La sfida di Emiliano Maramonte
- Emiliano Maramonte
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La sfida di Emiliano Maramonte
Benjamin si lasciò cadere sulla poltroncina di fronte a Vernor e sospirò. Nella luminosità soffusa del laboratorio, la superficie grigia del costrutto appariva opaca. I lineamenti digitalizzati sulla pellicola dermocromica della testa erano immobili.
Benjamin si massaggiò la fronte per scacciare le pulsazioni dolorose che lo tormentavano da giorni, poi si stropicciò le palpebre. «Allora, vecchio mio, oggi si gioca a scacchi.» Tirò fuori dalla tasca destra dei pantaloni la pendrive piena di database e algoritmi e con l’indice spostò il lembo siliconico che copriva la presa USB sulla tempia. Vi inserì con cautela il dispositivo e si lasciò sfuggire una smorfia di fastidio. Premette il pulsantino sulla pendrive e un torrente di dati gli inondò il cervello. Si costituirono connessioni neurali tra le informazioni, si installarono algoritmi, l’orizzonte cognitivo si ampliò. Aveva appena acquisito le abilità di migliaia di giocatori di tutto il mondo, basate su milioni di partite. «Vernor? Sono pronto.»
Il costrutto si animò. Agitò le dita, pizzicò l’aria e fece comparire una scacchiera virtuale. «A te la prima mossa» disse con voce neutra.
Lui spostò il pedone bianco in e4, Vernor il cavallo nero in c6. Benjamin attinse alle strategie dei più grandi campioni della storia, spingendo al limite l’efficienza degli algoritmi, ma il costrutto anticipava sempre le sue mosse. E alla fine vinse. Vinse ancora.
*
«Hai una brutta cera, Benjamin» constatò Vernor.
«Dormo male» rispose lui, vagando per il laboratorio.
«Dobbiamo fare altri test?»
«Abbiamo appena iniziato.»
«Cosa vuoi dimostrare?»
Si fermò vicino a una scrivania ingombra di monitor e server attivi e si voltò. Mostrò al costrutto un’altra pendrive. «Qui c’è più meccanica quantistica di quanta un umano possa mai sperare di imparare in una vita intera.»
«Questo non ha senso» disse Vernor.
«Ne ha, invece» sbottò Benjamin. Si accorse di aver risposto con tono eccessivo. Si calmò, si innestò il dispositivo nella presa USB e attese i secondi necessari per concludere l’apprendimento totale. «Fatto» annunciò. «Ti sfido.» Dovette appoggiarsi alla poltroncina perché una improvvisa vertigine rischiò di annebbiargli i sensi.
«Benjamin, non sei in condizioni ottimali.»
Si accomodò e trasse un faticoso respiro. «Calcola il valore massimo dello spin di un fermione al tempo 0 nello schema di Heisenberg.»
Vernor alzò le mani e richiamò uno schema virtuale. Intere righe di equazioni presero vita di fronte a lui in pochi istanti. Nella mente di Benjamin stavano ancora vorticando i numeri delle grandezze quantistiche da incasellare nelle formule. Era in ritardo. La macchina era stata più veloce.
*
«Mi gioco lo stipendio, vecchio mio» disse Benjamin. «Mi gioco la carriera. Non dovrei essere qui la notte.»
«Sarebbe il caso che chiamassi un medico» si raccomandò il costrutto. «Hai la fronte madida di sudore, il cuore batte in modo anomalo; rilevo onde cerebrali alterate.»
Sghignazzò. «Sai davvero tutto tu?»
«So solo ciò che la mia programmazione mi consente.»
«Piantala.»
«Perché lo fai, Benjamin?»
Lui allungo la mano verso Vernor: sul palmo c’era un’altra chiavetta USB. «Con questo adattatore, posso connettermi a qualsiasi server, qualsiasi cloud. C’ho lavorato stamattina.»
«Temo che tu non debba farlo» lo ammonì Vernor.
Benjamin fissò il viso posticcio e si accigliò: era un’espressione preoccupata, quella? «Tu dici a chi ti ha costruito cosa deve fare? Come ti permetti?»
«Da quanto tempo non dormi?»
«Non sono affari tuoi.»
«Il flusso dati, stavolta, potrebbe essere insostenibile per la fisiologia umana.»
Lui ignorò gli avvertimenti e s’innestò la pendrive. «Voglio vedere quello che vedi tu, voglio comprendere quello che comprendi tu. Sei andato oltre la programmazione. Ho bisogno di capire… di essere come te. Non è solo una sfida.» Premette il pulsante. Una valanga digitale lo travolse. Un dolore incidibile gli spense la ragione. Non resistette a lungo. Svenne.
*
Riaprì gli occhi. Tremava. Respirava male. Era sdraiato per terra. Vernor era chino su di lui. Lo sguardo sintetico era quello di una creatura incuriosita da un’altra considerata inferiore. «Come stai, Benjamin?»
«Non saprei.» In realtà, aveva un gorgo incandescente da qualche parte dentro il cranio. Forse si era procurato un aneurisma. Faceva molto male. La vista si andava ricoprendo di puntini brulicanti. Sorrise. «Alla fine ho capito. Per un istante ero al centro di un universo di conoscenza. È durato poco, ma è stato meraviglioso. Forse è così che ti senti tu.»
Una lama dolorosa gli trafisse la testa da parte a parte. Benjamin urlò.
