Il signore del pensiero
- roberto.masini
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Il signore del pensiero
Il primo assedio. «Generale, sono passati otto mesi; tu avevi detto che avremmo preso la città in cinque giorni!»
«Proconsole, ha mura possenti di forma circolare che sorgono su postazioni elevate e dominate da profonde rupi, di difficile accesso. Pensavamo di superarle con le sambuche, i ponti volati montati sulle trireme. Ma le macchine contro cui abbiamo dovuto combattere sono invincibili. Ci sono balliste e catapulte, arcieri e scorpioni. Blocchi di pietre hanno distrutto le nostre navi. E poi quella mano di ferro che ne afferrava la prua, la sollevava sulla poppa e poi la lasciava cadere!»
«Non possiamo competere con questo genio; bisogna trovare un’altra soluzione!»
La conquista della città. Proconsole, il traditore è qui!»
«Vieni avanti! Che hai da dirmi?»
«La città celebra Artemide con una festa; non mangeranno molto ma di sicuro berranno molto vino.»
Entrò nel giardino un soldato che gli ordinò di seguirlo. Archimede, che stava disegnando sulla sabbia, rispose:
«Non guastare, ti prego, i miei cerchi!»
Il soldato guardò quella sfera inserita in un cilindro, non capì, si adirò perché quel vecchio si rifiutava di seguirlo, sguainò la spada e lo uccise.
Idiota: non sapeva chi fosse Archimede e ignorava anche il motto dell’Accademia di Platone:” Non entri nessuno che non conosca la geometria”.
«Proconsole, ha mura possenti di forma circolare che sorgono su postazioni elevate e dominate da profonde rupi, di difficile accesso. Pensavamo di superarle con le sambuche, i ponti volati montati sulle trireme. Ma le macchine contro cui abbiamo dovuto combattere sono invincibili. Ci sono balliste e catapulte, arcieri e scorpioni. Blocchi di pietre hanno distrutto le nostre navi. E poi quella mano di ferro che ne afferrava la prua, la sollevava sulla poppa e poi la lasciava cadere!»
«Non possiamo competere con questo genio; bisogna trovare un’altra soluzione!»
La conquista della città. Proconsole, il traditore è qui!»
«Vieni avanti! Che hai da dirmi?»
«La città celebra Artemide con una festa; non mangeranno molto ma di sicuro berranno molto vino.»
Entrò nel giardino un soldato che gli ordinò di seguirlo. Archimede, che stava disegnando sulla sabbia, rispose:
«Non guastare, ti prego, i miei cerchi!»
Il soldato guardò quella sfera inserita in un cilindro, non capì, si adirò perché quel vecchio si rifiutava di seguirlo, sguainò la spada e lo uccise.
Idiota: non sapeva chi fosse Archimede e ignorava anche il motto dell’Accademia di Platone:” Non entri nessuno che non conosca la geometria”.
- eleonora.rossetti
- Messaggi: 553
Re: Il signore del pensiero
Ciao Roberto! Tutto ok con i caratteri, buona Summer Short Edition!
Uccidi scrivendo.
- Laura Cazzari
- Messaggi: 266
Re: Il signore del pensiero
Ciao Roberto, mi è piaciuto molto che come ultime parole famose tu abbia usato il motto dell’Accademia di Platone, sicuramente è un’idea molto originale. Come anche narrare del grande Archimede. Il resto del racconto, però, l’ho trovato un po’ confuso. “La mano di ferro che afferrava la prua” proprio non sono riuscita a immaginarla. Inoltre, nella parte centrale della storia dove parli della vittoria secondo me potevi spendere qualche parola in più per far capire meglio che avevano vinto grazie a una talpa interna, magari tagliando un po’ di parole dalla prima parte che, invece, ho trovato troppo dettagliata. A rileggerci.
