La casa del nonno
- GiulianoCannoletta
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La casa del nonno
Una nuvola di polvere grigia si avvicina lungo la strada, il baccano del motore è sempre più forte.
Il suv nero si ferma a pochi metri dalla veranda. Io continuo a dondolarmi sulla sedia di vimini.
Jane scende dal lato del passeggero. Camicetta bianca, jeans attillati, stivaletti di pelle. Ma come cavolo è vestita?
Ci fissiamo per qualche istante. Non mi alzo. Da quanto tempo non ci vediamo? Cinque anni? Sei?
«Ciao Jane.»
«Ciao fratellino.»
Lo sportello del guidatore si apre e partorisce un idiota in giacca e cravatta. Oscar, l'avvocato di mia sorella, nonché suo marito. Si guarda intorno schifato. Lo saluto con un cenno del capo, poi mi giro di nuovo verso Jane.
«Non sei venuta al funerale.»
«Sarebbe stato un po' ipocrita. Io e il nonno non ci parlavamo da anni.»
«Vero.»
Dà un'occhiata veloce ai campi tutto intorno. Non credo ci sia nostalgia in quello sguardo.
«Adesso ci stai tu sulla sedia a dondolo?» Si sforza di sorridere.
Già. Sulla sedia del nonno.
*
«Trent'anni fa qui era solo terra arida.» La sedia cigolava a tempo, mentre mio nonno andava avanti e indietro. Seduto sulle sue ginocchia, ero un re sul trono. «Sono stato io il primo ad arrivare. A coltivare. Io e vostra nonna, che dio l'abbia in gloria.»
Sapevo già tutto, me l'aveva raccontato un milione di volte. Ma volevo sentirlo un'altra volta ancora.
«Lì cosa c'è?» Col dito indicavo i campi di valeriana.
«Quella è valeriana. Serve a dormire meglio.»
«E là?»
«Là c'è la senna. Ottima per gli stitici.»
«Lì?»
«Lì c'è il solito schifo che c'è dappertutto. Radici e polvere.» Mia sorella sbucava dalla porta di casa, gli occhi scuri e le mani sui fianchi. «Quando viene la mamma a prenderci? Voglio tornare a casa!»
Mio nonno sospirava e sorrideva. Se le parole di Jane lo ferivano, non lo dava a vedere.
*
«Che ci faranno qui?»
«Non lo so e non mi interessa.» Jane dà un altro sorso e posa il bicchiere sul tavolo. «Ci daranno comunque più soldi di quanti ne vale.»
«Ci passerà lo svincolo della statale.» L'idiota non ha smesso un attimo di spolverarsi la giacca. «A nord dovrebbe sorgere la nuova zona commerciale. Fra qualche anno da queste parti ci sarà un bel via vai.»
«Una strada. Per un nuovo centro commerciale. Fantastico.»
L'idiota non coglie il sarcasmo. Sorride compiaciuto.
«Sì, una strada.» Mia sorella mi fissa. Si morde il labbro inferiore. «Si chiama progresso.»
«Ma ne vale davvero la pena? È la casa di nonno. Ci siamo praticamente cresciuti.»
«Cosa ti aspettavi? Il mondo cambia.» Sbuffa. Non vede l'ora di andarsene. Come sempre.
Mi gratto il collo. «E i campi? Le piante? Che ne sarà?»
«Che cosa ne pensi te?» Jane batte il piede in terra, sempre più nervosa. «Sommersi da una bella colata di asfalto e cemento. Finalmente.»
«E se io mi rifiutassi? Se decidessi di non firmare?»
«È un'opera di pubblica utilità.» Oscar posa il bicchiere sul tavolo e incrocia le braccia sul petto. Tiene lo sguardo basso, è a disagio. Suda. «Quasi certamente partirebbe l'iter per l'esproprio e tu non vedresti un centesimo. Dammi... dammi retta, firmami la delega, al resto ci penso io. È... è un affare.»
«Basta con le cazzate.» Mia sorella salta in piedi. Tiene una mano sul ventre. «Abbiamo portato tutti i fogli. Oscar!»
L'idiota vorrebbe obbedirle, vorrebbe davvero. Ma resta immobile, bianco in viso.
Un brontolio riempie la stanza. Un altro gli fa eco. Mia sorella e l'idiota si scambiano uno sguardo disperato.
Non riesco più a nascondere il sorriso. «Beh? Questi fogli da firmare?»
«C'è mica... dov'è il...?» La voce di Oscar è una supplica patetica.
«Il bagno? Mi spiace, è guasto. Ma c'è un sacco di spazio fuori.»
Il viso dell'idiota da bianco diventa viola. Pare che scoppi a piangere. Poi si alza e schizza verso la porta.
Mia sorella mi guarda con odio, si tiene la pancia, chinata in avanti.
«La tisana... cosa..? Brutto stronzo...» Poi corre fuori anche lei.
Guardo i bicchieri vuoti sul tavolo. Devo aver esagerato con l'infuso di senna.
