Chiacchierando con Davide Del Popolo Riolo

Buongiorno a tutti.
Cercate di capirmi, questa volta è difficile. E non so bene come iniziare. La Guest star di dicembre è… come posso dirvelo per farvi intendere le cose come si deve? Proviamo così…
Guest Star di Minuti Contati di dicembre 2020 è Sua Eccellenza Davide Del Popolo Riolo. E non è poco. Conosco Davide da lustri ormai e ora è una pagina di Wikipedia, un premio Urania, un articolo de La Stampa. Sono contento perché so quanto impegno ci mette nel fare le cose e averlo a Minuti Contati mi sembra incredibile.
 
E allora, visto che è qui, partiamo subito alla grande. Da quanti anni scrivi, inteso con intento da scrittore professionista? E hai mai pensato di mollare? Se sì perché non lo hai fatto?

 
DAVIDE DEL POPOLO RIOLO: Wow, dopo una presentazione così mi tremano le gambe! Grazie, e grazie soprattutto per l’invito. È la prima volta nella mia vita che sono una Guest star, è un grande onore e sono molto emozionato. Scrittore professionista? In realtà non so se lo sono: se intendi uno che vive con i propri scritti non lo sono perché, come sai, la fantascienza in Italia non dà il pane, tranne casi rarissimi. Se intendi uno che pubblica con regolarità allora sì, e lo sono dalla pubblicazione del mio primo romanzo, De Bello Alieno, nel 2014. Che è successo un po’ per caso: ho provato a partecipare al premio Odissea, l’ho vinto e il resto è venuto automatico. Se ho mai pensato di mollare? Certamente no. Scrivere mi diverte troppo, non potrei mai smettere!
 
Mi ricordo di Giulio in De Bello Alieno, idea stupenda e poi hai proseguito con le ucronie, cosa che io e molti partecipanti di Minuti Contati apprezziamo. Perché? Perché le ucronie ti affascinano così tanto da averci dedicato anni di scrittura? Dacci qualche ‘cosa’ più del classico ‘perché così posso affrontare temi particolari’.
 
DAVIDE DEL POPOLO RIOLO: Credo che quando uno è appassionato di storia e di fantascienza come me, scrivere ucronie diventi un passaggio quasi naturale. Quale appassionato di storia non si è mai chiesto “che cosa sarebbe successo se?”. È anche un modo per scardinare la tirannia del fatto compiuto, per ragionare sull’evitabilità o inevitabilità degli eventi, un tema filosofico molto profondo (in cui ovviamente non entro non avendone la competenza). È molto stimolante comunque. In più il genere ucronico consente di spaziare in un’infinità di mondi possibili, con secondo me anche un piccolo vantaggio dal punto di vista di chi la scrive: può utilizzare con libertà figure realmente esistite, che il lettore riconosce facilmente, cosa che facilita la costruzione dei personaggi.
 
Oltre ai romanzi hai scritto anche ‘una manciata’ di racconti, come osa definirli fantascienza.com nel suo articolo. Ammetto che me ne ricordo uno soltanto ma la domanda è: Che differenza c’è per te come scrittore fra un racconto e un romanzo? Quale è il tipo di lavoro che fai nell’uno e nell’altro?
 
DAVIDE DEL POPOLO RIOLO: Se, come è stato detto e io sono d’accordo, scrivere un romanzo è come correre una maratona, un racconto è invece una cosa da velocisti, un mestiere molto diverso secondo me. Quando scrivi un romanzo hai bisogno soprattutto di resistenza, perché inevitabilmente vengono i momenti di sconforto in cui ti chiedi chi te lo fa fare a perdere tempo dietro una cosa che sta anche venendo malissimo. Quando scrivi un romanzo puoi però anche permetterti qualche passaggio a vuoto, hai tempo per recuperare. Se scrivi un racconto non ce l’hai, il lettore non ti dà una seconda possibilità: o funziona in poche pagine o non funziona. Ti spari subito tutte le tue cartucce insomma. Io sono più un fondista, scrivere cose brevi mi mette a disagio, preferisco al limite racconti lunghi o romanzi brevi (mai capita la differenza tra i due).
 
Davide
Davide Del Popolo Riolo, guest star della 148° Edizione di Minuti Contati
 
Sempre parlando di racconti, soprattutto quelli comparsi sulle riviste: come si è svolta la collaborazione? Ti sei proposto o ti hanno contattato? E l’editing? Se dovessi scegliere fra pubblicare su una rivista o come libro a se un racconto cosa sceglieresti?
 
