai campi.
Si sono sempre parlati poco e capiti molto, uniti dal legame familiare, cui ora si aggiunge quel segreto. Cosa si sarebbe detto in paese?
Giulio tira fuori solo un verso gutturale accompagnato da un cenno della mano.
Gino sa che significa che sta pensando. E’ lui quello che pensa, d’altra parte.
“Ascoltami Gino, non devi dirlo a nessuno, capito? E’ una roba di famiglia.”
La mamma se lo era portato nella tomba quel segreto, rivelato solo dall’uomo in grigio, l’Alfieri, che avevano sentito solo nominare in paese e che si erano trovati inatteso davanti alla porta di casa una fredda sera di settembre, con poche spiegazioni e quella presenza che ora incombeva nelle loro vite.
Piccola e apparentemente insignificante, Giulio l’aveva sistemata nel pensile principale della cucina, lasciandola all’interno dello stesso contenitore in cui era arrivata, ma da cui ora premeva per uscire. Incontenibile, un corpo determinato ad espandersi.
No, non potranno tenerla nascosta per sempre, non se vogliono farla proliferare. Se vogliono portare avanti quell’eredità, che è in fondo un lascito della madre.
Come ogni parassita avrà bisogno della loro attenzione completa. Si espanderà e diffonderà.
Costituiranno un rapporto simbiotico di cui vivranno tutti e tre, come tutte le cose che in campagna funzionano.
Entrerà a far parte della loro famiglia per sempre, li cambierà.
Sopravvivrà a loro, che a loro volta la lasceranno ai loro figli.
In paese li considerano persone semplici e seri lavoratori.
Ma se - anzi quando - scopriranno il loro segreto?
C’è chi li chiamerà bastardi certamente.
Ma non sono più ragazzi e potranno sopportarlo.
Risponderanno pan per focaccia.
Difendendo sia il nome della madre che, se necessario, quello del fornaio.
I due fratelli si guardano, si sono sempre parlati poco e capiti molto, uniti dal legame familiare, cui ora si aggiunge quel nuovo componente.
Il Gino sorride: “Lo voglio chiamare Al in onore di Al Bano il cantante preferito della mamma, ho sempre sognato un fratello minore!”.
“L’Alfieri l’ha chiamato lievito madre, forse dobbiamo parlare di sorella maggiore, chiamiamola solo Al”.
Ultima modifica di Rionero il martedì 18 giugno 2019, 0:25, modificato 1 volta in totale.
Re: Al di Claudio Tamburrino
Claudio, buoooonasera!!! Tutto ok con i parametri, buona SPECIAL CIF EDITION!
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Re: Al di Claudio Tamburrino
AL di Claudio Tamburrino Tema centrato in modo netto con il riferimento al cognome Alfieri. L’ambientazione rurale della storia rimanda al nord Italia. Con pochi tratti hai delineato la vita di due fratelli agricoltori orfani di madre e con un pesante segreto familiare da difendere (il peccato di lei con il fornaio, da cui è nata questa massa in espansione da tenere nascosta, il lievito madre). E la cosa minaccia di andare per le lunghe, coinvolgendo intere generazioni. Mi è piaciuto l’arrivo inaspettato del tizio con la sorella maggiore.
Re: Al di Claudio Tamburrino
L’idea che l’essere che cresce in modo vertiginoso sia il lievito madre è veramente esilarante! Sono stato schiavo di lieviti per qualche tempo finché, dovendo partire per un viaggio lungo, le istruzioni a mia moglie hanno superato la mezz’ora; in un attimo di lucidità, l’ho preso e buttato nel secchio, dopo aver sviluppato un intenso amore del lievito!
Rispondere “pan per focaccia” agli insulti è divertente, con questo scoop possibile del rapporto madre/fornaio.
Per il paletto, suppongo dovesse essere l’Alfieri, ma se si cita Al Bano o è un vampiro senza morte o un erede passato alla cucina! Qui ci potrebbe essere un problema, ma dimmi tu se ho capito male.
Rispondere “pan per focaccia” agli insulti è divertente, con questo scoop possibile del rapporto madre/fornaio.
Per il paletto, suppongo dovesse essere l’Alfieri, ma se si cita Al Bano o è un vampiro senza morte o un erede passato alla cucina! Qui ci potrebbe essere un problema, ma dimmi tu se ho capito male.
Re: Al di Claudio Tamburrino
Ciao grazie per i commenti :)
Beh
Per quanto riguarda
Beh
chiaramente sopravvalutate la mia idea di cultura: il riferimento era Al Bano (e in generale la cultura paesana e il lievito madre), Alfieri è solo un cognome :DSirimedho ha scritto:Per il paletto, suppongo dovesse essere l’Alfieri, ma se si cita Al Bano o è un vampiro senza morte o un erede passato alla cucina! Qui ci potrebbe essere un problema, ma dimmi tu se ho capito male.
