Chiacchierando con Oriana Ramunno
Abbiamo avuto Scilla Bonfiglioli fra le nostre meravigliose Guest Star e quindi non potevamo farvi mancare anche lei. Avete adorato Scilla, vedo i vostri occhi a cuoricino. E ora ve li faccio cadere dalle orbite i vostri occhietti. La nostra Guest Star di Aprile è…
Oriana Ramunno!
Innanzitutto benvenuta su questi lidi. Oggi sei sulla bocca di tutti per il tuo bellissimo Il bambino che disegnava le ombre, ma il tuo percorso parte da ben prima. In particolare dai fumetti. In particolare con il vincere nel 2012 un concorso con Harutzuki – Luna di Primavera. Raccontaci del tuo esordio e del perché hai deciso di passare alla scrittura. Cosa ti ha fatto abbandonare il fumetto per dedicarti al romanzo?
ORIANA RAMUNNO: Ciao a tutti e grazie a Minuti Contati per avermi ospitata come Guest Star, è un grande onore! Harutzuki – Luna di Primavera è un fumetto che ha vinto il premio Estremamente Fumetto ed stato creato proprio insieme a… Scilla Bonfiglioli! Io e Scilla siamo unite da una ventennale amicizia, iniziata a un corso di teatro e proseguita nella scrittura. Nel frattempo, io frequentavo anche un corso di fumetto e da lì al trasformare in immagini un testo di Scilla è stato un attimo. Il fumetto è ancora una passione, disegno da sempre anche se ormai “ho perso la mano”, ma è la scrittura il modo che preferisco per esprimermi.
Forse non tutti tutti tutti sanno che tu e Scilla siete grandi amiche e avete lavorato insieme. Raccontaci qualcosa del vostro rapporto e se avete altri progetti in comune per il futuro.
ORIANA RAMUNNO: Ecco, ho appena risposto sopra anticipando la domanda! Io e Scilla ci conosciamo da tanti anni, siamo amiche prima ancora che collaboratrici. Spero non arrossisca troppo se dico che è qualcosa di molto simile a una sorella. Adesso io vivo a Berlino e lei a Bologna, ma ci vediamo ogni volta che è possibile. E ci sentiamo più volte al giorno con somma gioia degli operatori telefonici. Abbiamo in cantiere molti progetti: uno in particolare riguarda il testo con cui, insieme, abbiamo vinto il secondo posto al Premio Battello a Vapore, ora in corso di illustrazione da parte di una talentuosa artista berlinese. Contiamo anche di ricominciare le videorecensioni sul nostro canale YouTube, Red Book Chili Peppers.
Sei una scrittrice a dir poco eclettica, hai scritto romanzi in praticamente ogni genere, dall’Urban Fantasy alla fantascienza con un’attenzione per il Crime. Come riesci a saltare da un genere all’altro? Come studi i tropi dei vari generi per usarli a tuo vantaggio? Come eviti, se li eviti, i cliché dei vari generi?
ORIANA RAMUNNO: All’inizio credo sia normale spaziare tra i generi, per capire quale ci è più congeniale. Mi sono cimentata in racconti lunghi urban fantasy e di fantascienza, un genere che adoro soprattutto se declinato nella distopia, e sono contenta di aver sperimentato anche se non sempre con risultati eccellenti: mi è servito a farmi le ossa. Nel crime ho trovato la mia zona confortevole, quella in cui mi muovo bene e che ho deciso di approfondire di più. In generale, mi ha aiutato tanto essere una lettrice prima che una scrittrice, e questo mi ha permesso di interiorizzare alcuni tropi e imparare a evitare alcuni cliché e stereotipi. Quindi… leggete, leggete, leggete!
Spesso la critica più banale vede i romanzi di genere come romanzi di seconda categoria. Fino a qualche anno fa esisteva quella cosa sciocca del romanzo non di genere che ora sono diventati mainstream. Cosa pensi della scrittura di genere e perché uno scrittore dovrebbe o non dovrebbe scrivere di genere?
