BENVENUTI A LA CENTOCINQUANTESIMA EDITION, LA SESTA DELL'OTTAVA ERA DI MINUTI CONTATI, LA 150° ALL TIME!
Questo è il gruppo QUANTUM LEAP de LA CENTOCINQUANTESIMA EDITION con il TEAM DI MC come guest stars (Maurizio Bertino, Francesco Nucera, Massimiliano Enrico, Roberto Romanelli, Angelo Frascella).
Gli autori del gruppo QUANTUM LEAP dovranno commentare e classificare i racconti del gruppo TARDIS.
I racconti di questo gruppo verranno commentati e classificati dagli autori del gruppo TIME WARP.
Questo è un gruppo da DIECI racconti e saranno i primi TRE ad avere diritto alla pubblicazione immediata sul sito e a entrare tra i finalisti che verranno valutati dal TEAM DI MC. Altri racconti ritenuti meritevoli da me, l'Antico, verranno a loro volta ammessi alla vetrina del sito, ma non alla finale. Ricordo che per decidere quanti finalisti ogni gruppo debba emettere cerco sempre di rimanere in un rapporto di uno ogni tre approsimandolo all'occorrenza per eccesso.
Per la composizione dei gruppi ho tenuto conto del seguente metodo: per primi ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso di punti RANK D'ERA, a seguire ho assegnato ai raggruppamenti coloro in possesso del RANK ALL TIME (il primo nel gruppo A, il secondo nel gruppo B, il terzo nel gruppo C, il quarto nel gruppo A e così via), coloro che non hanno ottenuto punti nel corso dell'Era in corso e che non hanno acquisito punti nel RANK ALL TIME sono stati assegnati a seguire (primo a postare gruppo X, secondo a postare gruppo Y, terzo a postare gruppo BETA, quarto a postare gruppo X e così via). Importante accorgimento: in quest'Era il gruppo con il Leader della classifica non potrà mai essere quello con più racconti, motivo per cui quando ci sarà un numero diverso di racconti per gruppo, come in questa edizione, gli ultimi racconti verranno assegnati saltandolo.
E ora vediamo i racconti ammessi nel gruppo QUANTUM LEAP:
Avrete tempo fino alle 23.59 di giovedì 25 FEBBRAIO per commentare i racconti del gruppo TARDIS Le vostre classifiche corredate dai commenti andranno postate direttamente sul loro gruppo. Per i ritardatari ci sarà un'ora di tempo in più per postare le classifiche e i commenti, quindi fino alle 00.59 del 26 FEBBRAIO, ma si prenderanno un malus pari alla metà del numero di autori inseriti nel gruppo approssimato per difetto. Vi avverto che sarò fiscale e non concederò un solo secondo in più. Vi ricordo che le vostre classifiche dovranno essere complete dal primo all'ultimo. Una volta postate tutte le vostre classifiche, posterò la mia e stilerò quella finale dei raggruppamenti. NB: avete DIECI giorni per commentare e classificare i racconti del gruppo TARDIS e so bene che sono tanti. Ricordatevi però che Minuti Contati, oltre che una gara, è primariamente un'occasione di confronto. Utilizzate il tempo anche per leggere e commentare gli altri racconti in gara e se la guardate in quest'ottica, ve lo assicuro, DIECI giorni sono anche troppo pochi. E ancora: date diritto di replica, tornate a vedere se hanno risposto ai vostri commenti, argomentate, difendete le vostre tesi e cedete quando vi convinceranno dell'opposto. Questa è la vostra palestra, dateci dentro.
Eventuali vostre pigrizie nei confronti dei commenti ai racconti (che devono avere un limite minimo di 300 caratteri ognuno) verranno penalizzate in questo modo: – 0 punti malus per chi commenta TUTTI i racconti assegnati al suo gruppo con il corretto numero minimo di caratteri. – 13 punti malus per chi commenta tutti i racconti assegnati al suo gruppo, ma senza il numero minimo di caratteri. – ELIMINAZIONE per chi non commenta anche solo un racconto di quelli assegnati al suo gruppo.
Vi ricordo che i racconti non possono essere più modificati. Se avete dubbi su come compilare le classifiche, rivolgetevi a me. Potete commentare i vari racconti nei singoli thread per discutere con gli autori, ma la classifica corredata dai commenti deve obbligatoriamente essere postata nel gruppo TARDIS. Altra nota importante: evitate di rispondere qui ai commenti ai vostri lavori, ma fatelo esclusivamente sui vostri tread.
E infine: una volta postate e da me controllate, le classifiche non possono più essere modificate a meno di mia specifica richiesta in seguito a vostre dimenticanze. L'eventuale modifica non verrà contabilizzata nel conteggio finale e sarà passibile di malus pari a SETTE punti.
Buon pomeriggio, ecco i miei commenti e relativa classifica:
UN PASSO INDIETRO di Gabriele Dolzadelli Tema centrato. Racconto dalla nota poetica. Punti di forza: l’ambientazione realistica del bar, con il gestore Biggio che fa anche da confidente al protagonista, solitario, con la fissa delle scommesse e un lavoro frustrante (glielo dice sotto forma di dialogo, a mezza bocca, mentre sorseggia la birra, quindi è una confidenza astuta). L’ingresso della bella Gioia (bellissima l’immagine dei capelli mossi-caramello e quella del naso leggermente alla francese) scombina le carte del Nostro, tornato in modalità chiacchiere da bar (commenta l’impresa del campione di turno), perché ci scappa l’appuntamento, dopo aver bevuto insieme. Peccato il ritardo del Nostro, il giorno fatale, e tutto per colpa dell’ora legale, che gli scompagina i piani. Bella la nota soprannaturale di lei che gli sorride, vestita di rosso e scompare subito dopo, per lasciare il posto alla civetta dell’edicola. Qui c’è un’eco calviniana. Punti deboli, nessuno.
LA LEGGE DELLA GIUNGLA di Matteo Mantovani Tema centrato. Punti di forza: quello fondamentale, la trama. Si riassume tutta in, viaggiatore distratto privo di biglietto prende all’ultimo istante il treno della coincidenza grazie a un colpo di fortuna…esotico. Il linguaggio è scorrevole, graffiante. Rendi il personaggio del passeggero anziano e grassotto antipatico al punto giusto. Si siede accanto al silenzioso sikh e comincia un discorso intriso di frasi fatte pungenti e anche offensive (come il fatto di dargli dello sporcaccione per via dei capelli nascosti nel turbante, cosa non vera). Il protagonista, rimasto nei pressi, assiste al tutto con l’angoscia della dimenticanza e della paura del controllore, lo hai costruito con tale maestria che sembra di essere lì con lui (insulta anche il bus nella mente). Bellissima la trovata del sikh che mangia il biglietto dell’antipatico extralarge per favorire il Nostro e gli strizza anche l’occhio. Va bene così, perché hanno un’indole come quella che hai descritto (talento per le lingue e intuito per le situazioni). IL PORTIERE DI RISERVA Di Andrea Spinelli Tema centrato. E in un racconto che mostra il lato spietato del mondo calcistico. Punti di forza: la figura del protagonista, portiere ormai in declino, e sul punto di dover perdere apposta una partita di grande importanza per via del giro di scommesse, il quale, malgrado sia conscio di quanto gli costerà la dignità di sportivo (vincere vuol dire finire sul lastrico) para il tiro per amore della figlia Alice, presente all’incontro. La terminologia sportiva, la descrizione delle azioni in campo, sono molto curate (tre minuti di recupero, pressare alto, fare il tunnel, terzino, stopper, l’immagine dell’arbitro con il cartellino rosso). Ci sono anche i nomi a rendere credibile il tutto (il mister Cuccureddu, porta il nome di un celebre campione, poi, il calciatore della scena finale del rigore, “biondo sosia di Totti) e c’è una nota comica (il nome dell’olandese Von Kiappen). L’ambientazione c’è, vedi il volto dipinto del tifoso, il coro di imprecazioni durante il fallo (efficace il paragone apertura cellophane della merendina-frattura del ginocchio per rendere il rumore). Punto debole. Ti scrivo la frase corretta: “Dai, papà”.
CLICK Di Dario Cinti Tema centrato. E in modo drammatico. Il punto di forza decisivo è quello del personaggio del sergente con il piede sulla mina antiuomo e il suo modo semplice di rassegnarsi alla fine imminente (non c’è salvezza, è sola e in balia del pericolo di finire prigioniera di Saddam Hussein, nel caso in cui la mina non dovesse funzionare prima, e poi c’è l’arrivo inquietante della jeep palestinese). E allora, ricorda il ballo della scuola, la scoperta dell’amore e sì, vuole il suo ultimo minuto di musica (il lato trasgressivo del walkman portato in missione malgrado il divieto la rende ancora più umana, toccante, come il suo complesso di avere il sedere troppo grosso, ma non per il suo Mark, che ha visto la dolce Cindy oltre alla “Chevry” dei crudeli compagni di scuola, e non importa se ora è sposato e al sicuro in USA). Punto debole. Ti riscrivo la frase corretta: Ne afferro un lembo, ben attenta a non muovere un muscolo.
L’ULTIMA EVASIONE di Giuliano Cannoletta Tema centrato. L’ultimo minuto di un grande illusionista. Punti di forza: il Lord Magnus capace di stupire il pubblico con grandi effetti speciali ha grandi somiglianze con Houdini. Questo lo rende molto riconoscibile dal Lettore. Il rapporto con il maestro Osman, poi, lo umanizza, perché è da lui che impara il gusto di far tremare gli spettatori, di far quasi venire loro voglia di vederlo morire per poi salvarsi per miracolo e scacciare da loro il senso di colpa per quella vena sadica. Altro colpo da maestro, caratterizzare Osman con il gioco della monetina. Il finale è ineccepibile: sentendosi sull’orlo del declino e deluso dall’allievo Enric, il grande illusionista dà apposta al pubblico quello che vuole, l’ultima macabra sorpresa in un incidente forse architettato da Enric nel numero della bara di cristallo immersa nell’acqua. Punti deboli: nessuno.
SPECIALISTI DEL RITARDO di Giovanni Attanasio Tema centrato. Punti di forza: il surrealismo della storia. A me è parsa originale l’immagine della mummia e del sarcofago che suonano nel locale. Quanto ai personaggi dei coniugi litigiosi, hanno un che di teatrale. Sembrano una versione modernizzata di Sandra Mondaini e Raimondo Vianello. Indovinato l’uso del punto di vista: chi se non un cliente in attesa della ragazza ritardataria avrebbe potuto godersi il loro spettacolo di frecciate pesanti? Dall’abbigliamento alla scelta del locale, passando per la miccia che rischia di far saltare tutto: la scarsa puntualità della moglie, difetto che ha in comune con la ragazza del Nostro, la quale appare all’ultimo minuto con un paio di sigarette. Morale: l’amore la vince anche sulle lancette dell’orologio (infatti, ecco il consiglio del marito di non lasciare la ragazza). Punti deboli: nessuno.
VUOTO DENTRO Di Morena Bergamaschi Tema centrato. Punti di forza: l’ambientazione, essenziale. Lo studio medico, la casa della protagonista. Il racconto si regge con abili descrizioni, perché molto condensate, semplici (medico pelato, con la goccia di sudore, comprensibile mentre legge la terribile notizia alla protagonista: l’impossibilità di avere figli). Poi c’è questa casa, descritta attraverso lo scenario dei mutui e dei sacrifici fatta per accogliere qualcuno che non verrà mai (bella l’immagine dei giocattoli e delle risate infantili fantasma) e il confronto con le altre donne (una, la cognata, è una cattiva madre, non ha neppure voluto il figlio che ha). Di forte impatto il pugno contro lo specchio (una rabbia comprensibile, la protagonista si sente vecchia e inutile a trentacinque anni, ma ha una fragilità pregressa, vedi la fantasia infantile del suicidio tramite pillole). Meno male che il marito salva la situazione: c’è un bambino adottivo in arrivo e lui aveva avviato le pratiche di sorpresa. Punti deboli: nessuno.
L’ULTIMO GIORNO DI SCUOLA di Sherwood Tema centrato. L’amore allievo-professoressa qui è descritto in modo molto delicato. Punti di forza: Lui è alle prese con l’acne giovanile, stretto nel suo pretenzioso abito da cresima ed è l’ultimo giorno di scuola. Deve proprio usare quell’ultima manciata di tempo per dichiararsi davanti alla bella docente di italiano (bella, dagli occhi blu, e preparata, dai modi fini e dall’abbigliamento elegante di altri tempi: vedi l’abito di seta bianco a fiori blu). Ben descritte le reazioni di lui davanti al discorso di prammatica per salutarla a fine anno, in vista della lontananza estiva: vorrebbe mangiarsi il foglio, appare timido, impacciato, suscita risate, ma è quando si trova solo con lei che la poesia gli sorge spontanea. L’amore impossibile ha dischiuso un talento poetico. Bellissima l’immagine di amore che se ne va come un’onda, lasciandosi però riflessi d’argento che la luna disperde. Perché il sentimento continua comunque a vibrare. Molto bella la scena finale, con lo stupore di lei davanti a quella dichiarazione spontanea che ha meravigliato lo stesso protagonista. Punti deboli: nessuno.
LA LEGGE DELL’ULTIMO MINUTO Di Valerio Covaia Tema centrato. Punti di forza: Rendi bene l’angoscia di Giulio alle prese con la grande crisi dell’ispirazione letteraria: ansia da prestazione, certo, ma anche disturbi da ambiente (telefonate indesiderate da apparecchio fisso) e distrazioni come la tazza del caffè in frantumi sul tavolo di cucina. Poi, c’è anche lo sconcerto del pesce da compagnia che teme forse di finire come la tazzina. Unica nota rassicurante sul finale: il fatto che alla fine il Nostro si decida a prendere in mano la penna e a provarci, malgrado non sia convintissimo della rivista letteraria, ma l’istinto di scrivere c’è. Poi è carino il messaggio della madre che ha pensato al suo pasto. Punto debole: non è una storia, ma solo un flusso di coscienza. La prossima volta, una storia non ci starebbe male.
ORDINI DELLA REGINA di Mario Mazzafoglie Tema centrato. Punti di forza: è un racconto che deve qualcosa a Swift. Il generale è un gigante, se tiene sotto controllo il mondo intero, infatti vede la Lombardia e la Puglia come una persona qualunque vedrebbe case e alberi dalla finestra di casa sua o palazzine e qualche strada o viottolo, poi sputa sulla Torre Eiffel. Il fatto che lui lavori per la temibile Regina Biancaneve dà una nota comica al tutto, perché ribalta i luoghi comuni sulle fiabe. Poi è simpatico questo tenente Gargamella, alle prese con la difficoltà di acchiappare l’ultimo “lillipuziano” della giornata (accidenti nel rimprovero Gargamella fa scricchiolare la Statua della Libertà e strappa un sorriso amaro il vedere che si deve catturare per obbiettivi: sette uomini al giorno per tenersi il lavoro). Finale concitato e si capisce bene perché, c’è da tremare per il Generale e anche per il settimo uomo. Punto debole: racconto non adatto a tutti, molto surreale.
La mia classifica è soffertissima, siete tutti ottimi autori:
Ecco la mia classifica, sudata come ogni volta. Le prime tre posizione sono davvero ravvicinatissime!
1. Il portiere di riserva, di Andrea Spinelli 2. L’ultima evasione, di Giuliano Cannoletta 3. La Legge della Giungla, di Matteo Mantoani 4. Click, di Dario Cinti 5. Ordini della regina, di Mario Mazzafoglie 6. Vuoto dentro, di Morena Bergamaschi 7. La legge dell’ultimo minuto, di Valerio Covaia 8. Un passo indietro, di Gabriele Dolzadelli 9. L’ultimo giorno di scuola, di Sherwood 10. Specialisti del ritardo, di Giovanni Attanasio
Il portiere di riserva, di Andrea Spinelli
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Ciao Andrea. Racconto interessante e diverso dal solito. Tema declinato sullo sportivo. Mi è piaciuto come hai gestito la narrazione e anche il taglio che hai dato al protagonista. Il giro di scommesse aggiunge una spolveratina di piccante che non guasta mai. Avrei asciugato un po’ la prima parte e lasciato qualche battuta in più sul finale. Azzeccata la scelta dell’ultima riga. Si butta e… chissà se l’ha parato o no. Una buona prestazione. In bocca al lupo per la tua 150esima Edition.
L’ultima evasione, di Giuliano Cannoletta
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Ciao Giuliano. Racconto molto gradevole. Di solito non apprezzo la suddivisione di brani così corti in troppe parti, ma hai fatto un buon lavoro. Mi hanno sempre incuriosito gli spettacoli di maghi e la loro capacità di fuga e tu sei riuscito a creare in poche righe un personaggio interessante e caratterizzato. Devo però ammettere di aver dovuto rileggere due volte il racconto. Tre personaggi in così poco spazio mi avevano confuso. Credevo che Osman e Enric fossero la stessa persona e mi mancava qualcosa. Alla seconda lettura e prestando più attenzione ai nomi era assolutamente chiaro. Una buona prova! In bocca al lupo per la tua 150esima Edition.
La Legge della Giungla, di Matteo Mantoani
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Ciao Matteo. Racconto divertente e ben condotto. La scena mi è piaciuta e l’hai gestita bene. La fretta del protagonista è palpabile e i pensieri sono inseriti bene. Con pochi tratti lo hai ben delineato. Peccato solo che la voce narrante sia più spettatore che protagonista. Mi sarebbe piaciuto sentire i pensieri del nostro amico sikh e le ingiurie tirate al trippone. Il panzone avanza barcollando e si siede di fronte a me. Onde di grasso danzano sulla sua panzona In questa frase occhio al panzone/panzona che stride. Con un sinonimo sarebbe suonata meglio. In bocca al lupo per la tua 150esima Edition!
Click, di Dario Cinti
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Ciao Dario. Un bel racconto e una bella declinazione del tema. La parte del ballo scolastico e della prima esperienza sessuale mi è piaciuto molto, è resa bene. L’unico appunto che posso farti è sul finale. Alzerò il piede all’ultimo minuto della canzone, non appena Joe Walsh partirà con il suo meraviglioso assolo. Invece che usare il futuro e dirci cosa farà, glielo avrei fatto fare. Inizia l’assolo, lei alza il piede, fine del racconto. Capiamo cosa succede e ci lascia più sbalorditi, perché sta succedendo proprio in quell’istante (questo ovviamente è il mio parere, sia chiaro). Da quando non sono così tesa e in piedi, col cuore che mi tartassa la giugulare? Questa frase mi ha un po’ confuso, l’ho dovuta rileggere più volte. Potresti riformularla per renderla più chiara. Il racconto mi è piaciuto, bravo Dario. In bocca al lupo per la tua 150esima Edition!