Apro la cartella di Oscar e frugo, finché non trovo la proposta d'acquisto. È davvero una bella cifra. Chissà quanti soldi ti hanno offerto negli anni, caro nonno. E quante volte li hai mandati al diavolo.
Sospiro. Rido. Strappo i fogli.
«Jane! Oscar! Avete scordato la carta igienica.»
Il suv nero si ferma a pochi metri dalla veranda. Io continuo a dondolarmi sulla sedia di vimini.
Jane scende dal lato del passeggero. Camicetta bianca, jeans attillati, stivaletti di pelle. Ma come cavolo è vestita?
Ci fissiamo per qualche istante. Non mi alzo. Da quanto tempo non ci vediamo? Cinque anni? Sei?
«Ciao Jane.»
«Ciao fratellino.»
Lo sportello del guidatore si apre e partorisce un idiota in giacca e cravatta. Oscar, l'avvocato di mia sorella, nonché suo marito. Si guarda intorno schifato. Lo saluto con un cenno del capo, poi mi giro di nuovo verso Jane.
«Non sei venuta al funerale.»
«Sarebbe stato un po' ipocrita. Io e il nonno non ci parlavamo da anni.»
«Vero.»
Dà un'occhiata veloce ai campi tutto intorno. Non credo ci sia nostalgia in quello sguardo.
«Adesso ci stai tu sulla sedia a dondolo?» Si sforza di sorridere.
Già. Sulla sedia del nonno.
*
«Trent'anni fa qui era solo terra arida.» La sedia cigolava a tempo, mentre mio nonno andava avanti e indietro. Seduto sulle sue ginocchia, ero un re sul trono. «Sono stato io il primo ad arrivare. A coltivare. Io e vostra nonna, che dio l'abbia in gloria.»
Sapevo già tutto, me l'aveva raccontato un milione di volte. Ma volevo sentirlo un'altra volta ancora.
«Lì cosa c'è?» Col dito indicavo i campi di valeriana.
«Quella è valeriana. Serve a dormire meglio.»
«E là?»
«Là c'è la senna. Ottima per gli stitici.»
«Lì?»
«Lì c'è il solito schifo che c'è dappertutto. Radici e polvere.» Mia sorella sbucava dalla porta di casa, gli occhi scuri e le mani sui fianchi. «Quando viene la mamma a prenderci? Voglio tornare a casa!»
Mio nonno sospirava e sorrideva. Se le parole di Jane lo ferivano, non lo dava a vedere.
*
«Che ci faranno qui?»
«Non lo so e non mi interessa.» Jane dà un altro sorso e posa il bicchiere sul tavolo. «Ci daranno comunque più soldi di quanti ne vale.»
«Ci passerà lo svincolo della statale.» L'idiota non ha smesso un attimo di spolverarsi la giacca. «A nord dovrebbe sorgere la nuova zona commerciale. Fra qualche anno da queste parti ci sarà un bel via vai.»
«Una strada. Per un nuovo centro commerciale. Fantastico.»
L'idiota non coglie il sarcasmo. Sorride compiaciuto.
«Sì, una strada.» Mia sorella mi fissa. Si morde il labbro inferiore. «Si chiama progresso.»
«Ma ne vale davvero la pena? È la casa di nonno. Ci siamo praticamente cresciuti.»
«Cosa ti aspettavi? Il mondo cambia.» Sbuffa. Non vede l'ora di andarsene. Come sempre.
Mi gratto il collo. «E i campi? Le piante? Che ne sarà?»
«Che cosa ne pensi te?» Jane batte il piede in terra, sempre più nervosa. «Sommersi da una bella colata di asfalto e cemento. Finalmente.»
«E se io mi rifiutassi? Se decidessi di non firmare?»
«È un'opera di pubblica utilità.» Oscar posa il bicchiere sul tavolo e incrocia le braccia sul petto. Tiene lo sguardo basso, è a disagio. Suda. «Quasi certamente partirebbe l'iter per l'esproprio e tu non vedresti un centesimo. Dammi... dammi retta, firmami la delega, al resto ci penso io. È... è un affare.»
«Basta con le cazzate.» Mia sorella salta in piedi. Tiene una mano sul ventre. «Abbiamo portato tutti i fogli. Oscar!»
L'idiota vorrebbe obbedirle, vorrebbe davvero. Ma resta immobile, bianco in viso.
Un brontolio riempie la stanza. Un altro gli fa eco. Mia sorella e l'idiota si scambiano uno sguardo disperato.
Non riesco più a nascondere il sorriso. «Beh? Questi fogli da firmare?»
«C'è mica... dov'è il...?» La voce di Oscar è una supplica patetica.
«Il bagno? Mi spiace, è guasto. Ma c'è un sacco di spazio fuori.»
Il viso dell'idiota da bianco diventa viola. Pare che scoppi a piangere. Poi si alza e schizza verso la porta.
Mia sorella mi guarda con odio, si tiene la pancia, chinata in avanti.
«La tisana... cosa..? Brutto stronzo...» Poi corre fuori anche lei.
Guardo i bicchieri vuoti sul tavolo. Devo aver esagerato con l'infuso di senna.
