Il cornicione
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Il cornicione
IL CORNICIONE
Di Alexandra Fischer
Il sole è abbagliante e l’aria torrida, Linda spalanca la finestra e si scosta una ciocca madida di sudore.
La porta della stanza minaccia di cadere sotto i colpi dei suoi inseguitori.
Una voce femminile grida: «Sappiamo che sei lì dentro. Morirai per aver rubato il mio medaglione.»
Linda si accarezza il collo, dal quale pende il gioiello: sente il freddo del metallo e nella sua mente echeggia la voce della proprietaria che lo aveva portato prima della padrona della casa.
Vuole nascondere la verità su di me. Ha fatto bruciare i mobili della soffitta, distrutto le mie fotografie, ma io ero l’unica vera erede della fortuna di famiglia. Dammi la pace.
Si è sentita attirata da quel ciondolo porta profumi d’argento appeso a una catenella dello stesso materiale e la voce della proprietaria morta è comparsa nella sua mente da quando ha preso servizio nella casa del quartiere ottocentesco la settimana prima.
Lo ha preso dal tavolo di toeletta della padrona di casa la mattina stessa e ha seguito le istruzioni della voce fantasma.
Ora è nella soffitta e la sua vita sta per finire, ha raggiunto il limite.
Non ancora, Linda. Scavalca la finestra e arrampicati lungo il cornicione.
Lei le obbedisce proprio quando la porta si spalanca di colpo e una donna di circa cinquant’anni con una rivoltella in mano e un robusto aiutante armato di ascia irrompe nella camera vuota.
Linda scavalca la finestra e cammina rasente il muro: c’è uno spazio minimo sul cornicione, sufficiente appena per raggiungere il tetto di sotto.
Buttati.
Non vorrebbe farlo, ma la voce la spinge e lei obbedisce.
Si ritrova sul tetto vicino e trova un lucernario aperto.
Salta.
Entra in una camera colma di tele e pennelli ricoperti di ragnatele.
Non c’è nessuno, ma la porta è spalancata.
Linda si addentra nel corridoio.
Sul fondo c’è una veranda e un giovane le va incontro: «Cosa ci fa qui?»
Lei prende fiato: «Voglio uccidermi.»
Gli indica il ciondolo: «Per via di questo.»
Glielo tende e lui svita il tappo e aspira il contenuto del porta profumi; la sua espressione si fa sognante: «Ambragrigia.»
Poi si rivolge verso di lei: «Ora ho la prova che mi serve. Grazie a lei. Pagheranno per quello che hanno fatto ad Agathe. Resti qui.»
Lo vede uscire dalla veranda e dissolversi.
Gli ubbidisce: non può fare altro, dopo aver sentito le grida della guardia del corpo della sua padrona di casa e poi il rumore di un corpo sfracellato seguito da una serie di urla femminili.
***
Nessuno ha chiamato la polizia; la maggioranza di quelle case è affittata solo durante le manifestazioni culturali d’autunno.
Lei, però, ha trovato lavoro come domestica dell’uomo della veranda: un datore di lavoro poco esigente, visto che è un fantasma, ma non le fa mancare nulla.
***
Nella soffitta della vecchia casa, invece, c’è un’inquilina dal volto incartapecorito stravolto dal terrore e i capelli di stoppa: l’assassino le ha riversato addosso di colpo gli anni di vita che lei ha tolto ad Agathe.
Se fosse stata viva, ne avrebbe avuti quasi ottanta.
Proprio come il pittore: se non si fosse tolto la vita per aspettare il momento di vendicarsi.
Ha dovuto aspettare parecchio, ma qualcuno che ha superato il limite lo ha trovato.
Di Alexandra Fischer
Il sole è abbagliante e l’aria torrida, Linda spalanca la finestra e si scosta una ciocca madida di sudore.
La porta della stanza minaccia di cadere sotto i colpi dei suoi inseguitori.
Una voce femminile grida: «Sappiamo che sei lì dentro. Morirai per aver rubato il mio medaglione.»
Linda si accarezza il collo, dal quale pende il gioiello: sente il freddo del metallo e nella sua mente echeggia la voce della proprietaria che lo aveva portato prima della padrona della casa.
Vuole nascondere la verità su di me. Ha fatto bruciare i mobili della soffitta, distrutto le mie fotografie, ma io ero l’unica vera erede della fortuna di famiglia. Dammi la pace.
