Chiacchierando con Raffaele Marra
Ciao Raffaele e grazie per averci dato la tua disponibilità per fare da guest star in occasione della 125° Edizione di Minuti Contati, Decima della Sesta Era. Questa sarà un’intervista diversa dal solito perché tu sei il Campione d’Era in carica e sai benissimo cosa sia MC e cosa possa rappresentare.
Partiamo proprio da te e MC: raccontaci il tuo rapporto con il contest di narrativa più veloce della rete. Quando vi siete conosciuti? È stato subito amore?
MARRA: L’ho conosciuto per caso, navigando da qualche parte sul web. Mi è venuta voglia di provarci perché l’idea mi entusiasmava; in generale ogni volta che ho l’occasione di creare qualcosa sento salire l’entusiasmo, e credo sia una cosa più che normale. Creare (un testo, una canzone, un dipinto o magari una torta) è senza dubbio una delle attività più appaganti per ogni essere umano. È nato così il mio primo mini-racconto, “incroci nella nebbia” e da allora praticamente non ho più smesso.
Raffaele Marra, il Campione della Quinta Era di Minuti Contati
La tua prima vittoria è datata ottobre 2014 in occasione della 59° edizione con Hariel ama il vento, poi una pausa fino al febbraio del 2017 quando ti aggiudicasti la 95° edizione con ….PLIC…. A seguire ecco le vittorie nella storica 99° Edizione con Franco Forte come guest star con Fiore Grigio, nella 108° edizione con Andrea Carlo Cappi con Volo a losanga e nella 110° edizione con La Corte Editore con Un padre e un figlio. Ecco, proprio sulla base di questa distribuzione di vittorie, vuoi raccontarci le differenze tra il Raffaele Marra del 2014 e quello che poi si è imposto nella Quinta Era aggiudicandosi il titolo di Campione? Cos’è cambiato e come ti ha aiutato nel tuo percorso di crescita la frequentazione di una community quale quella legata al mondo di MC?
MARRA: Direi che è cambiato parecchio. Nell’arco di tre anni ho scritto racconti per ogni edizione, mi pare di ricordare, il che vuol dire una quantità enorme di storie ipotizzate, vagliate, sudate, scelte a volte tra mille dubbi, trasformate in testo, rilette, corrette, analizzate e giudicate da decine di lettori/scrittori attenti e generosi nella critica. Ho imparato a definire con più attenzione le mie storie, maturando la convinzione che la trama, spina dorsale del racconto, non può soccombere né vacillare in un inopportuno conflitto con l’ambientazione o con lo stile. Ho imparato che ogni racconto, anche se breve, deve avere una sua dote specifica, una sua originalità che ne giustifichi l’esistenza. Che il “lieto fine” piace a molti ma il “finale a sorpresa” lascia il segno più a lungo. Che lo “show don’t tell” non è solo uno slogan ormai di moda, ma una prerogativa preziosa che dà qualità allo scritto sempre e comunque.
Misurarsi con dei limiti imposti, confrontarsi con gli altri imparando a capire come le differenze di giudizio e di sensibilità non siano dettate da interessi, ma da vere e proprie differenze di approccio che vanno comprese e accettate nel rispetto reciproco… Queste solo due tra le skill che si apprendono su Minuti Contati. Mettile in ordine d’importanza integrandole, se credi, con altre.
MARRA: Io aggiungerei la capacità di interpretare un tema in maniera assolutamente originale. Negli anni ho capito come un tema costituito da una frase, un concetto o una singola parola, sia sempre in grado di scatenare una straordinaria varietà di possibili storie, totalmente diverse tra loro per trama, ambiente, stile e tono. Questo è il bello, e credo sia una delle caratteristiche più preziose di Minuti Contati: imparare a sfruttare in pieno le potenzialità del tema andando ben oltre le suggestioni immediate e arricchendo l’idea di partenza con la propria fantasia, con il coraggio e il grosso bagaglio di esperienze che ci differenzia immancabilmente l’uno dall’altro. Imparare a misurarsi con i limiti e confrontarsi con i “colleghi” li metto immediatamente dopo, alla pari, consapevole del fatto che la creazione resta la cosa più bella del contest.
Hai uno stile ben determinato e nella lotta al titolo della Quinta Era ti sei trovato un avversario con un stile assolutamente diverso dal tuo: Marco Roncaccia. L’evolversi della vostra sfida è stato entusiasmante e ha messo in luce due visioni contrapposte, ma ugualmente vincenti e apprezzate. Vuoi parlarcene?
MARRA: Mi è capitato più volte di riflettere sulla differenza tra me e Marco, e ora mi piace l’idea di poter spiegare come la penso. Sono abituato a cercare negli altri qualcosa di buono che io non possiedo, e sono abbastanza saggio da riuscirci ogni volta. È un ottimo esercizio per chi cerca sempre e comunque di migliorarsi, partendo dal presupposto che abbiamo tutti un lunghissimo cammino che ci separa dalla “perfezione” (ammesso che quest’ultima esista). Ebbene, lo stile di Marco insegna quanto sia importante saper gestire l’ironia che, attenzione, non è quasi mai fine a se stessa. È un’ironia a servizio della storia, strutturata, direi, e piuttosto che trasmettere leggerezza e distacco, il più delle volte suggerisce riflessione. E poi, in uno stile così, un improvviso picco drammatico assume una forza straordinaria, emergendo istantaneamente con un contrasto che graffia l’anima e stritola le viscere.
Ecco, io tutto ciò l’ho apprezzato e studiato in questi mesi, così come ho cercato di comprendere e fare mie le qualità di buona parte degli autori storici del contest (potrei fare dei nomi associando a ognuno di essi una caratteristica che mi ha colpito particolarmente).