ORIANA RAMUNNO: Purtroppo alcuni generi sono ancora considerati letteratura di “bassa qualità”, ma la verità è che esistono romanzi scadenti, non generi scadenti. Soprattutto in Italia, i generi noir e giallo vantano penne notevoli. Autori come Umberto Eco (giusto per citare un Premio Strega) ci hanno dimostrato che un giallo storico può essere un capolavoro. Il mio consiglio è di pensare solo alla qualità della propria storia e alla sua originalità, in qualunque genere ci si collochi.
E restiamo sui generi, in particolare lo storico. Sembra che ultimamente sia l’unico genere esistente, come se gli italiani volessero solo leggere romanzi storici. Tu hai iniziato decisamente in tempi non sospetti, ricordo il tuo racconto L’ira dell’angelo (lo ammetto, me lo ricordo perché hai dato nome ‘cosetta’ alla bambina, una scelta secondo me bellissima, sono un fanatico del giusto nome nelle storie) pubblicato nel 2014 con gli amici della Delos.
Cosa pensi del genere storico, perché secondo te è riuscito a scalzare il giallo tradizionale, il romance e tutti gli altri dal cuore degli italiani?
ORIANA RAMUNNO: io sono un’appassionata di storia, da sempre. Adoro leggere libri storici, specie se dietro c’è un grande studio, perché mi permettono di fare un vero e proprio tuffo nella quotidianità del passato. Considero saggi e romanzi letture complementari. Più in generale, credo che oggi le persone abbiano fame di passato e nutrano una profonda esigenza di evadere dal presente rifugiandosi in epoche diverse. Un tempo c’erano i nonni a raccontarci la Storia, oggi il racconto da focolare lo si cerca nei libri.
E visto che ci siamo, insito. Come consiglieresti a un autore esordiente o quasi di approcciarsi al romanzo storico? Quanto è importante la ricerca e la progettazione rispetto all’idea che si vuole raccontare? Quanto si può ‘romanzare’ una storia deviando dal rigore del fatto storico? Quanto devii tu dal fatto storico quando scrivi?
ORIANA RAMUNNO: La ricerca è importantissima. È un atto di rispetto sia verso il lettore che verso la Storia stessa. Non si può improvvisare, bisogna calarsi in pieno nell’epoca che si va a descrivere e questo comprende conoscere non solo i meri fatti storici ma anche la quotidianità, i modi di dire, di pensare. Al tempo stesso siamo scrittori di romanzi, non siamo degli storici, perciò la narrazione deve sempre avere la meglio senza mai venir meno al concetto di verosimiglianza. Ne Il bambino che disegnava le ombre, per esempio, sappiamo che nessun criminologo è stato mai davvero inviato ad Auschwitz per indagare su un omicidio. È però verosimile che possa essere successo? La verosimiglianza è l’unico modo per conciliare finzione letteraria e realtà storica.
Veniamo al motivo di tutte le mie domande: “Il bambino che disegnava le ombre”. Non l’ho ancora letto, me lo consigli? No, ok, scherzo, più o meno, l’ho iniziato anche se non ancora finito. Le vere domande sono altre.
Un bambino ebreo, cavia preferita del personaggio più malvagio di sempre. Un criminologo poco convinto che si barcamena per non finire nei guai e si trova in una storia più grande di lui. Un’amicizia a dir poco improbabile che si dipana come un segnale luminoso lungo il percorso degli eventi. L’idea è quantomeno intrigante e curiosa. Come/da dove è uscita l’idea? Come hai deciso di focalizzare non su un personaggio ma sulla storia di un legame? Perché un contrasto così forte che di certo non ti ha facilitato il lavoro?
ORIANA RAMUNNO: La cosa che più mi ha colpito, studiando le fonti storiche del periodo, sono i racconti di amicizie tra “ariani” ed ebrei interrotte bruscamente dalle leggi sulla purezza del sangue. Nonostante l’antisemitismo presente da secoli in Germania, ebrei e ariani erano talmente integrati tra loro che molti tedeschi avevano almeno un antenato ebreo nel proprio albero genealogico e numerosi erano i matrimoni misti. All’improvviso, la psicosi collettiva ha portato a una violenta divisione, gli amici sono diventati nemici e per me era fondamentale ristabilire quel legame interrotto. L’ho fatto con un tema che mi è caro e che mi sono accorta di aver inserito inconsciamente in quasi tutti i miei scritti: il rapporto tra adulto e bambino. C’è quasi sempre un adulto, nei miei racconti, che compie il proprio percorso dell’eroe grazie a un bambino, unica creatura in grado di fargli guardare il mondo con uno sguardo ormai perso da tempo. Forse il mio essere mamma ha influito molto su questo.
Ma noi che siamo scrittori siamo molto interessati alla parte più tecnicistica. Quali passi hai fatto per arrivare alla stesura finale, hai scritto racconti che poi hai scartato, come hai strutturato il lavoro? Quali parti sono state più faticose e quali più divertenti da scrivere? Come hai organizzato le ricerche e quante revisioni hai fatto prima di mandare il libro all’editor? In sostanza: ci parli del tuo metodo di lavoro?
ORIANA RAMUNNO: Il lavoro di ricerca alla base di questo romanzo è iniziato quasi vent’anni fa per motivi che esulano la scrittura. Mi sono avvicinata allo studio dei lager nazisti perché mio zio è stato un sopravvissuto al lager e i suoi racconti, per quanto terribili, mi hanno incuriosito al punto da invogliarmi alla ricerca, continuata poi all’università con dei monografici sul nazismo e sulla Shoah, e nei centri di studio sul nazismo di Berlino, dove vivo attualmente. La base di ricerca storica, quindi, si è svolta nel corso degli anni (in altri casi impiego circa un paio mesi di studio delle fonti e cerco di scegliere periodi storici con cui ho già confidenza). Ci sono state due stesure del romanzo, la prima ha impiegato due mesi di scrittura intensa, la seconda ha riguardato la revisione e l’eliminazione di parti inutili o incongruenti. Dopodiché mi sono rivolta a un’agenzia letteraria, la Pnla, che ha trovato il lavoro interessante e l’ha proposto all’editore.
E mi permetto di fare anche una domanda più personale. Quando hai avuto l’idea, hai costruito un pitch? L’hai fatta valutare a qualcuno? Ne hai parlato con qualcuno e poi l’hai limata in base al feedback o sei andata per la tua strada?
ORIANA RAMUNNO: Ho costruito un pitch, ma per aiutare me stessa col lavoro e poi per presentarlo all’agenzia. In fase di stesura ho fatto una scaletta dettagliata non solo di ogni capitolo, ma di ogni paragrafo, con segnate eventuali cose su cui fare ulteriore ricerca: se c’è una cosa che ho capito, in questi anni, è che nel giallo e nel thriller tutto deve incastrarsi alla perfezione e lo scrittore deve avere il controllo su ogni dettaglio, pista o falso indizio. Più si hanno le idee chiare sulla parte investigativa, più ci si può dedicare alla profondità dei personaggi, sulle sottotrame e sull’ambientazione. Terminata la revisione, sono andata per la mia strada. Per la prima volta non ho avuto nemmeno un beta reader. Sentivo questo libro come qualcosa di molto intimo, e sentivo che era pronto. Non si dovrebbe fare, lo so, ma è andata così. È un libro che ha avuto una gestazione tutta sua. In generale è consigliabile avere dei beta reader competenti e, se non si è abbastanza sicuri del testo o non si ha ancora abbastanza tecnica, affidarsi a un editing esterno. Tutto dipende dalla maturità a cui siamo giunti.
Per noi di Minuti contati il confronto e la critica sono due momenti fondamentali e altamente formativi tanto che li consideriamo i punti cruciali della nostra offerta, ma di tanto in tanto sono anche momenti difficili e tesi da gestire e/o vivere. Come vivi il confronto con gli altri scrittori? E come la critica?
Raccontaci qualche episodio interessante.
ORIANA RAMUNNO: Il confronto con gli altri scrittori, secondo me, è fondamentale. Non capisco chi vive di competizione, la trovo una cosa assurda e penalizzante. Io ho iniziato a migliorare nella scrittura grazie al confronto con gli altri scrittori, ai gruppi di lavoro e a un collettivo di cui ancora faccio parte. Il collettivo è stata una fase fondamentale della mia vita, mi ha insegnato a lavorare seriamente su un progetto, ad analizzarlo prima di iniziare la fase di scrittura. Spesso è capitato che nel collettivo leggessimo i rispettivi lavori, focalizzandoci su alcuni aspetti complessi, ed è stato un modo interessante per interiorizzare le tecniche e riconoscere tanti errori. Anche la critica serve, se costruttiva. Solo scoprendo i proprio punti deboli si cresce: io ne ho scoperti tanti e questo, ora, mi permette di guardare con affetto ai primi racconti, pieni di passione ma carenti di tecnica.