Ordini della regina, di Mario Mazzafoglie
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Ciao Mario e benvenuto. Il racconto è molto carino, personaggi ben noti che cacciano esseri minuti. Ho fatto solo fatica a capire le proporzioni del mondo. I protagonisti sono enormi, i minuti ovviamente piccoli. Dall’alto di questa “torre” il generale vede tutto quanto e Gargamella è grande come la statua della libertà. Ma quindi cammina come un Godzilla per le strade dell’America o è una ricostruzione? Stilisticamente ti segnalo solo qualche suo o sua di troppo. Rileggendolo vedrai che alcuni puoi toglierli senza inficiare sulla comprensibilità del testo. In bocca al lupo per la tua 150esima Edition.
Vuoto dentro, di Morena Bergamaschi
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Ciao Morena. Un bel racconto, tema forte. Solo il finale mi ha lasciato l’amaro in bocca. L’happy ending smorza troppo i toni cupi del resto della narrazione. Ma io sono troppo cupo e cinico quando scrivo, è il tuo racconto e hai fatto bene a farlo finire così! Ti lascio qualche appunto sul testo nel caso avessi voglia di revisionarlo. «Vorrei farle altre analisi perché vorrei avere il quadro completo e—» in questa frase avresti potuto evitare il doppio vorrei per renderla più leggibile. Vorrei farle altre analisi per avere il quadro completo… «Sembriamo molto più vecchie dei nostri 35 anni eh?» Prima di eh ci vorrebbe una virgola. una bocca di ossigeno, boccata In bocca al lupo per la tua 150esima Edition.
La legge dell’ultimo minuto, di Valerio Covaia
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Ciao Valerio. Un’idea molto vicina al meta racconto, un flusso di pensiero volutamente sconclusionato di uno scrittore in ritardo sulla tabella di marcia. Divertente, ma purtroppo non pungente. Il racconto scorre senza intoppi, ma non cattura e non incolla alla pagina. Alcuni personali appunti sul testo: Che disastro! Qui avrei preferito capire subito che gli era caduta la tazza con il caffè. Non sono riuscito a immaginarmi la scena finché non me lo hai spiegato alcune righe più sotto. Subito ho pensato avesse solo rovesciato il caffè, poi il pdv raccogli i cocci… Hai usato due volte a brevissima distanza “ma che ne so”. In un testo così breve salta agli occhi. In bocca al lupo per la tua 150esima Edition.
Un passo indietro, di Gabriele Dolzadelli
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Ciao Gabriele. Questa volta il tuo racconto mi ha lasciato un po’ perplesso. Se la prima parte mi era anche piaciuta, dopo lo stacco ho fatto fatica a entrare nella vicenda. Mi sembra raccontato a velocità aumentata. Scorre via. Si fa leggere ma non rimane. Quasi il riassunto di un racconto che avrebbe meritato almeno il doppio dello spazio. Il dettaglio di lui che si taglia facendosi la barba ed è costretto a cambiarsi camicia è bello, divertente e azzeccato. Ma raccontato così è un gesto scontato e senza peso. Un vero peccato. In bocca al lupo per la tua 150esima Edition.
L’ultimo giorno di scuola, di Sherwood
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Ciao Sherwood. Il tuo racconto è delicato e dolce, ma non riesce a trascinarmi nella sua narrazione. Così come hai citato la poesia che gli sfugge dalle labbra sul finale avrei voluto sentire il discorso in cui inciampa. Avrei voluto capire da quelle parole e magari vedendo il nostro protagonista in imbarazzo quello che si nascondeva dentro al suo cuore. Anche la frase finale mi vuole spiegare troppo per filo e per segno cos’è successo. Sarebbe bastato uno sguardo, uno sbatter d’occhi delicato, un arrossar di guance, o un qualsiasi altro dettaglio per comunicare al lettore che una lampadina si era accesa in Virginia. In bocca al lupo per la tua 150esima Edition.
Specialisti del ritardo, di Giovanni Attanasio
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Ciao Giovanni. Racconto particolare. Per più di metà non ho capito il punto di vista utilizzato. Avevo pensato ad una terza persona e invece era proprio un cliente seduto al tavolo che spiava la coppia litigiosa. Scelta coraggiosa, ma su di me non ha fatto altro che confondere. Un racconto che non mi ha convinto, mi spiace. In bocca al lupo per la tua 150esima Edition.
GRUPPO Quantum Leap 1. Il portiere di riserva, di Andrea Spinelli 2. La Legge della Giungla, di Matteo Mantoani 3. L’ultima evasione, di Giuliano Cannoletta 4. Click, di Dario Cinti 5. Specialisti del ritardo, di Giovanni Attanasio 6. La legge dell’ultimo minuto, di Valerio Covaia 7. Vuoto dentro, di Morena Bergamaschi 8. Un passo indietro, di Gabriele Dolzadelli 9. Ordini della regina, di Mario Mazzafoglie 10. L’ultimo giorno di scuola, di Sherwood
Vuoto dentro, di Morena Bergamaschi
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Ciao Morena, piacere di leggerti. Mi pare di capire che abbiamo lo stesso maestro… infatti riconosco una certa impronta nel tuo stile.
Il racconto affronta un tema doloroso, riesci a mostrarci la sofferenza della protagonista, ma ho trovato il finale troppo fiabesco. La valutazione è di coppia, non è possibile che uno dei coniugi raggiunga addirittura l’adozione senza che l’altro lo sappia. Anche non fossero sposati l’idoneità per l’affido prende in considerazione il partner. «Non ti ho detto nulla per non crearti false aspettative, ma un anno fa ho fatto tutte le pratiche per l'adozione.» Da questa frase in poi ho smesso di crederci e questo mi ha tolto un po’ della gioia. Mi avrebbe invece convinto maggiormente se lui, avendo cambiato idea, le avesse dato i modelli da compilare insieme.
Dal punto di vista stilistico ti faccio notare alcuni elementi.
La voce è piatta, priva di emozioni. Lo dica chiaro, senza giri di parole. La prima è quasi una endiadi e la seconda è ridondante. Io le ridurrei, cosa che ti farebbe anche guadagnare caratteri per aggiungere altri dettagli concreti.
La casa è vuota e buia. Proprio come il mio utero. Il telefono squilla dentro la borsa, ma non lo cerco nemmeno. Andrei a capo dopo utero per sottolineare la forza del pensiero. Una casa immensa con tante stanze, ma nessun bambino a riempirle di grida e giocattoli. Oltre alla ripetizione di casa c'è la spiegazione del concetto sopra. La casa è buia come l'utero. Questa è un'immagine forte, non ha bisogno del pensiero sui bambini che corrono ecc. che è un po' più sentito. Io andrei passerei subito al discorso dei sacrifici.
Tra l’altro attenzione ai personaggi che si lamentano troppo. È comprensibile che lei soffra e capiamo che arriva a non considerare più importante la vita, ma cercherei di rendere il tutto con meno parole e più azioni. (Per esempio mi sono piaciuti il lancio dei vestiti nella cesta, le gocce di sangue sul vetro, la maglietta intorno alla ferita)
cercando una bocca di ossigeno→ intendi boccata?
CONCLUSIONE: il racconto centra il tema sul finale, ma è proprio il finale che mi convince poco perché non lo trovo coerente con la realtà e questo mi fa uscire dalla scena. Lo stile è buono, si nota la ricerca di una focalizzazione interna efficace. Si può migliorare asciugando e aggiungendo dettagli concreti e azioni.
Buona edition, spero di esserti stata utile. Sono convinta che lo spirito di questo forum sia esseri sinceri gli uni con gli altri per crescere come autori, perciò mi aspetto che tu sia altrettanto pignola quando ti capiterà di giudicare me. Alla prossima
Ordini della regina, di Mario Mazzafoglie
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Ciao Mario, benvenuto nell’Arena anche da parte mia, piacere di leggerti. Anche io sono arrivata da poco (questa è la quinta volta) e ogni critica che ho ricevuto mi ha aiutato a migliorare molto. Ho un debito con tutti quelli che sono stati sinceri con me perciò cerco di essere pignola quanto più possibile.
Il racconto è simpatico però non ci ho capito molto (e l’ho letto due volte più una terza selettiva). Il tema è presente nella battuta finale ma il mistero creato intorno all’identità dei personaggi e alla loro vera funzione me lo fa sentire come tirato e poco giustificato. Il generale sarebbe il generale inverno? Il tempo climatico? Questa seconda opzione mi viene suggerita dall’incipit che fa una specie di bollettino meteo.
Mi hanno confuso Gargamella, che mi rimanda subito ai puffi, e Biancaneve, che prima mi fa pensare alla famosa fiaba e poi alla neve, quindi all’idea del tempo climatico. Però i puffi e i nani sono piccoli e minuti… non so, tanti elementi che non mi hanno fornito un quadro chiaro. Il legame fra il controllo del clima in mezzo mondo e la caccia all’ultimo minuto mi sfugge.
Ti segnalo alcune cose che mi hanno stonato, sperando di essere utile.
Ambiente. Dove siamo? Sembra un luogo chiuso ma c’è continuo riferimento a elementi che stanno all’esterno. Questo, per quanto suggestivo, mi rende difficile visualizzare lo spazio.
Il tenente dondolò scoordinato fino a ripararsi alle spalle della Statua della Libertà. La abbracciò aggrappandosi alla fredda tunica. Nascosta a malapena, la sua gobba tremava come un vulcano in procinto di fare un sacco di danni. Il generale fece leva sui braccioli della poltrona e si alzò. Gli assi del pavimento scricchiolavano ad ogni suo passo.
Qui i due interagiscono ma uno si aggrappa alla Statua della Libertà e l’altro se ne sta su un pavimento che scricchiola. Qualche elemento in più mostrato al lettore sull’identità dei personaggi avrebbe aiutato. Sono sicura che nell’identità del generale sia insita anche la sua capacità di essere sia seduto in poltrona che a far cadere gocce in Lombardia… solo che io l’identità non l’ho afferrata con certezza
Il personaggio dell'aiutante. Viene inserito nella scena e chiamato per nome qui: Il testone deforme di Gargamella si affacciò timido. I capelli unti e schiacciati sulla fronte per mascherare la stempiatura lo rendevano ancor più goffo. Al paragrafo successivo compare un tenente. Penso che il tenente sia Gargamella, come poi si chiarisce in seguito, ma lì per lì non c’è un legame fra Gargamella e tenente che non sia la conoscenza che autore e generale hanno del personaggio. Questo effetto è acuito dal fatto che tenente stia all’inizio di un nuovo paragrafo. Perché a capo? Se è sempre Gargamella che agisce ed è il tenente, le sue azioni possono rimanere nello stesso paragrafo dando un piccolo collegamento fra nome proprio e ruolo.
Il generale è il punto di vista? Conosce il tenente o lo vede per la prima volta? Lo chiedo perché all’ingresso di Gargamella segue una descrizione vera e propria e questo ci fa uscire dalla mente del generale. Il tenente entrò nella stanza. Gambe e schiena formavano un angolo di novanta gradi. La gonfia gobba appena sotto le sue spalle lo rendeva più simile ad un dromedario che a un militare. La similitudine con il dromedario potrebbe essere sfruttata per risolvere la cosa. Gargamella entra dondolando come un dromedario e magari ciocche di capelli unti gli oscillano sulla faccia e quello se li scosta dal viso. Le azioni aiutano a creare un’immagine mentale. Ed è una manovra che riesci a realizzare bene con i dialoghi, mi piace come li introduci con azioni/beat, invece, che usando parole più pesanti (disse, parlò ecc.)
ad ogni questo uso della D eufonica è ormai desueto, anche la Crusca lo rifiuta. Si usa la D solo davanti alla vocale identica. Quindi abbiamo (ad andare - a ogni). Sembra una pignoleria, ma ho notato che nel mondo dell’editoria ci fanno caso.
Conclusione. La buona gestione delle battute mi ha fatto notare uno stile che ha del potenziale. C’è confusione nella costruzione della scena che resta poco decifrabile. Non avendo capito bene non riesco a cogliere il tema se non in modo artificioso tramite la battuta finale.
Buona 150° edition! Spero di esserti stata utile, ti aspetto alla prossima lettura!
Valerio Covaia, La legge dell’ultimo minuto
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Ciao Valerio e piacere di leggerti. Prima volta che ti commento. Il tuo testo mi ha fatto sorridere perché rappresenta la condizione che viviamo un po’ tutti quando cerchiamo di afferrare un’idea. Noto anche un riferimento ironico al Postmodernismo qui Il mondo occidentale ha già scritto tutto quello che valeva la pena di essere raccontato. Magari intuizioni geniali sono state sfruttate male, ma ormai è troppo tardi: qualcuno le ha comunque rese proprie.
Nelle precedenti edizioni ho incontrato testi simili che affrontano la difficoltà della sfida rompendo la quarta parete. La questione ogni volta è stata: si tratta di un racconto oppure no? La gara chiede un testo a tema o un racconto? La convocazione invita gli autori a scrivere “un racconto su un tema scelto”; pertanto spesso, scegliendo la via meta narrativa, si va fuori dalla tipologia testuale richiesta. Il tuo lavoro comincia come un monologo, una sorta di flusso di pensieri e lì per lì mi pareva non rientrare nei parametri, ma in sottofondo hai mantenuto una sorta di trama. Qualcosa accade, lo scrittore cerca l’idea e alla fine si butta a scrivere. C’è pure un pizzico di conflitto.
Perciò non sono del tutto contraria all'esperimento, nella mia esperienza di lettrice però non è stato del tutto efficace. Per esempio nella prima sequenza abbiamo i pensieri, il personaggio non agisce, è solo una sorta di voce. L’unico elemento concreto è poco chiaro. Che disastro! Bene, parquet rovinato. È successo qualcosa per cui il parquet è rovinato? Se lo afferma, sì, però ce lo dice e basta. o il caffè…magari è una benedizione il fatto che ne abbia versata un’intera tazza sul pavimento. Questa frase arriva a dirci che l'azione si è già svolta. Insomma, se il disastro invece che dietro le quinte si fosse svolto in scena, mi avrebbe fatto più effetto.
Hai scelto la via del pensiero libero che prende il sopravvento su azioni e dialoghi (perché anche questi sono tutti nella sua testa) quindi per me la frase che segue non è funzionale all'intenzione. Penso che se ci fosse qualcuno in questa stanza Perché ci dice che mentre pensa? È dall’inizio che sta pensando, quindi il “penso” è autoriale. A me ha fatto suonare un campanello bello potente. Se ci fosse qualcuno in questa stanza ecc. funzionerebbe meglio perché sappiamo già di essere nella sua testa.
Ultima considerazione sulla sintassi. I secondi facessero quello che vogliono, e i minuti passassero, ma la gente smettesse anche di darmi compiti da portare a termine e… Volevi usare un congiuntivo esortativo? Usare l’imperfetto in questo tipo di frasi è una caratteristica linguistica del centro-meridione (pure mia) ma non è corretto nella lingua scritta perché l'italiano vorrebbe il congiuntivo presente. L’imperfetto congiuntivo si può accettare per esprimere l’impossibilità/irrealtà di ciò che si esorta (impossibile che i secondi facciano quello che vogliono ecc.), ma a me ha stonato tanto. Ci sono lettori come me (pochi lo so) che sentono le sgrammaticature riprese dal parlato in modo prepotente. Nella narrativa si possono rompere le regole quindi hai una scelta, voglio solo farti notare che tipo di effetto fa una cosa del genere posta all'inizio su tipologie di lettori grammar-intransigenti come me.
Visto che sono la prima ti elenco i refusi, cosa utile per un eventuale editing. sotto forma di…Ma che ne so io! / il caffè…magari / e io…beh, -> manca lo spazio dopo i puntini Tante buone cose anche a lei, signora!». La scenetta si è ripetuta anche oggi, -> ripetizione di anche
Conclusione: esperimento che ha delle punte interessanti (smaschera un po' la personalità di noi autori) e temi come la nostra tendenza a procrastinare o a sentirci vittime dei tempi o delle cose. Questi sono i punti di forza. A mio parere non riesce a rispondere del tutto alle esigenze di una narrazione e non è sempre coerente. Il tema è centrato grazie alla conclusione e tutto tende a questo. Alla prossima lettura
P.S. Da quando sono su Minuti contati ho imparato moltissimo e sono in debito con tutti quelli che sono stati sinceri. Spero non ti dispiaccia essere sottoposto allo stesso trattamento (che mi aspetto da te alla prossima)!
Sherwood, L'ultimo giorno di scuola
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Ciao Sherwood, piacere di leggerti. Cerco con il mio commento di raccontarti la mia esperienza di lettrice sperando di esserti utile.
Il tuo è un racconto dallo stile molto classico e si nota il lessico ricercato. (bearsi, elargire)
Per me il racconto vero e proprio resta fuori dalla scena. Mentre leggo, mi piace entrare dentro la storia, in questo caso molto ci viene descritto dalla voce autoriale. L'idea del ragazzo che sbaglia tutto il discorso è carina, però è riassunta. Mi sarebbe piaciuto vederlo in azione, sentire la sua voce.
In quell'istante, lui comprese che la poesia era la massima forma di espressione possibile e lei che esistono forme di amore di cui non abbiamo coscienza ma che hanno ali, radici e a volte, gli occhi di un bambino. Sono due concetti enormi che esprimi fornendoli al lettore senza però dargli una scena in cui questo accade davvero. Tutto accade alla fine, è sbrigativo. Dobbiamo solo prendere atto che è così.
Questioni ortografiche e sintattiche: ad esprimere → a esprimere La D eufonica si solo davanti alla vocale identica. Quindi abbiamo (ad andare - a ogni). limato in ogni particolare ed era certo di aver fatto un buon lavoro. / Ogni allievo era chiamato ad esprimere la propria opinione -> ripetizione
Cercò di bearsi di ogni sua espressione, di memorizzare tutte le parole di stima e di fiducia che lei elargì ai suoi compagni. → qui andrebbe l’imperfetto (che lei elargiva) perché si tratta di un’azione che continua nel passato.
