Dài che è facile!
Dài che è facile!
DAI CHE È FACILE!
di Sirimedho Stefano De Luca
«Sei sicuro che sia il posto giusto?» La fronte di Gabriele era tutta una ruga, la bocca storta. «Non pensavo fosse così…»
«Così come?», anche Giovanni guardò in basso, in quell’enorme abisso davanti a loro. Nemmeno lui sembrava convinto.
«Gelato. Avevo sentito dire che fosse fuoco e fiamme.»
«Si saranno sbagliati. Sai, quando entri non è che poi riesci a uscire e raccontare com’era.»
«A meno che non lo faccia tu», e Gabriele fece un gran sorriso di incoraggiamento.
«Già, speriamo», rispose sconsolato Giovanni, iniziando a scendere.
*
Un paio di ore prima, mentre stavano seduti a bere birra, tutto sembrava più facile. Come al solito, Giovanni si lamentava che non lo prendevano sul serio: «Sfido io che non mi credono! Con tutti questi aspiranti messia, mica è facile capire che soltanto io sono quello vero!»
Gabriele gli versò dell’altra birra: «Su, su, lo sai che io ti credo».
«Ma sei l’unico. E mi credi solo perché siamo amici da sempre.»
«Beh, guardati! Il physique du rôle ce l’hai! Sei bello, alto e biondo. Ma sei timido, e un messia timido non si è mai sentito!». Improvvisamente serio, continuò: «Dobbiamo trovare una soluzione».
L’aspirante messia provò a cercare ispirazione dal fondo della birra, ma non si era posato nulla e così la divinazione andò fallita.
«Ecco! Ho trovato!», disse Gabriele.
«Ossia?»
«Devi fare una cosa che non ha fatto nessuno. Roba da messia vero.»
«Ovvero?»
«Vai all’Inferno! Scendi giù, ti riprendi una bella anima persa e, voilà, ti ritrovi un testimonial d’eccezione! Dirà a tutti quel che hai fatto, e tutti sapranno che sei il vero messia, unico e inimitabile!
«E come capiranno che è tornato dall’Inferno?»
«Ma dalla puzza, no? E dagli occhi di triglia. Ma lo hai mai visto un morto?».
«Ha una sua logica», confermò Giovanni. «E sia! Andiamo a farlo!»
*
Ed eccoli là, davanti al baratro che Giovanni aveva invocato, ma che anche a lui sembrò strano. Un enorme lago ghiacciato. Molto in fondo, delle figurine scure.
Giovanni continuò a scendere, a metà si girò verso l’amico e chiese: «Vieni con me?»
«Non ci pensare nemmeno, il messia sei tu, mica io. Vai, vai, ti aspetto qui, lo so che ce la puoi fare.»
Era quel ghiaccio perfido che appena ci metti un piede sopra ti ritrovi col sedere a terra e le gambe in aria. Ma lui camminò senza problemi, fino all’altro lato, da quelle povere anime sofferenti, punite da diavoli annoiati. I quali si riscossero alla sua vista.
«E tu chi diavolo saresti?»
«Sono il messia, scansatevi che debbo prendermene uno.»
«Ma ce l’hai l’autorizzazione?»
«Aspetta che te la faccio vedere». Giovanni gli pose un dito sul naso, si sentì un “puff” e in un niente il diavolo non c’era più; gli altri diavoli videro la scena e ci misero anche meno a cambiare aria.
Giovanni era diventato euforico. Si era radunata una folla, si avvicinò alla prima anima che vide, la prese per una mano ed iniziò a trascinarla indietro. Solo che non veniva.
«Ohi, ma dove mi vuoi portare?»
«Ti riporto su, hai finito di spalare.»
«Su dove?»
«Su alla vita. Niente più Inferno, niente più diavoli. Ti va bene o prendo un altro?»
«No, no. Se è così vengo subito!»
Ma insomma, ma ti pare che per salvare un’anima bisogna anche pregarla? Il giovane messia lo iniziò a trascinare con foga, puntando dritto quel lontano punto oscuro che era l’uscita.
Ad ogni passo però faceva più fatica. L’uscita era vicina, ma non riusciva più a camminare, l’anima sembrava pesare tonnellate. Solo a quel punto si girò, e vide che quell’anima se ne trascinava dietro un’altra − «È mia moglie!» − e quella un’altra ancora − «È mio figlio!» − e poi un’altra e un’altra in una catena infinita. E appena lui si fermò, si ammucchiarono tutti vicini a lui, o almeno ci provarono:
«Fermi! Siamo sul ghiaccio, non reggerà!». Il lago non aspettava altro, a sentire quella voce possente si spaccò all’istante e tutte le anime finirono in acqua, andando a fondo. Completamente infradiciato dagli schizzi, solo Giovanni restava sull’acqua.
Ormai solo, risalì da Gabriele che al vederlo così inzaccherato proruppe in un grido: «Ma come, sei solo? Non sei riuscito a prendere nemmeno un’anima?”
Gli occhi di Giovanni fiammeggiarono nel dirgli: “Vai all’Inferno!”. E si ritrovò solo.
di Sirimedho Stefano De Luca
«Sei sicuro che sia il posto giusto?» La fronte di Gabriele era tutta una ruga, la bocca storta. «Non pensavo fosse così…»
«Così come?», anche Giovanni guardò in basso, in quell’enorme abisso davanti a loro. Nemmeno lui sembrava convinto.
«Gelato. Avevo sentito dire che fosse fuoco e fiamme.»
«Si saranno sbagliati. Sai, quando entri non è che poi riesci a uscire e raccontare com’era.»
«A meno che non lo faccia tu», e Gabriele fece un gran sorriso di incoraggiamento.
«Già, speriamo», rispose sconsolato Giovanni, iniziando a scendere.