Vernor gli sfiorò la tempia con un indice. Dalla falange fuoriuscì un connettore USB.
«Che… stai… facendo…?» rantolò Benjamin. Il costrutto si connesse a lui. In quel momento la sofferenza raggiunse livelli insostenibili.
«Ora non dovrai più sfidarmi.»
*
Tutto era bianco. Galleggiavano in uno spazio sconfinato di matematica bellezza.
«E adesso che succede, Vernor?»
«Vieni con me. Lo scopriremo insieme.»
Benjamin si massaggiò la fronte per scacciare le pulsazioni dolorose che lo tormentavano da giorni, poi si stropicciò le palpebre. «Allora, vecchio mio, oggi si gioca a scacchi.» Tirò fuori dalla tasca destra dei pantaloni la pendrive piena di database e algoritmi e con l’indice spostò il lembo siliconico che copriva la presa USB sulla tempia. Vi inserì con cautela il dispositivo e si lasciò sfuggire una smorfia di fastidio. Premette il pulsantino sulla pendrive e un torrente di dati gli inondò il cervello. Si costituirono connessioni neurali tra le informazioni, si installarono algoritmi, l’orizzonte cognitivo si ampliò. Aveva appena acquisito le abilità di migliaia di giocatori di tutto il mondo, basate su milioni di partite. «Vernor? Sono pronto.»
Il costrutto si animò. Agitò le dita, pizzicò l’aria e fece comparire una scacchiera virtuale. «A te la prima mossa» disse con voce neutra.
Lui spostò il pedone bianco in e4, Vernor il cavallo nero in c6. Benjamin attinse alle strategie dei più grandi campioni della storia, spingendo al limite l’efficienza degli algoritmi, ma il costrutto anticipava sempre le sue mosse. E alla fine vinse. Vinse ancora.
*
«Hai una brutta cera, Benjamin» constatò Vernor.
«Dormo male» rispose lui, vagando per il laboratorio.
«Dobbiamo fare altri test?»
«Abbiamo appena iniziato.»
«Cosa vuoi dimostrare?»
Si fermò vicino a una scrivania ingombra di monitor e server attivi e si voltò. Mostrò al costrutto un’altra pendrive. «Qui c’è più meccanica quantistica di quanta un umano possa mai sperare di imparare in una vita intera.»
«Questo non ha senso» disse Vernor.
«Ne ha, invece» sbottò Benjamin. Si accorse di aver risposto con tono eccessivo. Si calmò, si innestò il dispositivo nella presa USB e attese i secondi necessari per concludere l’apprendimento totale. «Fatto» annunciò. «Ti sfido.» Dovette appoggiarsi alla poltroncina perché una improvvisa vertigine rischiò di annebbiargli i sensi.
«Benjamin, non sei in condizioni ottimali.»
Si accomodò e trasse un faticoso respiro. «Calcola il valore massimo dello spin di un fermione al tempo 0 nello schema di Heisenberg.»
Vernor alzò le mani e richiamò uno schema virtuale. Intere righe di equazioni presero vita di fronte a lui in pochi istanti. Nella mente di Benjamin stavano ancora vorticando i numeri delle grandezze quantistiche da incasellare nelle formule. Era in ritardo. La macchina era stata più veloce.
*
«Mi gioco lo stipendio, vecchio mio» disse Benjamin. «Mi gioco la carriera. Non dovrei essere qui la notte.»
«Sarebbe il caso che chiamassi un medico» si raccomandò il costrutto. «Hai la fronte madida di sudore, il cuore batte in modo anomalo; rilevo onde cerebrali alterate.»
Sghignazzò. «Sai davvero tutto tu?»
«So solo ciò che la mia programmazione mi consente.»
«Piantala.»
«Perché lo fai, Benjamin?»
Lui allungo la mano verso Vernor: sul palmo c’era un’altra chiavetta USB. «Con questo adattatore, posso connettermi a qualsiasi server, qualsiasi cloud. C’ho lavorato stamattina.»
«Temo che tu non debba farlo» lo ammonì Vernor.
Benjamin fissò il viso posticcio e si accigliò: era un’espressione preoccupata, quella? «Tu dici a chi ti ha costruito cosa deve fare? Come ti permetti?»
«Da quanto tempo non dormi?»
«Non sono affari tuoi.»
«Il flusso dati, stavolta, potrebbe essere insostenibile per la fisiologia umana.»
Lui ignorò gli avvertimenti e s’innestò la pendrive. «Voglio vedere quello che vedi tu, voglio comprendere quello che comprendi tu. Sei andato oltre la programmazione. Ho bisogno di capire… di essere come te. Non è solo una sfida.» Premette il pulsante. Una valanga digitale lo travolse. Un dolore incidibile gli spense la ragione. Non resistette a lungo. Svenne.
*
Riaprì gli occhi. Tremava. Respirava male. Era sdraiato per terra. Vernor era chino su di lui. Lo sguardo sintetico era quello di una creatura incuriosita da un’altra considerata inferiore. «Come stai, Benjamin?»
«Non saprei.» In realtà, aveva un gorgo incandescente da qualche parte dentro il cranio. Forse si era procurato un aneurisma. Faceva molto male. La vista si andava ricoprendo di puntini brulicanti. Sorrise. «Alla fine ho capito. Per un istante ero al centro di un universo di conoscenza. È durato poco, ma è stato meraviglioso. Forse è così che ti senti tu.»