Per quanto riguarda
, penso che Alexandra non sappia cosa sia un lievito madre, ma se hai apprezzato lo stesso il racconto sono contento ;)alexandra.fischer ha scritto:E la cosa minaccia di andare per le lunghe, coinvolgendo intere generazioni. Mi è piaciuto l’arrivo inaspettato del tizio con la sorella maggiore.
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Re: Al di Claudio Tamburrino
Ciao Claudio,
Interessante il tuo racconto. Inaspettato il fatto che si trattasse di un lievito madre. Mi stavi portando ad immaginare chissà cosa, e poi mi hai spiazzato in modo divertente. Personalmente avevo pensato anche io he il paletto fosse alfieri, per poi fare difficoltà a trovare un collegamento. Alla fine poi ho capito he forse il paletto poteva essere un altro. Nel finale si sono giocate tante cose. ;)
Interessante il tuo racconto. Inaspettato il fatto che si trattasse di un lievito madre. Mi stavi portando ad immaginare chissà cosa, e poi mi hai spiazzato in modo divertente. Personalmente avevo pensato anche io he il paletto fosse alfieri, per poi fare difficoltà a trovare un collegamento. Alla fine poi ho capito he forse il paletto poteva essere un altro. Nel finale si sono giocate tante cose. ;)
Re: Al di Claudio Tamburrino
...azz non sembrava un racconto da ultimo posto anche leggendo velocemente gli altri che hai lasciato :DMario Mardirossian ha scritto:Ciao Claudio,
Interessante il tuo racconto. Inaspettato il fatto che si trattasse di un lievito madre. Mi stavi portando ad immaginare chissà cosa, e poi mi hai spiazzato in modo divertente. Personalmente avevo pensato anche io he il paletto fosse alfieri, per poi fare difficoltà a trovare un collegamento. Alla fine poi ho capito he forse il paletto poteva essere un altro. Nel finale si sono giocate tante cose. ;)
- Luca Nesler
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Re: Al di Claudio Tamburrino
Ciao Claudio, anch'io ho apprezzato la sorpresa del lievito madre. Ho avuto modo di averci a che fare e mi sono fatto una risata.
Il tuo stile è senz'altro esperto e la narrazione ben guidata. Il difetto del racconto, secondo me, è che, oltre alla sorpresa finale, non ha molto da raccontare, nonostante gli accenni alla mamma e i dettagli sui due fratelli. Si ha la sensazione di attendere troppo questo finale. È chiaramente un difetto nato dai meccanismi di MC che ogni tanto ci castiga tutti.
Comunque penso tu sia un abile narratore.
Alla prossima!
Il tuo stile è senz'altro esperto e la narrazione ben guidata. Il difetto del racconto, secondo me, è che, oltre alla sorpresa finale, non ha molto da raccontare, nonostante gli accenni alla mamma e i dettagli sui due fratelli. Si ha la sensazione di attendere troppo questo finale. È chiaramente un difetto nato dai meccanismi di MC che ogni tanto ci castiga tutti.
Comunque penso tu sia un abile narratore.
Alla prossima!
- Laura Cazzari
- Messaggi: 266
Re: Al di Claudio Tamburrino
Ciao Claudio, il finale del tuo racconto mi ha fatto davvero ridere. Mi sono immaginata due vecchini alle prese con il “rifresco” del lievito madre, come se stessero cambiando un pannolino. Il riferimento ad Al bano direi che soddisfa la richiesta dei giudici. Molto originale l’interpretazione dell’arrivo inaspettato. A posteriori forse alcuni punti del racconto risultano un tantino eccessivi (li chiamerà bastardi…). Comunque mi piace la caratterizzazione dei due vecchietti. Buona prova.
Laura Cazzari
- Wladimiro Borchi
- Messaggi: 258
Re: Al di Claudio Tamburrino
Solo chi ha sofferto la schiavitù del lievito madre può arrivare a scrivere un racconto di tal fatta.
Il mio cuore trabocca di compassione nei tuoi confronti e segretamente ti comunico che il giorno successivo a quello in cui l'hai rinnovato, dopo averlo tenuto in frigorifero per un giorno, lo puoi surgelare e riposarti per tre mesi.
Sopravviverà... Lui sopravvive sempre!!!
Detto questo un racconto davvero divertente e scritto con uno stile fresco e accattivante.
L'idea di rendere "Al" il terzo fratello della famiglia, la sorella (segretamente inoculata dal fornaio) e creare la suspance per questa "creatura" informe che respira, questo orribile "blob" da tenere nascosto è semplicemente geniale.
Bravo davvero!
A rileggerci presto.
Wladimiro
Il mio cuore trabocca di compassione nei tuoi confronti e segretamente ti comunico che il giorno successivo a quello in cui l'hai rinnovato, dopo averlo tenuto in frigorifero per un giorno, lo puoi surgelare e riposarti per tre mesi.
Sopravviverà... Lui sopravvive sempre!!!
