Due parole con Patrizia Rinaldi
(Intervista condotta da Massimiliano Enrico)
È con noi una Guest Star meravigliosa che avete già incontrato all’inizio del 2020. Lo so che avete già capito che parlo di Patrizia Rinaldi ed eccola a voi.
Di lei sappiamo già tutto, si fa per dire. Del suo esordio quando Luisa Mattia ha dovuto spingerla sul palco della Fiera internazionale del Libro per Ragazzi di Bologna per ritirare il suo primo premio, primo e meritatissimo di una lunga serie. Sappiamo come è nata Blanca e di come si sia presa una piccola pausa con Ma già prima di giugno e La figlia maschio. L’abbiamo lasciata che era da poco uscito La danza dei veleni e, anche se sembra poco tempo, sono successe cose incredibili e ora ce le facciamo raccontare. Ma prima prendetevi qualche minuto per rileggervi l’intervista che ci lasciò nell’aprile del 2020.
Intanto bentornata e grazie davvero tanto per essere qui con noi. Devo confessare che vorrei farti mille domande su tutto quello che è successo dal 2020 a oggi e poi tornare a rifarti altre domande ancora. Cerco di frenare l’entusiasmo e fingermi serio.
La prima domanda riguarda La Danza dei Veleni, o meglio: la serie televisiva di Blanca. Ormai possiamo affermare senza paura che è una serie seguita e con un pubblico notevole. Ma sappiamo bene che il passaggio dalla carta allo schermo richiede adattamenti e anche trasformazioni. Ci racconti la tua esperienza a riguardo? Come ti sei sentita durante il processo che ha portato la tua protagonista a prendere vita davanti ai tuoi occhi?
PATRIZIA RINALDI: È stata un’avventura lunga, che mi ha fatto compagnia per sei anni; l’ho vissuta con curiosità, entusiasmo e dubbi, tipo succederà, non succederà, perché non mi sembrava vera questa possibilità davvero rivelante. Non sono stata sola: dalla Lux Vide, dal mio ambiente lavorativo, dalla mia Agenzia, dalle persone care mi è arrivato un sostegno che non dimenticherò, la voglia di condividere l’attesa di questa avventura.
E poi viene la vera curiosità. Il pubblico. I tuoi fan. Sappiamo che sono cresciuti e molto, che rapporto hai con loro? Come si è evoluto, come è cambiato dal primo romanzo all’ultimo, quanto sono cresciuti? (Ndr: e qui interrompo un attimo Max per inserirmi anch’io, Maurizio Bertino, e ringraziare, una volta di più Patrizia per la sua immutata disponibilità, sempre pronta a rispondere al telefono con gentilezza e garbo)
PATRIZIA RINALDI: Grazie a te e a voi!
Il mio rapporto con le lettrici e con i lettori non è cambiato. Come ho già detto, sono arrivata al mondo editoriale in età adulta e anche per questo vivo ogni occasione di incontro con chi ha la cortesia di leggermi con un senso di sorpresa e di curiosità.
So che è una domanda da non fare ma visto che siamo tutti entusiasti del tuo passaggio verso la serie TV ci racconti come è successo? Quali sono stati i passaggi fondamentali?
PATRIZIA RINALDI: L’agente televisivo e cinematografico delle Edizioni E/O ha creduto nel personaggio di Blanca e ha proposto i miei libri della serie a una delle più importanti case di produzione internazionali con sede in Italia, la Lux Vide: Blanca li ha convinti.
Credo che il passaggio fondamentale per dare inizio a qualsiasi progetto sia lavorare con persone competenti ed entusiaste.
Quando ho letto del nuovo libro mi ha colpito moltissimo l’ambientazione: sale da tango… A Napoli. Blanca deve indagare sull’omicidio di due maestre di tango. Lei, con il suo problema visivo che si approccia a un mondo in cui i sensi vengono stimolati al massimo.
Ho studiato tango e milonga da ragazzo e sono molto curioso di sapere come hai affrontato la situazione, su cosa ti sei concentrata e cosa hai scelto di trasmettere a noi lettori. Vuoi raccontarci qualcosa?
PATRIZIA RINALDI: Nel tango argentino il canone di bellezza, che esalta esclusivamente la giovinezza dei corpi, è capovolto: l’esperienza dell’armonia dei passi riveste grande importanza. Due maestre di tango in là con gli anni sono assassinate e i cadaveri sono costretti in una posa plastica, quasi per sfregio alla loro voglia di vivere, al loro talento.