Una lama dolorosa gli trafisse la testa da parte a parte. Benjamin urlò.
Vernor gli sfiorò la tempia con un indice. Dalla falange fuoriuscì un connettore USB.
«Che… stai… facendo…?» rantolò Benjamin. Il costrutto si connesse a lui. In quel momento la sofferenza raggiunse livelli insostenibili.
«Ora non dovrai più sfidarmi.»
*
Tutto era bianco. Galleggiavano in uno spazio sconfinato di matematica bellezza.
«E adesso che succede, Vernor?»
«Vieni con me. Lo scopriremo insieme.»
Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Ed ecco lo sfidante principale a Cannoletta per il titolo di Campione: ciao Emiliano! Tutto ok con caratteri e tempo, in bocca al lupo in questa ALL STARS EDITION!
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
La sfida di Emiliano Maramonte. Tema centrato. Racconto basato sulla sfida fra un umano e un’Intelligenza Artificiale. Si comincia con gli scacchi, per passare a test scientifici. Il protagonista appare sofferente, l’Intelligenza Artificiale ha la meglio su di lui e gli parla con tono preoccupato. Tutta quella conoscenza è troppa per l’umano. Affascinante l’idea della chiavetta USB per connettersi al mondo dell’Intelligenza Artificiale. Molto credibile l’ambientazione fantascientifica. Bello il finale con il connettore che si collega alla sua mente per aiutarlo a scoprire le meraviglie del sapere virtuale.
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano,
Tema centrato, il racconto funziona, ben gestito lo sviluppo della trama e l'escalation nella sfida tra uomo e macchina.
Ti faccio un po' di appunti molto minori, ma nulla che inficia davvero la qualità del racconto:
Forse è solo un problema mio, ma ho trovato artificioso l'uso di "palpebre" invece di un più comune "strofinare gli occhi"
Spunto di riflessione: visto che stiamo parlando di macchine molto evolute, poteva essere una partita di Go? (gioco in cui le macchine hanno cominciato a superare gli umani solo di recente, mentre gli scacchi sono più semplici) Ma forse diventava non immediato per tutti da capire, mentre la sfida a scacchi umano vs computer è un'immagine più familiare, quindi non ho un'opinione forte su quale sia la scelta migliore dal punto di vista narrativo.
Avrei messa "sulla sua tempia", giusto perché a una prima lettura ho avuto un breve attimo di confusione sul fatto che si stesse parlando di Benjamin o della macchina.
Detta così, sembra che gli sia bastata la mattinata per fare tutto, e si sminuisce un po' l'enormità della cosa.
Ma ripeto, sono tutte osservazioni minime, nel complesso ho trovato il racconto molto buono.
Tema centrato, il racconto funziona, ben gestito lo sviluppo della trama e l'escalation nella sfida tra uomo e macchina.
Ti faccio un po' di appunti molto minori, ma nulla che inficia davvero la qualità del racconto:
Emiliano Maramonte ha scritto:Benjamin si massaggiò la fronte per scacciare le pulsazioni dolorose che lo tormentavano da giorni, poi si stropicciò le palpebre.
Forse è solo un problema mio, ma ho trovato artificioso l'uso di "palpebre" invece di un più comune "strofinare gli occhi"
«Allora, vecchio mio, oggi si gioca a scacchi.»
Spunto di riflessione: visto che stiamo parlando di macchine molto evolute, poteva essere una partita di Go? (gioco in cui le macchine hanno cominciato a superare gli umani solo di recente, mentre gli scacchi sono più semplici) Ma forse diventava non immediato per tutti da capire, mentre la sfida a scacchi umano vs computer è un'immagine più familiare, quindi non ho un'opinione forte su quale sia la scelta migliore dal punto di vista narrativo.
Tirò fuori dalla tasca destra dei pantaloni la pendrive piena di database e algoritmi e con l’indice spostò il lembo siliconico che copriva la presa USB sulla tempia.
Avrei messa "sulla sua tempia", giusto perché a una prima lettura ho avuto un breve attimo di confusione sul fatto che si stesse parlando di Benjamin o della macchina.
«Con questo adattatore, posso connettermi a qualsiasi server, qualsiasi cloud. C’ho lavorato stamattina.»
Detta così, sembra che gli sia bastata la mattinata per fare tutto, e si sminuisce un po' l'enormità della cosa.
Ma ripeto, sono tutte osservazioni minime, nel complesso ho trovato il racconto molto buono.
- GiulianoCannoletta
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano, come sempre è un piacere leggerti.
Racconto davvero ben scritto e bella rivisitazione del tema, nel confronto fra intelligenza umana e macchina, rivisto molte volte ma che non stanca mai, soprattutto ora che diventa ogni giorno più attuale.
Anche il finale è ben gestito, una sorta di finale sospeso che è un po' uno dei tuoi marchi di fabbrica.
Se proprio devo essere puntiglioso, forse in certi passaggi usi uno stile un po' troppo aggettivato che rischia di appesantire. L'ho notato soprattutto nelle primissime frasi.
Comunque davvero un gran bel lavoro! Buona fine d'era, alla prossima!
Giuliano
Racconto davvero ben scritto e bella rivisitazione del tema, nel confronto fra intelligenza umana e macchina, rivisto molte volte ma che non stanca mai, soprattutto ora che diventa ogni giorno più attuale.