Detto questo un racconto davvero divertente e scritto con uno stile fresco e accattivante.
L'idea di rendere "Al" il terzo fratello della famiglia, la sorella (segretamente inoculata dal fornaio) e creare la suspance per questa "creatura" informe che respira, questo orribile "blob" da tenere nascosto è semplicemente geniale.
Bravo davvero!
A rileggerci presto.
Wladimiro
IMBUTO!!!
Re: Al di Claudio Tamburrino
Ciao Claudio,
il limite maggiore del tuo racconto per me consiste nel tema, che ho sentito molto distante da me. In effetti, io non ho mai avuto a che fare con il lievito madre, esperienza che mi sembra di capire lasci il segno su chi la vive. Non potendo cogliere appieno alcune sfumature del tuo lavoro, mi sembra comunque una prova interessante e ben scritta. Forse mi sarei concentrato ancora di più sulla "figura" del lievito madre, facendone sentire di più la presenza minacciosa e costruendo una maggiore tensione, dedicando magari meno spazio alla storia della madre e alla figura dell'Alfieri, visto il limitato numero di caratteri a disposizione.
il limite maggiore del tuo racconto per me consiste nel tema, che ho sentito molto distante da me. In effetti, io non ho mai avuto a che fare con il lievito madre, esperienza che mi sembra di capire lasci il segno su chi la vive. Non potendo cogliere appieno alcune sfumature del tuo lavoro, mi sembra comunque una prova interessante e ben scritta. Forse mi sarei concentrato ancora di più sulla "figura" del lievito madre, facendone sentire di più la presenza minacciosa e costruendo una maggiore tensione, dedicando magari meno spazio alla storia della madre e alla figura dell'Alfieri, visto il limitato numero di caratteri a disposizione.
Andrea Pozzali
Re: Al di Claudio Tamburrino
Racconto divertente, di quelli tutti tesi al finale con battuta. Certo, non lascia molto oltre a quello, ma le intenzioni erano chiare e, direi, anche rispettate. Il suo limite maggiore può essere nel fatto che il lettore conosca o meno l'oggetto in essere: lo conosce e ghigna, non lo conosce e si lascia andare a un meh... Detto questo: tema rispettato perché sì, senza questo arrivo inaspettato non ci sarebbe stato neppure il racconto. Paletto ok.
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: Al di Claudio Tamburrino
Ciao Claudio.
Neanch'io ho dovuto lottare con il lievito madre come Wladimiro ma il finale "blobbistico" mi ha soddisfatto. Ma per arrivare a questo finale paradossalmente i caratteri ti hanno condizionato al contrario, con il tentativo di riempire una storia, con stile certamente perfetto, ma un po' svuotata di contenuti essenziali .
Sul paletto mi rimetto alla clemenza dei giudici che giudicheranno imparzialmente, senza farsi condizionare da ciò che penso. Già Eco aveva parlato di cultura di massa ma per me Al Bano sta alla cultura come Tyson sta alla Fata Turchina!
A rileggerci sempre e comunque con piacere.
Neanch'io ho dovuto lottare con il lievito madre come Wladimiro ma il finale "blobbistico" mi ha soddisfatto. Ma per arrivare a questo finale paradossalmente i caratteri ti hanno condizionato al contrario, con il tentativo di riempire una storia, con stile certamente perfetto, ma un po' svuotata di contenuti essenziali .
Sul paletto mi rimetto alla clemenza dei giudici che giudicheranno imparzialmente, senza farsi condizionare da ciò che penso. Già Eco aveva parlato di cultura di massa ma per me Al Bano sta alla cultura come Tyson sta alla Fata Turchina!
A rileggerci sempre e comunque con piacere.
Re: Al di Claudio Tamburrino
Oh my,
sarà che sono celiaca e questa roba so a malapena cosa sia, ma.. deve essere davvero una roba bruttissima da gestire!
Molto bella la narrazione, divertente il finale. Nel frattempo mi son immaginata questa massa come un fungo o una alga di quelle che pare vadano tanto di moda adesso. Sinceramente non mi ha troppo affascinato e forse sarebbe stato meglio rivelare qualche dettaglio in maniera più efficace (ci sono riferimenti che cogli solo a finale letto). Buona la narrazione però!
sarà che sono celiaca e questa roba so a malapena cosa sia, ma.. deve essere davvero una roba bruttissima da gestire!
Molto bella la narrazione, divertente il finale. Nel frattempo mi son immaginata questa massa come un fungo o una alga di quelle che pare vadano tanto di moda adesso. Sinceramente non mi ha troppo affascinato e forse sarebbe stato meglio rivelare qualche dettaglio in maniera più efficace (ci sono riferimenti che cogli solo a finale letto). Buona la narrazione però!
#AbbassoIlTerzoPuntino #NonSmerigliateLeBalle
#LicenzaPoeticaGrammatica
Adoro le critiche, ma -ve prego!- che siano costruttive!!
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