Apro la cartella di Oscar e frugo, finché non trovo la proposta d'acquisto. È davvero una bella cifra. Chissà quanti soldi ti hanno offerto negli anni, caro nonno. E quante volte li hai mandati al diavolo.
Sospiro. Rido. Strappo i fogli.
«Jane! Oscar! Avete scordato la carta igienica.»
Ultima modifica di GiulianoCannoletta il martedì 16 marzo 2021, 0:24, modificato 3 volte in totale.
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar
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Re: La casa del nonno
Ciao Giuliano! Caratteri e tempo ok, divertiti in questa SARA SIMONI EDITION!
- Michael Dag
- Messaggi: 428
Re: La casa del nonno
Terzo posto
La casa del nonno, di Giuliano Cannoletta,
ottima la costruzione dei personaggi. l'empatia verso il protagonista si sente subito, così come l'antipatia verso jane e oscar. Finale sorprendente e "giusto", seminato bene nel flashback col nonno. Ti è sfuggita qualche pennellata di tell qua e là, ma nulla di grave.
una domanda: Jane scende dal lato del passeggero. Camicetta bianca, jeans attillati, stivaletti di pelle. Ma come cavolo è vestita? Perché, cosa c'è di strano?
La casa del nonno, di Giuliano Cannoletta,
ottima la costruzione dei personaggi. l'empatia verso il protagonista si sente subito, così come l'antipatia verso jane e oscar. Finale sorprendente e "giusto", seminato bene nel flashback col nonno. Ti è sfuggita qualche pennellata di tell qua e là, ma nulla di grave.
una domanda: Jane scende dal lato del passeggero. Camicetta bianca, jeans attillati, stivaletti di pelle. Ma come cavolo è vestita? Perché, cosa c'è di strano?
- GiulianoCannoletta
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Re: La casa del nonno
Michael Dag Scattina ha scritto:Terzo posto
La casa del nonno, di Giuliano Cannoletta,
ottima la costruzione dei personaggi. l'empatia verso il protagonista si sente subito, così come l'antipatia verso jane e oscar. Finale sorprendente e "giusto", seminato bene nel flashback col nonno. Ti è sfuggita qualche pennellata di tell qua e là, ma nulla di grave.
una domanda: Jane scende dal lato del passeggero. Camicetta bianca, jeans attillati, stivaletti di pelle. Ma come cavolo è vestita? Perché, cosa c'è di strano?
Ciao Michael, grazie per il commento. Volevo rendere, a giudizio del pdv, un look troppo "cittadino" della sorella e inadeguato alla casa di campagna. Forse avrei dovuto aggiungere un "firmato" riferito ai vestiti o qualcosa del genere!
Buona edizione!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar
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- Davide_Mannucci
- Messaggi: 434
Re: La casa del nonno
Ciao Giuliano, piacere di leggerti!
Mi piace, mi piace, mi piace!
Si entra subito in empatia col protagonista e la sorella e l’avvocato stanno sullo stomaco sin da subito, quindi il lavoro che fai è ottimo davvero! Gradevole oltre che funzionale il flashback e ottima la gestione di show e tell. Io sono un amante dell’equilibrio. Troppo mostrato dopo un po’ mi dà ansia e qui tu riesci a distribuire bene gli ingredienti a tua disposizione.
Ottima prova!
A presto.
Mi piace, mi piace, mi piace!
Si entra subito in empatia col protagonista e la sorella e l’avvocato stanno sullo stomaco sin da subito, quindi il lavoro che fai è ottimo davvero! Gradevole oltre che funzionale il flashback e ottima la gestione di show e tell. Io sono un amante dell’equilibrio. Troppo mostrato dopo un po’ mi dà ansia e qui tu riesci a distribuire bene gli ingredienti a tua disposizione.
Ottima prova!
A presto.
Davide Mannucci
- GiulianoCannoletta
- Messaggi: 536
Re: La casa del nonno
DavideMannucci ha scritto:Ciao Giuliano, piacere di leggerti!
Mi piace, mi piace, mi piace!
Si entra subito in empatia col protagonista e la sorella e l’avvocato stanno sullo stomaco sin da subito, quindi il lavoro che fai è ottimo davvero! Gradevole oltre che funzionale il flashback e ottima la gestione di show e tell. Io sono un amante dell’equilibrio. Troppo mostrato dopo un po’ mi dà ansia e qui tu riesci a distribuire bene gli ingredienti a tua disposizione.
Ottima prova!
A presto.
Ciao Davide, grazie per il commento. A questo giro ho provato a lavorare un po' a concentrarmi in particolare sulla caratterizzazione dei personaggi e sull'empatia. A giudicare dai primi commenti è andata abbastanza bene.
