Chiacchierando con Scilla Bonfiglioli

Invincibili guerrieri
Valenti condottieri
Votati anima e corpo a Lady Scilla

 
Scusate, non potevo resistere. Ma mi chiedo quanti abbiano già capito chi sarà la nostra Guest Star del 16 novembre 2020. OK, lo dico solo per i più distratti. Questo mese la nostra meravigliosa Guest Star è Scilla Bonfiglioli.
Quasi mi vergogno a cercare di spiegare chi è. Ha vinto tutto, vi ricordo solo il premio Altieri con Nero & Zagara: Fuoco su Bagdad, che mi piacque moltissimo.
La prima volta che ho letto qualcosa di suo è stato con Le maschere di Atena, un libro imprescindibile per chi ama la mitologia greca e i Cavalieri dello Zodiaco (da cui le frasi di apertura).
Ma immagino che voi fedeli di Minuti Contati abbiate riconosciuto la nostra Guest Star per l’ottimo lavoro fatto durante le Olimpiadi della Scrittura di quest’estate. Infatti Scilla Bonfiglioli è stata una preziosa Guest per la 200 metri e la staffetta.
Ma passiamo alle nostre domande.
 
Scrivi da anni, e ottimi prodotti anche, quindi una domanda secca. Cosa te lo fa fare? Hai mai pensato di mollare?

 
SCILLA BONFIGLIOLI: Ciao! Prima permettimi di ringraziarti per la magnifica presentazione, che è decisamente più di quanto io meriti – addirittura la sigla di apertura, e che sigla! – di ringraziare Minuti Contati e chi sta leggendo. È splendido essere qui.
In effetti, non me lo fa fare nessuno: scrivo perché è una delle cose che più mi piace, che più mi dà soddisfazione, nonostante le difficoltà che questo mestiere porta con sé nel pacchetto. Ho iniziato a scrivere immaginando di farne una professione diversi anni fa e c’è stato un momento in cui ho quasi lasciato andare tutto, senza avere davvero deciso di farlo. La vita si era semplicemente messa di traverso con altre cose a cui pensare, delusioni e dubbi, così sono rimasta ferma, senza sapere se avrei mai ripreso oppure no. Ho ripreso quando Fabio Novel mi ha chiesto di scrivere un romanzo breve per la collana Delos Passport, di cui è tutt’ora curatore responsabile, e mi sono trovata a costruire la storia  Sotto gli occhi di Pericle. È stato come tornare a casa e da quel momento non ho più mollato. Mi avrete tra i piedi ancora per bel un po’, spero!
 
Torniamo al mio vecchio amore, i Cavalieri dello Zodiaco. Ho amato Le maschere di Atena e alla prima occasione mi farò autografare la mia versione digitale. Ma come ti è venuta l’idea? Da dove è nato il desiderio di scrivere un saggio che unisse un manga e la mitologia greca? E quanta ricerca c’è dietro?
 
SCILLA BONFIGLIOLI: Saint Seiya – I Cavalieri dello Zodiaco è un vecchio amore anche per me fin da quando ero una bimbetta. Si è rivelato una delle mie opere di riferimento ed è stato responsabile di tante mie scelte di vita (se faccio arti marziali da oltre vent’anni è colpa dei Cavalieri e di Ken il Guerriero, poco ma sicuro). È stato anche una delle ragioni per cui mi sono appassionata alla mitologia, soprattutto a quella greca e romana.
Per farla breve, per chi non conosce l’opera di Masami Kurumada, Saint Seiya racconta la storia di cinque giovani guerrieri che le danno e le prendono di santa ragione per proteggere dalle insidie del mondo la dea Atena, reincarnata in quest’epoca nelle sembianze di una tredicenne. Detta così sembra una sciocchezza, ma riesce a essere incredibilmente profondo e poetico, perché Atena incarna la Giustizia, proprio quella con la G maiuscola, e ti mette bene nell’ottica che, per difenderla, ognuno di noi nella vita deve essere disposto a darle come a prenderle. Bene, a parte i cinque protagonisti, di Cavalieri a lei votati ce ne sono molti. Le donne che intraprendono la strada per diventare guerriere di Atena, a differenza dei colleghi maschi, sono costrette a indossare una maschera per tutta la vita, per nascondere il loro viso. A prima vista questo può sembrare ingiusto e maschilista (tanto che gli spin-off più recenti cercano di eliminare questo elemento scomodo, con risultati che trovo imbarazzanti), invece credo che abbia un significato potentissimo, femminile e femminista. Le maschere di Atena nasce proprio per andare a  cercare quel significato non nel manga di Kurumada, ma nel mito di Atena, tra le figure che le sono più vicine come Medusa, Poseidon e il re ateniese Erittonio mostrando perché una divinità donna così emancipata scelga di imporre quello che può sembrare un castigo alle sue guerriere. Perché, forse, non si tratta di un castigo.
Non so quanto Kurumada abbia pensato a queste cose, ma è stato incredibile scavare nella leggenda e trovare simili tesori. Oppure, probabilmente, si è trattato solo un viaggio mio, ero così giovane quando l’ho scritto!
Oh, hai dimenticato di dirmi chi è il tuo Cavaliere preferito.
 