Blanca per indagare dovrà imparare a ballare al buio, si dovrà fidare nei passi del tango di chi danza con lei. Dovrà correggere i suoi sospetti e la sua solitudine.
Meraviglioso. Questo definisce Blanca come un elemento importante della tua narrativa. E non è l’unico. Hai creato e reso vivi e reali moltissimi personaggi. Parlaci del tuo modo per crearli. Quali sono più difficili da pensare, immaginare, descrivere e far entrare nelle storie?
PATRIZIA RINALDI:I personaggi seriali sono una sfida narrativa complessa. Devono resistere ai cambiamenti, alle differenze di ambientazione e di trama, agli anni. Devono restare fedeli a loro stessi senza diventare ripetitivi. Bisogna scegliere se farli invecchiare o renderli fissi in un tempo determinato, caratterizzarli, lasciarli anche liberi di vivere nuovi aspetti di sé.
Ancora personaggi. Quali ti diverte di più pensare e creare? Quali sono, se ci sono, quelli che scarti perché ‘troppo’? Qualche personaggio che vorresti portare alla vita, ma non hai ancora avuto il coraggio o l’occasione?
PATRIZIA RINALDI: Mi piace creare personaggi cosiddetti minori, che minori poi non sono. Determinano atmosfere e suggestioni. Li studio, cerco di conoscere tutto di loro, anche se poi non ci sarà lo spazio per raccontare ogni dettaglio.
Non mi è ancora capitato di essere ossessionata da un personaggio senza scriverne. Se lo ignoro è perché non ha invaso il mio immaginario.
Andiamo più sul tecnico. Parliamo di evoluzione. Come è cambiato il tuo modo di scrivere? Con modo intendo proprio i ritmi, le pratiche, gli strumenti, le abitudini.
PATRIZIA RINALDI: Le abitudini sono sempre le stesse: scrivo ogni giorno, almeno cinque ore. È un appuntamento mattiniero, mi piace dedicare alle storie che sto raccontando le mie energie migliori. Ho imparato negli anni a documentarmi meglio, ad avere maggiore cura dei dettagli, a redigere sinossi e scalette più compiute.
Ora approfitto di te a favore di tutti gli scrittori di Minuti Contati. Dopo tanti anni e tanti libri, tanti personaggi e tanti generi diversi quali sono le cose che oggi ti sono ben chiare della scrittura e avresti voluto sapere all’inizio della tua carriera?
PATRIZIA RINALDI: L’assoluta irrilevanza del successo e dell’insuccesso. Inseguire l’idea, cercare di tradurla al meglio in parole, è l’unico obiettivo durante la fase creativa.
Nelle varie revisioni è invece opportuno seguire il giudizio di professionisti che hanno la nostra piena fiducia e la nostra stima.
Passiamo alle super domande dell’edizione.
I partecipanti all’edizione di lunedì 17 gennaio saranno divisi fra chi si bulla di aver già partecipato all’edizione precedente e chi non vede l’ora di farlo per la prima volta. Dovranno scrivere un racconto, su tuo tema, entro quattro ore. Immaginati nei loro panni, che consiglio ti daresti?
PATRIZIA RINALDI: Uno solo: divertirsi con le parole a più non posso.
I nostri autori e autrici sono tutti pronti e preparati e faranno del loro meglio per stupirti. Cosa non vorresti trovare e cosa invece conti di trovare?
PATRIZIA RINALDI: Originalità. Somigliarsi, senza cedere alla tentazione del già letto, anche se si tratta di modelli letterari alti.
Lunedì 17 gennaio sveleremo il tema che ci proporrai. La tua precedente scelta fu IL LIMITE, un tema a te caro che s’intonava anche particolarmente bene con l’inizio dell’Era del Covid. A distanza di due anni ci chiediamo tutti cosa potrai escogitare: puoi darci un indizio da polizia scientifica?
PATRIZIA RINALDI: Lo incontriamo spesso, sappiamo di cosa si tratta.
Questa era l’ultima domanda, ti ringraziamo per le risposte e, una volta ancora, per il tempo che ci stai donando. Per noi tutti è un onore averti come guest star in questa nuova edizione di Minuti Contati!
PATRIZIA RINALDI: Onore mio, a presto.