Conclusione: tema centrato nell’ultima sequenza. Il preziosismo della prosa non mi ha aiutato a entrare dentro la storia, ho percepito a ogni riga l’attenzione allo scrivere bello e non al farmi entrare nella scena. La scena è tenera e avrei preferito che fosse narrata con più dettagli concreti per viverla meglio.
buona 150°edition, spero di esserti stata utile alla prossima
Gabriele Dolzadelli, Un passo indietro
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Ciao Gabriele, piacere di leggerti e commentarti.
Il tuo racconto centra il tema, ma io non mi sono sentita coinvolta dalla lettura. Mi era piaciuto molto di più il tuo pezzo sulla vita di coppia. Alla prima lettura ho percepito proprio una certa lentezza, dovuta anche ad alcune questioni di gusto.
Visto che Minuti Contati ci serve per simulare la reazione dei lettori, provo a spiegarti cosa non mi ha convinto per rappresentare lettori con un gusto come il mio. Spero di esserti utile in questo.
Il testo ha un sapore malinconico, quello delle occasioni mancate. L’atmosfera c’è e si mantiene nella prima sequenza, quella del bar, che ho preferito. Il tuo è uno stile classico e hai una penna abile, si vede che sei esperto , solo che la prima persona al passato non mi ha mai entusiasmato, perché tutto si è già svolto, non sento timore per i protagonisti, non ci trovo pathos. Mi resta quella sensazione delle storie ascoltate da bambini in cui il passato è rassicurante perché già accaduto.
L’atmosfera per me si è rotta nella seconda sequenza a partire da questo punto dove i fatti sono molti, ma accennati, riassunti a posteriori e dove le voci dei personaggi scompaiono per lasciar posto al discorso indiretto. All'inizio ero in ansia come un adolescente. Ero consapevole che sarei risultato fuori luogo, se non banale e fastidioso. Poi, però, mi sciolsi. Fu soprattutto grazie al sorriso che mi rivolse. Sembrava mi stesse aspettando e che ci conoscessimo da una vita. Il resto si srotolò in maniera naturale, come se fossero le leggi della fisica a incastonare ogni nostra singola parola. Fu meraviglioso e in cuor mio benedissi Biggio. Lei mi disse di chiamarsi Gioia. La invitai a uscire, ad andare a ballare in un posto carino.
Buona 150° edizione e buona scrittura alla prossima
Giovanni Attanasio, Specialisti del ritardo
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Ciao Giovanni, piacere di leggerti il racconto è divertente e centra il tema facendo del ritardo il motore della storia. Il protagonista nascosto usa la tecnica della caricatura per descrivere fatti e luoghi in pieno stile umoristico. Così la ragazza è una statua dietro i fiori e i tipi che suonano sono due morti. Il testo mi è piaciuto di più al secondo passaggio quando sapevo già che c’era qualcuno intento a origliare.
Ti faccio notare solo alcuni punti che mi hanno stonato un poco facendomi godere meno il racconto.
Questa frase iniziale: Una mummia e il suo sarcofago suonano sul palco del ristorante. Lì per lì io ho immaginato proprio una mummia, colpa anche di recenti letture, per questo ci ho messo un attimo a localizzare luogo e persone. In questo passaggio ci ho messo qualche secondo di troppo a capire chi stesse parlando. La dama batte il pugno sul tavolo. La strana roba che ha appesa al collo beccheggia in mezzo alle morbide onde. «Ora mi sono rotto il cazzo, ok? Sì, il cazzo, hai visto che le dico, le parolacce?» «Che uomo! Maschio alpha.»
Conclusione: tema centrato, testo divertente con qualche passaggio brillante. Le caratteristiche del genere umoristico sono ben rese, in alcuni punti mi sono parse un po’ forzate, il finale per esempio ci sta bene ma è un poco strizzato negli ultimi caratteri. Un buon lavoro comunque secondo me
Buona 150°edizione
L’ultima evasione, Giuliano Cannoletta
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Ciao Giuliano, piacere di leggerti e commentarti. Il tuo è un bel racconto e mi è piaciuto. Ho sospettato dove sarebbe sfociato nel finale a partire da qui: «Ma perché sciogliere la compagnia, Max? Tu hai ereditato lo spettacolo dal tuo maestro. Permettici di continuare.» «Nessuno di voi è in grado. La decisione è presa.» e da questo momento in poi ero curiosa di confermare la mia ipotesi. Piacevole lettura, ma ho un grande quesito. Chino il capo all'indietro, il naso raggiunge la tasca d'ossigeno, invisibile all'esterno. Se lui ha una tasca d’ossigeno, come mai affoga? Ho notato questo aspetto alla seconda lettura e mi è rimasto un dubbio di incongruenza o incompletezza. Anche una sola righina per dire che l’aria era finita mi avrebbe tranquillizzato.
Passiamo alla parte stilistica. Spero di esserti utile indicandoti alcuni elementi che secondo me potrebbero essere migliorati. Tutto quello che dirò ha come obiettivo trovare una focalizzazione il più immersiva possibile, so che è una questione di scelte stilistiche, prendi solo ciò che può esserti utile.
«Signore e signori, mesdames et messieurs, avete l'onore di assistere all'ultimo, irripetibile spettacolo del più straordinario mago di sempre. L'artista delle evasioni impossibili, lo strabiliante prestigiatore, l'incauto sfidante della Nera Signora. Ecco a voi Lord Magnus!» La frase esce dal vuoto ed è chiaro che è quella dell’annunciatore, io però ci metterei un dettaglio per non lasciarla sospesa, così come aggiungerei gesti o pensieri diretti per inframezzare questa lunghissima battuta piena di concetti anche importanti. «Esattamente. A divincolarti dai lacci, a giocare di polso sulle manette, sei diventato bravissimo ormai. Tutto il campionario di trucchetti ti appartiene. Ma devi lavorare di più sul tuo personaggio, essere più teatrale. Il pubblico vuole soffrire, vuole credere che tu possa fallire. Vogliono pensare è proprio oggi che morirà, qui di fronte a me! E poi applaudirti, cancellare la vergogna per quei brutti desideri esultando per il tuo successo.»
ma vedo comunque centinaia di volti che sbiancano, sento centinaia di cuori che perdono battiti.→ i due verbi di percezione sono poco eleganti, anche se mi sembra siano voluti per trovare un effetto. In tal caso toglierei il comunque che appesantisce in un momento tanto emozionante. Il mio è perfettamente regolare.→ toglierei l’avverbio in -mente che non serve per la comprensione della frase. In questa sequenza tutto ha un forte pathos, per me perfettamente lo macchia un po’.
Conclusione: storia avvincente, rallenta un pochino in alcuni punti, mi lascia un dubbio sulla trama, però mi è piaciuta. Il tema è centrato in pieno.
Buona 150° edizione spero di esserti stata utile Mi piace essere pignola nei commenti perché spero di ricevere la stessa cura in seguito. Ho imparato tantissimo grazie a Minuti Contati!
Dario Cinti, Click
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Ciao Dario, piacere di leggerti. Affronti il tema con un contenuto molto forte, ci fai vivere il minuto prima della morte, proprio dal punto di vista di una protagonista consapevole di quello che sta per accadere. Bella l’idea, però non sono riuscita a entrare dentro la vicenda, distratta da alcuni elementi soprattutto stilistici. Mi aspettavo un momento concitato, una rocambolesca risoluzione, invece tutto rallenta. Non è un male, che il mondo intorno si faccia più lento in una circostanza del genere è del tutto plausibile, solo che ho trovato poco coinvolgente il ricordo della sua prima volta. Il mio interesse è calato quando da thriller il testo è diventato un aneddoto adolescenziale, non mi è rimasta la tensione. Ma ho apprezzato il collegamento musicale con la conclusione che ha ridato significato anche alla parte centrale più lenta.
La tua prosa è molto ricca. Riesci anche in alcuni passaggi a essere davvero pittorico, se mi passi il termine, altri mi sono suonati retorici e mi hanno convinto meno. Faccio esempi su entrambi i casi per farmi capire meglio.
Ora ho una vita prima e una vita dopo, molto più corta, che parte da quando ho messo il piede su una mina antiuomo. → Questa frase mi sembra una spiegazione vera e propria, lenta, meticolosa, tanto razionale da suonare molto a posteriori. La mina è il fulcro, si potrebbero invertire gli elementi nella frase: la mina per prima e poi il pensiero sulla vita divisa in due. La vita prima della mina antiuomo si congeda per sempre. oppure Ora comprendo, in un guizzo di intuito acuminato, quanto anche il non fare qualcosa sia davvero fare qualcosa.→ mi porta fuori, si nota la ricerca della bellezza che però per me va a discapito del coinvolgimento, mi accorgo della voce dell’autore e mi godo meno la vicenda, attenta più alla scrittura.
Una ventata mediorientale mi tira uno schiaffo -> l’ho apprezzata, funziona, l'elemento dello schiaffo del vento è così concreto che rende quasi un di più la frase successiva. Un’altra che ho trovato efficace -> Scrostiamo via la nostra verginità strusciandoci come ballerini impediti. Un misto di sporco e tenerezza che rende più nitido il ricordo.
Qualche refuso: morere → muovere da sulla palestra → dà sulla palestra questa…canzone → mancano gli spazi
Conclusione: il tema è centrato appieno, la storia scelta è forte e di sicuro impatto. Lo stile molto ricco mi comunica una crescita, una sperimentazione e un’oscillazione fra prosa classica e prosa moderna che mi dice che voglio leggere altro e vedere dove ti porterà il tuo percorso.
Buona 150° edition! Alla prossima lettura
Mentis (Matteo Mantoani) La legge della giungla
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Ciao Matteo piacere di leggerti e commentarti, mi piace seguire i tuoi progressi a ogni edizione. Ho trovato questo racconto spassoso e anche attuale. Ho apprezzato anche la gestione del filtro del personaggio, un punto di vista scurrile, antipatico, un tizio un poco str… che alla fine vive un insolito momento di complicità dettato dal suo totale egoismo. Insomma, l’uomo d’affari che ha un appuntamento chissà dove collabora a punire il razzismo. In questo modo non sei caduto nella retorica.
Premetto che i 4242 caratteri e le quattro ore di Minuti Contati sono lo sport estremo della scrittura quindi le cose che elencherò sono da prendere in generale, per quando si scrive con più calma. Però ti ho promesso la pignoleria.
Concordo su quanto detto da Alessandro su Tutto accade in un lampo. Non è utile ai fini della scena, il pensiero diretto del protagonista ci sarebbe stato meglio. Il pdv spettatore invece non mi disturba, non sei l'unico ad aver fatto questa scelta, ma capiamo subito chi sta guardando la scena e la cosa lo coinvolge in prima persona. Come dirò a breve, avrei però giocato in modo diverso sullo scorrere del tempo per evitare il verbo guardare.
Oh no! Ecco uno di quei vecchi che per salire due scalini ci mettono una vita intera. Guardo l’orologio: → spostare oh no alla riga sotto perché la reazione è legata alla comparsa del vecchio. E poi che ci fa quel Guardo? Ti capisco, ho messo una volta un “Leggo:” e sono stata subito bacchettata dal maestro che non nominerò. Però si può trovare una soluzione più elegante pensandoci su. Es. Torturo il cintino dell’orologio. Tredici minuti… così su due piedi. Anche perché la stessa cosa sta qui: Guardo l’orologio. Ce la farò, anche se magari proprio all’ultimo secondo. → potrebbe funzionare anche senza il riferimento all’orologio? Il discorso del tempo che scorre è il modo in cui centri il tema, quindi qui per me sta la maggior debolezza del testo.
Dal punto di vista tecnico, faccio un'osservazione sul posizionamento dei beat. Il vecchio sbuffa. «Certo. Perché dovresti capire quello che dico? Venite qui senza parlare una parola d’italiano.
L’altro schiocca la lingua. «Ti stupisci? So tutto sui sikh. So che portate il turbante perché non potete tagliarvi i capelli, ti sembra igienico?» → L’azione del vecchio gli dà il diritto di parola, si potrebbe spostare sulla riga della battuta per renderlo ancora più chiaro, in entrambi i casi abbiamo due frasi molto corte perciò possono far parte del capoverso battuta.
Le sue parole mi colpiscono come uno schiaffo. -> mi convince poco, ci vorrebbe qualcosa di meno retorico.
Il pericolo massimo dello stile che abbiamo scelto è quello di avere un testo troppo sincopato, pieno di pause e azioni in successione. Ho notato che se ne mettiamo troppe il lettore si perde e non riesce a immaginare tutto. Ma se ne vanno. E io l'ho fatta franca. Le porte si chiudono. Si riparte. Pensando a una soluzione toglierei qualche punto.
Il panzone avanza barcollando e si siede di fronte a me. Onde di grasso danzano sulla sua panzona. → ripetizione che scorre lentamente sotto di noi. → avverbio pigro. Come potresti cambiarlo?
Conclusione: divertente, ottimo ritmo. Il momento in cui il ragazzo mette il biglietto in bocca me lo sono proprio goduto perché mi dicevo: “Che santo, prima o poi sbotta!”. E allo stesso tempo un pensiero del pdv, un giudizio sulla situazione sarebbe stato utile a renderlo un personaggio meno passivo. Il tuo stile matura a ogni edizione, bravo! Come già detto le debolezze stanno nel tema centrato grazie al tempo che scorre e all’ansia del protagonista il quale fa una mossa degna di questo nome solo alla fine. (ma sempre per fare le pulci)
Alla prossima edizione, spero di essere stata utile
Il portiere di riserva, Andrea Spinelli
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Ciao Andrea, piacere di leggerti. Sarà che viviamo un momento tanto strano e che ho davvero voglia di quotidianità, ma questo racconto mi è piaciuto proprio, e non è che io ami il calcio (sono tifosa di pallavolo, quindi calcio proprio buuu). Ho apprezzato la struttura che hai dato al racconto: la presenza della figlia che mi faceva immaginare il finale, la scoperta graduale della corruzione, il piccolo dramma di provincia del calciatore arrivato a fine carriera e di una cittadina che cerca un momento di gioia. E ho apprezzato anche il finale aperto. Non ci dici che ha parato il rigore, ci dici che si è tuffato, quindi almeno ci ha provato. Bello, non banale. Mi aspettavo che mi dessi un bel finale buono buono, invece, mi hai dato la scelta del protagonista senza il contentino.
E dopo i complimenti veniamo alle mie osservazioni minuziose. Visto che mi è piaciuto mi permetto di essere pignola. C’è una buona padronanza delle frasi, della loro lunghezza e del ritmo, però nella parte centrale ci sono paragrafi tanto fitti di azioni e altri che sembrano una vera cronaca calcistica (ma questo credo sia voluto). Nel paragrafo che comincia così “Attenti!” Cuccureddu alza le braccia verso il cielo limpido di giugno. avrei messo qualche a capo in più.
I verbi di percezione mi piacciono poco poco, alcuni mi portano un po' fuori dal momento. Il rumore dell’osso si sente fino a qui. Lo stesso rumore di quando strappi il cellophane che avvolge le merendine del Mulino Bianco.-> separi il momento in cui dici che il rumore si sente da quello in cui descrivi il suono. Il rumore dell’osso che si spezza è come quello delle merendine, molto efficace e capisco che arriva fino a lui se ce lo fa notare senza bisogno di allungare. (ma poi me lo aspettavo qui il cartellino rosso... però non capisco nulla di calcio) Sento il rumore secco del piede che calcia il pallone.→ c’è un’inversione il piede calcia e allora si genera il rumore.
“Dai papà!” mi volto verso la tribuna. “Pressate alto che è quasi finita!” ha cinquant’anni ma la tuta acrilica Nei dialoghi manca parte della punteggiatura a dividere le battuta dagli elementi che la sorreggono o introducono. Per esempio, se "dai papà" lo dice un personaggio diverso da quello che agisce, allora ci vogliono due periodi diversi. Anche la considerazione sull’età è un pensiero diretto del personaggio e dovrebbe avere la sua maiuscola.
Flusso del racconto. “Attenti!” Cuccureddu alza le braccia verso il cielo limpido di giugno. Il numero 8 loro ha fatto un tunnel a Di Napoli, il nostro terzino sinistro, è si è involato sulla fascia. Il personaggio ci dice ciò che è accaduto dopo che è accaduto. Cronologicamente prima l’azione, poi la reazione di Cuccureddu, se il personaggio ha visto l’azione nel suo svolgimento, se non l’ha vista come mai ce la racconta? Insomma secondo me la disposizione degli elementi non è del tutto coerente.
L’arbitro seda la rissa→ forse questione di spazio limitato, ma questa frasetta è proprio piccina per contenere un’azione tanto complessa. Non ho visto l’arbitro in azione.
Di Napoli e Von Kiappen, il nostro mediano incontrista di origine olandese→ se lui sa che Von Kiappen è olandese perché se lo ripete e quindi ce lo dice?
il pallone sul dischetto. L’arbitro mette il fischietto-> rima. Non un errore, ma alcuni lettori fanno caso agli aspetti sonori (ne so qualcosa per esperienza personale)
Conclusione: mi è piaciuto leggerlo, ho tifato per il protagonista, volevo che buttasse tutto all’aria per i sogni della figlia e della cittadina. Perciò il gusto della narrazione stavolta ha vinto anche su tutte le piccole cose che ti ho fatto notare; infatti le ho notate per la maggior parte alla seconda lettura. Tema centrato con l’ultimo minuto di recupero. Bravo!