Faccio spesso questa domanda, ma oggi è particolare. Hai scritto e pubblicato numerosi libri di generi ben diversi, dal saggio al thriller. Quale è quello che ti ha dato di più (scegli tu in che senso) e quale è stato più faticoso da scrivere?
 
SCILLA BONFIGLIOLI: Sono legata in particolare modo a Nero&Zagara – Fuoco su Baghdad. È stato il mio romanzo d’esordio vero e proprio e il grande riconoscimento che ha avuto con il Premio Altieri mi ha emozionato moltissimo. L’ho scritto in un momento molto nero e doloroso della mia vita, mi ha aiutato a non perdermi. Sono molto contenta anche della reazione del pubblico, non mi aspettavo un’accoglienza così calorosa dalla fanbase di Segretissimo, la collana action e spy story per eccellenza in Italia. Invece questi colleghi – Stefano di Marino e Andrea Franco in primis – e lettori abituati a pistole fumanti e guerriglie hanno fatto sentire me e Zagara al nostro posto. Sono molto legata a questo romanzo perché è stato anche l’opportunità di parlare di un argomento che mi sta molto a cuore e di dare un contributo, per quanto piccolo, alla lotta del popolo curdo. Se non usiamo le nostre parole per dare voce alle nostre battaglie, a cosa serviamo? Da qui anche la difficoltà di raccontare al meglio una realtà politica e sociale così complessa come quella irachena, di descrivere un paese e i suoi sapori senza esserci mai stata. Spero di aver fatto un buon lavoro.
 
Passiamo alla tua ultima fatica: La bambina e il nazista, un libro scritto a quattro mani con Franco Forte. Perché avete scelto di scriverlo insieme e quanto di personale tuo e suo c’è nel libro? Come avete organizzato il lavoro?
 
SCILLA BONFIGLIOLI: Franco Forte per me è stato ed è tutt’ora un insegnante e un grande mentore. Quindi quando ha alzato la cornetta per chiedermi se volevo scrivere con lui un romanzo su un’idea che covava da anni ho accettato con grande gioia. Mentre lavorava ad altri progetti, molto tempo fa, Franco si è imbattuto in un documento di poche righe che riguardava i processi di Norimberga. In questo documento si parlava di una bambina ebrea che testimoniava a favore di un soldato nazista il quale era riuscito a salvarla da due campi di sterminio in Polonia. Non avevamo nomi, né riferimenti a parte questo. Abbiamo lavorato insieme sull’identità del tenente Hans Heigel e su quella della piccola Leah Cohen, abbiamo costruito una scaletta che portasse noi e i lettori nei campi di Sobibór e Majdanek e, soprattutto, abbiamo cercato di capire quali fossero le motivazioni, i sentimenti e le emozioni di un esponente delle SS, la più terrificante sezione dell’esercito del Reich, che potessero portarlo a mettersi in gioco all’ultimo sangue per salvare una piccola prigioniera. Abbiamo cercato di costruire il cammino di un uomo, prima che di un soldato. A quel punto il lavoro è stato fatto di più stesure del testo sovrapposte, mie e sue, per arrivare a un romanzo che fosse omogeneo stilisticamente, dalle immagini potenti e dal ritmo frenetico, quasi thriller. C’è tanto di entrambi, in questo lavoro.
 