*
Un paio di ore prima, mentre stavano seduti a bere birra, tutto sembrava più facile. Come al solito, Giovanni si lamentava che non lo prendevano sul serio: «Sfido io che non mi credono! Con tutti questi aspiranti messia, mica è facile capire che soltanto io sono quello vero!»
Gabriele gli versò dell’altra birra: «Su, su, lo sai che io ti credo».
«Ma sei l’unico. E mi credi solo perché siamo amici da sempre.»
«Beh, guardati! Il physique du rôle ce l’hai! Sei bello, alto e biondo. Ma sei timido, e un messia timido non si è mai sentito!». Improvvisamente serio, continuò: «Dobbiamo trovare una soluzione».
L’aspirante messia provò a cercare ispirazione dal fondo della birra, ma non si era posato nulla e così la divinazione andò fallita.
«Ecco! Ho trovato!», disse Gabriele.
«Ossia?»
«Devi fare una cosa che non ha fatto nessuno. Roba da messia vero.»
«Ovvero?»
«Vai all’Inferno! Scendi giù, ti riprendi una bella anima persa e, voilà, ti ritrovi un testimonial d’eccezione! Dirà a tutti quel che hai fatto, e tutti sapranno che sei il vero messia, unico e inimitabile!
«E come capiranno che è tornato dall’Inferno?»
«Ma dalla puzza, no? E dagli occhi di triglia. Ma lo hai mai visto un morto?».
«Ha una sua logica», confermò Giovanni. «E sia! Andiamo a farlo!»
*
Ed eccoli là, davanti al baratro che Giovanni aveva invocato, ma che anche a lui sembrò strano. Un enorme lago ghiacciato. Molto in fondo, delle figurine scure.
Giovanni continuò a scendere, a metà si girò verso l’amico e chiese: «Vieni con me?»
«Non ci pensare nemmeno, il messia sei tu, mica io. Vai, vai, ti aspetto qui, lo so che ce la puoi fare.»
Era quel ghiaccio perfido che appena ci metti un piede sopra ti ritrovi col sedere a terra e le gambe in aria. Ma lui camminò senza problemi, fino all’altro lato, da quelle povere anime sofferenti, punite da diavoli annoiati. I quali si riscossero alla sua vista.
«E tu chi diavolo saresti?»
«Sono il messia, scansatevi che debbo prendermene uno.»
«Ma ce l’hai l’autorizzazione?»
«Aspetta che te la faccio vedere». Giovanni gli pose un dito sul naso, si sentì un “puff” e in un niente il diavolo non c’era più; gli altri diavoli videro la scena e ci misero anche meno a cambiare aria.
Giovanni era diventato euforico. Si era radunata una folla, si avvicinò alla prima anima che vide, la prese per una mano ed iniziò a trascinarla indietro. Solo che non veniva.
«Ohi, ma dove mi vuoi portare?»
«Ti riporto su, hai finito di spalare.»
«Su dove?»
«Su alla vita. Niente più Inferno, niente più diavoli. Ti va bene o prendo un altro?»
«No, no. Se è così vengo subito!»
Ma insomma, ma ti pare che per salvare un’anima bisogna anche pregarla? Il giovane messia lo iniziò a trascinare con foga, puntando dritto quel lontano punto oscuro che era l’uscita.
Ad ogni passo però faceva più fatica. L’uscita era vicina, ma non riusciva più a camminare, l’anima sembrava pesare tonnellate. Solo a quel punto si girò, e vide che quell’anima se ne trascinava dietro un’altra − «È mia moglie!» − e quella un’altra ancora − «È mio figlio!» − e poi un’altra e un’altra in una catena infinita. E appena lui si fermò, si ammucchiarono tutti vicini a lui, o almeno ci provarono:
«Fermi! Siamo sul ghiaccio, non reggerà!». Il lago non aspettava altro, a sentire quella voce possente si spaccò all’istante e tutte le anime finirono in acqua, andando a fondo. Completamente infradiciato dagli schizzi, solo Giovanni restava sull’acqua.
Ormai solo, risalì da Gabriele che al vederlo così inzaccherato proruppe in un grido: «Ma come, sei solo? Non sei riuscito a prendere nemmeno un’anima?”
Gli occhi di Giovanni fiammeggiarono nel dirgli: “Vai all’Inferno!”. E si ritrovò solo.
Re: Dài che è facile!
Ciao Stefano! Caratteri e tempo ok, buona LIVIO GAMBARINI EDITION!
- Stefano Impellitteri
- Messaggi: 94
Re: Dài che è facile!
Ciao Sirimedho, molto piacere.
L’idea mi è piaciuta davvero, diversa dal solito. La narrazione è molto incentrata sul dialogo, un po’ più di interazioni mentre i personaggi parlano renderebbe la scena più vivida. La scelta di non seguire la tempistica degli eventi iniziando sul ciglio dell’entrata da subito, per poi raccontare della birra, migliora l’interesse. Mi è piaciuto, complimenti.
L’idea mi è piaciuta davvero, diversa dal solito. La narrazione è molto incentrata sul dialogo, un po’ più di interazioni mentre i personaggi parlano renderebbe la scena più vivida. La scelta di non seguire la tempistica degli eventi iniziando sul ciglio dell’entrata da subito, per poi raccontare della birra, migliora l’interesse. Mi è piaciuto, complimenti.
Re: Dài che è facile!
Buongiorno Stefano e ben trovato.
Grazie per il commento. Sono davvero contento che ti sia piaciuto!
Rispetto ai dialoghi, nella forma iniziale il racconto era più lungo di 1.200 caratteri, cosicché ho dovuto inesorabilmente tagliarli e ridurli, ma sicuramente qualche dettaglio in più nella versione fuori gara riapparirà!
Buon contest.
Grazie per il commento. Sono davvero contento che ti sia piaciuto!
Rispetto ai dialoghi, nella forma iniziale il racconto era più lungo di 1.200 caratteri, cosicché ho dovuto inesorabilmente tagliarli e ridurli, ma sicuramente qualche dettaglio in più nella versione fuori gara riapparirà!