Anche il finale è ben gestito, una sorta di finale sospeso che è un po' uno dei tuoi marchi di fabbrica.
Se proprio devo essere puntiglioso, forse in certi passaggi usi uno stile un po' troppo aggettivato che rischia di appesantire. L'ho notato soprattutto nelle primissime frasi.
Comunque davvero un gran bel lavoro! Buona fine d'era, alla prossima!
Giuliano
“Uno scrittore argentino che ama molto la boxe mi diceva che in quella lotta che si instaura fra un testo appassionante e il suo lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knock out.”
Julio Cortázar
Julio Cortázar
- Emiliano Maramonte
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
alexandra.fischer ha scritto:La sfida di Emiliano Maramonte. Tema centrato. Racconto basato sulla sfida fra un umano e un’Intelligenza Artificiale. Si comincia con gli scacchi, per passare a test scientifici. Il protagonista appare sofferente, l’Intelligenza Artificiale ha la meglio su di lui e gli parla con tono preoccupato. Tutta quella conoscenza è troppa per l’umano. Affascinante l’idea della chiavetta USB per connettersi al mondo dell’Intelligenza Artificiale. Molto credibile l’ambientazione fantascientifica. Bello il finale con il connettore che si collega alla sua mente per aiutarlo a scoprire le meraviglie del sapere virtuale.
Ciao Alexandra! Grazie per la lettura e per le parole positive.
In bocca al lupo per la gara!
Emiliano.
- Emiliano Maramonte
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
viviana.tenga ha scritto:Ciao Emiliano,
Tema centrato, il racconto funziona, ben gestito lo sviluppo della trama e l'escalation nella sfida tra uomo e macchina.
Ti faccio un po' di appunti molto minori, ma nulla che inficia davvero la qualità del racconto:Emiliano Maramonte ha scritto:Benjamin si massaggiò la fronte per scacciare le pulsazioni dolorose che lo tormentavano da giorni, poi si stropicciò le palpebre.
Forse è solo un problema mio, ma ho trovato artificioso l'uso di "palpebre" invece di un più comune "strofinare gli occhi"«Allora, vecchio mio, oggi si gioca a scacchi.»
Spunto di riflessione: visto che stiamo parlando di macchine molto evolute, poteva essere una partita di Go? (gioco in cui le macchine hanno cominciato a superare gli umani solo di recente, mentre gli scacchi sono più semplici) Ma forse diventava non immediato per tutti da capire, mentre la sfida a scacchi umano vs computer è un'immagine più familiare, quindi non ho un'opinione forte su quale sia la scelta migliore dal punto di vista narrativo.Tirò fuori dalla tasca destra dei pantaloni la pendrive piena di database e algoritmi e con l’indice spostò il lembo siliconico che copriva la presa USB sulla tempia.
Avrei messa "sulla sua tempia", giusto perché a una prima lettura ho avuto un breve attimo di confusione sul fatto che si stesse parlando di Benjamin o della macchina.«Con questo adattatore, posso connettermi a qualsiasi server, qualsiasi cloud. C’ho lavorato stamattina.»
Detta così, sembra che gli sia bastata la mattinata per fare tutto, e si sminuisce un po' l'enormità della cosa.
Ma ripeto, sono tutte osservazioni minime, nel complesso ho trovato il racconto molto buono.
Ciao Viviana! Piacere di risentirti!
Grazie per gli apprezzamenti e, soprattutto, per i suggerimenti, sicuramente assai ben accetti. Mi hai dato elementi su cui riflettere!
Effettivamente potevo scegliere un altro gioco (ad esempio alcune intelligenze artificiali di qualche anno fa sono state addestrate sul Go...), però per una maggiore immediatezza della situazione ho preferito gli scacchi.
Buona gara!
- Emiliano Maramonte
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
GiulianoCannoletta ha scritto:Ciao Emiliano, come sempre è un piacere leggerti.
Racconto davvero ben scritto e bella rivisitazione del tema, nel confronto fra intelligenza umana e macchina, rivisto molte volte ma che non stanca mai, soprattutto ora che diventa ogni giorno più attuale.
Anche il finale è ben gestito, una sorta di finale sospeso che è un po' uno dei tuoi marchi di fabbrica.
Se proprio devo essere puntiglioso, forse in certi passaggi usi uno stile un po' troppo aggettivato che rischia di appesantire. L'ho notato soprattutto nelle primissime frasi.
Comunque davvero un gran bel lavoro! Buona fine d'era, alla prossima!
Giuliano
Ciao Giuliano!
E' davvero un grande piacere essere letto (e commentato da te). Grazie per gli apprezzamenti. Effettivamente mi sto accorgendo di questo mio "difetto", ossia l'eccesso di aggettivazione. Ci metterò più attenzione.
Buon rush finale anche a te!
Emiliano.
- Mario Mazzafoglie
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano, un piacere leggerti.
Parto con la cosa che mi è piaciuta di meno, il finale, perchè poi dovrò passare il tempo a farti i complimenti.
Come dicevo, il finale non mi ha convinto molto. Non che non sia buono, ma a mio avviso è molto al di sotto del livello del resto del racconto!
E quindi già ti ho fatto anche il primo complimento perchè hai architettato una storia alla grande. Regge tutto: dialoghi, azioni, emozioni dei protagonisti, e l'equilibrio tra queste tre componenti (parole, emozioni, azioni). Tutto perfetto.