Buona edizione!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar
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Re: La casa del nonno
Ciao Giuliano e piacere di leggerti. Per quanto riguarda lo stile, ho apprezzato il modo con cui hai saputo sfruttare la prima persona per imprimere nel lettore l'impronta del giudizio del protagonista. Per contro, hai lasciato dentro fin troppe concessioni al tell piccole, ma costanti (tutti quei "poi" che esprimono un'idea di successione temporale non necessaria, il fatto che tendi ad attribuire un nome agli stati d'animo espresso dai personaggi, piuttosto che mostrarli dalle loro azioni ecc...) che riducono la potenzialità del tuo stile. Per quanto riguarda la trama, ammetto che non mi ha fatto impazzire. Da un lato, abbiamo un canovaccio, quello dell'uomo di campagna legato alla terra e dai saldi valori contrapposto al veniale e arrogante uomo di città, trito e ritrito su cui non hai aggiunto niente che potesse risultare non dico innovativo, ma almeno un punto di vista interessante sulla vicenda. Il finale, poi, resta sospeso: il protagonista potrà anche aver mandato a cagare (letteralmente) sorella e cognato e potrà anche aver strappato i fogli, ma tutto ciò non serve a nulla: se davvero non può opporsi all'esproprio (strumento in cui, tra l'altro, mi sembra di ricordare che, almeno in Europa, obbliga l'espropriante a versare il prezzo pieno del bene, però non so come funzioni negli USA), nel giro di mezza giornata sarà comunque costretto a vendere o a essere cacciato. Se la tua idea era quella di un finale agrodolce, in cui la beffa del protagonista avrebbe dovuto compensare parzialmente la sua inevitabile sconfitta, direi che l'obiettivo non è raggiunto.
Alla prossima!!
Alla prossima!!
- Alessandro -JohnDoe- Canella
- Messaggi: 421
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Re: La casa del nonno
Ciao Giuliano.
Leggo il tuo racconto subito dopo quello di Nesler e… ma che è sta fissa per tè e tisane avvelenati? Vi siete messi d’accordo? :D
Scherzi a parte, i vostri racconti sembrano le proverbiali due facce della stessa medaglia: stessa idea, ma costruzioni diametralmente opposte.
Partiamo dall’idea, non proprio originalissima, oltretutto inserita in un canovaccio altrettanto poco originale e che nulla aggiunge di nuovo al cliché "vita agricola VS progresso".
Al tuo arco, va detto, c’è la corretta intuizione di usare la prima persona, così d'aumentare l’empatia verso il protagonista. Tuttavia, il brano presenta alcuni passaggi dove proprio la prima persona non è gestita al meglio. Prendiamo come esempio il passaggio che segue:
Dunque, qui abbiamo due fratelli che non si vedono da moltissimi anni e la prima cosa che il portatore di PDV pensa nel vedere la sorella non è sorpresa, bensì il modo in cui questa è vestita? (a proposito, il commento del protagonista non permette di cogliere quanto hai già spiegato a Michael, facendo apparire le sue parole come un mero giudizio estetico) Oltretutto, il fatto che il protagonista identifichi subito la donna denota che la stesse aspettando, ma è questo un dettaglio privo di veri indizi e da lettore giungo a questo pensiero non grazie alle parole contenute nel testo, bensì usando la mia fantasia (detto in altri termini, mettendo una pezza a un’informazione mancante).
Questione flashback. Ammetto di non averlo apprezzato per nulla, trovandolo abbastanza banalotto e superfluo. Il conflitto tra i due fratelli poteva benissimo emergere direttamente dalle rispettive parole e azioni, cosa che peraltro sta già avvenendo. So già cosa stai pensando: sì, ma così facendo avrei tagliato l’indizio sul finale. Esatto, ed è proprio quello che avresti dovuto fare! Quell’accenno alla senna, per come è stato posizionato, grida SPOOOOOILER da un miglio di distanza. Ti sarebbe bastato un accenno al fatto che a essere coltivate erano soprattutto erbe medicinali nel seguente passaggio:
Eccolo qui il tuo cavallo di Troia, non un flashback che ruba spazio al conflitto e ai personaggi.
Spiacente, Giuliano. Sarà per il prossimo mese.
Leggo il tuo racconto subito dopo quello di Nesler e… ma che è sta fissa per tè e tisane avvelenati? Vi siete messi d’accordo? :D
Scherzi a parte, i vostri racconti sembrano le proverbiali due facce della stessa medaglia: stessa idea, ma costruzioni diametralmente opposte.
Partiamo dall’idea, non proprio originalissima, oltretutto inserita in un canovaccio altrettanto poco originale e che nulla aggiunge di nuovo al cliché "vita agricola VS progresso".
Al tuo arco, va detto, c’è la corretta intuizione di usare la prima persona, così d'aumentare l’empatia verso il protagonista. Tuttavia, il brano presenta alcuni passaggi dove proprio la prima persona non è gestita al meglio. Prendiamo come esempio il passaggio che segue:
Jane scende dal lato del passeggero. Camicetta bianca, jeans attillati, stivaletti di pelle. Ma come cavolo è vestita?
Ci fissiamo per qualche istante. Non mi alzo. Da quanto tempo non ci vediamo? Cinque anni? Sei?