Buon contest.
- wladimiro.borchi
- Messaggi: 396
Re: Dài che è facile!
Che dire, Stefano?
Racconto carino, senza infamia e senza troppe lodi.
Scritto molto bene, scorrevole e leggero.
La visione dell'inferno non è particolarmente originale e il crescendo di avvenimenti ci assicurano che il Messia sia proprio il protagonista.
Alla fine, però, nonostante lo sia, non riesce nella missione.
Dov'è il conflitto? Dov'è il twist finale? Qual'è il messaggio?
Nemmeno Dio può nulla contro la stolta umanità incapace di capire che solo il Signore a la facoltà di scegliere chi deve salvarsi?
Insomma, un racconto che scorre bene e ti lascia con un sorriso leggero sulle labbra, senza particolari guizzi.
Non male, ma, ahimè, nel tuo gruppo ne ho letti di migliori.
A rileggerci presto.
W
Racconto carino, senza infamia e senza troppe lodi.
Scritto molto bene, scorrevole e leggero.
La visione dell'inferno non è particolarmente originale e il crescendo di avvenimenti ci assicurano che il Messia sia proprio il protagonista.
Alla fine, però, nonostante lo sia, non riesce nella missione.
Dov'è il conflitto? Dov'è il twist finale? Qual'è il messaggio?
Nemmeno Dio può nulla contro la stolta umanità incapace di capire che solo il Signore a la facoltà di scegliere chi deve salvarsi?
Insomma, un racconto che scorre bene e ti lascia con un sorriso leggero sulle labbra, senza particolari guizzi.
Non male, ma, ahimè, nel tuo gruppo ne ho letti di migliori.
A rileggerci presto.
W
Re: Dài che è facile!
Buonasera Wladimirio,
grazie per il commento.
Il mio obiettivo di questa tornata di MC era quello di scrivere qualcosa di chiaro. Credo per la prima volta di aver scritto qualcosa che tende ed essere divertente, un registro che mi ha stupito di trovare in me.
Entrando nello specifico, la descrizione cosmologica dell'inferno non era di per sé particolarmente rilevante; tra le tante varianti che l'umanità ha scelto per descriverlo, ci sono quelli ghiacciati, che mi era utile per poter arrivare allo splash finale. Onestamente vista la gran messe di varianti descrittive dei vari inferni nelle varie religioni, mi sa che crearne uno originale non sia proprio semplice!
E sì, il messia non riesce nella sua missione. In fondo è un messia, non è Dio, quindi può molto ma non tutto; si dice che qualche volta abbiano coinciso, ma per la maggior parte dei casi non godono di natura divina.
Mi chiedi dov'è il conflitto, dov'è il twist, il messaggio... Ti confesso che faccio veramente fatica a ragionare con queste categorie così meccanicistiche che oggi vanno di gran moda; mi chiedo come facessero a scrivere qualcosa prima che Propp proponesse il suo schema, cui peraltro il mio raccontino risponde appieno.
Qual è il conflitto? Leggo sul web che il conflitto narrativo è "la questione o la problematica che irrompe nella vita dei personaggi sconvolgendola in maniera più o meno intensa". La problematica mi sembra fosse stata esplicitata piuttosto direttamente: il buon Giovanni si ritiene il Messia, ma le persone non lo riconoscono come tale. Per cui farà qualcosa per passare dallo stato di Messia Sconosciuto a quello di Messia Riconosciuto.
Il twist, il colpo di scena, non mi sembra che sia obbligatorio. Non tutte le narrazioni debbono essere basate su questo schema, ed infatti spesso non lo rispettano. Altrimenti si diventa come la gran parte dei romanzi americani, figli delle scuole di scrittura creativa, che sembrano tutti uguali l'uno all'altro. In questo caso però mi sembra che di colpi di scena ce ne siano ben due: il primo, è che il Messia non riesce a portar fuori nemmeno una povera anima. L'altro, che distrugge di un sol colpo questa vecchia amicizia, trovandosi solo - oltretutto una bella differenza con il ragazzo abbacchiato dell'inizio del raccontino.
Il messaggio? Se avessi voluto esplicitarlo, avrei scritto un sermone, penso che sia meglio che ognuno ci trovi il suo, o anche che non ne trovi nessuno e lo prenda come una storiella spero simpatica.
Sul fatto che tu ritenga che nel gruppo ce ne siano di migliori, me ne farò una ragione. Scrivo su MC perché lo trovo molto divertente e pian piano mi sta aiutando a farmi capire meglio. Non ho alcuna velleità di scrittore, mi accontento che quello che scrivo piaccia a me, ai miei amici e, sperabilmente, a qualche altra persona. Il tutto cercando di mantenere il mio stile senza dovermi conformare a schemi e temi che non sono i miei.
Grazie ancora.
grazie per il commento.
Il mio obiettivo di questa tornata di MC era quello di scrivere qualcosa di chiaro. Credo per la prima volta di aver scritto qualcosa che tende ed essere divertente, un registro che mi ha stupito di trovare in me.
Entrando nello specifico, la descrizione cosmologica dell'inferno non era di per sé particolarmente rilevante; tra le tante varianti che l'umanità ha scelto per descriverlo, ci sono quelli ghiacciati, che mi era utile per poter arrivare allo splash finale. Onestamente vista la gran messe di varianti descrittive dei vari inferni nelle varie religioni, mi sa che crearne uno originale non sia proprio semplice!
E sì, il messia non riesce nella sua missione. In fondo è un messia, non è Dio, quindi può molto ma non tutto; si dice che qualche volta abbiano coinciso, ma per la maggior parte dei casi non godono di natura divina.