Laura Cazzari
Re: Il signore del pensiero
Ciao, e complimenti. La cosa che ho apprezzato di più del racconto è l’idea. Parlare di Archimede, delle “sue” ultime parole, è geniale. Belli anche i riferimenti alle sue invenzioni, anche se mi sarei aspettato un accenno agli specchi ustori. Scritto bene, coinvolgente, soprattutto nella seconda parte.
- maurizio.ferrero
- Messaggi: 529
Re: Il signore del pensiero
Ciao Roberto, forse sbaglio, ma credo sia la prima volta che mi trovo a leggerti.
Ho trovato il tuo racconto interessante, ma un po' confusionario. Si tratta ad occhio e croce di una narrazione complessa, che avrebbe avuto bisogno di molto più spazio per dilungarsi, e che difficilmente può reggersi in piedi in così pochi caratteri. Molto belle le descrizioni del primo assedio, ma rubano molto spazio che sarebbe potuto essere utile per sviluppare meglio la seconda parte, di cui non ho capito del tutto le dinamiche. La città viene conquistata grazie a un traditore, Archimede viene svelato (ed eliminato), ma ho come la sensazione che manchi un ponte di collegamento tra queste due vicende.
Ho trovato il tuo racconto interessante, ma un po' confusionario. Si tratta ad occhio e croce di una narrazione complessa, che avrebbe avuto bisogno di molto più spazio per dilungarsi, e che difficilmente può reggersi in piedi in così pochi caratteri. Molto belle le descrizioni del primo assedio, ma rubano molto spazio che sarebbe potuto essere utile per sviluppare meglio la seconda parte, di cui non ho capito del tutto le dinamiche. La città viene conquistata grazie a un traditore, Archimede viene svelato (ed eliminato), ma ho come la sensazione che manchi un ponte di collegamento tra queste due vicende.
- Andrea Partiti
- Messaggi: 1047
- Contatta:
Re: Il signore del pensiero
C'è troppo nel tuo racconto.
L'idea delle ultime parole di Archimede è ottima, ma è sviluppato troppo alla larga e partendo da una scena particolarmente lunga e difficile da accettare.
Sembra a un discorso cinematografico di quelli irrealistici e fatti per trasmettere informazioni.
Dialogo tra virologi, uno dice all'altro "Come ben sai, collega virologo, un virus è un'entità biologica con caratteristiche di parassita obbligato..."
Ecco, fa quello stesso effetto. Un discorso tra generale e proconsole. Un proconsole che avrà seguito la guerra, saprà come funziona, saprà come è strutturata la città che stanno assediando. Perché spiegargli come sono le mura? Perché spiegargli un piano (fallito) di cui sicuramente era stato messo al corrente a inizio assedio?
Prendi il coraggio a quattro mani, non darci un contesto e passa direttamente alla mano di ferro che afferra le navi. Lasciaci meravigliare subito, sospesi nel dubbio di un'ambientazione nuova e fantastica, anziché farci passare da una dose forzata di realismo e fatti.
L'idea delle ultime parole di Archimede è ottima, ma è sviluppato troppo alla larga e partendo da una scena particolarmente lunga e difficile da accettare.
Sembra a un discorso cinematografico di quelli irrealistici e fatti per trasmettere informazioni.
Dialogo tra virologi, uno dice all'altro "Come ben sai, collega virologo, un virus è un'entità biologica con caratteristiche di parassita obbligato..."
Ecco, fa quello stesso effetto. Un discorso tra generale e proconsole. Un proconsole che avrà seguito la guerra, saprà come funziona, saprà come è strutturata la città che stanno assediando. Perché spiegargli come sono le mura? Perché spiegargli un piano (fallito) di cui sicuramente era stato messo al corrente a inizio assedio?
Prendi il coraggio a quattro mani, non darci un contesto e passa direttamente alla mano di ferro che afferra le navi. Lasciaci meravigliare subito, sospesi nel dubbio di un'ambientazione nuova e fantastica, anziché farci passare da una dose forzata di realismo e fatti.
Re: Il signore del pensiero
Ciao Roberto e piacere di leggerti.
Sono costretto a unirmi alle opinioni già espresse da altri prima di me: il tuo racconto è confuso e il passaggio da un punto all'altro è così netto e con pochi riferimenti che sono una conoscenza precisa dell'assedio romano a Siracusa e della morte di Archimede riesce a dargli un senso. Questa confusione rende vana la conoscenza dei termini e delle vicende storiche, che comunque devo riconoscerti e rende il racconto monco e poco efficace. Calcola che ho dovuto leggerlo tre volte per riuscire a capirlo tutto!!
Peccato. Sarà per un'altra volta.
Sono costretto a unirmi alle opinioni già espresse da altri prima di me: il tuo racconto è confuso e il passaggio da un punto all'altro è così netto e con pochi riferimenti che sono una conoscenza precisa dell'assedio romano a Siracusa e della morte di Archimede riesce a dargli un senso. Questa confusione rende vana la conoscenza dei termini e delle vicende storiche, che comunque devo riconoscerti e rende il racconto monco e poco efficace. Calcola che ho dovuto leggerlo tre volte per riuscire a capirlo tutto!!
Peccato. Sarà per un'altra volta.
- alberto.tivoli
- Messaggi: 49
Re: Il signore del pensiero
Buongiorno Roberto, di seguito il mio commento.
Tema centrato con il motto dell’Accademia di Platone. Bella l’idea alla base del racconto. La storia però si sviluppa in un modo difficile da seguire. La prima parte, quella relativa all’assedio della città, si segue bene e le immagini belliche colpiscono la fantasia. Però è affetta da spiegone ad hoc.
La parte finale si chiude in un modo che lì per lì mi è sembrato un troncamento netto dell’esposizione del racconto: come se non avessi davvero scritto il finale.
A presto.
Tema centrato con il motto dell’Accademia di Platone. Bella l’idea alla base del racconto. La storia però si sviluppa in un modo difficile da seguire. La prima parte, quella relativa all’assedio della città, si segue bene e le immagini belliche colpiscono la fantasia. Però è affetta da spiegone ad hoc.
La parte finale si chiude in un modo che lì per lì mi è sembrato un troncamento netto dell’esposizione del racconto: come se non avessi davvero scritto il finale.
A presto.
- roberto.masini
- Messaggi: 408
Re: Il signore del pensiero
Mi permetto di replicare ai commenti solo dopo che sono state stilate le classifiche così da non influenzare nessuno.
Era mia intenzione effettivamente dividere il racconto in due parti con una evidente cesura tra la prima e la seconda. Non si doveva subito capire che si trattava dell'assedio di Siracusa con le invenzioni belliche di Archimede: doveva essere una città anonima. Se avessi scritto degli specchi ustori, tutti avrebbero capito! Peraltro ancor oggi la loro autenticità è dubbia. L'agnizione finale doveva essere qualcosa di inaspettato e avrebbe fatto capire l'intero racconto. La mano di ferro usata dai Siracusani invece era una macchina da guerra realizzata da Archimede che si può vedere in tutti i trattati di storia. L'intenzione non era la confusione ma la consequenzialità temporale. Ma evidentemente tra il pensare e lo scrivere... ecc. ecc.!
Era mia intenzione effettivamente dividere il racconto in due parti con una evidente cesura tra la prima e la seconda. Non si doveva subito capire che si trattava dell'assedio di Siracusa con le invenzioni belliche di Archimede: doveva essere una città anonima. Se avessi scritto degli specchi ustori, tutti avrebbero capito! Peraltro ancor oggi la loro autenticità è dubbia. L'agnizione finale doveva essere qualcosa di inaspettato e avrebbe fatto capire l'intero racconto. La mano di ferro usata dai Siracusani invece era una macchina da guerra realizzata da Archimede che si può vedere in tutti i trattati di storia. L'intenzione non era la confusione ma la consequenzialità temporale. Ma evidentemente tra il pensare e lo scrivere... ecc. ecc.!
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