Prima ci hai parlato del tuo metodo di lavoro, della tua grande esperienza di racconti lunghi, generi e romanzi: hai anche un segreto, un sistema speciale che puoi condividere con noi, regalarci per aiutarci nello scrivere? Un qualcosa a cui non puoi rinunciare quando inizi un progetto di scrittura?
ORIANA RAMUNNO: Avere in testa tutta la storia. Prima di iniziare a scrivere, passo giornate a vedere il romanzo nella mia testa, come un film (il cinema è un’altra delle mie passioni). Immagino le scene, oppure mi chiedo come si comporterebbero i personaggi in una data situazione, cosa penserebbero al mio posto. Mi diverto anche ad assegnare a ognuno di loro il viso di un attore. Alla fine, li conosco perfettamente prima ancora di metterli su carta. Questo mi aiuta a scrivere in poco tempo, e io il tempo con tre figli devo davvero centellinarlo, ma comporta anche uno svantaggio: se non ho modo di calarmi in pieno e totalmente nella storia, non scrivo bene come vorrei. In fase di revisione, invece, lavoro con la musica. Mi sono accorta che se sotto ho una base musicale lavoro meglio, e così alla fine ogni racconto o romanzo ha la sua playlist.
Prima delle domanda di rito un’altra domanda altrettanto di rito. Hai una invidiabile esperienza del mondo della creatività e dell’editoria. Cosa è la scrittura per te?
ORIANA RAMUNNO: La scrittura è il modo migliore che ho per esprimermi, ma soprattutto per raccontare agli altri qualcosa di importante.
I partecipanti all’edizione di lunedì 19 aprile dovranno scrivere un racconto, su tuo tema, in circa 4000 caratteri ed entro quattro ore. Immaginati nei loro panni: alle 21 ti colleghi al forum per scoprire il tema e poi? Come organizzi la serata e come procedi (prima delle 21 e dopo)? Insomma, come cercheresti di superare la prova?
ORIANA RAMUNNO: Mi focalizzerei prima sulle emozioni che il tema mi trasmette e poi cercherei di dare delle immagini a quelle emozioni, magari scegliendo un genere che può aiutare a strutturare il racconto proprio in base a quei tropi di cui parlavamo prima. Quando ho bene in mente storia e personaggi, ma soprattutto quando sento mia quella storia, inizio a scrivere.
Ora torna a immedesimarti nelle vesti di Guest Star: dopo qualche giorno riceverai quelli che si saranno distinti come i migliori racconti tra i tanti. Come immagini di affrontarli, leggerli e giudicarli? Su cosa punterai l’attenzione con maggiore intensità? Cosa deve fare uno scrittore per catturare la tua attenzione e farti considerare il tempo della lettura come ben speso?
ORIANA RAMUNNO: Li giudicherò sia in base alla scrittura che in base all’emozione che mi trasmetteranno. Per me una buona scrittura va sempre a braccetto con l’emozione che riesce a trasmettere (e per emozione intendo ogni tipo di emozione, che sia gioia, paura, ansia e via dicendo).
Un numero imprecisato di autori e autrici avranno quattro ore di tempo per dare il meglio di sé e creare qualcosa che tu possa considerare degno di essere letto. Tu sarai il timone della loro serata con il tema da te pensato: senza svelarcelo, vuoi darci qualche indizio a riguardo?
ORIANA RAMUNNO: Il tema che ho scelto riguarda una cosa che divide le persone, o che le spaventa perché nasconde l’ignoto.
Questa era l’ultima domanda, ti ringraziamo per le risposte e, una volta ancora, per il tempo che ci stai donando. Per noi tutti è un onore averti come guest star in questa nuova edizione di Minuti Contati!