Mi chiedi dov'è il conflitto, dov'è il twist, il messaggio... Ti confesso che faccio veramente fatica a ragionare con queste categorie così meccanicistiche che oggi vanno di gran moda; mi chiedo come facessero a scrivere qualcosa prima che Propp proponesse il suo schema, cui peraltro il mio raccontino risponde appieno.
Qual è il conflitto? Leggo sul web che il conflitto narrativo è "la questione o la problematica che irrompe nella vita dei personaggi sconvolgendola in maniera più o meno intensa". La problematica mi sembra fosse stata esplicitata piuttosto direttamente: il buon Giovanni si ritiene il Messia, ma le persone non lo riconoscono come tale. Per cui farà qualcosa per passare dallo stato di Messia Sconosciuto a quello di Messia Riconosciuto.
Il twist, il colpo di scena, non mi sembra che sia obbligatorio. Non tutte le narrazioni debbono essere basate su questo schema, ed infatti spesso non lo rispettano. Altrimenti si diventa come la gran parte dei romanzi americani, figli delle scuole di scrittura creativa, che sembrano tutti uguali l'uno all'altro. In questo caso però mi sembra che di colpi di scena ce ne siano ben due: il primo, è che il Messia non riesce a portar fuori nemmeno una povera anima. L'altro, che distrugge di un sol colpo questa vecchia amicizia, trovandosi solo - oltretutto una bella differenza con il ragazzo abbacchiato dell'inizio del raccontino.
Il messaggio? Se avessi voluto esplicitarlo, avrei scritto un sermone, penso che sia meglio che ognuno ci trovi il suo, o anche che non ne trovi nessuno e lo prenda come una storiella spero simpatica.
Sul fatto che tu ritenga che nel gruppo ce ne siano di migliori, me ne farò una ragione. Scrivo su MC perché lo trovo molto divertente e pian piano mi sta aiutando a farmi capire meglio. Non ho alcuna velleità di scrittore, mi accontento che quello che scrivo piaccia a me, ai miei amici e, sperabilmente, a qualche altra persona. Il tutto cercando di mantenere il mio stile senza dovermi conformare a schemi e temi che non sono i miei.
Grazie ancora.
- wladimiro.borchi
- Messaggi: 396
Re: Dài che è facile!
Stefano, tranquillo, ho solo cercato di capire perché il racconto non mi sia entrato dentro come altri che ho letto in questo gruppo e in altre edizioni, la mia voleva essere solo una critica costruttiva.
Nonostante la mia veneranda età, sono un neofita della scrittura e cerco di capirne i meccanismi, scrivendo qui, leggendo e commentando.
Non sono qui per insegnare niente, solo per farmi delle domande e cercare delle risposte.
Oltre a questo, però, c'è anche la "gara", per cui cerco di giustificare quelle che saranno le scelte della mia futura classifica.
Scusa se sono apparso brutale o scortese.
A rileggerci presto.
W
Nonostante la mia veneranda età, sono un neofita della scrittura e cerco di capirne i meccanismi, scrivendo qui, leggendo e commentando.
Non sono qui per insegnare niente, solo per farmi delle domande e cercare delle risposte.
Oltre a questo, però, c'è anche la "gara", per cui cerco di giustificare quelle che saranno le scelte della mia futura classifica.
Scusa se sono apparso brutale o scortese.
A rileggerci presto.
W
Re: Dài che è facile!
Ciao Stefano,
alcuni commenti tecnici prima del commento. Si tratta di miei pareri tecnici, non regole che voglio importi o chissà cosa. Ma visto che credo che anche a te come a me e a tutti gli altri piaccia "piacere" spero di non urtarti dicendo cosa non mi ha convinto.
Sai, quando entri non è che poi riesci a uscire e raccontare com’era.
capito il concetto, ma mi sembra un po' contorta come frase.
«A meno che non lo faccia tu», e Gabriele fece un gran sorriso di incoraggiamento.
non avrei messo la "e"
«Già, speriamo», rispose sconsolato Giovanni, iniziando a scendere.
Non mi piacciono i rispose, disse e via dicendo.
Ossia e Ovvero. non i fanno impazzire come risposte nel dialogo.
in generale i verbi come cercare, provare e iniziare non servono a molto e sarebbe meglio non utilizzarli se proprio non sono essenziali al senso della frase.
Il dialogo con il diavolo con la risposta CE L'HAI L'AUTORIZZAZIONE non mi è proprio piaciuta. con il dito sul naso e il puff. Lo stesso il dialogo con la prima anima da riportare alla vita.
la frase finale non ha molta forza come chiusura è molto pesante quel "nel dirgli" che è quasi un'introduzione da discorso indiretto.
Gli occhi di Giovanni fiammeggiarono nel dirgli: “Vai all’Inferno!”. E si ritrovò solo.
qui poteva starci il puff. Ad esempio: Giovanni lo fulminò con lo sguardo. "Vai all'inferno!" E in un puff anche Gabriele sparì.
L'idea è carina e divertente, ma lo stile di narrazione è lontana dal mio gusto, nonostante mi abbia divertito.
A rileggerci!
alcuni commenti tecnici prima del commento. Si tratta di miei pareri tecnici, non regole che voglio importi o chissà cosa. Ma visto che credo che anche a te come a me e a tutti gli altri piaccia "piacere" spero di non urtarti dicendo cosa non mi ha convinto.
Sai, quando entri non è che poi riesci a uscire e raccontare com’era.
capito il concetto, ma mi sembra un po' contorta come frase.
«A meno che non lo faccia tu», e Gabriele fece un gran sorriso di incoraggiamento.
non avrei messo la "e"
«Già, speriamo», rispose sconsolato Giovanni, iniziando a scendere.
Non mi piacciono i rispose, disse e via dicendo.
Ossia e Ovvero. non i fanno impazzire come risposte nel dialogo.
in generale i verbi come cercare, provare e iniziare non servono a molto e sarebbe meglio non utilizzarli se proprio non sono essenziali al senso della frase.
