Chiacchierando con Sara Bilotti

(Intervista a opera di Massimiliano Enrico)
 
“L’armadio diventa stretto quando l’odore di urina prende tutto lo spazio.”
 
Con queste parole inizia l’ultimo libro di Sara Bilotti, la nostra Guest Star di marzo.
Ho iniziato a leggere Nella Carne all’inizio del 2013 subito dopo aver finito un lungo lavoro di scrittura. Una raccolta molto particolare uscita per un editore che non conoscevo.
Racconti forti, secchi anche morbosi in un certo senso.
L’anno scorso mi hanno regalato il suo ultimo libro, I giorni dell’ombra, quello della frase di cui sopra che mi ha colpito molto.
E ora la ritrovo qui fra i bit del nostro forum, quindi da parte mia e di tutta la redazione un grande benvenuta. E ora passiamo all’intervista.
 
Hai lavorato nel mondo dell’editoria per molto tempo e in una nicchia, quella del ghostwriter, molto particolare. Che differenza c’è fra scrivere come Ghostwriter, tradurre un testo altrui ed essere autrice della propria storia?

 
SARA BILOTTI: A parte il ghostwriting, che secondo me è un lavoro brutto sotto molti punti di vista, vedo la traduzione e la scrittura come due percorsi fondamentali per la mia crescita professionale e personale. Percorsi che si intersecano. La traduzione mi ha insegnato un rigore che non conoscevo, e a “uscire” un po’ fuori da me per meglio giudicare un manoscritto in corso d’opera. Per tradurre devi entrare nella mente di un altro autore, sentire la musica delle sue parole e dimenticare la tua. Dimenticarsi, a un certo punto della stesura di un romanzo, è fondamentale. Ti aiuta a capire se quello che scrivi può passare da una personalissima catarsi a un romanzo vero e proprio, da dare in mano ai lettori. Per chi scrive come me, ora lontano da ogni dinamica di vendita a tutti i costi, è fondamentale prendere le viscere che ha messo su carta, consentimi l’espressione, e dar loro la forma di comunicazione universale che un romanzo da pubblicare deve avere. La traduzione, e il mio Editor Luca Briasco, mi hanno insegnato a farlo.
 
Bilotti
Sara Bilotti, la guest star della 126° Edizione di Minuti Contati
 
Torniamo a Nella Carne, 12 racconti, noi siamo sempre molto interessati ai racconti. Perché hai scelto di dare il via alle danze con un libro di racconti? Volevi andare contro corrente, hai fatto un calcolo di opportunità mirato o semplicemente era la cosa più semplice (un semplice in senso relativo, ovviamente)?
 
SARA BILOTTI: Per puro caso. Avevo scritto un racconto e l’avevo pubblicato su Facebook, spinta da Maurizio de Giovanni. Il racconto ebbe migliaia di condivisioni e fu notato dalla mia primissima casa editrice. L’editore decise di pubblicare una serie di racconti, e io ne fui ben felice. La forma e il rigore del racconto mi piacciono tantissimo. Nel racconto non puoi prendere un lettore e portarlo per mano nella tua storia, devi dargli uno spintone e farlo cadere direttamente nel corso degli eventi. Mi affascina questa possibilità così potente, ha un che di magico.
 
Ricevi la telefonata del tuo editore per un nuovo progetto lavorativo: speri sia una traduzione o un lavoro da ghostwriter? Cosa ti incuriosisce di più?
 
SARA BILOTTI: Ghostwriting mai più. Leggere le proprie parole in un libro firmato da altri è mortificante, almeno per me. Lo facevo quando pensavo che mai e poi mai mi avrebbero pubblicata. Non avrei mai immaginato di poter essere chiamata scrittrice, un giorno, leggevo troppi libri e il paragone era davvero letale per qualsiasi ambizione!
 
Per certi versi sia il lavoro del traduttore sia quello del ghostwriter implicano capire e conoscere l’autore/ideatore della storia. Come ti prepari al lavoro e come vieni influenzata dal feedback che ricevi, se ne ricevi e se ti influenza?
 