Hai tratteggiato alla grande il protagonista che non non vuole accettare di essere inferiore alla macchina, e allo stesso tempo hai tratteggiato bene anche il robot, con il suo "lato umano" che quasi ha pietà di Benjamin.
Davvero complimenti, un gran bel lavoro.
Buona edition, alla prossima.
Parto con la cosa che mi è piaciuta di meno, il finale, perchè poi dovrò passare il tempo a farti i complimenti.
Come dicevo, il finale non mi ha convinto molto. Non che non sia buono, ma a mio avviso è molto al di sotto del livello del resto del racconto!
E quindi già ti ho fatto anche il primo complimento perchè hai architettato una storia alla grande. Regge tutto: dialoghi, azioni, emozioni dei protagonisti, e l'equilibrio tra queste tre componenti (parole, emozioni, azioni). Tutto perfetto.
Hai tratteggiato alla grande il protagonista che non non vuole accettare di essere inferiore alla macchina, e allo stesso tempo hai tratteggiato bene anche il robot, con il suo "lato umano" che quasi ha pietà di Benjamin.
Davvero complimenti, un gran bel lavoro.
Buona edition, alla prossima.
- BruceLagogrigio
- Messaggi: 453
Re: La sfida di Emiliano Maramonte
In terza persona. Tempo verbale: Passato remoto. Ambientazione fantascientifica - Laboratorio.
Caspita, se Vernor (Vernor Vinge?) è riuscito a vincere da nero giocando oltretutto la Difesa Nimzowitsch è davvero forte ;).
Che dire, si vede che siamo alle prese con un autore che mastica pane e fantascienza pranzo e cena. I termini tecnici ne sono un chiaro esempio. Autore che sa anche scavare nell’animo umano: il protagonista è ormai consapevole che l’unico modo di battere la macchina è diventare esso stesso una macchina e ciò lo fa quasi impazzire.
Del racconto ho particolarmente apprezzato il modo con cui fai risaltare l’atavica contrapposizione fra uomo e computer. I dialoghi e i suoi beat, i movimenti, i pensieri tutto è teso a far evidenziare la freddezza del’IA (la sua preoccupazione è dopotutto fittizia) contro l’animosità, la stanchezza, il fastidio, il dolore, la fatica, lo stupore e la resa dell’uomo.
Stile quasi perfetto.
Un ottimo racconto.
Bruce
Caspita, se Vernor (Vernor Vinge?) è riuscito a vincere da nero giocando oltretutto la Difesa Nimzowitsch è davvero forte ;).
Che dire, si vede che siamo alle prese con un autore che mastica pane e fantascienza pranzo e cena. I termini tecnici ne sono un chiaro esempio. Autore che sa anche scavare nell’animo umano: il protagonista è ormai consapevole che l’unico modo di battere la macchina è diventare esso stesso una macchina e ciò lo fa quasi impazzire.
Del racconto ho particolarmente apprezzato il modo con cui fai risaltare l’atavica contrapposizione fra uomo e computer. I dialoghi e i suoi beat, i movimenti, i pensieri tutto è teso a far evidenziare la freddezza del’IA (la sua preoccupazione è dopotutto fittizia) contro l’animosità, la stanchezza, il fastidio, il dolore, la fatica, lo stupore e la resa dell’uomo.
Stile quasi perfetto.
Un ottimo racconto.
Bruce
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
- Stefano.Moretto
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano
mi piace molto come hai spostato il tema da "uomo contro i.a." a "cyborg contro i.a.". Il fatto che un essere umano decida di potenziarsi fin oltre i limiti sostenibili dal corpo stesso pur di raggiungere una frazione delle capacità di una macchina è affascinante. L'unico punto che non mi ha convinto, di questo ragionamento, è il tipo di sfida: Benjamin si sta "iniettando" conoscenze attraverso le chiavine usb (spero fossero delle thunderbolt per trasmettere tutti quei dati), ma poi fa una sfida sulla rielaborazione di tali dati. Un po' come comprare un SSD da 100 Terabyte e usarlo per sfidare una scheda grafica RTX3060 a chi renderizza meglio Cyberpunk (perdona la metafora nerd). Credo di aver capito che le chiavine usb ampliavano anche la capacità di rielaborazione dei dati(?) però anche così la sfida su dei puri calcoli matematici mi sembra un po' volersi far del male: è ovvio che una macchina è velocissima a fare dei calcoli e nessuno si sognerebbe mai di fare a gara con una calcolatrice a chi fa fa prima 2^40, o di gareggiare con una Ferrari cercando di raggiungerla correndo. Avrei capito molto di più invece una gara sul lato artistico, dove fosse richiesta una grande capacità di rielaborazione dati e non una semplice riapplicazione di informazioni note. Infatti già ora una macchina ci asfalta a mani basse in qualsiasi tipo di calcolo matematico, ma le intelligenze artificiali sono molto molto molto indietro rispetto a noi sull'effettiva comprensione di un testo e rielaborazione (io ogni tanto mi diverto a far svalvolare chat gpt perché sì, o gioco con midjourney per vedere cosa mi cava fuori se gli chiedo qualcosa di più complesso di un cane nell'erba). Perdona la mia pignoleria.