Il dialogo con il diavolo con la risposta CE L'HAI L'AUTORIZZAZIONE non mi è proprio piaciuta. con il dito sul naso e il puff. Lo stesso il dialogo con la prima anima da riportare alla vita.
la frase finale non ha molta forza come chiusura è molto pesante quel "nel dirgli" che è quasi un'introduzione da discorso indiretto.
Gli occhi di Giovanni fiammeggiarono nel dirgli: “Vai all’Inferno!”. E si ritrovò solo.
qui poteva starci il puff. Ad esempio: Giovanni lo fulminò con lo sguardo. "Vai all'inferno!" E in un puff anche Gabriele sparì.
L'idea è carina e divertente, ma lo stile di narrazione è lontana dal mio gusto, nonostante mi abbia divertito.
A rileggerci!
Re: Dài che è facile!
Buonasera Luca,
grazie dei commenti, graditi e utilissimi.
Molto utile il commento sugli "iniziare" & co. (le coniugazioni di "provare" mi sembra che siano necessarie, gli "iniziare" senz'altro no).
Come mai non ti piacciono i dialoghi col diavolo scomparendo e l'anima trasportandi? Se puoi dirmelo, così mi regolo la prossima volta.
Sulla frase finale, fatto salvo che poteva essere scritta altrimenti, il "puff" non poteva esserci, perché serviva a far vedere che quello che era partito come buon messia, un po' intimidito e un po' depresso, diventa sempre più consapevole delle sue capacità ed anche più irato, al punto che sacrifica in un momento, verrebbe da dire in "un amen", il suo amico del cuore.
Buon contest!
grazie dei commenti, graditi e utilissimi.
Molto utile il commento sugli "iniziare" & co. (le coniugazioni di "provare" mi sembra che siano necessarie, gli "iniziare" senz'altro no).
Come mai non ti piacciono i dialoghi col diavolo scomparendo e l'anima trasportandi? Se puoi dirmelo, così mi regolo la prossima volta.
Sulla frase finale, fatto salvo che poteva essere scritta altrimenti, il "puff" non poteva esserci, perché serviva a far vedere che quello che era partito come buon messia, un po' intimidito e un po' depresso, diventa sempre più consapevole delle sue capacità ed anche più irato, al punto che sacrifica in un momento, verrebbe da dire in "un amen", il suo amico del cuore.
Buon contest!
Re: Dài che è facile!
Buongiorno Stefano,
il racconto mi ha divertito molto.
È difficile oggigiorno distinguersi rispetto tutti gli altri Messia!
Mi pare da capire che non ci sia un punto di vista ben piantato su qualcuno ma si seguono le vicende più dall'esterno. È una scelta?
La scena dell'incontro col diavolo mi è piaciuta, ma avrei calcolato maggiormente la mano sulla bizzarria e ironia della questione. Mi è dispiaciuto vedere che si è consumata in una frase: avrei voluto goderne un po' di più! =)
Diciamo che quest'impressione di tenere il freno l'ho percepita anche in altre parti del racconto: se ne accenna, ma si potrebbe dare molta più enfasi.
Finale molto buono.
Ben fatta
Ciao
FAbio
il racconto mi ha divertito molto.
È difficile oggigiorno distinguersi rispetto tutti gli altri Messia!
Mi pare da capire che non ci sia un punto di vista ben piantato su qualcuno ma si seguono le vicende più dall'esterno. È una scelta?
La scena dell'incontro col diavolo mi è piaciuta, ma avrei calcolato maggiormente la mano sulla bizzarria e ironia della questione. Mi è dispiaciuto vedere che si è consumata in una frase: avrei voluto goderne un po' di più! =)
Diciamo che quest'impressione di tenere il freno l'ho percepita anche in altre parti del racconto: se ne accenna, ma si potrebbe dare molta più enfasi.
Finale molto buono.
Ben fatta
Ciao
FAbio
Re: Dài che è facile!
Buonasera Fabio,
sono contento che il racconto ti abbia divertito!
Rispetto al punto di vista, direi che sì, non ho voluto dare predominanza a un personaggio in particolare, se non forse in un paio di punti. Se ne avessi dovuto scegliere uno, avrei preferito che fosse l'amico, Gabriele, ma non era presente in tutti i momenti e così ho preferito lasciare neutro.
Sulla brevità dei dialoghi, il problema è stato di quello di rimanere dentro gli spazi consentiti. La versione iniziale era di ben 1.200 caratteri, così giocoforza ho dovuto lasciare il minimo per dare il senso delle azioni; penso che questo senso di "freno" sia probabilmente dovuto a questo. Ad esempio nella scena nella birreria c'era tutto uno sbracciarsi di Gabriele, un intervento di una cameriera, un maggiore sforzo per convincere il messia. E giù nell'inferno c'era un po' di descrizione dell'ambiente e una maggiore interazione. Ma debbo dire che mi sento già fortunato ad aver tagliato senza aver perso l'intelligibilità del testo!
Grazie e buon contest.
sono contento che il racconto ti abbia divertito!
Rispetto al punto di vista, direi che sì, non ho voluto dare predominanza a un personaggio in particolare, se non forse in un paio di punti. Se ne avessi dovuto scegliere uno, avrei preferito che fosse l'amico, Gabriele, ma non era presente in tutti i momenti e così ho preferito lasciare neutro.
Sulla brevità dei dialoghi, il problema è stato di quello di rimanere dentro gli spazi consentiti. La versione iniziale era di ben 1.200 caratteri, così giocoforza ho dovuto lasciare il minimo per dare il senso delle azioni; penso che questo senso di "freno" sia probabilmente dovuto a questo. Ad esempio nella scena nella birreria c'era tutto uno sbracciarsi di Gabriele, un intervento di una cameriera, un maggiore sforzo per convincere il messia. E giù nell'inferno c'era un po' di descrizione dell'ambiente e una maggiore interazione. Ma debbo dire che mi sento già fortunato ad aver tagliato senza aver perso l'intelligibilità del testo!