Premetto che non è stato facile stilare questa classifica. I primi tre li ho avuti chiari subito anche se per decidere le posizioni del podio ho dovuto cercare il pelo nel pelo dell'uovo! La qualità dei primi tre era così eccellente che ha penalizzato alcuni racconti davvero niente male , come nel caso di Dario e Morena. Ecco la classifica:
1 - La Legge della Giungla di Matteo Mantoani 2 - Il portiere di riserva - di Andrea Spinelli 3 - L'ultima evasione di Giuliano Cannoletta 4 - Click di Dario Cinti 5 - Vuoto dentro di Morena Bergamaschi 6 - Un passo indietro di Gabriele Dolzadelli 7 - Specialisti del ritardo di Giovanni Attanasio 8 - Ordini della regina di Mario Mazzafoglie 9 - L'ultimo giorno di scuola di Sherwood 10 - La legge dell'ultimo minuto di Valerio Covaia
1 - LA LEGGE DELLA GIUNGLA Ciao Matteo! Davvero piacere di leggerti. Mi sono divertito e fino alla fine ho fatto il tifo per un gesto qualsiasi da parte dell'indiano che la facesse pagare al pazone con la panzona (ecco, forse l'unica nota stonata del racconto). La cosa che mi ha fatto apprezzare tanto il tuo racconto è essermi completamente immerso nei panni del protagonista. Io l'ansia per il tempo che passa l'ho sentita tutta, compresa la paura che l'indiano potesse reagire in modo scomposto. Insomma il terrore di perdere il treno me lo hai appiccicato addosso. Complimenti. Mi piace il tuo stile. Direi un'ottima prova! Caratterizzazione dei personaggi perfetta! A presto!
2- IL PORTIERE DI RISERVA Ciao Andrea e piacere di leggerti. Il tuo racconto mi è piaciuto davvero tanto. Lo stile è uno dei punti di forza insieme alla capacità di rivelare progressivamente i dettagli giusti. Si scopre con lo scorrere del tempo che i due sono corrotti. Un buon lavoro di tessitura. La tensione del pubblico si avverte tutta e il conflitto del protagonista è davvero reso bene. Che dire! Una prova più che ottima. A presto!
3 - L'ULTIMA EVASIONE Ciao Giuliano, piacere di leggerti! Enric, Enric...l'hai combinata grossa ma sei stato efficace: la compagnia non si scioglierà e il tuo maestro finirà con un ultimo grande spettacolo, proprio come voleva! Bravo Giuliano! Complimenti perché il racconto mi è piaciuto davvero. Funzionali gli stacchi/flashback anche se rischiavano di spezzare il ritmo. Invece hanno arricchito di tensione la trama. Ottimo lavoro. Anche io ho notato una breve ma brusca uscita dal pdv quando parli della tasca d'ossigeno ma non compromette per niente una prova che è ottima e che, visto che ho letto già dei racconti bellissimi, mi metterà in seria difficoltà per la classifica. A presto!
4 - CLICK Ciao Dario, piacere di leggerti! Il racconto mi è piaciuto e non poco, al netto delle imperfezioni che ti hanno già fatto notare e che non sto a ripetere. Sì, è vero, il racconto poteva essere una bomba ma anche così fa la sua "porca" figura! Complimenti davvero. Mi è piaciuta molto la descrizione del flashback, l'hai resa davvero bene. Sì, come ti ha detto Luca, il finale poteva essere ancora più forte se mostrato nel presente ma, nel complesso, una prova notevole! Bravo! A presto
5 - VUOTO DENTRO Ciao Morena, piacere di incrociarti e leggerti ancora! Devo dire che il racconto non è male e, per tre quarti almeno, mi ci sono calato alla perfezione. Il tuo stile è davvero buono e, a distanza di un mese, l'ho trovato molto migliorato rispetto al racconto precedente. Il finale però mi ha lasciato perplesso e si nota che qualcosa non va, come se tu avessi voluto mettere il finale positivo per non sfociare nel dramma totale. Per carità, non sarebbe stato un male eh? Solo che nel contesto de racconto il risultato ne ha risentito. Resta però una prova buona e, ripeto, il tuo stile è veramente buono. A presto
6 - UN PASSO INDIETRO Ciao Gabriele e piacere di leggerti. Il tuo racconto è ben scritto, ormai confermi, scrittura dopo scrittura, di saperti muovere molto bene e di avere una penna abile. Hai però dimostrato di saper fare molto meglio. È chiaro che la storia è buona e alla fine la realizzazione è discreta ma lo stacco tra la prima e la seconda parte è troppo brusco. È come camminare sul prato in piano e poi trovarsi ad affrontare una discesa improvvisa sul ghiaccio. Questa però è l'unica cosa che mi ha "disturbato" perché lo stile non sarà immersivo ma, secondo la mia opinione, è azzeccato per il taglio malinconico che hai dato alla storia. Non è tra i tuoi lavori migliori ma una prova comunque discreta. A presto!
7 - SPECIALISTI DEL RITARDO Ciao Giovanni, piacere di leggerti! Anche io, come Debora, ho apprezzato il racconto alla seconda lettura. All'inizio non capivo cosa stesse succedendo, probabilmente perché non mi ero calato nella storia. Il non capire che il narratore fosse un cliente non mi ha disturbato, anche perché non ho alcuna idiosincrasia verso il narratore onnisciente, anzi, a volte ci vuole proprio e, a seconda del tipo di racconto, la sua presenza è funzionale. Il fatto poi di aver scoperto che c'era un tizio che origliava, è stata una piacevole sorpresa. Mi piace la tua abilità a passare da uno stile all'altro in base al racconto e al taglio che vuoi dare. In questo gruppo ci sono racconti eccellenti ed è dura in filarsi in. zona podio ma questa mi sembra una prova più che discreta. A presto!
8 - ORDINI DELLA REGINA Ciao Mario e benvenuto su MC! Anche io sono stato spiazzato e ho fatto fatica a capire la storia e soprattutto a immaginarmi il mondo che avevi creato. Rileggendo ma soprattutto leggendo la tua spiegazione, trovo che questo sia un ottimo spunto per creare qualcosa di più articolato e magari senza limite di caratteri così da tessere una trama complicata ma chiara. Trovo geniale l'idea e per questo mi permetto di consigliarti di riscriverla e sottoporla al Laboratorio. Purtroppo il limite di caratteri e, da quello che ho capito, le cose fatte all'ultimo minuto (appunto!!) hanno penalizzato il risultato. Uno spunto buono che prometteva bene! A presto!
9 - L'ULTIMO GIORNO DI SCUOLA Ciao Sherwood, piacere di leggerti. Non sono riuscito a entrare bene nella storia e non è solo per lo stile che non aiuta a uscire dalla zona del lettore distaccato , ma proprio perché sono rimasto per tutto il racconto ad aspettare un qualcosa che lo smuovesse e che catturasse il mio interesse. Resta comunque bella l'atmosfera e il tatto e la delicatezza con cui l'hai presentata. A presto
10 - LA LEGGE DELL'ULTIMO MINUTO Ciao Valerio, piacere di leggerti! La scrittura è buona e fluida ma è troppo ancorata a quello che è un flusso di coscienza e non una storia vera e propria. Ripeto, è buono come flusso mdi pensieri e denota una certa padronanza della penna ma in alcuni punti ci si perde come quando cade la tazza. Ecco, anche io non sono riuscito a figurarmi bene la scena. Probabilmente per deficit mio ma non sono riuscito ad apprezzare completamente la tua prova. A presto
Graduatoria: 1. L’ultima evasione di Giuliano Cannoletta 2. Click di Dario Conti 3. Un passo indietro di Gabriele Dolzadelli 4. La legge della Giungla di Matteo Mantoani 5. Vuoto dentro di Morena Bergamaschi 6. Il portiere di riserva di Andrea Spinelli 7. Ordini della Regina di Mario Mazzafoglie 8. La legge dell’ultimo minuto di Valerio Covaia 9. L’ultimo giorno di scuola di Sherwood 10. Specialisti del ritardo di Giovanni Attanasio
Gabriele Dolzadelli Un passo indietro Una bella scrittura, capace di costruire con pochi tratti l’ambiente e l’atmosfera del momento. Mi lascia perplesso l’omissione della congiunzione “che” in alcune frasi dichiarativa in frasi, tipo “Sono convinto abbia smesso”, mentre in altre ce lo lasci: “E sono convinto che se mi hanno assunto” (e qui ci vorrebbe la virgola a denotare la subordinata). Il tema mi sembra centrato solo di striscio. In fondo è l’ora legale a fregare il protagonista, non l’ultimo minuto. Forse sarebbe occorso uno sviluppo meno frettoloso della seconda parte, centrandola in modo incalzante sui contrattempi e sull’inesorabile scandire dei secondi sull’orologio. Anche il titolo non mi sembra calzante, Un passo indietro da cosa? Però, siccome tutto è relativo, vedrò dopo aver letto gli altri racconti dove posizionarlo in classifica.
Matteo Mantoani La legge della Giungla Racconto divertente, reso in uno stile brioso e leggero. Il panzone è antipatico al punto giusto, cioè totalmente e ci si augura proprio che ci faccia una figura di m. Abile l’autore a non far capire dove sarebbe andato a… farlo sbattere. Però il tema ultimo minuto risulta quasi marginale. Non sono riuscito a recepire tutta l’ansia che dovrebbe divorare il narratore. Quindi il mio giudizio è appena sufficiente.
Andrea Spinelli Il portiere di riserva Il tema è centrato più che bene, direi all’ultimo secondo addirittura. L’uso del presente, in questo caso, è necessario e permette di scandire bene lo scorrere lentissimo del tempo. I due minuti precedenti l’ultimo sono utilizzati appropriatamente dal narratore per spiegare la situazione. Lo sviluppo, però, non mi sembra esente da pecche. La squadra avversaria che interesse ha? E’ lei che deve vincere la partita per passare alla serie superiore? Non è detto. Come mai la combine non ha potuto realizzarsi prima? Gli avversari non hanno mai tirato in porta? Inoltre la maggior parte del racconto è dedicata ai due minuti che precedono l’ultimo, più che all’ultimo, il più importante, liquidato in poche righe. Non mi convince nemmeno l’uso di calciatori reali (sono dei nick?), e sono perplesso sul finale indeterminato. No, l’autore non può fuggire le proprie responsabilità. Sufficiente, ma non molto di più.
Dario Cinti Click Non sono riuscito a sospendere completamente l’incredulità. Un sergente mandato da solo in ricognizione? Non ho afferrato subito che la mina sarebbe esplosa solo togliendo il piede dal detonatore. Poi la forza della scrittura mi ha fatto accettare la cosa. La scrittura è molto buona, le immagini sono vivide, i pensieri della protagonista limpidamente espressi, lo stacco dei tempi fra il presente narrativo e le analessi è felicemente azzeccato. Per questo le sbavature sono molto evidenti, come caricatore “intonso”, aggettivo che non mi sembra felice, e la frase “ne afferro un lembo…” come ti ha già fatto notare Alvin Miller, o “smetto di essere il segente Cheney…” che è ridondante. Bastava: “Mi chiamavano Chevry…” Penso che la metterò ai piani alti della classifica
Giuliano Cannoletta L’ultima evasione Buono, buono, quasi ottimo. La spezzatura in quadri che definirei momentisti, cioè con un tempo di lettura uguale alla durata del narrato, è molto indovinata. Occorrerebbe forse rallentare il ritmo dell’ultimo quadro, di quell’ultimo minuto e renderlo interminabile. Occorrerebbe anche lavorare sul penultimo, dove la delusione di Eric non è abbastanza drammatizzata, è un po’ troppo raccontata. A me è scivolata un po’ via, come se non avesse importanza. Infatti ho dovuto rileggerla per capire, rileggerla dopo aver trovato Enric menzionato nel finale. Il “manca l’aria” è pleonastico. Senz’altro nei primissimi posti della mia classifica.
Giovanni Attanasio Specialisti del ritardo Mi dispiace, non ci ho capito quasi niente. Mi sembra che il narratore (chi è?) prenda per i fondelli il lettore e gli dica: io so di cosa sto parlando, tu no, sei un povero pirla. Non so nemmeno cosa dire per arrivare ai trecento caratteri prescritti. Il battibecco fra i due… fra i due cosa? Non c’è nulla che suggerisca qualcosa di loro, a parte che non si sopportano. Più avanti si dice sposini, ma il lettore dovrebbe capirlo dal detto o dal non detto, non da una parola del narratore finita lì quasi per caso. La conclusione va da sé, bassa classifica.
Morena Bergamaschi Vuoto dentro Una bella scrittura, essenziale e chiara, con particolari che arricchiscono le descrizioni di ambienti e personaggi. Qualche riserva invece sulle consecutio logiche nella storia. La richiesta di adozione dovrebbe seguire la scoperta della sterilità, qui invece accade il contrario. Poi, in genere non si fa una richiesta di adozione all’insaputa del consorte e, in ogni caso l’istruttoria prevede di esaminare entrambi i coniugi, quindi non può essere accettata l’ignoranza della narratrice. Purtroppo questa incoerenza costerò alcuni posti in classifica al racconto, per il resto buono. Sherwood L’ultimo giorno di scuola Un omaggio alla poesia che potrebbe diventare un inno ripensando il racconto. Prima di tutto attraverso immagini, piccoli particolari sulla persona del protagonista senza nome, dettagli della sua impacciata dizione. Magari ponendolo in contrasto con altri ragazzi, spavaldi, esuberanti, estroversi o semplicemente impazienti di scattare e andarsene al suono della campanella. Poiché la qualità della scrittura l’autrice ce l’ha, ha solo bisogno di tempo per scrivere, e minuti contati non è il miglior modo per affrontare materie come l’introspezione, l’indagine psicologica, l’analisi dei sentimenti. Anche le mode correnti: mostrare, mostrare, far vedere, invitano all’esteriorità a scapito della profondità. Tieni duro, compagna.
Valerio Covaia La legge dell’ultimo minuto Fatte alcune piccole differenze (la parcella della rivista letteraria ad esempio) la situazione può essere applicata anche a Minuti contati. L’orologio accelera esponenzialmente, le idee se ne vanno e, fra tutte, si sceglie la più cretina, e così via. E’ una narrazione di situazione, la dinamica che fa scattare il recupero dell’ultimo minuto non è espressa. Si rimane con un pugno di mosche in mano e il lieto fine è una scarsa consolazione. Come ho detto in un altro commento Minuti contati non è l’arena adatta per questo genere di letteratura.
Mario Mazzafoglie Ordini della regina All’inizio l’ho percepito come un semplice nonsense che non andava a parare da nessuna parte, poi invece mi è apparso come una storia fantastica ancora in bozza da strutturare. Interessante l’dea di una Alice già al di là dello specchio che va al di là di un altro specchio. Biancaneve al posto della regina furiosa di L. Carrol è uno spasso. Non di immediata comprensione il rapporto del generale col mondo. Forse sarebbe meglio esplicitare subito che è un gigante galattico oppure che Lombardia, Puglie e Parigi potrebbero essere il plastico di un minimondo. Più facile il secondo, visto che Gargamella all’inizio è fuori dalla finestra. In definitiva un’idea appena abbozzata, da tener buona per uno sviluppo compiuto.
La mia prima classifica su Minuti Contati! Alcuni dei racconti sono stati abbastanza facili da classificare (non ho avuto alcun dubbio sulla 1°posizione), per altri ho dovuto incarognirmi un po', o non sarei riuscito a stilarla:
1° - L'ultima evasione 2° - La legge della giungla 3° - Vuoto dentro 4° - La legge dell'ultimo minuto 5° - Il portiere di riserva 6° - Un passo indietro 7° - Click 8° - L'ultimo giorno di scuola 9° - Ordini della regina 10° - Specialisti in ritardo
L'ultima evasione
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Ciao Giuliano! Ti faccio i miei complimenti, la storia è solida e fornisce un sacco d'informazioni nello spazio di pochissimi paragrafi. Molto bravo!
Ma anche le storie migliori non sono esenti da difetti e ce ne sono alcuni stilistici che mi sono appuntato:
Chiudo gli occhi nell'istante che precede il boato per godermi un'ultima volta quella magia
Qui, banalmente, ci avrei messo la virgola dopo "boato" per mettere una pausa nel testo. E avrei semplificato la frase in questo modo: "Chiudo gli occhi un istante prima del boato, per godermi un'ultima volta quella magia."
La monetina si muove tra le sue dita a una velocità sorprendente, quasi ipnotica
Toglierei il quasi: "La monetina si muove tra le sue dita a una velocità sorprendente, ipnotica"
Il mondo è sottosopra, ma vedo comunque centinaia di volti che sbiancano, sento centinaia di cuori che perdono battiti. Il mio è perfettamente regolare.
Togli i verbi sensoriali "vedo" e "sento", che fanno uscire dal pdv, e anche il "perfettamente". Se il cuore pulsa regolare, è già perfetto.
L'ingranaggio stride mentre scendo.
Il modo corretto per comporre queste frasi è: "Scendo, l'ingranaggio stride".
Il peso delle catene mi affonda quando impatto con l'acqua gelida.
Messa così sembra che risenta del peso solo quando tocca l'acqua, converrai che non ha senso. Suggerisco così: "Il peso delle catene mi schiaccia, affondo nell'acqua gelida".
la tasca d'ossigeno, invisibile all'esterno. Serve a far durare di più lo spettacolo, prolungando la dolce agonia del pubblico. Attendo l'ultimo istante.
Attento, anche qui sei fuori dal pdv. Non ha senso che spieghi (a chi?) lo scopo della tasca d'ossigeno. Se proprio vuoi dare quell'informazione, occultala in qualche modo, magari in forma di commento.
Il trucco per levare il collare è nella rotazione del collo, per farlo scattare basta tenderlo fino a—.
Questo è un po' borderline, ma è pertinente con l'esempio di sopra. È un'informazione espressa in forma di commento, anche se nella scena mi sembra un po' forzato.
La legge della giungla
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Ciao Matteo! Il racconto è molto pertinente col tema del tempo, e ho anche apprezzato lo stile! Di problemi importanti non ne ho trovati e le informazioni sono abbastanza precise da avere il quadro generale della situazione.
Solo un paio di appunti. Partiamo da una frase:
Tutto accade in un lampo: Sandokan gli strappa il foglietto dalle dita e se lo infila in bocca. Il vecchio lumacone spalanca gli occhi e rimane immobile. Muove le labbra senza emettere alcun suono. Anch’io smetto di respirare. Questa non me l’aspettavo davvero.
Qui il problema è che il punto di vista commenta la velocità della scena prima che la scena si verifichi. Il modo corretto sarebbe stato: "Sandokan glielo strappa dalle dita e se lo infila in bocca, muove le labbra senza emettere alcun suono. Il vecchio lumacone spalanca gli occhi e rimane immobile, e anch’io smetto di respirare. Questa non me l’aspettavo davvero."