SARA BILOTTI: Il ghostwriting non è così romantico: spesso eravamo in dieci a scrivere una storia, ognuno con le sue capacità. C’era chi era più bravo a scrivere le scene d’azione, per esempio, e chi quelle d’amore. Molto triste.
Per quanto riguarda la traduzione, di solito procedo in questo modo: leggo una prima volta il romanzo in lingua originale, e capisco la musica delle parole. Ogni autore ha una sua musica: la scelta delle parole, la lunghezza delle frasi, il numero di aggettivi e avverbi o la loro assenza, le frasi barocche o minimaliste. Tutto contribuisce alla musica di un romanzo. Quella musica è la voce di un autore. La sento nelle orecchie. I primi capitoli sono lenti: devo accordarmi. Poi divento pian piano più veloce: è come imparare una lingua straniera nascosta dentro una lingua straniera.
 
Il Perdono, La Colpa, L’Oltraggio: una trilogia. Un lavoro sicuramente importante ma anche molto difficile. Come hai deciso la struttura, i personaggi, la lunghezza e tutto quello che è il lavoro preparatorio alla stesura di una trilogia?
 
SARA BILOTTI: La scelta della trilogia fu della mia casa editrice. Si trattava di un romanzo solo, ed era anche molto diverso da come è uscito in libreria. Fu diviso in tre parti e mi sono stati imposti dei cambiamenti. Ero un’autrice esordiente, e in fondo mi sono molto divertita a scrivere senza mettere in piazza troppe delle mie viscere, ma è un’operazione che annoia, a lungo andare. Una sorta di lavoro impiegatizio. Ora faccio un altro mestiere: la scrittura.
 
I giorni dell’Ombra presenta un personaggio molto particolare, Vittoria, una famiglia disfunzionale e un luogo che rimanda a un grande Ballard anche se con premesse diverse.
Ho trovato il mix di elementi molto intrigante e quindi non posso che chiedere da dove è giunta l’idea, come hai montato i vari elementi, quanto è stato immediato e quanto frutto di analisi e ricerca? Quali sono state le parti veramente difficili da scrivere e quali sono ‘uscite’ da sole?

 
SARA BILOTTI: I giorni dell’ombra è il mio libro più caro, perché nasce da due esperienze personalissime.
La prima: anche io, come Vittoria, ho trascorso isolata un certo periodo della mia infanzia. Guardavo la vita degli altri dalla finestra.
La seconda: gli anni trascorsi nelle onlus, accanto a bambini vittime di abuso familiare, mi hanno insegnato una cosa molto dura da metabolizzare. Esiste un amore testardo per il carnefice. Un amore che nessun abuso può cancellare, e che determina una grande infelicità nei rapporti sentimentali anche dopo la fine degli abusi, nell’età adulta. L’amore mischiato alla violenza è una sorta di imprinting che impedisce in molti casi di portare avanti in futuro relazioni sane. Ho voluto parlarne, mi sembrava che se ne parlasse poco.
È stato dunque tutto molto difficile da scrivere, ma allo stesso tempo meraviglioso, catartico.
 
giorni
 
Ora una coppia di domande veramente cattive che, per noi che viviamo di parole sono l’essenza delle nostre giornate: l’odore di urina. Perché la scelta della parola urina e non altri termini più crudi o metafore? Il termine urina l’hai scelto tu o la tua editor?
 
SARA BILOTTI: L’ho scelto io. Volevo che la prima pagina del romanzo facesse una magia simile a quella che fanno i racconti: dare una spinta verso l’abisso. Avevo bisogno di odori, oltre che di immagini. Quello di urina è un odore fortissimo, acido, rievoca memorie ancestrali, legate al terrore, allo squallore, alla prigionia.
 
Per noi di Minuti contati il confronto e la critica sono due momenti fondamentali e altamente formativi tanto che li consideriamo i punti cruciali della nostra vision ma di tanto in tanto sono anche momenti difficili e tesi da gestire e/o vivere. Come vivi il confronto con gli altri scrittori? E come la critica?
 
