Due parole con Giorgio Lupo

Giorgio Lupo, laureato in Giurisprudenza, è direttore artistico e ideatore del Termini Book Festival,
a cui è legato l’omonimo premio per racconti inediti, organizzato in collaborazione con Il Giallo Mondadori.
Giallista, esordisce con il romanzo La Tana del polpo edito da Augh che inaugura il ciclo del commissario Placido Tellurico. Con lo stesso protagonista pubblica racconti per Delos e Giallo Mondadori e un secondo romanzo, vincitore del Premio Switzerland Literary Prize e finalista al Garfagnana in giallo. Il romanzo è in fase di pubblicazione.
Con il racconto A mala corda Lupo vince il 43° Premio Writers Magazine Italia, con il racconto I Buoni Vicini arriva terzo al Premio Giallo Piccante, organizzato in collaborazione con Il Giallo Mondadori.

 
Raccontaci del Termini Book Festival. Quando e come è nata l’idea?
 
GIORGIO LUPO: Nasce quasi per caso, da una chiacchierata con il direttore tecnico Emanuele Zannito, mio vecchio amico, che mi ha proposto di organizzare un evento legato alla mia passione per la scrittura. Ho chiamato a raccolta un po’ di contatti che avevo tra i vincitori del Premio Tedeschi, organizzato da Giallo Mondadori. Ed è così che è nata la prima edizione del Festival.
 
Come si organizza un Festival del libro da zero? Bisogna corrompere qualcuno oppure esiste davvero una “domanda” per questo genere di eventi? Scherzi a parte, quanto devi alla tua città natale per averti accordato la fiducia (e possibilmente i finanziamenti)?
 
GIORGIO LUPO: L’aspetto finanziario è determinante. Personalmente ho avuto l’intuizione di rispolverare una vecchia pratica, quella del mecenatismo. Alcuni grossi imprenditori locali hanno riposto fiducia nel nostro progetto intuendo il valore culturale dell’iniziativa.
 
È vero, come ha detto qualcuno, che con la cultura non si mangia e bisogna affiancare a questo genere di eventi la sagra della bruschetta per attrarre gente?
 
GIORGIO LUPO: In effetti è una questione di bacino potenziale. In territori dove ci sono pochi lettori forti devi creare appeal, magari declinando il tema con forme di spettacolo diverse, come, solo per citarne alcuni, Enzo Mancuso, uno degli ultimi pupari siciliani, invitato nell’ultima edizione per farci vivere a suo modo le sue “storie”, i cunti siciliani, o Stefania Bruno la sand-artist più famosa d’Italia che ha trasformato in storie di sabbia alcuni dei libri presentati al festival.
 
Dicci la cosa più importante che hai imparato organizzando questo evento sul rapporto tra lettore e libro.
 
GIORGIO LUPO: Questi eventi possono essere un’occasione unica per invogliare anche i non lettori a rapportarsi con gli autori. Il rapporto diretto tra autore e pubblico partecipante incentiva spesso anche chi non é un abituè della lettura ad avvicinarsi ad essa.
 
Sappiamo che al Book Festival è legato un concorso per racconti gialli. Qual è per te una caratteristica imprescindibile per rendere una storia meritevole di essere letta?
 
GIORGIO LUPO: Questo dipende molto da quale criterio si usa per valutare una storia. Nel caso specifico del festival, le opere finaliste hanno ricevuto giudizi spesso molto eterogenei. C’era chi valutava positivamente il protagonista, chi le meccaniche delle vicende raccontate. Per Giallo Mondadori, sponsor del premio, si dava sempre comunque priorità alla robustezza e coerenza degli eventi narrati.
 
Quale invece la cosa che più di tutte ti fa arrabbiare tanto da indurti a lanciare il libro fuori dalla finestra.
 
GIORGIO LUPO: Generalmente i libri che abbandono sono quelli che hanno una scrittura poco onesta, che raccontano vicende progettate solo per vendere. Da lettore prima non me ne accorgevo, adesso li sgamo al volo. Non voglio dire che non si debba scrivere per vendere, ci mancherebbe, ma la storia deve avere un’urgenza di essere raccontata che deve andare al di là di ciò che i lettori, nella loro maggioranza, vorrebbero leggere.
 
Come si struttura un giallo? Si parte dalla fine e si va a ritroso? Si parte dall’inizio e si vede come va a finire? Hai mai rischiato di incartarti e non sapere come andare avanti?
 
GIORGIO LUPO: Sono un cattivo esempio. Partendo dall’idea centrale, mi immedesimo nel protagonista e indago insieme a lui, con tutte le difficoltà e gli enigmi che incontra. Mi lancio a scrivere appena ho un’idea che funziona, ma invito tutti a non seguire il mio esempio, perché mi ritrovo spesso a ristrutturare la storia ed è molto faticoso. L’ideale sarebbe avere una scaletta e poi scrivere. Ma non è cosa mia.
 
Il tuo ultimo romanzo è in fase di pubblicazione: vuoi darci qualche notizia in anteprima? Qualche dettaglio sulla trama? Com’è nata l’idea? E quando lo possiamo acquistare?
 
GIORGIO LUPO: Il mio nuovo romanzo è legato ancora al personaggio di Tellurico. Verrà pubblicato nell’ambito di un nuovo progetto legato ad un importante gruppo editoriale. Sono molto contento di come sta venendo, credo di essere cresciuto molto rispetto al mio romanzo d’esordio che pure ha avuto un discreto successo, arrivando alla terza ristampa.
 
Cosa ti aspetti dai concorrenti di MC in questa edition”? Ci potresti dare qualche indizio su quello che sarà il tema della serata?
 
GIORGIO LUPO: Che raccontino una storia. Una qualsiasi, purché il lettore possa vivere un’emozione e non gliela si descriva soltanto.
 
Grazie Giorgio e che sia una grandissima Edition!

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