Come puoi vedere, la frase così si aggancia bene con quanto scritto sopra e non c'è bisogno di commentare l'istantaneità del gesto, si commenta da sola! Inoltre ho accodato la masticazione all'atto d'infilarselo in bocca, in modo da non creare dubbi su chi compia l'azione ed evitare di ripetere nomi.
Il secondo appunto che ti faccio è sul carattere del punto di vista. Troppo negativo, ci pensa già il ciccione a fungere da elemento sgradevole della vicenda. Questo problema, oltre a creare problemi di empatia nel lettore, all'inizio causa anche un po' di confusione su chi dei due si stia lamentando.
Vuoto dentro
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Ciao Morena! Allora, il tema è centrato e come impressione generale il testo è molto buono e scorrevole. Il flusso delle informazioni è chiaro e quasi senza sbavature.
Ci sono solo alcuni appunti a livello stilistico e un'osservazione personale che vorrei farti:
Stringo forte i braccioli della sedia. «Avanti, lo dica.» La voce è piatta, priva di emozioni.
Qui avrei rimosso quel "forte", oltre che essere un aggettivo vago, è superfluo perché l'azione è già abbastanza chiara nel gesto di stringere.
La casa è vuota e buia. Proprio come il mio utero. Il telefono squilla dentro la borsa, ma non lo cerco nemmeno.
Io avrei cambiato capoverso dopo "il telefono squilla". Perché quelli che precedono sono commenti del PDV, mentre questo è un evento esterno.
Le lacrime ricompaiono e non riesco più a respirare. Singhiozzo, cercando una bocca di ossigeno, e il petto brucia di più a ogni singulto.
Qui ci sono un problema di logica e uno di concordanza. Nella mia esperienza durante il pianto c'è un aumento delle pulsazioni cardiache che provocano iperventilazione, quindi respiri male e a singhiozzi, ma respiri. Il mancato respiro si verifica in condizioni di stress molto, molte intense. Il che ci può anche stare per il tuo PDV, per carità. Ma sarebbe stato meglio decidere quale delle due, così avresti recuperato anche un po' di spazio.
Poi ci sono alcuni problemi con la punteggiatura. Nulla di grave, ma io per esempio ne avrei messo una virgola qui:
Anche mia cognata ha avuto un figlio. E non lo vuole nemmeno
(in questo caso, al posto del punto)
e qui:
«Amore dove sei?»
Per quanto riguarda l'osservazione personale, a me sembra strano che il marito abbia portato avanti le pratiche per l'adozione da solo e da oltre un anno. Non conosco tutti i dettagli, ma credo che facciano un'accurata indagine prima di decidere se consentire l'affidamento. E da oltre un anno questo orfanotrofio non ha mai chiesto di incontrare la moglie? Non so, faccio fatica ad accettare il patto narrativo in questo caso.
La legge dell'ultimo minuto
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Ciao Valerio! Lasciamelo dire, adoro questo genere di non-racconti, specialmente quando sono scritti così bene! Una bella esibizione di stile che rispetta a pieno il tema e gioca anche con il lettore e la rottura della quarta parete (ti confesso, avrei preferito che lasciassi sul vago la sfida del pdv, così da illuderci che fosse in tutto e per tutto quello che è successo lunedì sera).
Ti faccio giusto un piccolo appunto su una frase:
L’orologio continua a ticchettare imperterrito. Ogni minuto è un omicidio plurimo.
che poteva diventare "L'orologio ticchetta imperterrito. Ogni minuto è un pluriomicidio", che avrebbe suonato meglio e ti avrebbe fatto guadagnare un po' di caratteri.
E a proposito di caratteri, finora questo è stato il mio commento più breve :D ma in effetti non c'era molto da dire.
Il portiere di riserva
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Ciao Andrea, con il tema ci siamo. Ho giusto qualche osservazione di natura stilistica da farti:
Il numero 8 loro ha fatto un tunnel a Di Napoli, il nostro terzino sinistro, è si è involato sulla fascia. “Buttalo giù, Marchionni!” il mister si rivolge al nostro stopper, un ragazzone più largo che alto,
Il protagonista sta descrivendo le caratteristiche di alcuni membri della sua squadra. Queste due frasi sono fuori dal pdv: perché dovrebbe descriverli? Lui sa già chi sono e cosa sono i loro ruoli, e poi a chi li sta descrivendo? Al lettore, per forza di cose. Considerato che ci sono un sacco di nomi e i ruoli di ciascuno non sono determinanti ai fini della storia, potevi evitare di specificarlo, ma se invece ci tenevi a farlo, ti sarebbe bastato indicarli con il loro ruolo: "Il numero 8 della squadra avversaria fa un tunnel al nostro terzino sinistro, che si invola sulla fascia". Qui tra l'altro ti ho corretto un altro paio di errori: il fatto che usi il pronome "loro", che a me suona male, e il fatto che l'azione viene descritta al passato, quando le azioni dovrebbero avvenire momento per momento. In ultimo, "un ragazzone più largo che alto". Volendo, questa te la posso dar per buona come un commento del pdv, ma è pur sempre una descrizione di un ragazzo che lui dovrebbe conoscere bene.
Il rumore dell’osso si sente fino a qui. Lo stesso rumore di quando strappi il cellophane che avvolge le merendine del Mulino Bianco.
Qui più che appuntarti un errore, mi hai fatto sorgere un dubbio: Se il pdv si trova sulle panchine e c'è uno stadio gremito di tifosi, davvero il rumore di un osso rotto lo sentiresti da metri di distanza? Il campo dovrebbe essere abbastanza ampio, e i giocatori vi si trovano in mezzo. A meno che la scena non avvenga a pochi metri dal pdv si dovrebbero sentire a mala pena i gemiti. Io però non sono mai stato sulle panchine di uno stadio di calcio, quindi se mi dici che è una cosa che si può sentire, allora ok.
Fai qualcosa! dico con il labiale a Salamandra. Lui sempre con il labiale risponde: Che cazzo vuoi che faccia?
Ok usare il corsivo per indicare il labiale, ma stabilita questa regola, non è necessario specificarla di nuovo (visto che il corsivo lo usi solo in questo momento). Pertanto potevi astenerti dal dire che "Lui sempre con il labiale risponde". Non ci sarebbe stata confusione, visto che per i dialoghi tu hai usato le virgolette alte. E avresti anche risparmiato spazio.
Il numero 10 loro, un biondino che somiglia a Totti
A questo punto è abbastanza chiaro che la squadra del pdv è indicata da nomi (o ruoli) e quella avversaria dai numeri. C'è qualche problema sull'utilizzo del pronome "loro" come ti ho già scritto sopra. Ma se chiarisci bene la cosa all'inizio, puoi evitare di doverlo spiegare dopo.
A parte ciò, la storia è interessante e sono proprio contento di come hai gestito il finale
Un passo indietro
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Ciao Gabriele. Dopo averlo riletto un po' posso confermare che il tema è stato centrato, anche se mi ha lasciato parecchio confuso. Più che ad analizzare singoli spezzoni di racconto vorrei esporti la mia impressione sui due grossi macroproblemi che ho riscontrato.
FLUSSO DI INFORMAZIONI: La descrizione del bar e il dialogo con Biggio si "visualizza molto bene" nel lettore, nonostante sorga qualche dubbio sul mezzo di trasporto che il protagonista avrebbe perso. Il punto non è che non si capisca, ma ho dovuto fermarmi e rileggere. Forse è un problema mio, forse sarebbe bastato palesare meglio il fatto che si sia trattato di un autobus, ma prendi questa come un'osservazione personale. Il vero problema, invece, è che non si capisce se il protagonista sia intrappolato in una sorta di loop o se il paragrafo successivo non sia altro che un flashback. Rileggendo, propendo per il secondo, ma converrai che l'entrata in scena della donna elegante scateni questo dubbio quando in seguito viene nominata Gioia.
FLASHBACK RACCONTATO: Il flashback ha uno stile più sbrigativo di quanto letto sopra, con il protagonista che racconta a un ipotetico ascoltatore quello che gli è successo, invece di mostrarlo momento per momento. Avrei preferito che questo informazioni ci venissero fornite subito, in modo da evitare i difetti che ti ho elencato e rendere il racconto più lineale (ma funziona all'obiettivo della gara)
Spero di essermi spiegato in maniera abbastanza chiara
Click
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Ciao Dario. Dunque, dalla prima lettura del tuo racconto mi era sembrato che il tema fosse stato un po' tradito, perché è il viaggio nei ricordi del tuo PDV poco prima di morire. Ma in realtà si mostra tutto nell'urgenza del finale, quindi ci siamo!
Ho notato un po' d'incertezza stilistica nella prima metà del racconto, con i principali problemi concentrati tutti lì, e migliorando sensibilmente a partire dai flashback.
Vediamoli insieme:
La sensazione di qualcosa di solido sotto la suola dura solo un attimo ma abbastanza da squarciare la mia vita in due parti molto distinte.
Qui tu usi il verbo "durare" relativo alla sensazione sotto la suola. Il fatto è che sembra che tu stia descrivendo la suola della scarpa. "sotto la suola dura", la vicinanza di queste due parole crea l'equivoco. Potevi sistemarla così: "Click. La sensazione di qualcosa di duro sotto la suola, dura dura solo un attimo, ma abbastanza da squarciare la mia vita in due parti molto distinte." Così risolvi anche il problema di punteggiatura.
Ora ho una vita prima e una vita dopo, molto più corta, che parte da quando ho messo il piede su una mina antiuomo.
Qui la protagonista ha scavalcato tutte le fasi di elaborazione del lutto ed è passata direttamente all'accettazione. Non è realistico che la prima reazione di qualcuno che sta per esplodere sia la rassegnazione. Potevi evitare questo commento e, con qualche modifica, agganciarti direttamente alle frasi sotto: "Ho messo il piede su una mina antiuomo. Merda! Gli occhi si riempiono di lacrime; il cimitero di lamiere ai bordi della strada per Mosul, davanti a me, si dilata e si contorce."
Non riesco nemmeno ad aprire la bocca. Forse è la paura a serrare la mandibola, forse l’addestramento fatto in accademia funziona meglio di quello che pensavo.
Modificherei questa frase per farla suonare un po' meglio: "Non riesco nemmeno ad aprire la bocca. Forse è la paura, o forse l'addestramento in accademia funziona meglio di quanto pensassi"
Mi verranno a cercare? Certo. Ma tra non meno di sei ore e un commando delle OLP può passare per la strada da un momento all’altro, scorgermi e porre fine a questa sala d’attesa presso lo studio del Dottor Morte che da queste parti chiamano Saddam Hussein
Anche qui: "Mi verranno a cercare? Certo, tra non meno di sei ore. Nel frattempo un commando delle OLP può passare per la strada, scorgermi e porre fine alla mia vita". In condizioni di tensione la mente formula pensieri rapidi e secchi, non si perde in figure retoriche e metafore.
Ne afferro un lembo, ben attenta a non muorere un muscolo.
Typo a parte, questa la toglierei proprio. Leghi nella stessa frase un'allegoria (afferrare il lembo) con un'azione reale che la protagonista cerca di non fare (muovere un muscolo). Non ha senso.
Arrivati a questo punto della storia, ci sta che la protagonista si rassegni, e infatti il flashback non presenta problemi particolari. Lo stacco con lo schiaffo del vento è un beat evocativo e concreto e mi piace il crescere della tensione che porta alla risoluzione. Spero che le mie correzioni ti siano chiare.
L'ultimo giorno di scuola
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Ciao Sherwood! Vedo che usi molto lo stile del raccontato. È un modo di scrivere che il più delle volte porta guai a chi non lo so sa gestire, nel tuo caso gli elementi risultano abbastanza chiari, anche grazie al contesto scolastico che dà un'indicazione su cosa immaginarsi. Il tuo modo di gestirlo è però molto minimale e sacrifichi tutta una serie di occasioni che avresti potuto usare per caratterizzare meglio il tuo protagonista (dai dialoghi, dal modo di comportarsi, dalle cose che fa quando si trova davanti all'insegnante), e lo stesso discorso vale per Virginia. Il fatto che ci sia un limite di caratteri implica che avresti dovuto scegliere un'unica scena per farci vedere tutte quelle informazioni che invece ci hai riassunto.
Problema (ed è un problema non da poco), personalmente non ho capito l'età del protagonista. Se ha fatto la cresima, è probabile che sia delle medie o anche di più, ma quanto di più? In quella fase il corpo e la mente di una persona cambiano drasticamente da un anno all'altro e immaginarsi un ragazzino delle medie è diverso dall'immaginarsi uno dei primi anni delle superiori.
Ma ci sono anche dei pro: il tema è rispettato, il finale è carino, non ci sono altri punti oscuri a parte l'età del protagonista. La prossima volta prova ad aggiungere dei dettagli più concreti.
Ordini della regina
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Ciao Mario! Anche per me è la prima volta e posso capire lo smarrimento che devi aver avuto (pensa che io ancora controllo i regolamenti per capire se sto facendo tutto nel modo giusto!).
Passiamo invece al racconto. Ci sono grossi problemi, non è per nulla ovvia la situazione e cosa siano i personaggi. In un primo momento, data la presenza di un Gargamella, mi era sembrata una specie di fan fiction sui Puffi in chiave militaresca, ma non capivo la pertinenza con Biancaneve. Lei in particolare è inesistente, la storia poteva tranquillamente chiamarsi "Gli ordini del generale" e avrebbe avuto più senso.
Mi è piaciuto il modo in cui hai giustificato il tema (minuti=piccoli, anche se ho dovuto ragionarci) e vedo che c'è la buona volontà di mostrare la scena, ma serve ancora un po' di pratica su come gestire il flusso d'informazioni. A parte le località indicate (passi l'Italia, ma poi citi anche la Torre Eiffel e la Statua della Libertà), permettimi di farti notare una frase che mi ha fatto storcere il naso:
Il tenente entrò nella stanza. Gambe e schiena formavano un angolo di novanta gradi.
Un corpo assume una posizione a 90° in due circostanze: quando sta seduto a terra con i piedi tesi in avanti, oppure quando è piegato, schiena in orizzontale e la testa puntata sul pavimento. Un gobbo sta al massimo a 45°, ma in realtà se penso a un gobbo, mi viene subito in mente Quasimodo, quindi non è detto che si debba per forza specificare quanto sia curvato (specie se, come nel tuo caso, la deformità è da stereotipo cinematografico).
Cose come queste s'imparano con la pratica, quindi il mio consiglio è di non farsi abbattere e continuare a esercitarsi.
Specialisti del ritardo
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Ciao Giovanni. Dunque, ti confesso che ho incontrato diverse difficoltà nella lettura. Da una parte ci sono frasi e termini fraintendibili, una su tutti, quella che apre il racconto:
Una mummia e il suo sarcofago suonano sul palco del ristorante. La gente li ascolta, beve e discute. Tutti felici.
Considerato che la prima frase pone le basi per visualizzare la scena, a naso mi è venuto da pensare uno strano contesto fantasy con le mummie, e solo in un secondo momento ho capito che si trattava di una metafora (o almeno, credo di aver capito);
C'è poi una prosa un po' confusa e dei termini poco comuni:
Ma la dama sogguarda il tale che le sta di fronte. E tace. Tutti discutono, ma lei tace.
Che per carità, non sono automaticamente un errore, ma dato che il fine ultimo di un buon testo è essere scorrevole e leggibile, scelte autoriali come queste, se non gestite bene, rischiano di rallentare il flusso;
Avrei preferito scene più concrete alternate ai dialoghi:
«Ma che orchestra, quei due cadaveri?» il vino però le piace. «Questo posto è una merda.»
Come lo manifesta questo apprezzamento al vino? Mormora con la voce? Lo tiene in bocca e lo degusta a lungo? Lo beve tutto d'un fiato e se ne versa subito un altro bicchiere?
Ci sono molti momenti in cui avresti potuto usare dettagli concreti e migliorare sensibilmente il testo.
Un altro problema è quello del punto di vista. Rileggendo il brano mi è parso che quello predominante fosse della donna, perché la maggior parte dei commenti al locale e alle persone presenti appartengono a lei, poi però ci sono delle evidenti uscite dal personaggio, come in questa frase:
Una scintilla sfiaccola negli occhi della dama, le accende il volto e ravviva il trucco.
Questa frase non può essere sua, lei non può guardare i suoi stessi occhi e il volto, e commentarli.
Ma quelli che ti ho elencato finora sono errori molto tecnici, posso comprendere la mancata padronanza o la scelta di ignorarli (non avendo visto altri brani tuoi non posso saperlo con certezza). Ci sono invece delle cose che proprio non posso avallare.
Non si capisce cosa tu voglia raccontarci. Vediamo una coppia che si scambia volgarità gratuite e un linguaggio molto grezzo in un contesto e con una prosa che vorrebbe evocare un contesto raffinato, ci sono dialoghi in cui non si capisce chi stia parlando
La dama batte il pugno sul tavolo. La strana roba che ha appesa al collo beccheggia in mezzo alle morbide onde. «Ora mi sono rotto il cazzo, ok? Sì, il cazzo, hai visto che le dico, le parolacce?» «Che uomo! Maschio alpha.»
descrizioni di "cose" che non ci è dato conoscere
La strana roba che ha appesa al collo
Anche il tema, per come lo hai collocato, mi sembra tirato per i capelli, e per mia modesta opinione non me la sento di dire che sia stato rispettato.
Spero che il formato vada bene. Buona gara a tutti!
Editor e consulente freelance per scrittori. Formazione in scrittura creativa e sceneggiatura presso agenziaduca.it di Marco Carrara.
1. Click - Dario Cinti 2. Un passo indietro - Gabriele Dolzadelli 3. La Legge della Giungla - Matteo Mantoani 4. Il portiere di riserva - Andrea Spinelli 5. L'ultima evasione - Giuliano Connoletta 6. Vuoto dentro - Morena Bergamaschi 7. Specialisti del ritardo - Giovanni Attanasio 8. L'ultimo giorno di scuola - Sherwood 9. La legge dell'ultimo minuto - Valerio Covaria 10. Ordini della Regina - Mauro Mazzafoglie
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COMMENTI:
Gabriele Dolzadelli - Un passo indietro Ciao Gabriele, lieto di leggerti. Bel raccontino, ho letto roba tua più ispirata eh, ma è scorrevole e si legge bene. Il tema è ovviamente c'entrato. La parte iniziale secondo me è quella confezionata meglio, si respira l'aria da pub e Biggio è un personaggio molto piacevole, che "spalleggia" il protagonista con naturalezza. Il mood dell'intero racconto ha un fondo malinconico, di quelli che attraversano la consapevolezza amara in certi periodi della nostra vita in un misto tra poesia e dannazione. Diciamo che è soprattutto per questo che per me questo racconto è un pollice in su. Non ripeterò cose già dette da altri, è chiaro che dalla metà in poi il testo perde un po' per via della fretta resa necessaria dalla carenza di caratteri, ma al netto di tutto ciò la ritengo una buona prova.