Dunque, qui abbiamo due fratelli che non si vedono da moltissimi anni e la prima cosa che il portatore di PDV pensa nel vedere la sorella non è sorpresa, bensì il modo in cui questa è vestita? (a proposito, il commento del protagonista non permette di cogliere quanto hai già spiegato a Michael, facendo apparire le sue parole come un mero giudizio estetico) Oltretutto, il fatto che il protagonista identifichi subito la donna denota che la stesse aspettando, ma è questo un dettaglio privo di veri indizi e da lettore giungo a questo pensiero non grazie alle parole contenute nel testo, bensì usando la mia fantasia (detto in altri termini, mettendo una pezza a un’informazione mancante).
Questione flashback. Ammetto di non averlo apprezzato per nulla, trovandolo abbastanza banalotto e superfluo. Il conflitto tra i due fratelli poteva benissimo emergere direttamente dalle rispettive parole e azioni, cosa che peraltro sta già avvenendo. So già cosa stai pensando: sì, ma così facendo avrei tagliato l’indizio sul finale. Esatto, ed è proprio quello che avresti dovuto fare! Quell’accenno alla senna, per come è stato posizionato, grida SPOOOOOILER da un miglio di distanza. Ti sarebbe bastato un accenno al fatto che a essere coltivate erano soprattutto erbe medicinali nel seguente passaggio:
Dà un'occhiata veloce ai campi tutto intorno. Non credo ci sia nostalgia in quello sguardo.
Eccolo qui il tuo cavallo di Troia, non un flashback che ruba spazio al conflitto e ai personaggi.
Spiacente, Giuliano. Sarà per il prossimo mese.
lupus in fabula
- GiulianoCannoletta
- Messaggi: 536
Re: La casa del nonno
Pretorian ha scritto:Ciao Giuliano e piacere di leggerti. Per quanto riguarda lo stile, ho apprezzato il modo con cui hai saputo sfruttare la prima persona per imprimere nel lettore l'impronta del giudizio del protagonista. Per contro, hai lasciato dentro fin troppe concessioni al tell piccole, ma costanti (tutti quei "poi" che esprimono un'idea di successione temporale non necessaria, il fatto che tendi ad attribuire un nome agli stati d'animo espresso dai personaggi, piuttosto che mostrarli dalle loro azioni ecc...) che riducono la potenzialità del tuo stile. Per quanto riguarda la trama, ammetto che non mi ha fatto impazzire. Da un lato, abbiamo un canovaccio, quello dell'uomo di campagna legato alla terra e dai saldi valori contrapposto al veniale e arrogante uomo di città, trito e ritrito su cui non hai aggiunto niente che potesse risultare non dico innovativo, ma almeno un punto di vista interessante sulla vicenda. Il finale, poi, resta sospeso: il protagonista potrà anche aver mandato a cagare (letteralmente) sorella e cognato e potrà anche aver strappato i fogli, ma tutto ciò non serve a nulla: se davvero non può opporsi all'esproprio (strumento in cui, tra l'altro, mi sembra di ricordare che, almeno in Europa, obbliga l'espropriante a versare il prezzo pieno del bene, però non so come funzioni negli USA), nel giro di mezza giornata sarà comunque costretto a vendere o a essere cacciato. Se la tua idea era quella di un finale agrodolce, in cui la beffa del protagonista avrebbe dovuto compensare parzialmente la sua inevitabile sconfitta, direi che l'obiettivo non è raggiunto.
Alla prossima!!
Ciao Agostino, grazie per il commento! Sulla storia in sé sono consapevole di non aver proposto niente di troppo originale. È stata una serata un po' sottotono in fatto di idee.
Riguardo all'inevitabilità dell'esproprio e al rischio che venga eseguito senza rimborso (cosa, come fai notare, assolutamente poco probabile), in realtà, viene affermato esclusivamente dal famelico avvocato che vuole chiudere l'accordo in fretta. Il protagonista sceglie di non credergli. Se la sconfitta è evitata o solo rimandata si vedrà col tempo, nel frattempo si è preso la sua piccola vendetta.
A rileggerci presto!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar
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- GiulianoCannoletta
- Messaggi: 536
Re: La casa del nonno
JohnDoe ha scritto:Ciao Giuliano.
Leggo il tuo racconto subito dopo quello di Nesler e… ma che è sta fissa per tè e tisane avvelenati? Vi siete messi d’accordo? :D
Scherzi a parte, i vostri racconti sembrano le proverbiali due facce della stessa medaglia: stessa idea, ma costruzioni diametralmente opposte.
Partiamo dall’idea, non proprio originalissima, oltretutto inserita in un canovaccio altrettanto poco originale e che nulla aggiunge di nuovo al cliché "vita agricola VS progresso".
Al tuo arco, va detto, c’è la corretta intuizione di usare la prima persona, così d'aumentare l’empatia verso il protagonista. Tuttavia, il brano presenta alcuni passaggi dove proprio la prima persona non è gestita al meglio. Prendiamo come esempio il passaggio che segue:Jane scende dal lato del passeggero. Camicetta bianca, jeans attillati, stivaletti di pelle. Ma come cavolo è vestita?