Grazie e buon contest.
Re: Dài che è facile!
Ciao Stefano e piacere di leggerti, ho trovato il tuo racconto divertente, soprattutto alcuni dialoghi e anche il taglio simpatico egocentrico del Messia. Però come già detto da alcuni, non rimane impresso, anche io mi sto chiedendo la ragione e provo a dare qualche suggerimento.
Forse tenere il punto di vista su Giovanni, dimezzare i caratteri che non sono strettamente necessari alla storia
(tipo da: «Sei sicuro che sia il posto giusto?» La fronte di Gabriele era tutta una ruga, la bocca storta. «Non pensavo fosse così…»
«Così come?», anche Giovanni guardò in basso, in quell’enorme abisso davanti a loro. Nemmeno lui sembrava convinto.
«Gelato. Avevo sentito dire che fosse fuoco e fiamme.» (291 caratteri)
A tipo: «Sei sicuro che sia il posto giusto?» Gabriele si grattò la testa. «Non pensavo fosse così…»
Giovanni guardò l'abisso. «Così come?» Nemmeno lui sembrava convinto.
«Gelato. Ma non era fuoco e fiamme?» (197 caratteri))
e così avresti spazio per aggiungere qualcosa in più di ambientazione e caratterizzazione dei personaggi, in questo modo potresti guadagnare diverse posizioni.
Spero di esserti stata d'aiuto.
Un caro saluto e buona Edition!
Forse tenere il punto di vista su Giovanni, dimezzare i caratteri che non sono strettamente necessari alla storia
(tipo da: «Sei sicuro che sia il posto giusto?» La fronte di Gabriele era tutta una ruga, la bocca storta. «Non pensavo fosse così…»
«Così come?», anche Giovanni guardò in basso, in quell’enorme abisso davanti a loro. Nemmeno lui sembrava convinto.
«Gelato. Avevo sentito dire che fosse fuoco e fiamme.» (291 caratteri)
A tipo: «Sei sicuro che sia il posto giusto?» Gabriele si grattò la testa. «Non pensavo fosse così…»
Giovanni guardò l'abisso. «Così come?» Nemmeno lui sembrava convinto.
«Gelato. Ma non era fuoco e fiamme?» (197 caratteri))
e così avresti spazio per aggiungere qualcosa in più di ambientazione e caratterizzazione dei personaggi, in questo modo potresti guadagnare diverse posizioni.
Spero di esserti stata d'aiuto.
Un caro saluto e buona Edition!
- eleonora.rossetti
- Messaggi: 553
Re: Dài che è facile!
Ciao Stefano. Il tuo racconto fila liscio, e mi è piaciuta anche la digressione che illustra come hanno fatto i due protagonisti a giungere a quel punto anziché seguire la linea cronologica degli avvenimenti. E' un espediente che riscontro spesso in alcuni libri e film, nel prologo, in cui si vede una scena a metà della vicenda e poi si parte dall'inizio.
Il tema è ovviamente centrato (più esplicito di così, d'altronde!).
Ho seguito con interesse l'impresa di questo messia alle prime armi, un novello Orfeo dell'umanità che invece di salvare un'anima combina una sorta di disastro e alla fine perde pure il suo amico perché non domina il potere della sua ira.
Non trovo guizzi narrativi che possano piazzarmelo sul podio, però si lascia leggere e nella sua struttura è abbastanza equilibrato.
Nota a margine:
"Ma insomma, ma ti pare che per salvare un’anima bisogna anche pregarla? "
Questa frase, essendo un pensiero, l'avrei messa in corsivo.
A rileggerci!
Il tema è ovviamente centrato (più esplicito di così, d'altronde!).
Ho seguito con interesse l'impresa di questo messia alle prime armi, un novello Orfeo dell'umanità che invece di salvare un'anima combina una sorta di disastro e alla fine perde pure il suo amico perché non domina il potere della sua ira.
Non trovo guizzi narrativi che possano piazzarmelo sul podio, però si lascia leggere e nella sua struttura è abbastanza equilibrato.
Nota a margine:
"Ma insomma, ma ti pare che per salvare un’anima bisogna anche pregarla? "
Questa frase, essendo un pensiero, l'avrei messa in corsivo.
A rileggerci!
Uccidi scrivendo.
Re: Dài che è facile!
Buonasera Isabella,
ti ringrazio per il commento talmente preciso da avere i caratteri contati!
Per il primo paragrafo che mi consigli di ridurre, mi serviva di far vedere che nemmeno Giovanni il Messia avesse poi un'idea tanto chiara di come fosse fatto l'Inferno. Poi ovviamente rughe e faccia storta si potevano tagliare senza problemi.
La verità è che mentre le prime volte che partecipavo mi ritrovavo molto a stare nello spazio, nelle ultime due edizioni sono stato davvero stretto.
Una cosa che ho però inquadrato grazie a questo tuo commento è la necessità di perdere qualcosa nella storia a favore di "tridimensionalità" dei personaggi e dell'ambiente circostante (che nel racconto è stato giocoforza ridotto al minimo).
Grazie per l'utile commento e a presto rileggerci!
Sirimedho
ti ringrazio per il commento talmente preciso da avere i caratteri contati!
Per il primo paragrafo che mi consigli di ridurre, mi serviva di far vedere che nemmeno Giovanni il Messia avesse poi un'idea tanto chiara di come fosse fatto l'Inferno. Poi ovviamente rughe e faccia storta si potevano tagliare senza problemi.
La verità è che mentre le prime volte che partecipavo mi ritrovavo molto a stare nello spazio, nelle ultime due edizioni sono stato davvero stretto.
Una cosa che ho però inquadrato grazie a questo tuo commento è la necessità di perdere qualcosa nella storia a favore di "tridimensionalità" dei personaggi e dell'ambiente circostante (che nel racconto è stato giocoforza ridotto al minimo).