La Legge della Giungla - Matteo Mantoani Ciao Matteo! Racconto dai connotati particolari rispetto al solito che si legge qui dentro. Ha di buono che hai creato una buona immersività della scena, si respira subito una certa aria di fastidio ogni volta che il vecchio apre bocca, si percepisce il senso di urgenza del protagonista, ma di contro per come hai gestito le cose appare solo come un mero osservatore. E' il portatore di pdv, ma non sappiamo null'altro se non l'impellenza di prendere il treno, vediamo la scena attraverso i suoi occhi ma niente di più. Per il resto una prova buona, ti porta fino all'ultimo a voler sapere come andrà a finire tra il vecchio e l'indiano, fino a quando non si arriva all'esito amaro che ti spacca a metà: da una parte si prova dispiacere, è comunque un'ingiustizia; dall'altra è innegabile che il tizio abbia avuto quel che meritava. Il tema è c'entrato, chiaramente. A presto rileggerti.
Il portiere di riserva - Andrea Spinelli Ciao Andrea. Il tuo racconto è una piccola perla di originalità, racconti con connotati sportivi non se ne vedono molto spesso qui. Veniamo al dunque: mi è piaciuto davvero molto. Non è un semplice scorcio di parentesi calcistica, c'è vita di provincia, delusione e rivalsa, l'adrenalina del potercela fare e il peso della scelta tra giusto e sbagliato. Hai sapientemente inserito il conflitto attraverso la scommessa e il gioco sporco, è stata un'ottima idea a mio vedere, perché va in parallelo con l'altro conflitto naturale, cioè quello dell'esito della partita. Il finale aperto è la ciliegina sulla torta, ognuno di noi immagina come meglio preferisce il risultato finale, se prevale infine l'orgoglio sportivo o meno. Bravo, davvero. C'è stato però qualche errore però nel gestire il flusso di informazioni nella prima parte, te li hanno già fatti notare quindi non mi ripeterò. A volte esci dal pdv, fornisci informazioni inutili al lettore ai fini del racconto e che il protagonista conosce già, l'impostazione a volte quindi non è coerente col tipo di narratore scelto, ma oltre a questo è una prova originale che ho apprezzato molto. Il tema, ovviamente, è centrato.
Click - Dario Cinti Ciao Dario, gran racconto! Hai deciso di gestire la cosa con toni drammatici ma senza scendere nel melenso eccessivo. La protagonista è ben caratterizzata, ci doni uno scorcio del suo passato che lei rivive conscia delle scarsissime probabilità di sopravvivere. Il walkman è un veicolo che esprime un tratto della sua personalità che mi è piaciuto molto. Si percepisce tutta l'angoscia del caso, si spera fino alla fine che possa accadere un miracolo che salvi la donna ma un'amara consapevolezza sappiamo già che confermerà l'esito. Il finale come ti hanno già detto è una piccolissima nota amara, fosse stato al presente avrebbe dato tutto un altro impatto, che comunque rimane notevole nella scena che hai costruito: la sua sorte è segnata irrimediabilmente, il nemico l'ha scorta e lei non vuol morire invano, il tutto con la sua canzone. Davvero bello e struggente. Il tema è più che c'entrato, prova davvero ottima, probabilmente finirà sul podio della mia classifica.
L'ultima evasione - Giuliano Connoletta Ciao Giuliano, lieto di leggerti. Racconto con una certa identità il tuo, raccontato in un ambito affascinante come quello del palcoscenico in uno spettacolo di magia. La prosa è buona, lo stile esprime bene ciò che volevi trasmettere. La struttura a flashback multipli in uno spazio così risicato per me non è proprio il massimo, ma tu sei riuscito a gestirla abbastanza bene, tanto da farmi ricredere alla fine. Il protagonista è caratterizzato piuttosto bene, ma secondo me non hai curato molto il perché di quella sua scelta; dei due flashback in uno hai deciso di affrontare la "genesi" del mago, che però di fondo non aggiunge granché. Nell'altra si va a dare corpo al finale. Io fossi stato in te avrei utilizzato entrambi per questo scopo, arrivandoci poco a poco, magari esplorando meglio le sfaccettature delle sue motivazioni. Nell'insieme la prova è davvero buona. Tema centrato.
Specialisti del ritardo - Giovanni Attanasio Ciao Giovanni. Il tuo racconto è davvero particolare. Sicuramente merita un plauso per il coraggio di sperimentare stili fuori dall'ordinario, a prescindere dal risultato finale, questo voglio dirtelo; non è facile, è un ardire che va premiato perché ci allontana dalla nostra safe-zone creativa senza paura del giudizio. Detto questo, a me il racconto non è piaciuto molto, ma allo stesso tempo si. L'atmosfera che si respira è surreale non solo per come inizi il racconto (mummia e sarcofago messe insieme tirano un brutto scherzo, lasciandoti fino all'ultimo col dubbio se fosse una metafora o meno), ma per l'ambientazione che ha uno stampo tanto raffinato quanto grottesco, con dialoghi che si oppongono per "brutalità" nel contenuto ma non nella forma. Il tutto mi ha dato sensazioni un po' burtoniane, complice l'inganno dell'ambientazione fantasy/grottesca, probabile non fosse la tua intenzione ma a me è arrivato così ed è una cosa che mi è piaciuta. Ciò che non mi è piaciuto è il modo in cui, facendo i conti col tuo esperimento sul narratore inaffidabile, hai gestito i pdv. Purtroppo è nata solo una gran confusione, che solo una seconda rilettura ha saputo dissipare. Ma ci sta, quando si sperimenta si può incoccare subito un risultato eccellente come uno pessimo; in questo caso secondo me stiamo sulla via di mezzo (per ciò che riguarda il pdv). La trama è un po' scialba, i personaggi non sono male ma hanno a che fare con poca carne al fuoco, non gli hai dato granché modo di emergere attraverso la trama, hanno una personalità buona ma solo fine a sé stessa. L'attinenza al tema è un ni, perché più che parlare di "all'ultimo minuto", qui si parla dell'attesa in generale. Nel complesso, prova davvero singolare, che si spacca a metà tra il buono e il non buono, non ho proprio idea di come collocarla nella mia classifica, ma voglio dirti una cosa: dovrebbero esserci più racconti come questo, nel bene e nel male, perché il punto focale del contest non è arrivare alla vetrina, ma vincere sé stessi sperimentando nuovi sentieri di narrazione. Un monito che nasce dalla tua esperienza e che farò mio, per cui ti ringrazio per aver sperimentato. Alla prossima.
Vuoto dentro - Morena Bergamaschi Ciao Morena, lietissimo di leggerti! Se non sbaglio è la seconda o la terza edizione a cui partecipi, ho letto quindi poco di tuo ma quel poco mi piace davvero. Hai un buono stile, delicato ma che colpisce al punto giusto quando deve farlo, usi una discreta quantità di mostrato e questo aiuta molto l'immedesimazione. In questo racconto noto un'ottima gestione del pdv, i toni sono molto pesanti e li rendi in modo netto ma con dolcezza, mantenendo un perfetto equilibrio senza eccedere né da una parte né dall'altra. Ma veniamo al dunque. La prima parte si lascia ben apprezzare, introduce bene la storia e il personaggio e scorre via che è un piacere; la scena dove esplode la sua rabbia è un perfetto esempio di mostrato. Arriviamo al punto in cui pensa di togliersi la vita, c'è qualcosa qui che ci induce a pensare che non sia la prima volta che accarezza l'idea, o comunque di fondo è una donna con problemi di depressione: dico questo perché arriva quasi a concretizzare l'idea in modo troppo facile. Da qui in poi purtroppo ti sei un po' persa. Personalmente credevo che avresti concluso il racconto in due possibili modi: il primo, lei si toglie la vita e, solo quando troppo tardi, le arriva una chiamata (forse cliché) dove le dicono che hanno scambiato i risultati delle analisi; la seconda, la stessa cosa ma col lieto fine, ovvero senza il suicidio. Sono stato disatteso, e ciò mi rende lieto, ma il problema è che, come ti è già stato fatto notare, l'incoerenza con la realtà sulle pratiche d'adozione, ma anche sul fatto che il marito sembra comportarsi come se sappia già l'esito delle analisi sulla fertilità fatte dalla moglie. In conclusione, una prova molto buona, con uno buono stile ma che si perde un po' nel finale. Il tema è c'entrato. A presto rileggerti!
L'ultimo giorno di scuola - Sherwood Ciao Angela, da quel che leggo sei una della vecchia guardia di MC. Il tuo racconto ha un'impostazione molto classica; narratore esterno, stile raccontato, molto descritto e pochi o zero dialoghi. Non fraintendere, non ho nessun pregiudizio al riguardo, ma è innegabile che questo modo di scrivere ha più difetti che pregi, in termini di coinvolgimento e di resa delle situazioni messe in atto. C'è da dire che nonostante questo, si vede che hai una certa padronanza di questa impostazione e anche di linguaggio, sei stata brava a trasmettere con il solo raccontato i vari stati d'animo del personaggio. Come già altri ti hanno detto, il punto topico del racconto avrebbe avuto la massima resa con dialogo o almeno un po' di mostrato, in modo da calare il lettore completamente nella situazione. Detto ciò, il finale ha un che di poetico molto apprezzabile, sebbene gestito un po' in fretta e furia, lascia una nota dolceamara che ho apprezzato. Nell'insieme il racconto è piacevole e il tema c'è tutto. Spero di leggerti anche nei futuri contest!
La legge dell'ultimo minuto - Valerio Covaria Quando si va nella meta narrativa, anche solo di poco, dal mio punto d vista le cose si fanno sempre affascinanti, nel senso letterale del termine. Hai descritto il dramma dello scrittorio medio in cui più o meno tutti possiamo identificarci, decontestualizzando un minimo il fattore rivista letteraria. Il flusso di coscienza scorre bene, al netto di qualche ridondanza descrittiva (come il caffé che cade ma che hai utilizzato due momenti diversi per indurre il lettore a comprenderlo), e del dibattito se queste tipologie di testi siano più o meno inerenti a ciò che ci viene chiesto di scrivere qui. In questo caso credo proprio di si, il tuo mi sembra una via di mezzo con trama, conflitto e conclusione, seppur a modo suo. Interessante, ma non spicca molto per brillantezza o guizzo d'estro di qualche tipo. Ha un peso plusvalente in questo caso, perché a mio modesto parere se si entra nella meta narrativa credo che l'originalità sia molto importante (specie se si opta per questa scelta quando si dovrebbe portare un racconto vero e proprio). Rimane comunque un esempio molto piacevole da leggere. Il tema è centrato. Alla prossima.
Ordini della Regina - Mauro Mazzafoglie Ciao Mario, innanzitutto benvenuto nell'Arena! Allora, non me la sento di darti troppo addosso perché ci hai illustrato tutte le attenuanti del caso, ma col tempo imparerai che qui dentro difficilmente la passerai liscia per qualcosa! La cosa positiva è che il 99% delle volte le critiche sono costruttive, quindi superato lo scoglio dell'ego c'è tutto di guadagnato! Veniamo al racconto. Per quanto tu ti sia denigrato, in realtà hai una certa proprietà di linguaggio. I problemi derivano tutti dalla costruzione del mondo in cui ambienti la narrazione e del modo in cui lo palesi al lettore; capisco voler "nascondere" gli elementi cardine per dare fascino alla storia, ma il lettore deve essere in grado di identificarne i connotati o il risultato finale è il totale disorientamento. In questo caso specifico, avresti dovuto seminare indizi precisi che sarebbero andati a svelare in modo quasi subdolo il contesto della storia. Io per esempio ho avuto anche il dubbio che si trattasse di giganti, si è palesato ad un certo punto nella mia testa, ma non ero del tutto convinto quindi ho continuato a cercare un'altra interpretazione; il che non è sbagliato quando si va ad cercare una lettura multipla dei significati della trama (qualora ce ne fossero), ma non se devo capire di cosa si sta parlando dall'inizio alla fine. Fare tutto ciò con 4 ore di tempo è molto difficile, è la vera sfida, sono sicuro che con tutto il tempo a disposizione avresti costruito meglio il tutto. In conclusione, l'idea di base è originale e con uno sviluppo più ponderato sarebbe stata nella zona alta della mia classifica senza dubbio. Il tema è preso un po' per i capelli all'ultima riga, ma te lo do per buono. Spero di rileggerti il mese prossimo!
Complimenti a tutti, è stato un vero piacere leggere i vostri racconti!
Classifica e commenti:
1) L’ultima evasione, di Giuliano Cannoletta
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Ciao Giuliano, un bel racconto che gioca molto sul non detto. Il finale era abbastanza annunciato, però la lettura è comunque piacevole e ci si chiede come arriverà.
Punti di forza: Un ottimo flusso informativo e una prosa precisa ed elegante.
Punti deboli: Forse il finale è fin troppo telefonato e la chiosa non rende granché per come è posta. L'impressione è di un racconto molto preciso, "quadrato", che però non osa rimanendo una bella lettura che però probabilmente dimenticherò da qui a qualche settimana.
Come lo migliorerei: Al solito sono i punti deboli invertiti, la chiosa andrebbe cambiata o ristrutturata, magari anziché:
Trattengono il fiato e attendono che io evada, come sempre, all'ultimo istante.
Potevi scrivere semplicemente: Aspetto L'ultimo istante. Dirai: che cambia? Cambia che citi l'inizio del secondo paragrafetto, dando un senso di circolarità. In più proprio nel secondo paragrafetto l'assistente/apprendista si lamenta del fatto che non attenda l'ultimo istante e debba implementare quell'aspetto dell'esibizione quindi il "come sempre" stona. Infine, per mio gusto personale, penso mi avrebbe dato una sensazione più forte se pensasse a sè stesso, alla sua vita che sta per finire, anziché al pubblico.
In conclusione il racconto è davvero ben scritto e, per me, funziona alla grande al di là dei fegatelli evidenziati. Non posso che farti i complimenti. A Rileggerci.
2) Click, di Dario Cinti
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Ciao Dario, un bel flusso di coscienza concretizza il modo di dire "vedersi passare tutta la vita davanti" all'ultimo istante. Tema preso in pieno, per me.
Punti di forza: Declinazione del tema interessante e una prosa precisa e mai banale ci accompagnano dall'inizio alla fine. Ottimo lavoro.
Punti deboli: Inizialmente il discorso "prima e dopo" mi ha un po' disorientato: pensavo la mina fosse già esplosa e stesse ragionando ex post, poi si capisce ma inizialmente è stato straniante. Forse anziché porre il passato come un ricordo all'interno del flusso di coscienza avresti potuto usare il flashback per rendere più dinamica la narrazione.
Come lo migliorerei: probabilmente con una variazione ritmica dal momento in cui si rende conto di aver messo il piede su una mina e quando si rende conto di star per morire. Capisco la fredda accettazione, è corretta e ci sta, ma creare un oscillazione climatica avrebbe reso la lettura più veloce e partecipata.
In conclusione il racconto mi è piaciuto: funziona, non c'è altro da dire. Complimenti e a rileggerci!
3) La Legge della Giungla, di Matteo Mantoani
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Ciao Mentis, Il racconto scorre piacevolmente, il tema mi sembra un po' forzato ma non gli do troppo peso.
Punti di forza: Mi piace tantissimo come hai reso il vecchio ed il protagonista, la caratterizzazione dei personaggi, tenendo conto dei caratteri a disposizione, è sicuramente gestita egregiamente.
Punti deboli: Il conflitto invece poteva essere reso meglio: si percepisce la fretta del protagonista ma non sembra davvero essere centrale rispetto a quello che accade. Mi sono chiesto tutto il tempo: "come reagirà l'indiano?" Invece, dalle premesse, avrei dovuto chiedermi "riuscirà il protagonista a prendere il treno?" Sul finale cerchi di rispondere ad entrambe le domande ma il finale mi sembra un po' forzato. A prescindere dalla sua risposta alla domanda del controllo questi avrebbe potuto chiedergli il biglietto. Diciamo che il suo fare lo gnorri, per quanto riguarda il suo specifico obiettivo, non sia influente. Quindi mi stona un po'.
Cosa cambierei: Non ne ho idea, forse non punterei troppo sulla fretta del protagonista e porrei l'accento sulla sua curiosità sulla reazione dell'indiano. Però non saprei, questo protagonista spettatore non mi convince al 100%, malgrado penso sia una trovata interessante e ben resa.
In conclusione un buon racconto con un finale un po' al limite, ma che si lascia leggere con piacere e diverte. Simpatico, a rileggerci!
4) Il portiere di riserva, di Andrea Spinelli
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Ciao Andrea, Mi sono appena accorto di non aver commentato il tuo racconto, stavo compilando la classifica e mi sono trovato un commento in meno. Quindi scusa per il ritardo. Il tuo racconto l'ho trovato piacevole, ho dato un occhiata ai commenti e molte delle cose che volevo segnalarti sono già state dette, quindi sarò sintetico:
Punti di forza: Il tuo racconto, secondo me, è quello di questo gruppo in cui si percepisce maggiormente il conflitto. Anche se si capisce come andrà a finire si vuole comunque arrivare alla fine per scoprirlo. In più mi hai appena insegnato come si fa un finale aperto. Infatti, in realtà, il racconto si conclude perfettamente. La domanda era "si butterà o no?", o più in generale "cercherà di vincere la partita o la scommessa?" e sul finale rispondi alla domanda lasciando il lettore soddisfatto anche se non sa se lo para oppure no: ai fini del conflitto questo è irrilevante. Praticamente imbastisci una specie di percorso di cambiamento, molto bello in così pochi caratteri, complimenti.