DAVIDE DEL POPOLO RIOLO: Dipende. A volte sono io che ho mandato il racconto chiedendo: vi interessa? Altre volte è stata la rivista a chiedere un mio contributo. E anche per l’editing dipende. Alcune prendono per buono quello che hai scritto e lo pubblicano, altre no. Pubblicare con una rivista, soprattutto se è un po’ conosciuta, dal mio punto di vista egoistico ha il vantaggio di consentire di arrivare a lettori che altrimenti magari non leggerebbero un mio racconto, che non mi conoscono. E poi vuoi mettere l’emozione di vedere il tuo nome sulla copertina a fianco di quello, per esempio, di China Mieville o Pat Cadigan? Son cose che danno un senso a una giornata!
 
Ora facciamoci un po’ i fatti tuoi. Il pugno dell’uomo è un bel romanzo (ho scoperto l’acqua calda), l’ho iniziato (faccio outing, mea culpa non ho ancora finito di leggerlo) ma è molto diverso dai precedenti. Non è un’ucronia, tanto per iniziare, e ha uno stile e una commistione di tecniche veramente spettacolare. Come ti è venuta o come hai costruito un’idea così articolata? E poi i cambi di POV, quanto è stato difficile gestirli? Quanto tempo ha preso la fase di progettazione del libro?
 
DAVIDE DEL POPOLO RIOLO: Inizio dall’ultima domanda per dire che per quanto riguarda la progettazione io faccio esattamente il contrario di quello che raccomandano i manuali di scrittura creativa: non sono capace di dedicare troppo tempo alla progettazione prima di iniziare a scrivere. Non sono uno scrittore-architetto insomma. Una volta che ho un’idea che mi sembra buona, una scaletta di una decina di righe e soprattutto ho chiara l’atmosfera che voglio il romanzo abbia, io mi butto e inizio! Poi modifico di continuo, creo i personaggi e il loro carattere man mano che scrivo, torno indietro per correggere il passato… È laborioso e comporta una perdita di tempo, me ne rendo conto, ma non sono capace di fare diversamente.
Quando ho iniziato a scrivere Il Pugno dell’Uomo ero consapevole che si trattava del progetto più complesso e ambizioso cui mi fossi mai dedicato. Mi sono sfidato a costruire un worldbuilding del tutto originale, cosa che non avevo mai fatto, e a gestire molti personaggi, per vedere se ne ero capace. Però ero convinto che un racconto vasto come quello che avevo in mente non potesse reggere su un unico POV e alla fine, una volta che io stesso ho capito chi erano e come pensavano i personaggi principali, portare avanti le loro diverse storie non è stato affatto complicato.
 
Una volta finito di scrivere il libro, quando hai permesso alla tua editor di metterci le mani sopra, come sono andate le cose? Raccontaci il tuo rapporto con editor e curatori vari.
 
DAVIDE DEL POPOLO RIOLO: Ho la fortuna di aver lavorato per i miei romanzi con due editor molto in gamba, che sono anche amiche: Giulia Abbate per Ubermensch e Anna Pullia per Il Pugno dell’Uomo. Con entrambe ho lavorato molto bene e mi hanno permesso di crescere. L’ultimo romanzo ha avuto in pratica un secondo editor, Franco Forte, che mi ha insegnato molto. Io ho un po’ la tendenza a scrivere quello che mi piacerebbe leggere, da lui ho imparato che se scrivi pensando di pubblicare lo fai per i lettori, non per te stesso. Credo, ma qui bisognerebbe sentire gli editor, di essere abbastanza disponibile ai suggerimenti. Sono pronto a cambiare, se mi si spiega perché non va bene quello che ho scritto. Poi ci sono casi in cui comunque persisto nella mia idea, perché ne sono convinto…
 
E a questo punto una domanda secca: Cosa è la scrittura per te?
 
DAVIDE DEL POPOLO RIOLO: Dico spesso che la scrittura è la mia psicoterapia, meno costosa e più divertente. Mi consente di mantenere la sanità mentale. Per me scrivere è una necessità psicologica. Quando non lo faccio per un po’ di tempo divento nervoso e irrequieto. E quando ho problemi o sono depresso, scrivere mi aiuta a superarlo. Quando mio padre è mancato, quattro anni fa, la mia elaborazione del lutto è passata anche attraverso la scrittura. Per decenni ho scritto per me stesso, ora ho la fortuna che pubblicano ciò che scrivo. Se domani la fortuna cambiasse e non mi pubblicassero più, continuerei comunque a scrivere. Non posso farne a meno.
 
Per noi di Minuti contati il confronto e la critica sono due momenti fondamentali e altamente formativi tanto che li consideriamo i punti cruciali della nostra associazione, ma di tanto in tanto sono anche momenti difficili e tesi da gestire e/o vivere. Come vivi il confronto con gli altri scrittori? E come la critica?
 