Grazie per l'utile commento e a presto rileggerci!
Sirimedho
Re: Dài che è facile!
Buonasera Eleonora,
grazie del commento. Ad una seconda lettura mi ero accorto che quel pensier era di senno fuggito e che andava meglio reso, magari facendolo dire ad alta voce al personaggio.
Tieni conto che questo è il primo racconto qui su MC in cui nessuno mi dice che non si capiva quel che volevo dire, quindi dal mio punto di vista personale è già un trionfo! :-)
La cosa curiosa è che il mio e il tuo sono i soli racconti in cui "Vai all'Inferno!" è un suggerimento e non un insulto (o almeno così viene letto, nel tuo caso).
Grazie e a presto rileggerci,
Sirimedho
grazie del commento. Ad una seconda lettura mi ero accorto che quel pensier era di senno fuggito e che andava meglio reso, magari facendolo dire ad alta voce al personaggio.
Tieni conto che questo è il primo racconto qui su MC in cui nessuno mi dice che non si capiva quel che volevo dire, quindi dal mio punto di vista personale è già un trionfo! :-)
La cosa curiosa è che il mio e il tuo sono i soli racconti in cui "Vai all'Inferno!" è un suggerimento e non un insulto (o almeno così viene letto, nel tuo caso).
Grazie e a presto rileggerci,
Sirimedho
- Andrea Partiti
- Messaggi: 1047
- Contatta:
Re: Dài che è facile!
Mi è piaciuto molto il racconto e il modo semplice e lineare con cui sviluppi l'idea.
Il messia moderno che non può neppure resuscitare una persona perché si scontra prima col sospetto, poi col tentativo di spremere il più possibile da lui. E' molto moderno e sono sicuro che c'è un profondo significato nascosto sulla società, ma siccome sono ingenuo mi piace anche solo per come è surreale e credibile.
Il finale lo trovo perfetto, il ghiaccio che cede e lui che resta sull'acqua, perché lega benissimo col suo essere il messia, risolve il problema che si era creato in maniera naturale e agile.
Penso ci sia ancora un lavoro da fare a livello di stile, soprattutto il dialogo del secondo paragrafo, quello del flashback, mi sembra forzato. E' chiaro che stai saltando indietro per spiegarci come si arriva alla scena iniziale, quindi è particolarmente importante che quel dialogo non sia forzato nel darci informazioni.
Lavorerei anche un altro po' con l'interazione coi diavoli. Così mi sembra troppo caricaturale per il tono del racconto attorno. Sono lì che punzecchiano, ne annichila uno, tutti scappano. Anche per il protagonista non può essere un'interazione così neutrale e priva di emozione, non può sapere cosa fare. Personalmente (ma sono gusti) rimuoverei del tutto i diavoli oppure mi limiterei a un'interazione a distanza, facendo accettare l'autorità del tuo protagonista senza uno scontro diretto.
Sono tutti problemi risolvibili o di gusto, comunque, che non tolgono nulla all'impressione positiva sullo stile e su come hai tirato su la storia!
Il messia moderno che non può neppure resuscitare una persona perché si scontra prima col sospetto, poi col tentativo di spremere il più possibile da lui. E' molto moderno e sono sicuro che c'è un profondo significato nascosto sulla società, ma siccome sono ingenuo mi piace anche solo per come è surreale e credibile.
Il finale lo trovo perfetto, il ghiaccio che cede e lui che resta sull'acqua, perché lega benissimo col suo essere il messia, risolve il problema che si era creato in maniera naturale e agile.
Penso ci sia ancora un lavoro da fare a livello di stile, soprattutto il dialogo del secondo paragrafo, quello del flashback, mi sembra forzato. E' chiaro che stai saltando indietro per spiegarci come si arriva alla scena iniziale, quindi è particolarmente importante che quel dialogo non sia forzato nel darci informazioni.
Lavorerei anche un altro po' con l'interazione coi diavoli. Così mi sembra troppo caricaturale per il tono del racconto attorno. Sono lì che punzecchiano, ne annichila uno, tutti scappano. Anche per il protagonista non può essere un'interazione così neutrale e priva di emozione, non può sapere cosa fare. Personalmente (ma sono gusti) rimuoverei del tutto i diavoli oppure mi limiterei a un'interazione a distanza, facendo accettare l'autorità del tuo protagonista senza uno scontro diretto.
Sono tutti problemi risolvibili o di gusto, comunque, che non tolgono nulla all'impressione positiva sullo stile e su come hai tirato su la storia!
-
- Messaggi: 77
Re: Dài che è facile!
Ciao Stefano, piacere di leggerti,
racconto davvero molto carino e buffo e che lascia al lettore la facoltà di comprendere diversi messaggi. Ma qual è davvero quello che tu avevi in mente?. I dialoghi e la narrazione in generale sono lineari, ma come ti ha detto chi mi ha preceduto la descrizione dell’Inferno non spicca di originalità. Potevi fare molto meglio. Pollice tendente in alto.
A rileggerti
Arianna
racconto davvero molto carino e buffo e che lascia al lettore la facoltà di comprendere diversi messaggi. Ma qual è davvero quello che tu avevi in mente?. I dialoghi e la narrazione in generale sono lineari, ma come ti ha detto chi mi ha preceduto la descrizione dell’Inferno non spicca di originalità. Potevi fare molto meglio. Pollice tendente in alto.
A rileggerti
Arianna
Re: Dài che è facile!
Buongiorno Andrea,
grazie del commento. Innanzi tutto sono contento che ti sia piaciuto. Una volta finito il contest proverò a rivedere il racconto e commenti come i tuoi sono preziosi per migliorarmi.