E veniamo al dopo… Nell’ultimo anno le tue partecipazioni si sono diradate e ho scoperto che nel frattempo è uscita una tua pubblicazione. Vuoi parlarcene?
MARRA: Il romanzo è intitolato Dove non arrivano gli occhi e in realtà è stato pubblicato da Edigrafema già nel novembre del 2015. Ovviamente rappresenta finora la mia esperienza di scrittore più entusiasmante. Si tratta di una storia che gira intorno all’uccisione di un ragazzo e alla sparizione del suo migliore amico. Il bello è che la vicenda, che oscilla tra il giallo e il thriller, è ambientata in un piccolo centro della provincia lucana, con una gran quantità di personaggi tipici di questi luoghi e con quel carattere di coralità che solo i piccoli centri del sud sanno trasmettere con autenticità.
Successivamente ho continuato a scrivere, naturalmente, e ho messo giù altre storie lunghe, tra cui due thriller e un romanzo storico che mi piacerebbe, prima o poi, vedere pubblicate.
Sempre riguardo alla tua piccola pausa da MC, si tratta solo di necessità di dare priorità ad altri progetti o era necessario staccare un po’ per ritrovare certi stimoli?
MARRA: Purtroppo la pausa non è dovuta a una scelta ma agli impegni di famiglia che mi impediscono di dedicarmi con serietà alla causa. Quest’anno torno un po’ più tardi da lavoro e la sera mi tocca divertirmi con i miei bambini e inventare storie con loro. Il più delle volte, il lunedì del contest, leggo il tema e comincio a pensare a cosa potrei scrivere. Poi però i piccoli mi avvolgono e il tutto finisce nella solita, insostituibile, royal rumble sul pavimento.
E veniamo all’edizione di cui sarai protagonista e puoi ben capire la sfida che si troveranno ad affrontare gli autori che lunedì 18 febbraio si cimenteranno nella scrittura. Vuoi dare, senza svelarlo, un indizio riguardante il tema?
MARRA: Devo dire che, durante questi anni, mi sono spesso chiesto quale tema avrei proposto se a sceglierlo fossi stato io. Sono convinto che tutti i minuticontatisti lo facciano almeno una volta nella vita. È naturale che il tema da me proposto sarà più o meno quello che a me sarebbe piaciuto leggere da concorrente. Indubbiamente si tratta di un tema impegnativo, ma credo di grande fascino; ho l’impressione che ne verranno fuori dei bei racconti. Racconti da leggere con attenzione, fino all’ultima parola.
L’oggettività, questa chimera. Sì, nel leggere e commentare un racconto si punta a raggiungerla, ma sappiamo bene che ognuno di noi sarà sempre influenzato da un personale approccio che non va negato. Racconti che in certe classifiche finiscono nelle prime posizioni possono finire in fondo in altre e questa senza che si implichi una non corretta valutazione. Bene, su quali aspetti tenderai a concentrarti nella valutazione dei finalisti dell’edizione?
MARRA: Sono pienamente convinto che ogni racconto debba essere una piccola opera d’arte. Come tale, deve essere in grado di colpire l’emotività del lettore e di farlo nel pieno rispetto delle regole dell’arte. Quindi ritengo fondamentali sia la capacità di emozionare (con la declinazione del tema, con lo sviluppo della storia o con il finale, magari) sia la correttezza formale. Il tutto però deve essere caratterizzato da uno stile opportuno, che sia tutt’uno con la storia e coerente con sé stesso. Ritengo che lo stile sia estremamente importante proprio per questa duplice funzione di dare qualità estetica allo scritto e nel contempo di uniformarne le varie parti in cui esso si divide. Direi che lo stile per un racconto unisce le funzioni della fotografia e della colonna sonora in un film.
E ora il Marra privato. No, cos’hai capito? Niente di personale. Raccontaci come vivi una partecipazione tipo a Minuti Contati: come ti segmenti il tempo e come ti organizzi per superare, il più delle volte con successo, la prova?
MARRA: La mia fortuna è che mi piace sempre avere qualcosa a cui pensare. Per quanto la giornata sia impegnativa, a volte asfissiante, capita spesso di avere dei minuti di “vuoto” mentale che è bello e salutare riempire con progetti che restituiscano il giusto entusiasmo alla vita. Parlo dei momenti in cui guido l’auto, ad esempio, oppure quando di notte tardo a prendere sonno. È in momenti così che vago con la mente e comincio a inventare cose, a ricercare idee, a costruire connessioni e a tracciare percorsi nuovi. Tutto questo bagaglio di potenziali racconti mi accompagna in eterno, in attesa di diventare qualcosa di più concreto. Così, quando leggo il tema del contest, la prima cosa che faccio è andare a pescare nella mia mente se c’è qualche grumo narrativo che finalmente ha l’occasione di essere messo al mondo. Quindi spengo il computer e faccio altro per almeno un paio d’ore, continuando però a lavorare nel segreto della mia mente. Poi, generalmente negli ultimi minuti, mi metto ad accarezzare la tastiera con frenesia (sono piuttosto veloce nello scrivere) e cerco di portare a termine il racconto entro l’ora prestabilita.
Molto bene, siamo giunti al termine di questa nostra breve chiacchierata. Raffaele, grazie ancora per la tua disponibilità e buona MARRA EDITION!
MARRA: Grazie a te e a tutti i partecipanti conosciuti in questi anni; coloro che, in un modo o nell’altro, mi aiutano a crescere come lettore, come scrittore e, tutto sommato, anche come uomo.