Punti deboli: Secondo me ci sono delle pecche stilistiche abbastanza rilevanti, te le hanno già fatte notare e non andrò nello specifico il problema, dal mio punto di vista, è che sei in prima al presente e due\tre frasi fuori pdv creano un effetto telecronaca che fa perdere il contatto con il protagonista. Il fatto che vengano commentate azioni calcistiche, almeno per me, aumenta automaticamente tale sensazione! Niente di irreparabile, ma va sistemato assolutamente.
In conclusione un racconto piacevole e coinvolgente che a causa di piccole cadute di stile non mi sono potuto godere a pieno. Aspetto la tua risposta prima di pubblicare la classifica, ma purtroppo devo farlo per forza stasera quindi ti chiedo scusa in anticipo ove non ci fosse tempo per ribattere. A rileggerci.
5) Un passo indietro, di Gabriele Dolzadelli
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Ciao Gabriele, Al di là di qualche frase un po' legnosa, anche a causa della scelta del tempo passato, il racconto mi è piaciuto. L'attinenza al tema la vedo tiratina, però non è un aspetto così rilevante per me.
Punti di forza: Hai reso alla perfezione l'atmosfera malinconica e, nonostante la scelta del tempo passato, ho vissuto le vicende insieme al personaggio.
Punti deboli: Non ho apprezzato molto il richiamo al 2, inteso come autobus/ora, non mi ha convinto e anziché emozionarmi mi ha fatto storcere il naso. In più tutto sembra avvenire troppo in fretta, e questo, a livello emotivo, impedisce di empatizzare davvero con il protagonista.
Cosa cambierei: Rivedrei alcune frasi, proprio nella forma, non le cito perché le individui facilmente rileggendo a bocce ferme e perché è una questione di gusti per lo più. Toglierei anche il giochino del 2, che mira a creare una circolarità che nel caso specifico non rende, secondo me.
In conclusione trovo sia un buon racconto che però, in definitiva, risulta senza infamia ne gloria. Mostri una grande padronanza dello stile e capacità di ideare una storia perfettamente chiara e coerente nei limiti del contest (che non è poco!) però, questa volta, non riesci a colpire nel segno. Almeno con me. A rileggerci!
6) Vuoto dentro, di Morena Bergamaschi
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Ciao Morena, il tuo racconto non mi ha colpito al 100%, tratti un tema molto forte ma non sono riuscito a percepire in maniera piena il dolore della protagonista.
Punti di forza: Lo stile è buono e le informazioni che ci servono arrivano senza mai essere artificiose. Alcuni passaggi migliorabili ti sono già stati evidenziati per cui non li ripeterò.
Punti deboli: Sicuramente il finale, che è anche il passaggio in cui si palesa il tema. Purtroppo apre più interrogativi di quanti ne chiuda. Appare forzato perché poco verosimile.
Come lo migliorerei: Darti qualche consiglio per me è estremamente difficile, non so davvero quale potrebbe essere il risvolto finale che la salva. Senza i limiti del contest cercherei di costruire un "motivo per cui vivere" alternativo rispetto alla maternità, o comunque nonostante la sofferenza che quella mancanza può ingenerare in una persona.
In conclusione, un racconto piacevole da leggere che però, soprattutto in relazione al tema che tratta, non riesce a graffiare e ingenerare quella torsione di stomaco che il tema merita. Comunque la mia valutazione è tendenzialmente positiva, anche se magari nella sinteticità del commento non si evince. A rileggerci!
7) Specialisti del ritardo, di Giovanni Attanasio
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Ciao Giovanni, Ho incontrato una serie di difficoltà nel comprendere il racconto, penso mi sia sfuggito il punto e, per questo, mi ha lasciato abbastanza indifferente.
Punti di forza: Una vena ironica sopra le righe e un linguaggio volutamente pomposo, purtroppo non sempre funzionale, che detta un ritmo altalenante ed elastico e permette di arrivare alla fine malgrado diversi passaggi facciano storcere il naso.
Punti deboli: Passi da un narratore onnisciente (primo paragrafo), a uno focalizzato (secondo paragrafo) senza apparente motivo. Ho letto che hai citato il narratore inaffidabile, no. Non funziona così, anche perché la divisione in due paragrafi evidenzia il passaggio da un punto di vista all'altro. Ora, le intenzioni non si discutono, io posso parlare (sempre soggettivamente) di questo racconto: del modo in cui è scritto e delle informazioni metatestuali che mi dà (in questo caso impaginazione). Questo passaggio comunque crea disorientamento, penso che anche chi non sa nulla di POV ecc. ti direbbe "Aspè, ma quindi chi è che parla?" Altra pecca sono i dettagli di ambientazione, non sono riuscito a visualizzare le scene, e per tutto il tempo sono stato convinto ci fossero realmente una mummia e un sarcofago sul palco.
Come lo migliorerei: Cambiando il primo paragrafo in modo da rendere unitario il POV, con il vero protagonista che "si fa notare". In più aggiungerei, o modificherei, dettagli di ambientazione per rendere più chiaro dove sono i personaggi. Nonché l'ordine in cui le informazioni sono fornite al lettore. Per dire il POV del secondo paragrafo come fa a sapere che sono sposini? Lo immagina o lo afferma con certezza? Perché non mi hai dato 'sto dettaglio anagrafico prima? Ho immaginato tutto il tempo persone di mezz'età.
In conclusione, un racconto con del potenziale ma un passaggio di informazioni più lineare avrebbe facilitato la comprensione. In più non ho capito il finale, ma questa è di certo una mancanza mia. A Rileggerci!
8) L’ultimo giorno di scuola, di Sherwood
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Ciao Sherwood, Dico in maniera molto diretta che il tuo stile sintetico non mi ha preso. Il racconto ha alla base un'idea interessante, ma tutto ci viene raccontato e la chiosa l'ho trovata abbastanza banale.
Punti di forza: Un lessico curato e una narrazione chiara anche se non troppo coinvolgente.
Punti deboli: Tutto è troppo sintetico, l'autore troppo presente e la "morale" un po' spicciola.
Come lo modificherei: Show don't tell e autore implicito. La scrittura è buona, l'idea pure, manca quel salto di qualità che può dare uno stile più coinvolgente, che faccia sentire il lettore immerso nella vicenda.
In conclusione, quanto detto è solo una mia opinione che può ignorare tranquillamente, inoltre mi riferisco a questo specifico racconto. Purtroppo non mi ha preso, sarà per la prossima! A rileggerci!
9) Ordini della regina, di Mario Mazzafoglie
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Ciao Mario, Il tuo racconto sinceramente l'ho capito poco, infondo gli eventi sono abbastanza semplici però mancano troppi particolari sia per immaginare l'ambientazione sia per capire il "perché" dietro ciò che accade.
Punti di forza: L'interpretazione che hai dato del tema. Hai colto la polivalenza semantica del termine "minuti" e ci hai costruito un racconto originale e interessante. Ho letto che hai beccato il contest all'ultimo, mi sento di dire che è un peccato perché l'idea era veramente buona. In più la tua esigenza di palesarla all'ultimo lascia un po' interdetti, è sembra forzato quando in realtà l'idea era proprio quella!
Punti deboli: Una generale mancanza di informazioni che impedisce di visualizzare correttamente la scena, avevi anche i caratteri ma il tempo è stato tiranno soprattutto perché era la prima volta come hai precisato.
Come lo migliorerei: Punti deboli invertiti, lo riscriverei in modo da fornire più informazioni al lettore e in modo da valorizzare l'ottima idea di partenza.
In conclusione, una buona idea non supportata da un esecuzione all'altezza della stessa. Il mese prossimo alle nove ;) A rileggerci!
10) La legge dell’ultimo minuto, di Valerio Covaia
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Ciao Valerio, Questo flusso di coscienza non mi ha colpito granché, metti in scena l'autore in crisi per mancanza di idee; diciamo che non è proprio una scelta originalissima. E il finale con l'ispirazione improvvisa e trasportante, mhe...
Punti di forza: Lo stile è a tratti buono, il flusso si fa leggere senza particolari intoppi.
Punti deboli: Una storia poco ispirata, un protagonista un po' troppo lamentoso e un finale prevedibile e poco interessante.
Chiedo scusa per l'eccesso di sincerità, questo è il MIO parere su QUESTO racconto, la precisazione è d'obbligo. Ovviamente c'è sempre il fattore "cos'hai letto?" cioè: un'idea può apparire banale o geniale in base a cosa hai letto in passato, quindi il mio parere è influenzato dall'aver letto davvero troppe volte di questo autore in cerca di ispirazione. Sono sicuro che la prossima volta mi stupirai piacevolmente ;) A rileggerci
Ecco la sudata classifica. Chiedo scusa in anticipo per chi si ritroverà fra gli ultimi posti. Credo sia sempre spiacevole dover spingere qualcuno giù in classifica. Questo è ancor più vero quando tutti i racconti avrebbero meritato di esser premiati per qualche aspetto, quindi, con rispetto:
1. L’ultima evasione, di Giuliano Cannoletta 2. La Legge della Giungla, di Matteo Mantoani 3. Click, di Dario Cinti 4. Un passo indietro, di Gabriele Dolzadelli 5. Ordini della regina, di Mario Mazzafoglie 6. La legge dell’ultimo minuto, di Valerio Covaia 7. Il portiere di riserva, di Andrea Spinelli 8. L’ultimo giorno di scuola, di Sherwood 9. Vuoto dentro, di Morena Bergamaschi 10. Specialisti del ritardo, di Giovanni Attanasio
Ordini della Regina Ciao Mario, ahahahahaha, beh... chapeau! Sono sbottata a ridere da sola e mi allevi sicuramente il passaggio dalla stanchezza al sonno con un sorriso. Ti dico la mia: francamente a me che i protagonisti siano giganti, nani, alleati dei servizi segreti o meno, chi siano e perché siano là, non interessa. Da lettrice dico, perché io commento sempre da lettrice e mi limito a questo. Ti spiego cosa mi è successo: all'inizio avevo pensato che fosse una rivisitazione del backround dell'antagonista Gargamella, che in realtà va a caccia di puffi perché manovrato da un generale, poi ero tutta concentrata nel cercare di capire perché personaggi dei cartoni animati fossero coalizzati contro qualcuno (i puffi). Insomma mentre me ne stavo lì a cercare di capire cosa stesse succedendo, mi hai risolto tutta la questione declinando la tua scelta di effettuare un gioco di parole sul tema. Io ti premio. Certo ci sono altri ottimi racconti quindi vediamo quello che posso fare. A bientot!
La legge dell'ultimo minuto Il tuo racconto narra il conflitto di chiunque debba produrre qualcosa di creativo, buttando su carta qualcosa che possa essere all'altezza di ciò che ci si aspetta da sé stessi. Il tema è sicuramente nobile e io lo apprezzo senza dubbio. Il tuo stile anche mi sembra alto pur restando leggero. Quindi su questi aspetti ti faccio i miei complimenti. Purtroppo l'aspetto poco convincente del racconto sta, per quanto mi riguarda, nella mancanza di brio. Manca qualcosa. Però è una bella prova comunque.
"Il mondo occidentale ha già scritto tutto quello che valeva la pena di essere raccontato. Magari intuizioni geniali sono state sfruttate male, ma ormai è troppo tardi: qualcuno le ha comunque rese proprie." --> questo passaggio è la parte più interessante di tutto il racconto. So che è facile dirlo da lettore, meno da scrittore, ma avresti dovuto sviluppare meglio questo aspetto, non so come, forse facendoci vedere il tuo scrittore alla prese con lo scandagliare una serie di idee più o meno banali che balzano nella sua mente.
L'ultimo giorno di scuola Ciao Sherwood, Ho letto il tuo racconto con piacere. Mi è piaciuto un po' si e un po' no. D'accordo con Davide credo che il problema di questo testo non sia il raccontato o lo stile poco immersivo, quanto piuttosto la mancanza di azione. Il punto forte della narrazione sta nell'inizio, e in realtà si mantiene per almeno 3/4 della storia, però verso la fine si inizia ad avvertire l'esigenza di qualcosa, anche fosse un cliffhanger.
"come se lo vedesse per la prima volta."--> qui c'è un errore, sarebbe "come se lo avesse visto". La fine resta molto delicata si, ma poco introdotta all'interno del corpo testo:
"In quell'istante, lui comprese che la poesia era la massima forma di espressione possibile e lei che esistono forme di amore di cui non abbiamo coscienza ma che hanno ali, radici e a volte, gli occhi di un bambino."
Bella ma forse sarebbe stato meglio, almeno qui, mostrarlo con qualche azione.
L'ultima Evasione Ciao Giuliano! Fosse per me non userei tutti i caratteri che devo usare per il commento perché basterebbe un: wow! che bello! Davvero, mi hai divertito, mi hai fatto godere, hai creato tensione e soprattutto (elemento che per me sbanca sempre la concorrenza) hai creato un'atmosfera fatata, coinvolgente e accattivante. Hai scritto quasi una mini sceneggiatura. Prosa e stile per me sono promossi. L'unico appunto che posso farti, così, tanto per romperti le... è che anche io, come Fagiolo, ho faticato a capire subito che Osman e Enric fossero due persone separate. Forse avresti fatto meglio a semplificare portando in scena meno personaggi perché i movimenti che compiono sono dettagliati e tesi quindi sarebbe stato più furbo condensare, ma poco male. Applausi ancora.
Click Ciao Dario, Mi accodo agli altri sul finale un po' "moscetto", mentre per quanto riguarda il flashback della prima esperienza sessuale forse sei stato leggermente ruvido. L'immagine del tè caldo mi ha un'attimo spinto via dal racconto. Ma al netto di questi pochissimi e brevi momenti, Complimenti perché stavolta posso dire di aver apprezzato il racconto e anche la storia che c'è dentro, cosa che non posso dire mi sia successa sempre, se è chiaro quello che intendo. D'altronde non è affatto semplice in poche ore trovare una storia bella (e non solo una trama) che possa anche essere in linea con il tema. Cindy è una donna, e devo dire che non sei stato affatto male ad entrare nella psicologia femminile, nonostante Cindy abbia delle particolarità non da poco, partendo già dal fatto che è una soldatessa! Ho trovato interessante questo narrare la sua morte senza narrarla ma, piuttosto, narrandone la vita e quanto al tuo stile, a volte ampolloso e raffinato, per me personalmente è un punto in più! Bravo!
Gli specialisti del ritardo Ti ho letto con piacere. La scena è divertente e i personaggi riescono a creare delle dinamiche che sono familiari, dunque va da sé che l'identificazione fra lettore e personaggi hai saputo crearla. Bravo!
La frase della mummia: "Una mummia e il suo sarcofago suonano sul palco del ristorante" in realtà a mio avviso si capiva che era una metafora, il problema forse sta su "sarcofago" che vicino a "mummia" fa dire al lettore: hey, aspetta no, mi sa che intende proprio una mummia. Il ché è anche una rivelazione interessante perché l'ambientazione "halloween" se così possiamo definirla, è credibile e piacevole.
Comunque a parte suggerimenti e note stilistiche che ti hanno già fatto gli altri, l'idea è molto carina ma a mio avviso e modesto parere poteva essere resa meglio con dialoghi meno stereotipati, che a me personalmente hanno un po' dato quella sensazione di potenziale buono ma non reso a pieno. Ti suggerirei di prendere il racconto e migliorarlo senza l'ansia dei "minuti contati", sono certa che il livello si alzerà notevolmente!
la legge della giungla Il racconto mi è piaciuto molto. Il tema centrato si, ok, ma di questo mi interessa relativamente. Quello che mi ha convinto è la ricchezza della scena. I personaggi sono molti ma tutti ben caratterizzati. Il Pdv del narratore è carino perché sembra inaffidabile, in effetti poi ti accorgi che si lo è ma neanche troppo. Fatto molto bene. La trama anche è ben fatta perché a un certo punto sembra che stia per diventare banale, un enorme clichè e poi tac, tutto viene deviato. Non lo chiamerei Plot Twist, mi sembra eccessivo, ma quello che accade è ancora meglio di un Plot Twist.
Ci sono dei punti che mi hanno parecchio distaccato dalla scena e mi è dispiaciuto:
"Un ragazzo indiano, con tanto di turbante" --> il fatto che dici subito che è indiano non fa capire il senso di specificare l'esistenza del turbante, forse sarebbe stato meglio qualcosa tipo: un ragazzo agile con un turbante sulla testa sale di corsa. Poi che è indiano si sarebbe capito, ma vabbè è un dettaglio.
"Cazzo, con quella barba lunga è uguale a Sandokan." --> forse fuori luogo l'esclamazione "cazzo", a meno che non gli fa schifo Sandokan mi sembra un pò forzata, magari ci sarebbe stato meglio un "cazzo è uguale a sandokan! stessa barba!" tipo.
"Tutto accade in un lampo: Sandokan gli strappa il foglietto dalle dita e se lo infila in bocca. Il vecchio lumacone spalanca gli occhi e rimane immobile. Muove le labbra senza emettere alcun suono. Anch’io smetto di respirare. Questa non me l’aspettavo davvero." --> questa è la scena clou, eppure mi sembra troppo inserita fluidamente nel testo, l'avrei, come dire, fatta risaltare di più rispetto al resto.
"Il controllore mi guarda, aspetta che dica qualcosa. In effetti ho visto tutto..." --> che ha visto tutto è ovvio, lo sappiamo dal fatto che ce l'ha raccontato, quindi è superfluo. Piccoli appunti, tutto qua. Per il resto niente da dire: ottimo lavoro!
Un passo indietro Il tuo stile ha una riconoscibilità che ti fa sentire a casa, quindi complimenti! Andando nello specifico direi che il tema è centrato, quindi non mi dilungherei su questo. Bellissimi alcuni passaggi come "Sembrava mi stesse aspettando e che ci conoscessimo da una vita. Il resto si srotolò in maniera naturale, come se fossero le leggi della fisica a incastonare ogni nostra singola parola. Fu meraviglioso e in cuor mio benedissi Biggio." E' vero quello che dice Debora, e cioè che qui è troppo riassunto a posteriori, e in effetti hai fatto una scelta rischiosa. Personalmente però devo ammettere che a me non mi disturba, forse perché mi arriva come se per lui, internamente, c'è proprio poco da dire nel dettaglio perché quello che lui ha sentito è quello, per quanto retorico o riassunto possa sembrare dall'esterno. L'unico appunto che mi sento di farti, che poi più che appunto è una confessione, è che ho dovuto leggere il racconto due volte perché la prima volta mi aveva lasciato un senso di smarrimento, ovvero non ero riuscita a capire tutto il senso complessivo del racconto e i vari riferimenti perché in effetti è ricco di informazioni. Però la seconda volta è stato tutto molto più chiaro.