Le domande sopra naturalmente erano propedeutiche per arrivare a quelle che noi di Minuti Contati amiamo: per noi il confronto e la critica sono due momenti fondamentali e altamente formativi tanto che li consideriamo i punti cruciali della nostra associazione, ma di tanto in tanto sono anche momenti difficili e tesi da gestire. Come vivi il confronto con gli altri scrittori? E come la critica?
 
SCILLA BONFIGLIOLI: Le frustrazioni sono compagne quotidiane per chi decide di scrivere e penso che si debba accettarle, senza sfuggirle o negarle. Possono venire dall’interno del nostro lavoro, ma anche da fuori quando finalmente consegnamo al pubblico l’opera. Le critiche negative non fanno mai piacere, mannaggia a loro, ma sono sempre fastidiosamente utili. Quelle motivate e bene argomentate lasciano tanto su cui riflettere e su come lavorare per superarle, ma anche le più becere possono essere una spia importante e gettare una luce su un non detto. A seconda di come il feedback è confezionato, possiamo capire qualcosa. Arrabbiarci come autori per una stilettata al nostro prezioso operato è normale (e anche liberatorio) ma passata l’ondata emotiva andare a sondare la natura e i punti fondamentali di un commento negativo è una lezione importante, per quanto dura.
Sono una sostenitrice dei buoni rapporti tra colleghi di scrittura, quando possibile, e nell’ultimo periodo sto facendo del mio meglio per costruire una bella rete comunicativa tra scrittori e lettori su Facebook e Instagram. In un mondo difficile come quello dell’editoria italiana oggi  le invidie, le meschinerie e i silenzi ostinati sono una palla al piede per tutti gli scrittori, di qualsiasi livello. Spesso il successo di un autore in un genere apre la strada agli altri, dove invece un flop o una scarsa risposta del pubblico portano inevitabilmente a una chiusura a riccio delle case editrici che investiranno sugli autori sempre meno.
La qualità aumenta quando ci sono collaborazione, stima e rispetto reciproco e i primi a testimoniarlo sono i lettori. 
È un’affermazione che faccio perché l’ho provata sulla mia pelle.
Per farvi un esempio pratico, proprio in questi giorni è uscita la ristampa di Romolo il Primo Re di Franco Forte e Guido Anselmi, per Oscar Mondadori. Romolo apre le danze per la serie di romanzi storici “I sette re di Roma” che, covid permettendo, verrà pubblicata nell’arco del 2021. Si tratta di un lavoro collettivo di quattordici autori tra quali ci sono anch’io, sul terzo re Tullo Ostilio (che è il più figo), e che ha avuto una gestazione di oltre tre anni. Tre anni di studio, scrittura e lavoro, ma anche e soprattutto di collaborazione, confronto costante e crescita tra gli autori per dare il meglio.
Credo molto in questo progetto in uscita e nel fatto che l’unione spesso faccia davvero la forza.
 
Hai una grande esperienza nella scrittura di opere di vario genere, hai anche un metodo, un segreto, un sistema speciale che puoi condividere con noi, regalarci per aiutarci nello scrivere?
 
SCILLA BONFIGLIOLI: Non penso di essere a conoscenza di chissà che segreti, ho ancora troppe cose da imparare. Posso dirvi quale ho appreso a livello personale a forza di sbatterci la faccia nel tempo, ma è un po’ la scoperta dell’acqua calda. Non si scrive per se stessi, ma per gli altri.
Il lavoro di chi scrive è quello di arrivare a colpire al cuore il lettore, più lettori si raggiungono meglio è. Stephen King sostiene che la scrittura sia una forma di telepatia ed è una descrizione interessante. Serve molta generosità per arrivare all'”altro”, per scrivere qualcosa che possa piacere a chi ci legge, che possa affascinarlo, conquistarlo e mostrargli il pezzo di mondo che abbiamo confezionato per lui. Per noi stessi a cosa serve? Noi lo conosciamo già. Forse deve essere un po’ come quando scegliamo un regalo per qualcuno che per noi è importante.
 
Prima delle domanda di rito, un’altra domanda altrettanto di rito. Hai anni di esperienza del mondo editoriale italiano, cosa è la scrittura per te e cosa ti sembra che sia per gli altri?
 