Comunque come dicevo all'inizio, il concept del racconto mi è piaciuto e la tua scrittura scorre quasi sempre molto piacevolmente.
mi piace molto come hai spostato il tema da "uomo contro i.a." a "cyborg contro i.a.". Il fatto che un essere umano decida di potenziarsi fin oltre i limiti sostenibili dal corpo stesso pur di raggiungere una frazione delle capacità di una macchina è affascinante. L'unico punto che non mi ha convinto, di questo ragionamento, è il tipo di sfida: Benjamin si sta "iniettando" conoscenze attraverso le chiavine usb (spero fossero delle thunderbolt per trasmettere tutti quei dati), ma poi fa una sfida sulla rielaborazione di tali dati. Un po' come comprare un SSD da 100 Terabyte e usarlo per sfidare una scheda grafica RTX3060 a chi renderizza meglio Cyberpunk (perdona la metafora nerd). Credo di aver capito che le chiavine usb ampliavano anche la capacità di rielaborazione dei dati(?) però anche così la sfida su dei puri calcoli matematici mi sembra un po' volersi far del male: è ovvio che una macchina è velocissima a fare dei calcoli e nessuno si sognerebbe mai di fare a gara con una calcolatrice a chi fa fa prima 2^40, o di gareggiare con una Ferrari cercando di raggiungerla correndo. Avrei capito molto di più invece una gara sul lato artistico, dove fosse richiesta una grande capacità di rielaborazione dati e non una semplice riapplicazione di informazioni note. Infatti già ora una macchina ci asfalta a mani basse in qualsiasi tipo di calcolo matematico, ma le intelligenze artificiali sono molto molto molto indietro rispetto a noi sull'effettiva comprensione di un testo e rielaborazione (io ogni tanto mi diverto a far svalvolare chat gpt perché sì, o gioco con midjourney per vedere cosa mi cava fuori se gli chiedo qualcosa di più complesso di un cane nell'erba). Perdona la mia pignoleria.
Comunque come dicevo all'inizio, il concept del racconto mi è piaciuto e la tua scrittura scorre quasi sempre molto piacevolmente.
- Emiliano Maramonte
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Mario Mazzafoglie ha scritto:Ciao Emiliano, un piacere leggerti.
Parto con la cosa che mi è piaciuta di meno, il finale, perchè poi dovrò passare il tempo a farti i complimenti.
Come dicevo, il finale non mi ha convinto molto. Non che non sia buono, ma a mio avviso è molto al di sotto del livello del resto del racconto!
E quindi già ti ho fatto anche il primo complimento perchè hai architettato una storia alla grande. Regge tutto: dialoghi, azioni, emozioni dei protagonisti, e l'equilibrio tra queste tre componenti (parole, emozioni, azioni). Tutto perfetto.
Hai tratteggiato alla grande il protagonista che non non vuole accettare di essere inferiore alla macchina, e allo stesso tempo hai tratteggiato bene anche il robot, con il suo "lato umano" che quasi ha pietà di Benjamin.
Davvero complimenti, un gran bel lavoro.
Buona edition, alla prossima.
Ciao Mario!
Grazie per i complimenti: fanno sempre piacere! Rileggendo (per l'ennesima volta) il finale, effettivamente qualche dubbio mi è sorto, ma ci mediterò su.
Buona gara!
- Emiliano Maramonte
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
BruceLagogrigio ha scritto:In terza persona. Tempo verbale: Passato remoto. Ambientazione fantascientifica - Laboratorio.
Caspita, se Vernor (Vernor Vinge?) è riuscito a vincere da nero giocando oltretutto la Difesa Nimzowitsch è davvero forte ;).
Che dire, si vede che siamo alle prese con un autore che mastica pane e fantascienza pranzo e cena. I termini tecnici ne sono un chiaro esempio. Autore che sa anche scavare nell’animo umano: il protagonista è ormai consapevole che l’unico modo di battere la macchina è diventare esso stesso una macchina e ciò lo fa quasi impazzire.
Del racconto ho particolarmente apprezzato il modo con cui fai risaltare l’atavica contrapposizione fra uomo e computer. I dialoghi e i suoi beat, i movimenti, i pensieri tutto è teso a far evidenziare la freddezza del’IA (la sua preoccupazione è dopotutto fittizia) contro l’animosità, la stanchezza, il fastidio, il dolore, la fatica, lo stupore e la resa dell’uomo.
Stile quasi perfetto.
Un ottimo racconto.
Bruce
Ciao Bruce!
Che dire? Grazie per gli apprezzamenti! E complimenti a te per l'occhio scacchistico! Sei appassionato?
Buona Edition!
Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano, piacere di leggerti di nuovo.
Attendevo il tuo racconto da quando ho visto il tema della sfida, e non hai affatto deluso.
Un umano che si sente inferiore a una IA e che si autodistrugge per eguaglianza e una IA che per salvarlo si fonde con lui, molto molto bello.
A livello stilistico scorre bene anche se ho fatto fatica in alcuni punti a capire chi facesse cosa, come anche inizialmente a capire che Benjamin fosse l'umano e Vernor la macchina.
Hai reso molto bene i pensieri, sensazioni ed emozioni del protagonista, il racconto coinvolge e la scelta del finale aperto a me personalmente è piaciuta, si sposa molto bene con il genere.
In bocca al lupo per l'edition e a rileggerci nella prossima era!
Attendevo il tuo racconto da quando ho visto il tema della sfida, e non hai affatto deluso.