Si è sentita attirata da quel ciondolo porta profumi d’argento appeso a una catenella dello stesso materiale e la voce della proprietaria morta è comparsa nella sua mente da quando ha preso servizio nella casa del quartiere ottocentesco la settimana prima.
Lo ha preso dal tavolo di toeletta della padrona di casa la mattina stessa e ha seguito le istruzioni della voce fantasma.
Ora è nella soffitta e la sua vita sta per finire, ha raggiunto il limite.
Non ancora, Linda. Scavalca la finestra e arrampicati lungo il cornicione.
Lei le obbedisce proprio quando la porta si spalanca di colpo e una donna di circa cinquant’anni con una rivoltella in mano e un robusto aiutante armato di ascia irrompe nella camera vuota.
Linda scavalca la finestra e cammina rasente il muro: c’è uno spazio minimo sul cornicione, sufficiente appena per raggiungere il tetto di sotto.
Buttati.
Non vorrebbe farlo, ma la voce la spinge e lei obbedisce.
Si ritrova sul tetto vicino e trova un lucernario aperto.
Salta.
Entra in una camera colma di tele e pennelli ricoperti di ragnatele.
Non c’è nessuno, ma la porta è spalancata.
Linda si addentra nel corridoio.
Sul fondo c’è una veranda e un giovane le va incontro: «Cosa ci fa qui?»
Lei prende fiato: «Voglio uccidermi.»
Gli indica il ciondolo: «Per via di questo.»
Glielo tende e lui svita il tappo e aspira il contenuto del porta profumi; la sua espressione si fa sognante: «Ambragrigia.»
Poi si rivolge verso di lei: «Ora ho la prova che mi serve. Grazie a lei. Pagheranno per quello che hanno fatto ad Agathe. Resti qui.»
Lo vede uscire dalla veranda e dissolversi.
Gli ubbidisce: non può fare altro, dopo aver sentito le grida della guardia del corpo della sua padrona di casa e poi il rumore di un corpo sfracellato seguito da una serie di urla femminili.
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Nessuno ha chiamato la polizia; la maggioranza di quelle case è affittata solo durante le manifestazioni culturali d’autunno.
Lei, però, ha trovato lavoro come domestica dell’uomo della veranda: un datore di lavoro poco esigente, visto che è un fantasma, ma non le fa mancare nulla.
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Nella soffitta della vecchia casa, invece, c’è un’inquilina dal volto incartapecorito stravolto dal terrore e i capelli di stoppa: l’assassino le ha riversato addosso di colpo gli anni di vita che lei ha tolto ad Agathe.
Se fosse stata viva, ne avrebbe avuti quasi ottanta.
Proprio come il pittore: se non si fosse tolto la vita per aspettare il momento di vendicarsi.
Ha dovuto aspettare parecchio, ma qualcuno che ha superato il limite lo ha trovato.
Re: Il cornicione
Alexandra, sempre velocissima! Tutto ok con caratteri e tempo, buona Patrizia Rinaldi Edition!
- Andrea Partiti
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Re: Il cornicione
Penso ci siano troppe cose nel racconto e che le dinamiche tra i personaggi (sia in scena che non visti) siano troppo complesse per un racconto di poco più di tremila caratteri.
Questo ti costringe a fermare la storia e spiegare un sacco di dettagli. Spiegare la voce del medaglione, spiegare chi è il padrone di casa, e nonostante tutte le spiegazioni nel finale ho ancora dubbi su chi sia l'inquilina in soffitta e cosa mi sono perso sul "riversare gli anni di vita".
Una struttura più semplice e meno intricata funzionerebbe abbastanza bene. Il cuore del racconto è il dialogo, quello funziona, ha della tensione, i personaggi si muovono in maniera armoniosa. Non gli serve così tanta cornice!
Questo ti costringe a fermare la storia e spiegare un sacco di dettagli. Spiegare la voce del medaglione, spiegare chi è il padrone di casa, e nonostante tutte le spiegazioni nel finale ho ancora dubbi su chi sia l'inquilina in soffitta e cosa mi sono perso sul "riversare gli anni di vita".
Una struttura più semplice e meno intricata funzionerebbe abbastanza bene. Il cuore del racconto è il dialogo, quello funziona, ha della tensione, i personaggi si muovono in maniera armoniosa. Non gli serve così tanta cornice!
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Re: Il cornicione
Ciao Andrea, grazie. Farò più attenzione a ridurre il numero degli elementi per quanto rimetterò mano alla storia. Per il resto, sono contenta che i dialoghi ti siano piaciuti.
