Chiacchierando con Stefano Pastor

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Ciao Stefano e grazie per averci dato la tua disponibilità per fare da guest star in occasione della 136° Edizione di Minuti Contati, Quinta della Settima Era. Questa sarà un’intervista diversa dal solito perché tu sei il Campione d’Era in carica e sai benissimo cosa sia MC e cosa possa rappresentare.
Partiamo proprio da te e MC: raccontaci il tuo rapporto con il contest di narrativa più veloce della rete. Sei uno dei pochi autori di MC ancora in attività su MC ad avere partecipato fin dalla sua Prima Era. Quando e come vi siete conosciuti? È stato subito amore?

 
PASTOR: Per cominciare, un saluto a tutti quanti. Come sono arrivato a Minuti Contati? In realtà non sono arrivato a Minuti Contati bensì sono approdato a XII, partecipando a un concorso per romanzi (che non ho vinto, per mia fortuna, giacché il vincitore di quel concorso credo che attenda ancora oggi di essere pubblicato, mentre il mio libro, “L’intervista”, ha vinto poco dopo un altro concorso). Girellando nel forum di XII ho scoperto USAM, Una Storia Al Mese, che mi ha intrigato. Io non avevo mai scritto racconti, o meglio ne avevo solo due: uno troppo lungo per poter partecipare, l’altro alquanto grezzo, in quanto era stato il mio primo approccio alla scrittura e non lo consideravo granché. La curiosità però c’era, così ho iniziato a scriverne. Minuti contati è venuto dopo. Abituato com’ero a scrivere romanzi e anche piuttosto lunghi, mi sembrava impossibile poter sintetizzare una storia in 3000 caratteri o poco più. Ci ho provato, comunque. All’inizio ho partorito qualche abominio, ma alla fine sono riuscito a fare pure quello.
 
Nel corso di questi lunghi anni hai affrontato nell’Arena centinaia di autori e autrici: vuoi nominarcene qualcuno in particolare che sia stato importante per la tua crescita o altrimenti raccontarci qualche gustoso aneddoto?
 
PASTOR: Tralascio di parlare degli abituali frequentatori delle ultimissime stagioni, in quanto alcuni di loro dovrò anche giudicarli, ma ce ne sono due che ho sempre tenuto in grande considerazione: Luigi Musolino (due volte vincitore di MC con Tarli e con Lui non esiste) e Alfredo Mogavero (anche lui due volte vincitore con Uno vale l’altro e con Patto d’amore). Di loro amavo i racconti che proponevano a USAM, ma anche per Minuti contati hanno creato piccoli gioielli. Loro sì che mi hanno ispirato tantissimo.
 
La tua prima vittoria è datata ottobre maggio 2010 in occasione della 11° Edizione con il racconto Funerale, hai bissato nel novembre 2010 con Mulo ed era la 16° Edizione, altra vittoria nel gennaio 2011 (18° Edizione) con Specchio, poi una lunga pausa fino al giugno 2018 quando sei tornato alla vittoria in occasione della 117° Edizione grazie a La stanza dell’attesa, seguita il mese successivo dalla vittoria de Aiuto! nella 118° Edizione, quindi nuova affermazione nella 120° Edizione nel settembre 2018 con L’isola e infine l’affermazione nel maggio 2019 con Il cerchio della vita in occasione della 128° Edizione che ti consacrò anche Campione della Sesta Era. Ecco, proprio sulla base di questa distribuzione di vittorie, vuoi raccontarci le differenze tra lo Stefano Pastor del 2010 e quello che poi si è imposto nella Sesta Era aggiudicandosi il titolo di Campione? Cos’è cambiato e come ti ha aiutato nel tuo percorso di crescita la frequentazione di una community quale quella legata al mondo di MC?
 
PASTOR: Ho imparato a dosare diversamente lo spazio/tempo. Ovvero inizialmente creavo racconti troppo lunghi, che a forza di tagli sembravano aborti. Oggi il più delle volte non raggiungo neppure il massimo di caratteri, o sforo di pochissimo. Questo mi permette di scrivere storie più complete. Imparare a condensare una storia è di indubbia utilità e mi ha molto aiutato anche fuori dall’ambito di MC.
 
Misurarsi con dei limiti imposti, confrontarsi con gli altri imparando a capire come le differenze di giudizio e di sensibilità non siano dettate da interessi, ma da vere e proprie differenze di approccio che vanno comprese e accettate nel rispetto reciproco… Queste solo due tra le skill che si apprendono su Minuti Contati. Mettile in ordine d’importanza integrandole, se credi, con altre.
 