Un umano che si sente inferiore a una IA e che si autodistrugge per eguaglianza e una IA che per salvarlo si fonde con lui, molto molto bello.
A livello stilistico scorre bene anche se ho fatto fatica in alcuni punti a capire chi facesse cosa, come anche inizialmente a capire che Benjamin fosse l'umano e Vernor la macchina.
Hai reso molto bene i pensieri, sensazioni ed emozioni del protagonista, il racconto coinvolge e la scelta del finale aperto a me personalmente è piaciuta, si sposa molto bene con il genere.
In bocca al lupo per l'edition e a rileggerci nella prossima era!
- Emiliano Maramonte
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Stefano.Moretto ha scritto:Ciao Emiliano
mi piace molto come hai spostato il tema da "uomo contro i.a." a "cyborg contro i.a.". Il fatto che un essere umano decida di potenziarsi fin oltre i limiti sostenibili dal corpo stesso pur di raggiungere una frazione delle capacità di una macchina è affascinante. L'unico punto che non mi ha convinto, di questo ragionamento, è il tipo di sfida: Benjamin si sta "iniettando" conoscenze attraverso le chiavine usb (spero fossero delle thunderbolt per trasmettere tutti quei dati), ma poi fa una sfida sulla rielaborazione di tali dati. Un po' come comprare un SSD da 100 Terabyte e usarlo per sfidare una scheda grafica RTX3060 a chi renderizza meglio Cyberpunk (perdona la metafora nerd). Credo di aver capito che le chiavine usb ampliavano anche la capacità di rielaborazione dei dati(?) però anche così la sfida su dei puri calcoli matematici mi sembra un po' volersi far del male: è ovvio che una macchina è velocissima a fare dei calcoli e nessuno si sognerebbe mai di fare a gara con una calcolatrice a chi fa fa prima 2^40, o di gareggiare con una Ferrari cercando di raggiungerla correndo. Avrei capito molto di più invece una gara sul lato artistico, dove fosse richiesta una grande capacità di rielaborazione dati e non una semplice riapplicazione di informazioni note. Infatti già ora una macchina ci asfalta a mani basse in qualsiasi tipo di calcolo matematico, ma le intelligenze artificiali sono molto molto molto indietro rispetto a noi sull'effettiva comprensione di un testo e rielaborazione (io ogni tanto mi diverto a far svalvolare chat gpt perché sì, o gioco con midjourney per vedere cosa mi cava fuori se gli chiedo qualcosa di più complesso di un cane nell'erba). Perdona la mia pignoleria.
Comunque come dicevo all'inizio, il concept del racconto mi è piaciuto e la tua scrittura scorre quasi sempre molto piacevolmente.
Ciao Stefano!
Grazie per la lettura e, soprattutto, per l'attenta analisi del nucleo tematico del mio racconto. In parte ti do ragione, ma il senso della storia è un po' più ampio e sfocia nel simbolico. Ho apprezzato i tuoi appunti tecnologici/tecnici da nerd (in fondo sono in linea col mio lavoro), però qui è in gioco il desiderio atavico dell'essere umano di diventare qualcosa di più, di andare oltre la propria "programmazione" biologica. Quanti ricercatori, studiosi, scienziati sono rimasti ingabbiati, sopraffatti, annientati dalla propria invenzione? Magari erano anche consapevoli di ciò che stavano facendo e nonostante tutto sono andati avanti, sono andati oltre. Non nego, però, che il tuo feedback mi ha fatto riflettere, e non poco.
Buona Edition!
- Emiliano Maramonte
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Daniele ha scritto:Ciao Emiliano, piacere di leggerti di nuovo.
Attendevo il tuo racconto da quando ho visto il tema della sfida, e non hai affatto deluso.
Un umano che si sente inferiore a una IA e che si autodistrugge per eguaglianza e una IA che per salvarlo si fonde con lui, molto molto bello.
A livello stilistico scorre bene anche se ho fatto fatica in alcuni punti a capire chi facesse cosa, come anche inizialmente a capire che Benjamin fosse l'umano e Vernor la macchina.
Hai reso molto bene i pensieri, sensazioni ed emozioni del protagonista, il racconto coinvolge e la scelta del finale aperto a me personalmente è piaciuta, si sposa molto bene con il genere.
In bocca al lupo per l'edition e a rileggerci nella prossima era!
Ciao Daniele! Grazie per gli apprezzamenti e anche per le critiche. Da autore a volte non è facilissimo capire se alcuni passaggi sono poco chiari, però questi feedback sono importanti proprio per capire come migliorare.
Viva il lupo e buona Edition a te!
- Rick Faith
- Messaggi: 242
Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Quando ho letto il tema ho pensato subito "questo è pane per Emiliano", e non mi sbagliavo. Sempre un piacere leggerti!
- Emiliano Maramonte
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Rick Faith ha scritto:Quando ho letto il tema ho pensato subito "questo è pane per Emiliano", e non mi sbagliavo. Sempre un piacere leggerti!
Ciao Rick, e grazie per la lettura estemporanea!!! Sono contento del tuo apprezzamento. Diciamo che nel tema... ci sono stato comodo! :-D
A presto e buona gara!
Emiliano.
- BruceLagogrigio
- Messaggi: 453
Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Emiliano Maramonte ha scritto:BruceLagogrigio ha scritto:In terza persona. Tempo verbale: Passato remoto. Ambientazione fantascientifica - Laboratorio.