Ci fissiamo per qualche istante. Non mi alzo. Da quanto tempo non ci vediamo? Cinque anni? Sei?
Dunque, qui abbiamo due fratelli che non si vedono da moltissimi anni e la prima cosa che il portatore di PDV pensa nel vedere la sorella non è sorpresa, bensì il modo in cui questa è vestita? (a proposito, il commento del protagonista non permette di cogliere quanto hai già spiegato a Michael, facendo apparire le sue parole come un mero giudizio estetico) Oltretutto, il fatto che il protagonista identifichi subito la donna denota che la stesse aspettando, ma è questo un dettaglio privo di veri indizi e da lettore giungo a questo pensiero non grazie alle parole contenute nel testo, bensì usando la mia fantasia (detto in altri termini, mettendo una pezza a un’informazione mancante).
Questione flashback. Ammetto di non averlo apprezzato per nulla, trovandolo abbastanza banalotto e superfluo. Il conflitto tra i due fratelli poteva benissimo emergere direttamente dalle rispettive parole e azioni, cosa che peraltro sta già avvenendo. So già cosa stai pensando: sì, ma così facendo avrei tagliato l’indizio sul finale. Esatto, ed è proprio quello che avresti dovuto fare! Quell’accenno alla senna, per come è stato posizionato, grida SPOOOOOILER da un miglio di distanza. Ti sarebbe bastato un accenno al fatto che a essere coltivate erano soprattutto erbe medicinali nel seguente passaggio:Dà un'occhiata veloce ai campi tutto intorno. Non credo ci sia nostalgia in quello sguardo.
Eccolo qui il tuo cavallo di Troia, non un flashback che ruba spazio al conflitto e ai personaggi.
Spiacente, Giuliano. Sarà per il prossimo mese.
Ciao Alessandro, grazie per il commento!
Sul racconto ahimè non posso neanche incolpare Nesler di avermi imitato, perché lui ha consegnato prima! :)
Sul flashback. In realtà avevo deciso di inserirlo ben prima di aver chiaro il finale. Volevo testare alcuni consigli ricevuti nell'ultima edizione sul cambiare i tempi verbali nei flashback. Temevo per esempio che quella scena tutta all'imperfetto risultasse fastidiosa, ma ancora nessuno me l'ha segnalato.
La semina per il finale credo potesse risultare spoilerosa un po' ovunque. È anche vero che ci sono colpi di scena nascosti peggio o meglio ed evidentemente il mio non ha brillato.
Su altri dettagli non sto a ripetermi, sono frutto di rimaneggiamenti quando ormai ero un po' stanchino (quello sui vestiti fra tutti) e si notano.
A rileggerci presto!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
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- StefanoPais
- Messaggi: 40
Re: La casa del nonno
Ciao Giuliano,
Solita premessa per tutti, mi sono concentrato sul film mentale che la storia crea.
Sono pignolo perdonami, in queste due righe sono balzato dentro e fuori dal suv prima di arrivare sulla veranda, se aprivi con la sedia a dondolo per poi mostrare il suv che alza il polverone si intuiva prima che il punto di vista osserva la macchina arrivare.
L'empatia è costruita bene.
Il flashback è completamente disancorato dal contesto, anche qui era facilmente risolvibile facendo parcheggiare il suv sotto un albero e aprendo il ricordo mostrando il nonno che lo pianta anni prima e lui piccolo accanto.
Poi ci spostiamo in casa, qui potevi con pochi dettagli mostrare la casa di campagna e la malinconia del protagonista.
Anche tu nascondi al lettore qualcosa che il personaggio sa, li manderà a gagare fuor di metafora, questo non aiuta l'immersione ed è sempre facilmente risolvibile mostrando il protagonista prepaprare la tisana e come reazione all'arroganza dei parenti aggiungere il lassativo all'ultimo.
Purtroppo, tempo e spazio sono tiranni in questa sfida.
Solita premessa per tutti, mi sono concentrato sul film mentale che la storia crea.
Una nuvola di polvere grigia si avvicina lungo la strada, il baccano del motore è sempre più forte.
Il suv nero si ferma a pochi metri dalla veranda. Io continuo a dondolarmi sulla sedia di vimini.
Sono pignolo perdonami, in queste due righe sono balzato dentro e fuori dal suv prima di arrivare sulla veranda, se aprivi con la sedia a dondolo per poi mostrare il suv che alza il polverone si intuiva prima che il punto di vista osserva la macchina arrivare.
L'empatia è costruita bene.
Il flashback è completamente disancorato dal contesto, anche qui era facilmente risolvibile facendo parcheggiare il suv sotto un albero e aprendo il ricordo mostrando il nonno che lo pianta anni prima e lui piccolo accanto.
Poi ci spostiamo in casa, qui potevi con pochi dettagli mostrare la casa di campagna e la malinconia del protagonista.
Anche tu nascondi al lettore qualcosa che il personaggio sa, li manderà a gagare fuor di metafora, questo non aiuta l'immersione ed è sempre facilmente risolvibile mostrando il protagonista prepaprare la tisana e come reazione all'arroganza dei parenti aggiungere il lassativo all'ultimo.