SCILLA BONFIGLIOLI: È il modo che ho scelto per elaborare il mondo, tutto quello che esperisco, che sento e che vivo. Dentro ogni personaggio e ogni storia ci sono io che cerco di arrivare il più lontano possibile da me e anche tutto il viaggio in mezzo. Quando ero al liceo ho letto alcune parole di Pablo Picasso che mi sono rimaste impresse: “Che cos’è l’arte? È il divenire, in altro luogo”.
 
edizione
 
I partecipanti all’edizione di lunedì 16 novembre dovranno scrivere un racconto, su tuo tema, di circa 4000 caratteri ed entro quattro ore. Immaginati nei loro panni: alle 21 ti colleghi al forum per scoprire il tema e poi? Come organizzi la serata e come procedi (prima delle 21 e dopo)? Insomma, come cercheresti di superare la prova?
 
SCILLA BONFIGLIOLI: Sono terrorizzata all’idea di trovarmi nei loro panni. L’ho già detto quest’estate, quando ho valutato i duecento metri e la staffetta: le prove che gli atleti della scrittura dovevano affrontare erano difficilissime e ho provato per loro una sconfinata ammirazione. Questo genere di contest in particolare necessitano umiltà, coraggio e una grande capacità di mettersi in gioco. Quello che farei io sarebbe leggere il tema della serata e andare a fare qualcosa che non c’entra niente. Una sciocchezza: lavare i piatti, fumare una sigaretta, fare una partita con un giochino sul cellulare. Mi capita che così la testa vada a  cercare per i fatti suoi. Ricevere una traccia specifica fa affiorare immagini, sensazioni, colori e ricordi e se la mente è libera vengono in superficie più facilmente. Una volta che l’immagine giusta arriva, si fa sentire forte e chiara. Allora si spegne la sigaretta, si lasciano i piatti dove stanno e si butta il cellulare da qualche parte. La testa serve per costruire una struttura precisa, anche se semplice. Andare a braccio su una lunghezza così breve e con tempi così stretti mi farebbe probabilmente sforare troppo, dovrei tornare indietro a riscrivere dei brani, magari cancellarne altri rendendo il testo impastato e perderei troppo tempo. Invece vorrei che me ne rimanesse abbastanza per lasciare il racconto a riposare un po’, portare la testa da un’altra parte e poi tornarci sopra a vedere cos’ho combinato. Quattro ore sono una bella trappola!
 
Ora torna a immedesimarti nelle vesti di Guest Star: dopo qualche giorno riceverai quelli che si saranno distinti come i migliori racconti tra i tanti. Come immagini di affrontarli, leggerli e giudicarli? Su cosa punterai l’attenzione con maggiore intensità? Cosa deve fare uno scrittore per catturare la tua attenzione e farti considerare il tempo della lettura come ben speso?
 
SCILLA BONFIGLIOLI: Sarà ben speso in ogni caso, non vedo l’ora di leggerli! In un racconto one shot così breve penso che la cosa fondamentale sia un’idea forte che mi comunichi un colore, un’emozione fulminante. Sorprendetemi con qualcosa che non mi faccia dormire o che mi lasci a pensare “ecco, avrei tanto voluto scriverlo io!” Per fare una cosa del genere bisogna lavorare con molta precisione.
 
Lunedì 16 novembre un numero imprecisato di autori e autrici avranno quattro ore di tempo per dare il meglio di sé e creare qualcosa che tu possa considerare degno di essere letto. Tu sarai il timone della loro serata con il tema da te pensato: senza svelarcelo, vuoi darci qualche indizio a riguardo?
 
SCILLA BONFIGLIOLI: Penso che sia un tema abbastanza  versatile e che con un po’ di fantasia possa essere declinato in molti modi e in molti generi. Può essere molto tragico, ma anche ironico. Ma alla fine, si tratterà di fare un giro nel buio e poi tornare indietro tutti interi.
 
Questa era l’ultima domanda, ti ringraziamo per le risposte e, una volta ancora, per il tempo che ci stai donando. Per noi tutti è un onore averti come guest star in questa nuova edizione di Minuti Contati!
 
SCILLA BONFIGLIOLI: Grazie a te per il calore e la stima che mi hai dimostrato. E grazie a voi con tutto il cuore. L’onore è mio, sono davvero felice di essere qui. Anzi, scusate perché mi rendo conto adesso che forse mi sono presa troppo spazio. Non aspetto altro che leggervi!
 
Intervista a opera di Massimiliano Enrico.

Lascia un commento