Re: Il cornicione
Ciao, Alex e piacere di leggerti. Che dire, come spesso accade (anche se non nell'ultimo periodo) hai messo troppo in troppo poco spazio e ti sei fatta sedurre dalla vastita della possibile ambientazione, dimenticandoti che se non spieghi le cose o le mostri, restano nascoste al lettore, che capirà poco o nulla di quello che hai ideato. E questo è il caso. Peccato, Alex. Peccato
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Re: Il cornicione
Ciao Pretorian, grazie per avermi fatto notare il problema di fondo della storia (troppa roba in troppo poco spazio a svantaggio della leggibilità). Ovvierò alla faccenda quando rimetterò mano al racconto.
- Wladimiro Borchi
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Re: Il cornicione
Ciao Alexandra, anche secondo me troppa carne al fuoco.
Ci sono passato anche io e, anche con il racconto di questa edizione, ci stavo ricadendo.
Ho avuto la fortuna che, almeno in questo caso, una tagliato a dovere, è rimasto qualcosa di sufficientemente chiaro (anche perché, per puro culo, la mia idea non era complessa come la tua).
In altre occasioni, invece, l'eccesso di trama da condensare in pochi caratteri, mi ha messo in serissime difficoltà e il risultato finale non ha raggiunto le mie aspettative iniziali.
Mi pare che in questo caso il problema sia tutto qui.
Alla fine del racconto, nonostante tu abbia cercato di raccontare tutto quello che ci siamo persi (che non abbiamo visto passare davanti ai nostri occhi), a noi lettori resta un senso di irrisolto e la sensazione che ci manchi qualche elemento per comprendere in pieno quello che è avvenuto.
La prossima volta, meno trama e più emozioni!
A rileggerci presto.
Wladimiro
Ci sono passato anche io e, anche con il racconto di questa edizione, ci stavo ricadendo.
Ho avuto la fortuna che, almeno in questo caso, una tagliato a dovere, è rimasto qualcosa di sufficientemente chiaro (anche perché, per puro culo, la mia idea non era complessa come la tua).
In altre occasioni, invece, l'eccesso di trama da condensare in pochi caratteri, mi ha messo in serissime difficoltà e il risultato finale non ha raggiunto le mie aspettative iniziali.
Mi pare che in questo caso il problema sia tutto qui.
Alla fine del racconto, nonostante tu abbia cercato di raccontare tutto quello che ci siamo persi (che non abbiamo visto passare davanti ai nostri occhi), a noi lettori resta un senso di irrisolto e la sensazione che ci manchi qualche elemento per comprendere in pieno quello che è avvenuto.
La prossima volta, meno trama e più emozioni!
A rileggerci presto.
Wladimiro
IMBUTO!!!
Re: Il cornicione
Una storia e un ritmo appassionanti. Come al solito, un momento di pausa e una rilettura avrebbe potuto portare a un risultato ancora migliore.
Ho apprezzato l’idea dei fantasmi che comunicano con la donna delle pulizie, anche se non ho capito bene se sia viva o morta; al pittore dice che si vuole uccidere, ma poi non se ne sa più nulla della sua proposizione, o mi sfugge qualcosa… mi chiedo se i dialoghi un po’ irreali siano stati scritti di proposito in quel modo.
E non ho capito la storia dell’ambra grigia… E anche perché il pittore ha dovuto togliersi la vita per vendicarsi…
Ho comunque trovato interessante l’intreccio, e visto il tempo che ci hai messo a postare, direi bravissima.
Ho apprezzato l’idea dei fantasmi che comunicano con la donna delle pulizie, anche se non ho capito bene se sia viva o morta; al pittore dice che si vuole uccidere, ma poi non se ne sa più nulla della sua proposizione, o mi sfugge qualcosa… mi chiedo se i dialoghi un po’ irreali siano stati scritti di proposito in quel modo.
E non ho capito la storia dell’ambra grigia… E anche perché il pittore ha dovuto togliersi la vita per vendicarsi…
Ho comunque trovato interessante l’intreccio, e visto il tempo che ci hai messo a postare, direi bravissima.
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Re: Il cornicione
Ciao Alexandra
Mi è piaciuta l’idea di questa presenza che cerca la sua vendetta entrando nella testa di un altro. Per il resto, nella prima parte il racconto scorre piuttosto bene; ho trovato più complicato seguirlo, invece, nella seconda, anche a causa dell’inserimento di ulteriori personaggi: la necessità di comprenderne la collocazione e le relazioni con la protagonista mi ha rallentato nella lettura e ha spezzato il ritmo. Intrecci che probabilmente avevano bisogno di uno spazio maggiore.