Purtroppo, tempo e spazio sono tiranni in questa sfida.
- GiulianoCannoletta
- Messaggi: 536
Re: La casa del nonno
StefanoPais ha scritto:Ciao Giuliano,
Solita premessa per tutti, mi sono concentrato sul film mentale che la storia crea.Una nuvola di polvere grigia si avvicina lungo la strada, il baccano del motore è sempre più forte.
Il suv nero si ferma a pochi metri dalla veranda. Io continuo a dondolarmi sulla sedia di vimini.
Sono pignolo perdonami, in queste due righe sono balzato dentro e fuori dal suv prima di arrivare sulla veranda, se aprivi con la sedia a dondolo per poi mostrare il suv che alza il polverone si intuiva prima che il punto di vista osserva la macchina arrivare.
L'empatia è costruita bene.
Il flashback è completamente disancorato dal contesto, anche qui era facilmente risolvibile facendo parcheggiare il suv sotto un albero e aprendo il ricordo mostrando il nonno che lo pianta anni prima e lui piccolo accanto.
Poi ci spostiamo in casa, qui potevi con pochi dettagli mostrare la casa di campagna e la malinconia del protagonista.
Anche tu nascondi al lettore qualcosa che il personaggio sa, li manderà a gagare fuor di metafora, questo non aiuta l'immersione ed è sempre facilmente risolvibile mostrando il protagonista prepaprare la tisana e come reazione all'arroganza dei parenti aggiungere il lassativo all'ultimo.
Purtroppo, tempo e spazio sono tiranni in questa sfida.
Ciao Stefano, grazie per il commento. La pignoleria è sempre ben accetta.
Sulle prime righe hai ragione, a rileggerlo è fraintendibile.
Sul flashback l'idea era di ancorarlo alla questione della sedia (che poi era la metafora del protagonista che prende il posto del nonno). Nel momento in cui la sorella glielo fa notare, lui ripensa a quando era il nonno a stare sulla sedia, tenendolo sulle ginocchia. Tutto questo nelle mie intenzioni, ci sta che non sia riuscito a dargli la giusta forma.
Sul finale ero consapevole di deviare un po' dall'immersione ma onestamente penso che se avessi inserito la preparazione delle tisana avrei in realtà bruciato il finale. Ho preferito giocarmela così e mantenere per le ultime righe un piccolo colpo di scena.
Grazie ancora, a rileggerci presto!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
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- AndreaDeAgnoi
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Re: La casa del nonno
Mi è piaciuta come storia, una bella storia ironica e lineare, che nella sua semplicità è molto chiara e aderisce perfettamente al tema, mostrando il conflitto tra le due sorelle come i due opposti del tema: il mettere radici e l’allontanarsi.
I personaggi soffrono un po’ dell’essere molto caricaturali, la donna di campagna contro la donna di città con il fidanzato sottomesso. I dialoghi pungenti mi sono piaciuti.
Complessivamente l’ho letto molto volentieri, seppur fosse un po’ scontato l’esito del finale.
I personaggi soffrono un po’ dell’essere molto caricaturali, la donna di campagna contro la donna di città con il fidanzato sottomesso. I dialoghi pungenti mi sono piaciuti.
Complessivamente l’ho letto molto volentieri, seppur fosse un po’ scontato l’esito del finale.
- ItaliaLeggendaria
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Re: La casa del nonno
Ciao Giuliano.
Un testo scorrevole, semplice, immersivo e con buoni dettagli. Io personalmente avrei preferito che non ci fosse il flashback perché non dà niente in più alla storia: si capiva già dall'inizio che la sorella voleva vedere abbattere quella casa e che non le piaceva stare lì e avrei fatto meno fulmineo il risultato della tisana (anche perché con beve dal bicchiere pensavo acqua più che una tisana che di solito si beve in tazza).
Piccolezze però. Complimenti.
Un testo scorrevole, semplice, immersivo e con buoni dettagli. Io personalmente avrei preferito che non ci fosse il flashback perché non dà niente in più alla storia: si capiva già dall'inizio che la sorella voleva vedere abbattere quella casa e che non le piaceva stare lì e avrei fatto meno fulmineo il risultato della tisana (anche perché con beve dal bicchiere pensavo acqua più che una tisana che di solito si beve in tazza).
Piccolezze però. Complimenti.
- Andrea Furlan
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Re: La casa del nonno
Ciao Giuliano,
Bravo, il tuo racconto fila via piacevole e veloce, semplice ma efficace. Mi ha dato un'idea di Western moderno, da classico film americano ambientato nel deserto del Nevada. Non ho molte
critiche da fare tranne qualcosa di puramente professionale (sono un agronomo): rarissimo, quasi impossibile trovare campi interi di valeriana e di senna (Cassia angustifolia). Quest'ultima pianta, dalle fantomatiche proprietà lassative, non la conoscevo per niente e ho dovuto cercarla su google... magari avrei usato piante più comuni oppure indicato che erano spontanee (comuni nella zona) e non coltivate.