PASTOR: Entrambe sono state utilissime, ma soprattutto si impara a osservare il proprio lavoro in modo oggettivo. Credo che chiunque, dopo aver frequentato per un po’ MC, sia in grado di comprendere se il proprio racconto vale qualcosa oppure no. Prima non era così. Era fin troppo facile innamorarsi della propria storia credendola un capolavoro. Oggi comprendo se ho scritto qualcosa di buono. E se non l’ho fatto… lo posto lo stesso. Perché non farlo? È un gioco, e tutto serve per imparare.
 
Hai uno stile ben determinato e nella lotta al titolo della Sesta Era ti sei trovato a confrontarti con autori anche molto diversi da te quali Maurizio Ferrero, Linda De Santi, Emiliano Maramonte, Fabio Aloisio, Andrea Partiti e Mario Pacchiarotti (solo per citare quelli che ti hanno dato più filo da torcere ai fini della classifica generale). Vuoi parlarci di questi autori e di come si è evoluta l’Era in generale?
 
PASTOR: Senza fare nomi, perché non mi sembra giusto citare preferenze in questa occasione, dico solo che la qualità delle storie è infinitamente superiore a quella delle prime edizioni. Anche lì c’erano racconti molto belli, ma tante storie erano scadenti. Ora i partecipanti sono tutti a un alto livello e stilare le classifiche è sempre più difficile.
 
E veniamo al dopo… Nell’ultimo anno le tue partecipazioni si sono diradate: pausetta da MC per ricaricare le pile? Cosa stai combinando nel frattempo?
 
PASTOR: Purtroppo problemi familiari mi hanno allontanato dalla fantasia. La vita reale ha preso il sopravvento. L’ultimo libro che ho scritto risale a ottobre del 2018 e da allora non ho prodotto altro. A parte i racconti per MC, è quello è stato assai piacevole.
 
Ci parli dello Stefano Pastor fuori da MC? Le tue pubblicazioni, i tuoi progetti… Riempici di link e di consigli di lettura sulle tue opere!
 
PASTOR: Ahi! Anche in questo versante sono entrato in pausa. Mi manca il tempo per gestire i miei libri, quindi ho preferito ritirarli, in attesa di riorganizzarmi. Per chi volesse conoscere la mia scrittura restano sempre disponibili i due thriller che ho pubblicato con l’editore Fazi, “Il giocattolaio” e “Figli che odiano le madri”, ordinabili in qualunque libreria, fisica e online. Spero che le altre opere possano tornare presto disponibili. In quanto ai progetti… be’, posso sempre sperare di vincere il premio Dea-Planeta. Non sarebbe male, vero? (Non che mi illuda di riuscirci, s’intende).
 
edizione
 
E veniamo all’edizione di cui sarai protagonista e puoi ben capire la sfida che si troveranno ad affrontare gli autori che lunedì 20 gennaio si cimenteranno nella scrittura. Vuoi dare, senza svelarlo, un indizio riguardante il tema?
 
PASTOR: Diciamo che è intonato a questo periodo dell’anno (nonché a una particolare situazione che sto vivendo). Ed è anche il titolo di una canzone che amo moltissimo.
 
L’oggettività, questa chimera. Sì, nel leggere e commentare un racconto si punta a raggiungerla, ma sappiamo bene che ognuno di noi sarà sempre influenzato da un personale approccio che non va negato. Racconti che in certe classifiche finiscono nelle prime posizioni possono finire in fondo in altre e questo senza che si implichi una non corretta valutazione. Bene, su quali aspetti tenderai a concentrarti nella valutazione dei finalisti dell’edizione?
 
PASTOR: Non sono condizionato dai generi, però un racconto deve comunicare qualcosa. Un’emozione di qualche genere. Se non ci riesce, per bene che sia scritto, è sterile. Quindi sì, giudicherò obiettivamente la qualità, ma spero di potermi innamorare di una storia che trascenda la sola tecnica. Oppure di uno stile univoco.
 
E ora il Pastor partecipante di MC. Raccontaci come vivi una partecipazione tipo a Minuti Contati: come ti segmenti il tempo e come ti organizzi per superare, il più delle volte con successo, la prova?
 
Difficilmente la stesura di un racconto per MC, revisioni comprese, mi prende più di un’ora. È necessario creare prima la storia e mettersi a scrivere solo quando è ben chiara in mente. Quindi meglio perdere un paio d’ore a studiarla nella propria mente piuttosto che mettere su carta un’idea appena abbozzata. In genere di storie me ne vengono in mente parecchie e solo alla fine ne scelgo una. Non necessariamente la migliore, ma quella che so di poter rendere credibile con i caratteri a disposizione.
 
Molto bene, siamo giunti al termine di questa nostra breve chiacchierata. Stefano, grazie ancora per la tua disponibilità e buona PASTOR CHAMPION EDITION!

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