DAVIDE DEL POPOLO RIOLO: Di carattere, sono solitario e mi piace stare con me stesso. Scrivere poi è l’attività solitaria per eccellenza, no? Con tutto questo, a partire dal 2014 ho scoperto la comunità degli scrittori italiani di fantascienza e ho trovato un tesoro formidabile di talento, cultura, competenze e capacità di scrivere! Alcuni sono diventati miei amici, con altri mi sento di meno, ma ci sono persone eccezionali. Il confronto con gli altri scrittori lo vivo come una sfida a me stesso. Mi capita di leggere ciò che scrivono altri e di dirmi: questo ha alzato l’asticella, devo cercare di mettermi in pari, di scrivere bene come ha fatto lui o lei. Credo e spero di essere una persona che in linea di massima accetta le critiche. Le critiche delle persone competenti ti fanno crescere e migliorare, sono una cosa ottima. Mi fanno un po’ soffrire invece quelle gratuite, quello che scrive il giudizio su Amazon e ti liquida con tre aggettivi negativi. Essere crudele però è un diritto del lettore e ormai ho imparato ad accettarlo.
 
Hai una grande esperienza di racconti e hai sviluppato una maturità notevole in pochi anni, sicuramente hai anche un metodo, un segreto segretissimo, un sistema speciale, regalaci qualche trucco per aiutarci nello scrivere.
 
DAVIDE DEL POPOLO RIOLO: Temo di deludervi, non ho grandi segreti. Gli unici consigli che posso dare sono leggere tantissimo, di ogni genere, anche saggistica, per esempio, per imparare come funziona il mondo. E scrivere tanto, e rileggere, rileggere, rileggere, limare fino all’ossessione. E non arrendersi ai rifiuti, riprovare sempre.
 
Edizione
 
I partecipanti all’edizione di lunedì 21 dicembre dovranno scrivere un racconto, su tuo tema, in 4000 caratteri circa ed entro quattro ore. Immaginati nei loro panni: alle 21 ti colleghi al forum per scoprire il tema e poi? Come organizzi la serata e come procedi (prima delle 21 e dopo)? Insomma, come cercheresti di superare la prova?
 
DAVIDE DEL POPOLO RIOLO: Per me sarebbe un vero incubo! Odio scrivere sotto pressione e quando le scadenze sono prossime divento nervosissimo! Il mio metodo poi prevede quando ho raggiunto una stesura definitiva di lasciarla riposare per qualche settimana e poi cercare di leggerla come se non l’avessi scritta io. Se dovessi affrontare una sfida del genere credo che ragionerei come faccio sempre: cercare un’idea che suoni originale, o almeno non troppo usata, e svilupparla sino alle estreme conseguenze.
 
Ora torna a immedesimarti nelle vesti di Guest Star: dopo qualche giorno riceverai quelli che si saranno distinti come i migliori racconti tra i tanti. Come immagini di affrontarli, leggerli e giudicarli? Su cosa punterai l’attenzione con maggiore intensità? Cosa deve fare uno scrittore per catturare la tua attenzione e farti considerare il tempo della lettura come ben speso?
 
DAVIDE DEL POPOLO RIOLO: Sarà un’esperienza ben strana dato che è la prima volta che mi capita di dover giudicare lavori altrui. Spero di esserne all’altezza, perdonate l’inesperienza dell’esordiente! Ciò su cui io mi concentro di più quando leggo un racconto è il personaggio: il suo sviluppo, se ha una psicologia credibile e interessante. E i dialoghi: odio quelli che leggendoli ti ritrovi a pensare che la gente vera non parla così! E naturalmente se dietro c’è non dico un’idea originale, perché ormai trovare un’idea originale è quasi impossibile, ma almeno uno sviluppo non troppo banale.
 
Lunedì 21 dicembre un numero imprecisato di autori e autrici avranno quattro ore di tempo per dare il meglio di sé e creare qualcosa che tu possa considerare degno di essere letto. Tu sarai il timone della loro serata con il tema da te pensato: senza svelarcelo, vuoi darci qualche indizio a riguardo?
 
DAVIDE DEL POPOLO RIOLO: Possiamo cambiare domanda? Ops, forse mi sono sbottonato troppo anche così… Tornando serio, è un tema su cui sto riflettendo da tempo e sono molto curioso di vedere come verrà interpretato.
 
Questa era l’ultima domanda, ti ringraziamo per le risposte e, una volta ancora, per il tempo che ci stai donando. Per noi tutti è un onore averti come guest star in questa nuova edizione di Minuti Contati!
 
Intervista a opera di Massimiliano Enrico.

Lascia un commento