Vuoto dentro Devo dire che mi piace la dolcezza che traspare dal tuo stile. Quando scrivi ci metti delle ben dosate gocce di tenerezza che rendono tutto quello che scrivi e, di conseguenza, quello che leggiamo, una favola che accompagna. Bello! Il tema che hai deciso di affrontare è forte ma comunque abbastanza originale. L'unico problema del racconto sta ne proprio nella sospensione dell'incredulità, che non funziona qui, perché, come ti ha fatto notare Debora, le pratiche di adozione si portano avanti in due e dunque tutta la vicenda ci appare troppo poco credibile. Anche il momento in cui lei scopre di non poter avere figli è strano perché sembra quasi che lei se lo aspettasse, ma poi non ci spieghi il perché. Detto ciò però io voglio spezzare una lancia a tuo favore: il lieto fine è quello che dà movimento alla scena, altrimenti troppo negativa e cupa "gratuitamente". Per me, se mi porti un dramma apprezzo che mi porti anche una sua soluzione.
il portiere di riserva Questo racconto è buono! I punti forza ti sono già stati fatti notare: la presenza della componente della figlia, i personaggi, il finale aperto che punta più sul coraggio del protagonista che sull'esito. Questa è una scelta sicuramente convincente e inaspettata. Temevo la banalità del successo, speravo nell'insuccesso, magari spiegato con una scena o una frase da un motivo pregresso, invece hai virato sull'aspetto delle relazioni. Interessante. Davvero. Quello che mi ha poco convinto, di contro, sono alcune sbavature di stile, come la Tedesca, che prima ho pensato fosse una donna, poi una birra, ma ancora non sono sicura di aver capito, e altri errorini molto probabilmente dovuti all'ansia del tempo di consegna (come è successo a me). Infine, per quanto la storia sia originale per molti versi, in alcuni frangenti cadi sui cliché e questo abbassa un po' il mio giudizio, ma nel complesso bene!
Ultima modifica di SilviaCasabianca il giovedì 25 febbraio 2021, 21:19, modificato 1 volta in totale.
Dovete ancora ricevere una classifica, anche se potrebbero esserci problemi per la validità di quella di Silvia Casabianca. In seguito vi arriverà anche la mia.
Buonasera. Sono arrivato cattivo ultimo e spero che scuserete l'improprietà di alcune annotazioni. Ho cercato di non leggere gli altri commenti ma poi, soprattutto per racconti che non capivo, devo dire che ho dato una veloce scorsa. Prima ecco i miei commenti:
L'ULTIMA EVASIONE Ciao, Giuliano. Ho apprezzato molto il tuo racconto. Il tema azzeccato si è dipanato in una serie scorrevole di riflessioni e avvenimenti. Novello Houdini, il protagonista impara a lasciare con il fiato sospeso il pubblico. Osman è il suo mentore. Il finale mi è parso eccezionale in quanto aperto a due possibili interpretazioni. Il grande illusionista non ha trovato un allievo degno del suo nome e allora decide di andarsene con un ultimo cruento spettacolo. Oppure è solo una umana storia di vendetta che coglie come sempre impreparata la vittima che non sospetta ciò che cova dietro le "delusioni professionali"! Ottima prova.
LA LEGGE DELLA GIUNGLA Ciao, Matteo. Mi è piaciuto molto il tuo racconto. Sarcastico, pungente, pieno di pathos e suspense! La caratterizzazione dei personaggi ha colpito tutti i commentatori ma a me è piaciuto innanzi tutto il modo apparentemente leggero con cui è stato affrontato il tema del razzismo. Il biglietto inghiottito è stata una trovata per me sorprendente. Il tutto condito da un protagonista che dapprima ignora l'intera vicenda che viene rappresentata davanti ai suoi occhi ( lui vuole solo prendere il treno o l'aereo); poi è sempre più coinvolto fino alla menzogna contro il panzone. Anche il valigiato quindi ha dei difetti come tutti gli uomini e mente ma non è una menzogna a fin di bene ma a metà ai fini di giustizia e a metà "pro domo sua". Bella prova!
IL PORTIERE DI RISERVA Ciao, Andrea. Un racconto che mi ha convinto. Tutto fila la descrizione del protagonista, i sapienti dettagli calcistici, l'atmosfera della combine che mi ha ricordato, mutatis mutandis, un po' il pugile di Pulp Fiction. Non sempre la gestione dell'uso del presente si rivela semplice ma in questo caso mi è parsa funzionale allo scoccare dell'ultimo secondo, direi. La prova regina della bontà del racconto sta nel fatto che, nonostante tu abbia usato quel cognome così infausto per noi milanisti (Cuccureddu), io abbia apprezzato ugualmente la narrazione. Complimenti!
UN PASSO INDIETRO Ciao, Gabriele. Il tema non mi sembra perfettamente centrato perché in realtà tutto ruota sull'ora legale. E il titolo a me sembrava riferirsi a una tua flessione rispetto ad altri tuoi meravigliosi racconti. Il punto di forza della narrazione, il cui stile è sempre efficace, riguarda l'ambientazione. Parlerei d'ipotiposi perché mi sono ritrovato immerso in quel bar con il barista confidente del ludopatico protagonista. L’ingresso di Gioia, che dovrebbe essere la parte clou del racconto mi sembra che zoppichi un po' nella chiarezza dell'esposizione. Ho riletto il racconto ma come sempre c'è il limite di comprensione del commentatore!
CLICK Ciao, Dario. Il tema drammatico ben gestito nelle vivide immagini ha qualche difficoltà nell'esplicitare quando effettivamente la mina antiuomo è esplosa. Ho apprezzato, al contrario di altri commentatori, il tempo che rallenta sempre più e potrebbe far presagire una fine felice della storia. Certo, per un mio limite di comprensione, ho dovuto rileggere la storia prima di capire che si trattava di una soldatessa. La ritardata consapevolezza però mi ha consentito di apprezzare la trama del racconto. Prova, tutto sommato, buona.
VUOTO DENTRO Ciao, Morena. Piacere di leggerti Una triste storia sull'impotentia generandi declinata al femminile. Il tocco descrittivo dei personaggi è leggero; così pure quello degli interni che raccolgono i pensieri della protagonista. La rabbia contro lo specchio è veramente efficace. Il punto debole però è proprio il finale. Come ha suggerito qualche commentatore, non si può fare una richiesta di adozione all'insaputa del coniuge. Se il marito glielo avesse proposto anziché comunicato, secondo me il racconto sarebbe stato perfetto. In questo caso la verosimiglianza è stata condizionante nel giudizio. Alla prossima!
L'ULTIMO GIORNO DI SCUOLA Ciao Sherwood L'infatuazione giovanile viene trattata in modo delicato e il tema è centratissimo. C'è suspense per scoprire cosa mai leggera alla professoressa. Avere omesso il testo mi sembra un punto di debolezza perciò mi sembra che il difetto principale della narrazione sia la condensazione, la sintesi che, a volte potrebbe invece costituire un punto di forza. Non in questo caso. Punti di forza invece per me inequivocabili sono le parti di assoluta poesia (non solo “Ecco Amore che se ne va, come un'onda che si ritira lasciandosi dietro riflessi d'argento, che la luna disperde.” ma anche "Forse, devozione non era la parola più adatta per indicare quello che provava per Virginia Cosi" ecc.). Racconto che può essere migliorato.
SPECIALISTI DEL RITARDO Ciao, Giovanni. Se la morale del racconto è il virgiliano "Amor omnia vincit" che appunto sconfigge anche il tempo, anche l'ultimo minuto, mi sembra un po' poco per dare un giudizio positivo al racconto. Se il POV poi è di difficile identificazione questo aumenta la possibilità di facile comprensione. Invece mi sembra che lo stile umoristico sia stato ben gestito (mi ha fatto sorridere e quindi è stato efficace). Anche il tema mi sembra centrato. Il finale, pur apprezzabile, mi è sembrato affrettato. A rileggerci.
LA LEGGE DELL'ULTIMO MINUTO Ciao, Valerio. Non mi è sembrata una storia originale anche se capisco che l'aggettivo sia trito e ritrito. Altrettanto abusato però è il racconto dello scrittore privo d'ispirazione letteraria davanti alla pagina bianca. Non concordo sul flusso di coscienza che non è un racconto: è il racconto di un flusso di coscienza, però poco ispirato. Altrettanto scontato il finale. la narrazione non è riuscita a interessarmi particolarmente. Anche l'utilizzo della madre (la mamma è sempre la mamma!) non mi è sembrata una scelta estrosa.
ORDINI DELLA REGINA Ciao, Mario. Un racconto surreale con difficoltà di comprensione. La scelta dei nomi mi ha portato in un vicolo chiuso: non era un mondo di nani blu con un generale che osservava una pianta militare. Che ci azzecca Biancaneve? E invece il generale è un gigante! Elencate tutte queste criticità mi è sembrato invece geniale l'accostamento minuti=piccoli che solo tu hai utilizzato. Il consiglio è di limarlo seguendo le indicazioni precise degli altri commentatori e presentarlo nel Laboratorio. A rileggerci!
E ora la soffertissima (come sempre!) classifica.
1. L'ultima evasione di Giuliano Cannoletta 2. la legge della Giungla di Matteo Mantoani 3. Il portiere di riserva di Andrea Spinelli 4. Un passo indietro di Gabriele Dolzadelli 5. Click di Dario Cinti 6. Vuoto dentro di Morena Bergamaschi 7. L'ultimo giorno di scuola di Sherwood 8. Specialisti del ritardo di Giovanni Attanasio 9. La legge dell'ultimo minuto di Valerio Covaia 10. Ordini della regina di Mario Mazzafoglie
1) L’ultima evasione, di Giuliano Cannoletta Vero, Lord Magnus non si può proprio sentire... :D Per il resto, poco da segnalare perché mi sembra che tu sia stato estremamente efficace nel mettere su carta (digitale) il racconto che avevi in mente. Non ci sono punti deboli evidenti se non una certa difficoltà a entrare nei due flashback per capire chi stessi parlando e quando, ma nulla di grave. Il tema c'è tutto. Per me un pollice su. 2) La Legge della Giungla, di Matteo Mantoani Un racconto molto particolare che posso definire riuscito al netto di qualche ripetizione e del passaggio da vecchio a panzone che non mi è sembrato così diretto, tanto da farmi pensare di essermi perso un personaggio per strada. Mi è piaciuto come hai messo in scena la diversità razziale, amo quando su MC vengono affrontati temi di attualità. Il tema c'è e ne è intriso il racconto stesso perché, non smetterò mai di ripeterlo, se è ALL'ULTIMO MINUTO non devono per forza di cosa essere presenti quelle esatte parola, ma anche il loro senso e dunque quello di urgenza, di fretta, di cavarsela all'ultimo, e qui c'è. Per me un pollice quasi su. 3) Il portiere di riserva, di Andrea Spinelli Un racconto davvero buono che non mi ha convinto in pieno solo sull'aspetto delle motivazioni perché immaginavo che, alla fine, si sarebbe buttato (ottimo il fatto che ti sia fermato lì senza fare capire l'epilogo), ma non mi è arrivato il cosa lo abbia davvero convinto perché la figlia sembra già grandicella e non ci porti appieno all'interno delle sue frustrazioni e della sua voglia di dimostrare qualcosa per giustificarmi la sua decisione finale. Credo, insomma, che un maggiore contrasto interiore sarebbe stato più funzionale perché il lettore non è mai realmente in dubbio su quello che succederà. Detto questo, ottima declinazione del tema e per me il giudizio sta su un pollice quasi su con quel quasi giustificato dall'appunto che ti ho mosso. 4) Click, di Dario Cinti Un racconto più che buono cui muovo solamente due appunti: 1) trovo impossibile che in ricognizione non si sia portata dietro una radio per comunicare con i suoi commilitoni e questo avrebbe cambiato tutto perché la protagonista si dimostra sconfitta da subito mentre invece avrebbe avuto ancora delle chance, 2) il flashback, il sottolineare il suo aspetto fisico per caratterizzarla non fornisce informazioni utili e funzionali aggiuntive e pertanto risulta fine a se stesso, quindi sono convinto che lo spazio dedicatogli poteva essere gestito meglio e, soprattutto, più funzionalmente al racconto nel suo complesso. Detto questo, ottima declinazione del tema. Concludendo, per me un pollice tendente verso l'alto in modo brillante perché la lettura è stata molto piacevole e la forma tale da non rendere così evidenti gli aspetti critici che ti ho segnalato, anche se poi, al momento di tirare le fila, fanno sentire il loro peso. 5) Un passo indietro, di Gabriele Dolzadelli Credo che nella prima parte potrebbe essere utile anticipare i riferimenti all'ora della giornata perché il lettore perde parecchio tempo, con conseguente distrazione, per capire la situazione (pausa pranzo? colazione? poi si capisce che è notte e siamo ormai a fine giornata). Ma questo è secondario rispetto al finale e, nello specifico, a lui che vede lei che poi scompare. Fino a quel momento non abbiamo sentore di un qualcosa non dico di magico, ma di "strano". Anche queste campane che suonano appaiono come elemento "magico" perché lui stesso afferma di non conoscerne la provenienza, che è come dire che non le aveva mai sentite prima. Sia chiaro, la tua intuizione è ottima e un testo con questo finale mi sarebbe piaciuto parecchio se fosse stato preparato adeguatamente nella prima parte. Ho rilevato, insomma, una preparazione e semina che non si sono ben adattate alla costruzione del racconto. Il tema, ovviamente, c'è perché è su di lui che hai costruito il tutto. Per me un pollice tendente verso il positivo in modo solito, ma ben lungi dal brillante cui mi hai abituato. 6) Vuoto dentro, di Morena Bergamaschi Uno stile intenso per un dramma che può incidere più di quanto lo si possa percepire dall'esterno e lo dico per esperienza personale. Andava tutto alla grande e poi quella svolta con il marito tonno che arriva e fa tutta una serie di stramberie (per non dire altro) che in una situazione normale avrebbe portato il frammento di vetro da sposo promesso della giugulare della donna a incisore delle (hai capito) dell'uomo: 1) lui non lo voleva, ma lo voleva per lei... Argh, già questo sarebbe bastato per strappargli la testa, 2) adozione richiesta senza confrontarsi con lei, 3) adozione ottenuta da un singolo elemento della coppia. Lo dico con il sorriso, ma una strategia narrativa più sbagliata non potevi proprio trovarla :D Sarebbe bastato un marito silenzioso che la raggiunge, le toglie il vetro dalla mano, l'abbraccia e le porge i moduli per intraprendere l'iter dell'adozione, sguardo finale e quella stessa mano che teneva il vetro si appropria di quei fogli. Chiusura e pollice su invece di un pollice tendente verso il positivo in modo un po' tirato. Ribadisco, però, che questo è stato un errore di strategia narrativa che non offusca una penna davvero capace. 7) Specialisti del ritardo, di Giovanni Attanasio Molto interessante la strategia da te scelta e in seconda lettura è ovviamente più apprezzabile che durante la prima. Non sono però rimasto convinto dalla voce narrante perché, alla fine, mi arriva ben poco di lui e in generale tutto ciò che lo concerne funziona maluccio, compreso l'arrivo della ragazza. Poco definita anche la figura della donna osservata e in generale ho trovato poco convincenti le linee di dialogo che concernono la coppia, poco naturali, decisamente lontane dall'equilibrio sublime che avevo riscontrato nel tuo racconto del mese scorso. Ribadisco che il tuo azzardo è stato ripagato dall'effetto, ma a non funzionare, in questo caso, è stato tutto il resto, davvero tanto forzato e poco naturale. Il tema c'è, ma è solo introdotto con l'arrivo della ragazza a chiusura racconto che non va a incidere sul testo. Per me un pollice tendente al positivo, ma piuttosto al pelo. 8) L’ultimo giorno di scuola, di Sherwood Hai sempre avuto un tocco delicato e qui ne dai ulteriore dimostrazione anche se è vero che il racconto tende a tenere lontano il lettore e anzi subisce anche un'accellerata nella seconda parte, quella più sensibile, che ne sbilancia l'equilibrio: troppo veloce la scena clou di lui che legge con poco spazio per preparare la chiusa che doveva giungere liberatoria. Il risultato è che il tutto sembra essere più una prima stesura di un qualcosa da rimodulare e questo al netto dell'analisi legata all'immersione. Il tema c'è. Per me un pollice tendente verso l'alto anche se un po' al pelo. 9) La legge dell’ultimo minuto, di Valerio Covaia Apprezzo l'idea, ma non lo svolgimento. Alla fine si riduce a una continua lamentela senza che venga minimamente intaccata, o solo superficialmente, la sfera della creazione. Sono già svariate ore che lavora a quel testo? Non riesce a concluderlo? Bene, a questo punto dovevi presentarcerlo, farci vedere dove si era bloccato, le varie opzioni che gli si accavallavano nella mente e nel mentre avresti potuto mostrarci le sue frustrazione e a quel punto avrebbe avuto un senso. Allo stato attuale ci mostri, come dubbi artistici, solo alcuni spunti banali per un incipit, non per una chiusura... Pertanto, alla fine, mi rimane solo il gusto di un esercizio stilistico un pelo fine a se stesso. Per questa volta devo fermarmi a un pollice ni. 10) Ordine dalla Regina, di Mario Mazzafoglie C'è da dire che sembri avere una fantasia sfrenata e quindi in futuro ne vedremo delle belle :) Detto questo, a mio parere questo racconto non funziona: che fossero giganti non mi è arrivato subito, ho cominciato a dubitarne solo verso la conclusione, ma questo si è poi scontrato con ogni legge della fisica perché dimensioni simili sarebbero difficilmente concliabili con un caccia all'uomo. Poi la scelta dei nomi con Gargamella che richiama ai puffi e Biancaneve alle fiabe, tranne che non sono rinvenibili entrambi gli elementi. Un divertissement un po' fine a se stesso, dunque, con l'aggravante di un tema infilato alla fine tanto per metterlo, ma che non ha alcun peso per l'economia del tutto. Pollice ni, ma curioso di leggerti alla prossima con condizioni di scrittura più agevoli.