Mi è piaciuta l’idea di questa presenza che cerca la sua vendetta entrando nella testa di un altro. Per il resto, nella prima parte il racconto scorre piuttosto bene; ho trovato più complicato seguirlo, invece, nella seconda, anche a causa dell’inserimento di ulteriori personaggi: la necessità di comprenderne la collocazione e le relazioni con la protagonista mi ha rallentato nella lettura e ha spezzato il ritmo. Intrecci che probabilmente avevano bisogno di uno spazio maggiore.
Re: Il cornicione
Ciao Alexandra,
il tuo racconto è molto ricco di azioni e personaggi e ammetto di essermi un po’ persa ogni tanto, ma la storia, nonostante la complessità, mi è piaciuta (mi piacerebbe sapere un sacco di cose in più).
Ogni tanto la lettura rallenta, forse ci sono troppi aggettivi, ma mi rendo conto che dovevi pur spiegare molte cose.
Emanuela
il tuo racconto è molto ricco di azioni e personaggi e ammetto di essermi un po’ persa ogni tanto, ma la storia, nonostante la complessità, mi è piaciuta (mi piacerebbe sapere un sacco di cose in più).
Ogni tanto la lettura rallenta, forse ci sono troppi aggettivi, ma mi rendo conto che dovevi pur spiegare molte cose.
Emanuela
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Re: Il cornicione
Ciao Wladimiro, grazie del consiglio. La prossima volta farò come dici: meno trama e più emozioni. Taglierò come hai fatto tu (partendo subito dalla brevità).
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Re: Il cornicione
Ciao Gennibo, sono contenta che la storia ti sia piaciuta tutto sommato. La donna delle pulizie è viva, salta, segue la voce fantasma del pittore uccisosi apposta per preparare una vendetta covata a lungo. L'ambragrigia è il profumo della donna amata uccisa in un'epoca lontana dalla padrona di casa.
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Re: Il cornicione
Ciao Egle, mi dispiace che i personaggi della seconda parte abbiano rallentato la lettura. Difetto al quale ovvierò tagliando quando rimetterò mano alla storia. Sono lieta del tuo apprezzamento della prima parte.
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Re: Il cornicione
Ciao Emamela, sono contenta che la storia ti abbia incuriosita. Certo, dovrò stare attenta agli aggettivi e alla complessità (spesso sinonimo di pesantezza). Lo farò quando ci rimetterò mano.
- giulio.marchese1
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Re: Il cornicione
Ciao Alexandra,
Il tuo racconto mi ha confuso, andava tutto liscio fino a
Ho letto gli altri commenti per cercare di capire meglio sfruttando l'arguzia altrui, la conclusione mi è sembrata quasi unanime: troppo in troppo poco spazio. Quindi, giusto per differenziarmi, vorrei lanciare un piccola provocazione: e se invece fosse possibile, con modifiche stilistiche, far entrare tutto nello spazio dei 3k? Spostando il problema dal quanto al come il difetto che noto è la fretta di concludere. Fino a un certo punto va tutto liscio, poi arriva la fretta che ti impedisce di mostrare tutto in maniera nitida. Magari con piccoli dettagli e senza necessariamente palesare alcuni passaggi o cercare di spiegarli... Senza la fretta di chiudere si potrebbe evitare anche lo spezzatino finale, ed il paragrafo lunghissimo all'inizio che cozza con quelli da una/due frasi alla fine. Lascio a te l'arduo compito di capire come ma, se fossi io, cercherei un modo migliore per introdurre tutti (o quasi) gli elementi nello spazio dei 3333 caratteri. Ovviamente non sono nella tua testa, quindi non so cos'altro c'era ed è rimasto fuori, ma secondo me, con i giusti "vedo non vedo", si può fare e sarei molto curioso di vedere cosa viene fuori.
Il tuo racconto mi ha confuso, andava tutto liscio fino a
da li in poi credo di essermi perso qualcosa.Gli ubbidisce: non può fare altro, dopo aver sentito le grida della guardia del corpo della sua padrona di casa e poi il rumore di un corpo sfracellato seguito da una serie di urla femminili.
Ho letto gli altri commenti per cercare di capire meglio sfruttando l'arguzia altrui, la conclusione mi è sembrata quasi unanime: troppo in troppo poco spazio. Quindi, giusto per differenziarmi, vorrei lanciare un piccola provocazione: e se invece fosse possibile, con modifiche stilistiche, far entrare tutto nello spazio dei 3k? Spostando il problema dal quanto al come il difetto che noto è la fretta di concludere. Fino a un certo punto va tutto liscio, poi arriva la fretta che ti impedisce di mostrare tutto in maniera nitida. Magari con piccoli dettagli e senza necessariamente palesare alcuni passaggi o cercare di spiegarli... Senza la fretta di chiudere si potrebbe evitare anche lo spezzatino finale, ed il paragrafo lunghissimo all'inizio che cozza con quelli da una/due frasi alla fine. Lascio a te l'arduo compito di capire come ma, se fossi io, cercherei un modo migliore per introdurre tutti (o quasi) gli elementi nello spazio dei 3333 caratteri. Ovviamente non sono nella tua testa, quindi non so cos'altro c'era ed è rimasto fuori, ma secondo me, con i giusti "vedo non vedo", si può fare e sarei molto curioso di vedere cosa viene fuori.
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Re: Il cornicione
Ciao Giulio, quello sì. Il sovraccarico iniziale e quella brevità finale sono brutte bestie. Forse colpa della fretta? Non credo, colpa del mio stato "cavernicolo". Allora, per passare almeno alla civiltà delle palafitte: devo imparare certi trucchi (per ora devo usare la memoria di quello che ho letto in passato, ma intendo buttarmi a pesce su ulteriori nuove letture alla riapertura della biblioteca, vedi racconti brevi da alternare alla solita dieta letteraria). Qui a Minuti Contati ti frega l'inizio, quando hai ancora un grosso margine di caratteri. Invece è proprio lì che bisogna fermarsi. Ho scritto l'incipit? O.K. adesso si procede alla stesura e alla fine, ma non ragionando in termini di 3333 caratteri, ma con qualcosa di meno. E sì, immedesimandosi di più nella mente del Lettore Medio. Scusami tu.
- giulio.marchese1
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Re: Il cornicione
Ciao Giulio, quello sì. Il sovraccarico iniziale e quella brevità finale sono brutte bestie. Forse colpa della fretta? Non credo, colpa del mio stato "cavernicolo". Allora, per passare almeno alla civiltà delle palafitte: devo imparare certi trucchi (per ora devo usare la memoria di quello che ho letto in passato, ma intendo buttarmi a pesce su ulteriori nuove letture alla riapertura della biblioteca, vedi racconti brevi da alternare alla solita dieta letteraria). Qui a Minuti Contati ti frega l'inizio, quando hai ancora un grosso margine di caratteri. Invece è proprio lì che bisogna fermarsi. Ho scritto l'incipit? O.K. adesso si procede alla stesura e alla fine, ma non ragionando in termini di 3333 caratteri, ma con qualcosa di meno. E sì, immedesimandosi di più nella mente del Lettore Medio. Scusami tu.
Penso tu non abbia colto il senso del mio commento. Come tutti anch'io sono rimasto confuso dal finale e dalle troppe informazioni. La mia provocazione non era "non hai saputo usare/non conosci i trucchi", ma al contrario salvavo il racconto dicendo che, secondo me, non necessita di molto più spazio ma di una revisione di cui saresti capace. Poi io, a titolo di sfida personale, tenterei di restare nei 3333 caratteri. Ti chiedo scusa se ti ho offesa, ma oltre a "sfidarti" a restare nei 3333 caratteri, non ho espresso un parere tanto diverso dagli altri commentatori (li ho appena letti tutti). Non volevo essere iper-critico e le mie intenzioni erano nobili, il discorso della fretta l'ho fatto perché io spesso ho questo problema: arrivato a un certo punto voglio dire subito cosa mi ribolle nella testa, ho pensato che magari per te era lo stesso, o poteva esserlo.
- Gabriele Dolzadelli
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Re: Il cornicione
Ciao Aleandra. Piacere di ritrovarti.
Devo dire che questo racconto è interessante, a tratti originale, ma si ritrova a dover fare i conti con diversi problemi.
Hai faticato molto a mostrare, anziché raccontare, forse per il poco spazio, forse per le troppe idee, forse per tutte e due le cose.
Parti, per esempio, con molto infodump nei dialoghi. Gli inseguitori dicono cose che la fuggitiva già sa ma gliele fai dire per informare il lettore. Questo non va bene, perché risulta irrealistico, perfino grottesco.
Lo stesso problema si ripresenta alla fine, dopo una parte centrale gestita bene, dove ti devi fermare e spiegare al lettore tutto ciò che avevi in mente e che succede alla fine della storia. Troppe cose, ti hanno incartata. Forse, la prossima volta, sarà meglio selezionare quello che vuoi mostrare e farlo in maniera più indiretta all'interno del racconto stesso.
A rileggerci.
Devo dire che questo racconto è interessante, a tratti originale, ma si ritrova a dover fare i conti con diversi problemi.
Hai faticato molto a mostrare, anziché raccontare, forse per il poco spazio, forse per le troppe idee, forse per tutte e due le cose.
Parti, per esempio, con molto infodump nei dialoghi. Gli inseguitori dicono cose che la fuggitiva già sa ma gliele fai dire per informare il lettore. Questo non va bene, perché risulta irrealistico, perfino grottesco.
Lo stesso problema si ripresenta alla fine, dopo una parte centrale gestita bene, dove ti devi fermare e spiegare al lettore tutto ciò che avevi in mente e che succede alla fine della storia. Troppe cose, ti hanno incartata. Forse, la prossima volta, sarà meglio selezionare quello che vuoi mostrare e farlo in maniera più indiretta all'interno del racconto stesso.
A rileggerci.
- AxaLydiaVallotto
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Re: Il cornicione
Ciao, Alexandra!
Devo essere sincera, faccio fatica a scrivere un commento, perché non ho capito granché della storia. Per la prima metà sembra andare in una direzione, poi appare il pittore e tutto si confonde. Sembra quasi che a metà tu ti sia accorta che non avresti avuto abbastanza spazio per inserire tutto quello che avevi in mente e quindi tu abbia schiacciato il resto della storia riassumendo il più possibile. Peccato, perché la prima parte mi è piaciuta e penso che espandendo il racconto e dando il giusto spazio a tutti gli elementi che hai inserito potrebbe uscirne qualcosa di carino.
Devo essere sincera, faccio fatica a scrivere un commento, perché non ho capito granché della storia. Per la prima metà sembra andare in una direzione, poi appare il pittore e tutto si confonde. Sembra quasi che a metà tu ti sia accorta che non avresti avuto abbastanza spazio per inserire tutto quello che avevi in mente e quindi tu abbia schiacciato il resto della storia riassumendo il più possibile. Peccato, perché la prima parte mi è piaciuta e penso che espandendo il racconto e dando il giusto spazio a tutti gli elementi che hai inserito potrebbe uscirne qualcosa di carino.
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Re: Il cornicione
Ciao Giulio, non mi hai offesa per niente. Ti do ragione su tutta la linea riguardo al commento. Sono dispiaciuta, ecco. Quello sì, perché leggere qualcosa che affatica è brutto. E ti ho fatto penare. Ti ringrazio della pazienza avuta nel leggermi ugualmente, di fatto ti ho chiesto scusa. Scusarsi non è essere offesi.
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Re: Il cornicione
Ciao Gabriele, farò tesoro di questo appunto sull'uso delle informazioni. E' davvero qualcosa da prendere con le dovute pinze. Altrimenti, addio godibilità della storia. Grazie.
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Re: Il cornicione
Ciao Axalydia, purtroppo mi sa che è successo proprio questo: troppa roba (credo dovuta anche all'inesperienza in un tipo di narrazione che richiede l'uso di tanti elementi, ma in modo accorto). Se non altro, so quali sono i limiti che sono obbligata a superare per arrivare a cavarmela in modo accettabile in un certo genere di scrittura.
Re: Il cornicione
Il racconto è controllato e gestito bene fino al salto dal tetto, poi accelera e si trasforma in un soggetto ancora schematizzato nella sua forma a punti. Insomma: la prova con i caratteri è fallita perché, evidentemente, questa storia così raccontata non poteva stare comoda nei 3300. Anche la questione dei limiti, allo stato attuale, appare inserita a forza. Insomma, sarebbero servite un paio d'ore in più con tanto di revisione e sono sicuro ne sarebbe uscito un testo completo ed estremamente godibile. Pollice ni per me.
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Re: Il cornicione
Ciao Antico, hai ragione per quel riguarda l'errore nella seconda: troppo raccontato ha nuociuto allo svolgimento della parte centrale e finale del racconto (ci sarebbe voluto qualche taglio descrittivo e una maggiore attenzione al mostra non dire). Grazie del consiglio sulla revisione e sul tempo in più.
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