Bravo, il tuo racconto fila via piacevole e veloce, semplice ma efficace. Mi ha dato un'idea di Western moderno, da classico film americano ambientato nel deserto del Nevada. Non ho molte
critiche da fare tranne qualcosa di puramente professionale (sono un agronomo): rarissimo, quasi impossibile trovare campi interi di valeriana e di senna (Cassia angustifolia). Quest'ultima pianta, dalle fantomatiche proprietà lassative, non la conoscevo per niente e ho dovuto cercarla su google... magari avrei usato piante più comuni oppure indicato che erano spontanee (comuni nella zona) e non coltivate.
- GiulianoCannoletta
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Re: La casa del nonno
AndreaDeAgnoi ha scritto:Mi è piaciuta come storia, una bella storia ironica e lineare, che nella sua semplicità è molto chiara e aderisce perfettamente al tema, mostrando il conflitto tra le due sorelle come i due opposti del tema: il mettere radici e l’allontanarsi.
I personaggi soffrono un po’ dell’essere molto caricaturali, la donna di campagna contro la donna di città con il fidanzato sottomesso. I dialoghi pungenti mi sono piaciuti.
Complessivamente l’ho letto molto volentieri, seppur fosse un po’ scontato l’esito del finale.
Ciao Andrea, grazie per il commento.
In questo racconto volevo lavorare un po' sull'empatia e mi sono accollato di mettere in scena dei personaggi un po' stereotipati. Ho esagerato? :)
Grazie ancora, a rileggerci presto.
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar
Julio Cortázar
- GiulianoCannoletta
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Re: La casa del nonno
ItaliaLeggendaria ha scritto:Ciao Giuliano.
Un testo scorrevole, semplice, immersivo e con buoni dettagli. Io personalmente avrei preferito che non ci fosse il flashback perché non dà niente in più alla storia: si capiva già dall'inizio che la sorella voleva vedere abbattere quella casa e che non le piaceva stare lì e avrei fatto meno fulmineo il risultato della tisana (anche perché con beve dal bicchiere pensavo acqua più che una tisana che di solito si beve in tazza).
Piccolezze però. Complimenti.
Ciao Morena, grazie per il commento.
Ho provato a mostrare gli effetti della tisana un po' alla volta, con i due intossicati sempre più ansiosi e nervosi, ma lo spazio è tiranno. Sì, hai ragione, levando il flashback avrei potuto diluirli meglio, ma quella scena anche se non aggiungeva molto mi piaceva.
Grazie ancora, a rileggerci presto, buona edizione!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar
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- GiulianoCannoletta
- Messaggi: 536
Re: La casa del nonno
Andrea Furlan ha scritto:Ciao Giuliano,
Bravo, il tuo racconto fila via piacevole e veloce, semplice ma efficace. Mi ha dato un'idea di Western moderno, da classico film americano ambientato nel deserto del Nevada. Non ho molte
critiche da fare tranne qualcosa di puramente professionale (sono un agronomo): rarissimo, quasi impossibile trovare campi interi di valeriana e di senna (Cassia angustifolia). Quest'ultima pianta, dalle fantomatiche proprietà lassative, non la conoscevo per niente e ho dovuto cercarla su google... magari avrei usato piante più comuni oppure indicato che erano spontanee (comuni nella zona) e non coltivate.
Ciao Andrea, grazie per il commento.
Tu sei proprio l'esperto che avrei avuto bisogno di consultare lunedì sera! :) Ahimè, hai visto giusto, mi sono addentrato in territori a me estranei e nei tempi di mc mi sono dovuto accontentare di una frettolosa ricerca sul web. Con cosa potrei sostituire le colture secondo te?
Grazie ancora, a rileggerci presto.
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar
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- Michael Dag
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Re: La casa del nonno
non sono un agronomo ma un semplice mezzadro di vigneti e uliveti.
comunque in ogni orto di nonno che si rispetti, non manca mai il filare di pomodori. altre colture comuni (almeno qui in liguria )sono fave, patate, fagioli e radicchi. piante economiche e semplici da coltivare.
comunque in ogni orto di nonno che si rispetti, non manca mai il filare di pomodori. altre colture comuni (almeno qui in liguria )sono fave, patate, fagioli e radicchi. piante economiche e semplici da coltivare.
Re: La casa del nonno
Un racconto semplice e ordinato che fa il suo senza strafare anche se, soprattutto con il flashback, a volte sembra forzarsi un pelo. Insomma, si legge con piacere e il tema appare presente e fondante. Detto questo, avresti potuto di sicuro fare di meglio, lavorare ancora di più sulla tela che intessuta da Jane e marito per poi fare uscire il protagonista in modo ancora più brillante, forse le prime due parti non sono poi così tanto funzionali e anzi rallentano l'immersione nel vero focus del racconto. Come giudizio, per me un pollice tendente verso il positivo in modo solido che va a piazzarsi davanti al parivalutato racconto di Nesler per una sostanziale maggiore pulizia.
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