Caspita, se Vernor (Vernor Vinge?) è riuscito a vincere da nero giocando oltretutto la Difesa Nimzowitsch è davvero forte ;).
Che dire, si vede che siamo alle prese con un autore che mastica pane e fantascienza pranzo e cena. I termini tecnici ne sono un chiaro esempio. Autore che sa anche scavare nell’animo umano: il protagonista è ormai consapevole che l’unico modo di battere la macchina è diventare esso stesso una macchina e ciò lo fa quasi impazzire.
Del racconto ho particolarmente apprezzato il modo con cui fai risaltare l’atavica contrapposizione fra uomo e computer. I dialoghi e i suoi beat, i movimenti, i pensieri tutto è teso a far evidenziare la freddezza del’IA (la sua preoccupazione è dopotutto fittizia) contro l’animosità, la stanchezza, il fastidio, il dolore, la fatica, lo stupore e la resa dell’uomo.
Stile quasi perfetto.
Un ottimo racconto.
Bruce
Ciao Bruce!
Che dire? Grazie per gli apprezzamenti! E complimenti a te per l'occhio scacchistico! Sei appassionato?
Buona Edition!
Sì, c'è un Bruce Lagogrigio anche su Chess.com ;)
L'uomo prudente, con una frase elegante, si cava fuori da ogni garbuglio, e sa usar la lingua con la leggerezza di una piuma. Umberto Eco
- L'inquisitore
- Messaggi: 196
Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Ciao Emiliano, ormai ti tocca sempre l'Inquisitore!
Racconto che mi ha ricordato "Moon" e altre cose simili. L'idea è interessante e molto attuale: l'essere umano che si sente superato dalla sua creatura e non lo può sopportare. Sono d'accordo sul discorso scacchi che mi è parso un po' "vecchio" rispetto alle possibilità moderne. Inoltre avrei apprezzato che le varie sfide prendessero in considerazione aspetti diversi come l'empatia, l'arte, la conoscenza.
Il finale non mi ha pienamente soddisfatto, ma non è nemmeno brutto.
Stilisticamente il racconto fila anche se anch'io ho avuto qualche difficoltà nell'inquadrare sempre i personaggi.
Direi un pollice quasi su anche stavolta!
Racconto che mi ha ricordato "Moon" e altre cose simili. L'idea è interessante e molto attuale: l'essere umano che si sente superato dalla sua creatura e non lo può sopportare. Sono d'accordo sul discorso scacchi che mi è parso un po' "vecchio" rispetto alle possibilità moderne. Inoltre avrei apprezzato che le varie sfide prendessero in considerazione aspetti diversi come l'empatia, l'arte, la conoscenza.
Il finale non mi ha pienamente soddisfatto, ma non è nemmeno brutto.
Stilisticamente il racconto fila anche se anch'io ho avuto qualche difficoltà nell'inquadrare sempre i personaggi.
Direi un pollice quasi su anche stavolta!
- Emiliano Maramonte
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- Contatta:
Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Ciao, Inquisitore. Effettivamente mi hai inquisito molto ultimamente.
Grazie per la lettura e per il feedback. Avrei molto da dire sulla censura relativa al tipo di "sfida" dello scienziato con l'IA, ma non approfondisco. Va bene così.
Buon tutto e alla prossima!
Emiliano.
Grazie per la lettura e per il feedback. Avrei molto da dire sulla censura relativa al tipo di "sfida" dello scienziato con l'IA, ma non approfondisco. Va bene così.
Buon tutto e alla prossima!
Emiliano.
- massimogrilli
- Messaggi: 12
Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Ottimo racconto! Non ti faccio perder tempo a leggere cose che già hai sentito da altri.
Da esperto di scacchi ti segnalo un dettaglio: la mossa di portare il cavallo in c6 è poco realistica nel contesto da te fornito, perché è una scelta poco comune soprattutto ad altissimi livelli. Per chi non gioca molto a scacchi ovviamente questo elemento peserà zero, ma già per un semplice amatore potrebbe guastare un po' la sospensione dell'incredulità.
Ancora complimenti!
Da esperto di scacchi ti segnalo un dettaglio: la mossa di portare il cavallo in c6 è poco realistica nel contesto da te fornito, perché è una scelta poco comune soprattutto ad altissimi livelli. Per chi non gioca molto a scacchi ovviamente questo elemento peserà zero, ma già per un semplice amatore potrebbe guastare un po' la sospensione dell'incredulità.
Ancora complimenti!
- Emiliano Maramonte
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Re: La sfida di Emiliano Maramonte
Ciao Massimo!
Non ricordo se ci siamo già incontrati su questo forum, in ogni caso grazie per essere passato a leggermi e per i complimenti.
Giocavo a scacchi qualche anno fa, poi ho abbandonato questo fantastico mondo. Non mi ero proprio accorto dell'ingenuità strategica. Fortuna che non è determinante per l'economia del racconto.
Grazie ancora e a presto!
Emiliano.
Non ricordo se ci siamo già incontrati su questo forum, in ogni caso grazie per essere passato a leggermi e per i complimenti.
Giocavo a scacchi qualche anno fa, poi ho abbandonato questo fantastico mondo. Non mi ero proprio accorto dell'ingenuità strategica. Fortuna che non è determinante per l'economia del racconto.
Grazie ancora e a presto!
Emiliano.
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