SARA BILOTTI: Ho un rapporto molto bello con gli scrittori, eccezioni a parte. Accolgo, anzi chiedo, le critiche perché mi servono come il pane. Naturalmente non devono essere pretestuose, o spinte dal livore, cosa che purtroppo a volte accade. Una volta uno scrittore copiò una frase estrapolata da un mio romanzo e chiamò la sua claque a deridermi su Facebook. A parte l’azione infantile e poco degna di un intellettuale, non riconobbe una figura retorica che si impara al liceo e fece una figura poco edificante sotto molti punti di vista. Le critiche devono essere costruttive. Se lo sono, chi le fa ha la mia infinita gratitudine.
 
Sei una professionista con anni di esperienza non solo nello scrivere ma anche nel gestire persone e progetti di vario genere, hai creato/scoperto/ideato un metodo, un segreto, un sistema speciale che puoi condividere con noi, regalarci per aiutarci a scrivere e/o gestire i nostri progetti?
 
SARA BILOTTI: Sorrido, perché io sono la persona più disorganizzata del mondo! Ma ho una volontà di ferro che mi aiuta anche a superare i miei problemi di gestione, diciamo così. Ho voglia di vivere, e vivere per me significa agire. Faccio ciò che posso, con tutta la volontà che ho, con tutti i miei difetti e i miei limiti, ma faccio. Agisco.
 
Prima delle domanda di rito, un’altra domanda altrettanto di rito. Hai una conoscenza a 360° del mondo editoriale italiano e un punto di vista raro. Cosa è la scrittura per te?
 
SARA BILOTTI: Sono stata molto sola, per tanto tempo, e in un’età in cui si dovrebbe imparare a comunicare. Avevo solo la parola scritta: i libri e il foglio. Qualcuno dice che è ridicolo affermare che i libri salvino la vita, eppure a me questo è successo. I libri letti e i libri scritti mi hanno impedito un’alienazione irreversibile. Dunque per me la scrittura È, come la vita.
 
I partecipanti all’edizione di lunedì 18 marzo dovranno scrivere un racconto, su tuo tema, in meno di 4000 caratteri ed entro quattro ore. Immaginati nei loro panni: alle 21 ti colleghi al forum per scoprire il tema e poi? Come organizzi la serata e come procedi (prima delle 21 e dopo)? Insomma, come cercheresti di superare la prova?
 
SARA BILOTTI: Io sono un tipo strano: le parole escono fuori dalle mie dita come in una sorta di scrittura automatica, quella che dettano i fantasmi. Quindi semplicemente mi metto davanti al foglio bianco e aspetto. Le parole – solo loro – non mi hanno delusa mai.
 
edizione
 
Ora torna a immedesimarti nelle vesti di Guest Star: dopo qualche giorno riceverai quelli che si saranno distinti come i migliori racconti tra i tanti. Come immagini di affrontarli, leggerli e giudicarli? Su cosa punterai l’attenzione con maggiore intensità? Cosa deve fare uno scrittore per catturare la tua attenzione e farti considerare il tempo della lettura come ben speso?
 
SARA BILOTTI: Amo dimenticare che sto leggendo. Voglio che mi diano una bella spinta con tutte e due le mani. Voglio entrare nel mondo che hanno creato e voglio che mi manchi il respiro!
 
Lunedì 18 marzo un numero imprecisato di autori e autrici avranno quattro ore di tempo per dare il meglio di sé e creare qualcosa che tu possa considerare degno di essere letto. Tu sarai il timone della loro serata con il tema da te pensato: senza svelarcelo, vuoi darci qualche indizio a riguardo?
 
SARA BILOTTI: Solo un nome: Hitchcock.
 
Questa era l’ultima domanda, ti ringraziamo per le risposte e, una volta ancora, per il tempo che ci stai donando. Per noi tutti è un onore averti come guest star in questa nuova edizione di Minuti Contati!
 
SARA BILOTTI: L’onore e la gioia sono miei. Grazie per avermi accolta!

Lascia un commento