Rispetto all'elemento caricaturale, hai ragione. Inizialmente il racconto era molto ma molto più caricaturale, ma mia moglie mi ha detto che avevo esagerato così l'ho "raffreddato", ma mi è rimasto il "puff" che a questo punto è troppo sopra le righe.
L'interazione con i diavoli, e tante altre cose, sono state ridotte al minimo per una questione di caratteri. Come mi è stato fatto notare, avrei potuto tagliare altrove ma credo che avendo una coperta corta dove si taglia rimane qualcosa di scoperto. Spero che in una versione un po' più lunga si riesca a sistemare meglio questi dialoghi.
Rispetto a quella che potrebbe essere la morale di questa storia, la racconto nel prossimo messaggio.
Grazie e a rileggerci.
grazie del commento. Innanzi tutto sono contento che ti sia piaciuto. Una volta finito il contest proverò a rivedere il racconto e commenti come i tuoi sono preziosi per migliorarmi.
Rispetto all'elemento caricaturale, hai ragione. Inizialmente il racconto era molto ma molto più caricaturale, ma mia moglie mi ha detto che avevo esagerato così l'ho "raffreddato", ma mi è rimasto il "puff" che a questo punto è troppo sopra le righe.
L'interazione con i diavoli, e tante altre cose, sono state ridotte al minimo per una questione di caratteri. Come mi è stato fatto notare, avrei potuto tagliare altrove ma credo che avendo una coperta corta dove si taglia rimane qualcosa di scoperto. Spero che in una versione un po' più lunga si riesca a sistemare meglio questi dialoghi.
Rispetto a quella che potrebbe essere la morale di questa storia, la racconto nel prossimo messaggio.
Grazie e a rileggerci.
Re: Dài che è facile!
Buongiorno Arianna,
Credo che l'ideale per un racconto, anche favolistico come questo, sia di lasciare al lettore di trovare una propria lettura. Quella che io credo sia la morale del tutto è questa: non si può salvare una persona sola, bisogna salvare tutto il mondo, perché ognuno è collegato con l'altro e così c'è una rete inestricabile di relazioni e interrelazioni. Per di più, non si può salvare nessuno partendo da ragioni egoistiche (nel nostro caso: voler essere acclamato come messia), anzi, provando a fare azioni di questo genere ci si finisce a guastare (il messia rimane da solo perdendo il suo amico di sempre).
La descrizione dell'inferno per me è funzionale a quello che succede. Nella versione originale c'era qualche descrizione in più, ma mi rendo conto che sia diventato un po' asettico. Però non è che il racconto si basi sull'originalità dell'inferno, non lo vedo come un aspetto particolarmente critico, l'importante è che sia un luogo dove non si vorrebbe davvero stare.
Grazie e a rileggerci,
Sirimedho
costellazione di bacco ha scritto:Ciao Stefano, piacere di leggerti,
racconto davvero molto carino e buffo e che lascia al lettore la facoltà di comprendere diversi messaggi. Ma qual è davvero quello che tu avevi in mente?
Credo che l'ideale per un racconto, anche favolistico come questo, sia di lasciare al lettore di trovare una propria lettura. Quella che io credo sia la morale del tutto è questa: non si può salvare una persona sola, bisogna salvare tutto il mondo, perché ognuno è collegato con l'altro e così c'è una rete inestricabile di relazioni e interrelazioni. Per di più, non si può salvare nessuno partendo da ragioni egoistiche (nel nostro caso: voler essere acclamato come messia), anzi, provando a fare azioni di questo genere ci si finisce a guastare (il messia rimane da solo perdendo il suo amico di sempre).
La descrizione dell'inferno per me è funzionale a quello che succede. Nella versione originale c'era qualche descrizione in più, ma mi rendo conto che sia diventato un po' asettico. Però non è che il racconto si basi sull'originalità dell'inferno, non lo vedo come un aspetto particolarmente critico, l'importante è che sia un luogo dove non si vorrebbe davvero stare.
Grazie e a rileggerci,
Sirimedho
Re: Dài che è facile!
Lavoro davvero molto buono. Brillante, brioso, divertente, c'è solo la descrizione di quest'inferno che non mi è arrivata in pieno perché sembra che il lago ghiacciato sia in superficie, però è in fondo al baratro e ci si chiede se è davvero così piccolo o com'è organizzato. Credo dovresti concetrartici un pelo di più, giusto quel tanto da renderlo più chiaro. Mi ha ricordato tantissimo le vignette di Jenus, hai davvero grandi potenzialità comiche che dovresti esplorare ulteriormente. Come giudizio direi un pollice quasi su e finisci davanti al pari votato racconto di Ferrero perché qui ci ho visto più fantasia e creatività nella costruzione.
Re: Dài che è facile!
Dear Antico,
grazie tantissimo di questo commento così positivo! Non sai quanto sia stupefacente per me la vena comica! :-)
Finalmente ho capito cosa volessero dire gli altri sulla descrizione dell'Inferno, che mi sembra facile da rendere più viva.
Jenus non lo conoscevo, è davvero divertente.
Ma sulla base di questo giudizio significa che il racconto verrà comunque pubblicato? Dimmi di si!
grazie tantissimo di questo commento così positivo! Non sai quanto sia stupefacente per me la vena comica! :-)
Finalmente ho capito cosa volessero dire gli altri sulla descrizione dell'Inferno, che mi sembra facile da rendere più viva.
Jenus non lo conoscevo, è davvero divertente.
Ma sulla base di questo giudizio significa che il racconto verrà comunque pubblicato? Dimmi di si!
Re: Dài che è facile!
Il quasi su vuol dire che è quasi pronto per la pubblicazione in Vetrina, ma che ritengo si possano fare dei facili aggiustamenti nel Laboratorio. Quindi prima passa dal DOTTORE (Angelo Frascella) e poi UALA! :D
Torna a “146° Edizione - Livio Gambarini Edition - la Seconda dell'Ottava Era (Ottobre 2020)”
Chi c’è in linea
Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite