Intervista ad Angelo Frascella e Massimo Lunati (due di Valery Esperia)

SPARTACO: Diamo il benvenuto ad Angelo Frascella e Massimo Lunati, autori di “Cleopatra la divina”, quinto e ultimo (per ora) volume della serie “Il romanzo dei faraoni” firmato Valery Esperian, edito Fanucci.

SPARTACO:  Angelo da queste parti è una piccola Star. Campione della 3ª Era di Minuti Contati, da un anno fa parte del direttivo e gestisce Il Laboratorio sotto le mentite spoglie de “Il Dottore”. Autore di un numero imprecisabile di racconti, molti dei quali reperibili in raccolte prestigiose, è al suo primo romanzo.
Come è stato passare dai racconti al romanzo, quali sono le maggiori difficoltà che hai incontrato?

Angelo: Un racconto e un romanzo hanno di certo un respiro completamente differente. Dai primi passi compiuti nel mondo della scrittura (non sono uno di quelli che hanno iniziato a scrivere sin da bambini) il mio approccio si è molto evoluto. Se all’inizio credevo l’unica via fosse cedere al fiume di parole che mi premeva nella testa, ho capito con l’esperienza che, potendo dedicare alla scrittura solo una piccola parte del mio tempo, se non avessi usato una metodo per imbrigliare il ribollire iniziale di idee e riaccenderlo velocemente all’occorrenza, non sarei mai riuscito a portare a termine nessuno dei progetti più lunghi. Dopo diversi tentativi, mi sono abituato ad approcciare i racconti lunghi con una versione semplificata del “fiocco di neve” (proposto da Randy Ingermanson e che potere reperire facilmente in rete). Così, quando si è trattato di passare dal racconto al romanzo, il terreno era stato arato a sufficienza da non rendere troppo traumatica la transizione.

SPARTACO: Dopo diverse pubblicazioni con Delos, anche per Massimo è la prima esperienza con un romanzo. Cosa ti ha colpito di più di questa esperienza?

Massimo: Pur essendo la mia prima opera ad ampio respiro, in precedenza avevo comunque già realizzato due romanzi brevi, per cui il passaggio al romanzo vero e proprio non è stato poi così traumatico, essendo i meccanismi similari sotto molti aspetti. La vera novità con cui ho dovuto fare i conti è stata quella della dimensione del romanzo storico, genere nel quale non mi ero mai cimentato finora, eccezion fatta per un brevissimo racconto che scrissi alcuni anni fa. In particolare l’attività di documentazione che, pur essendo una componente imprescindibile per la realizzazione di un’opera letteraria, e quindi usuale per ogni autore, nel caso del romanzo storico assume una dimensione particolare, davvero importante, lunga e impegnativa, che rende il genere, a mio avviso, uno dei più difficili da affrontare. Se a questo aggiungiamo che mi sono ritrovato a scrivere, anche qui per la prima volta, un’opera a quattro mani, direi che posso ritenere quest’esperienza come un vero e proprio battesimo del fuoco.

Le altre opere del collettivo Valery Esperia

 

SPARTACO: Presentateci il Collettivo Valery Esperian?

Massimo e Angelo: La nostra avventura è iniziata in una grigia Pasqua, durante la quale un gruppo di autori italiani decise di creare un collettivo per mettere insieme talenti e stili diversi con l’obiettivo di realizzare progetti letterari complessi e di valore, in modo che l’attenzione di editori e del pubblico si focalizzasse sui progetti proposti e non sulla (scarsa nel nostro caso) notorietà del nome degli autori.

Il Romanzo dei Faraoni da questo punto di vista ha fatto centro, ma non è l’unica idea su cui stiamo lavorando.

SPARTACO: Valery Esperian è il collettivo che cura la “Il romanzo dei faraoni”. Cosa vuol dire far parte di un collettivo? Quali sono le difficoltà maggiori e quali i vantaggi?

Massimo e Angelo: Certamente è un’esperienza stimolante e produttiva, che consente agli autori di crescere rapidamente grazie alla reciproca interazione, un lavoro di gruppo che consente il confronto delle idee in modo costruttivo ma senza sconti, il tutto sotto l’implacabile supervisione del coordinatore del collettivo. Questo è il principale punto di forza, che consente di sviscerare progetti di qualità, ma che può rappresentare, soprattutto nei primi momenti, uno scoglio da superare che, visto l’ego tipico dell’autore, può alle volte non essere così agevole. Far parte di un collettivo, infatti. significa giocare in una squadra, rinunciando all’individualismo. È un cambio di mentalità non facile ma che farebbe bene in molti ambiti di scrittura, spesso viziati invece da invidie, ripicche e litigiosità, laddove invece fare fronte comune non potrebbe che aiutare tutti.

SPARTACO: Scrivere un romanzo a più mani è un’esperienza particolare. Quanto nasce dal confronto e quanto dalle iniziative personali?

Massimo e Angelo: La spinta creativa è ovviamente il motore primario per eccellenza, la scintilla che fa scaturire le idee, ma un ruolo altrettanto importante lo riveste il porle sotto la lente collettiva, per saggiarne i punti di forza e soprattutto le debolezze.

SPARTACO: Il romanzo storico è sinonimo di tanto studio. Durante la fase di documentazione, c’è stato qualcosa di Cleopatra che vi ha stupito?

Massimo: Cleopatra è un personaggio che stupisce sotto tutti gli aspetti, ma non meno di lei anche il mondo che la circondava. Una cosa che mi ha colpito moltissimo è la perfetta sovrapponibilità dei modelli sociali che caratterizzavano i popoli di allora, straordinariamente simili ai nostri sotto una moltitudine di aspetti. Per fare un esempio curioso, bastava la notizia di una guerra o di una vittoria per far crollare o impennare il costo del denaro, esattamente come accade nei mercati finanziari odierni. Certo, tali notizie impiegavano un po’ più tempo rispetto a oggi per arrivare a destinazione, dato che viaggiavano affidate a messaggeri e non al web, ma il risultato finale era identico.

Angelo: Personalmente mi ha sorpreso scoprire come di una donna estremamente intelligente, capace e colta sia rimasta oggi l’idea solo di una seduttrice per colpa della campagna diffamatoria di Ottaviano e di quelle che oggi chiamiamo “fake news” da lui diffuse per screditarla, ma anche del processo di “semplificazione” che subisce ogni personaggio che finisca in pasto alla cultura di massa; forse perché lo stereotipo colpisce più facilmente la nostra fantasia, mettendo in ombra la complessità della realtà.

Cleopatra la divina è l’ultimo libro del collettvo Valery Esperia dedicato ai faraoni

SPARTACO: Com’è stato vivere tra i faraoni?

Massimo e Angelo: Dal punto di vista mentale è stato un vero e proprio salto nel passato, quasi un viaggiare di persona con la straordinaria macchina del tempo di Wells, con tutte le scoperte straordinarie che solo le antiche civiltà possono fornire. L’Egitto in particolare, ovviamente.

Guardando a quello più pratico, come i faraoni ci siamo trovati a vivere per mesi sepolti in una piramide fatta di libri da studiare, appunti, scalette e pagine da scrivere e poi da revisionare. Le ore di sonno sono sensibilmente diminuite, così come il tempo da dedicare alle persone attorno a noi e il tempo libero… Eravamo un po’ come Cheope (per citare il primo romanzo della serie), preso dalla febbre dello studio degli scritti di Imhotep. Nonostante questo ci siamo divertiti e ora siamo davvero emozionati nello stringere fra le mani il frutto di questo sforzo.

SPARTACO: Cleopatra è il risultato della vostra collaborazione, ma immagino non possa essere stato tutto idilliaco. Cosa di voi può aver infastidito di più l’altro?

Massimo: Tecnicamente, preferiamo avvalerci della facoltà di non rispondere. Scherzi a parte, per quanto riguarda me, un mio difetto è alle volte l’eccessiva volontà di imporre la propria visione.

Angelo: Tu lo dici, Massimo… Anch’io sto scherzando, siamo riusciti a trovare una buona armonia. Certo in alcuni casi, quando le idee su qualche scelta, passaggio o anche frase erano inconciliabili, abbiamo dovuto trovare un compromesso, a volte doloroso. Ma il più delle volte abbiamo trovato soluzioni che soddisfacevano entrambi.

SPARTACO: Siete troppo diplomatici 😛

SPARTACO: C’è un pregio che invidiate al vostro coautore?

Massimo: Il carattere molto pacato, tanto che alla volte più che il Dottore mi sembrava Spock. Voi siete proprio sicuri che non si tratti di un vulcaniano sotto mentite spoglie?

Angelo: la capacità di introspezione nei confronti dei personaggi e la raffinatezza dell’approccio stilistico.

SPARTACO: Ora che il progetto dei faraoni è arrivato al termine, ci sono altri progetti in vista per Valery Esperian?

Massimo e Angelo: Ci sono molti progetti, sia in corso effettivo che in previsione futura. Ma per il momento non siamo autorizzati a parlarne.

SPARTACO: Oltre il collettivo, avete progetti personali in ballo?

Massimo: Mi sto dedicando a un romanzo giallo che da tempo preme per venire alla luce, ma che ha dovuto farsi da parte per Cleopatra.

Angelo: Cleopatra non è stato il primo romanzo che ho scritto. Prima di lei c’era “Quando scenderà la notte” (titolo provvisorio), romanzo di fantascienza un po’ distopico e un po’ apocalittico che dovrebbe uscire l’anno prossimo con le edizioni Della Vigna. Poi anche io ho un giallo di cui avevo scritto i primi tre capitoli (oltre ad appunti, scaletta, ecc.) e ora vorrei finire.

 

I concorrenti hanno tempo fino al 25 novembre per postare il racconto

 

SPARTACO: Veniamo a La Sfida a Cleopatra la divina. Che tipi di giudici saranno Angelo e Massimo?

Massimo e Angelo: Il giudizio implacabile dei faraoni non si discute! Ma noi non siamo né faraoni né implacabili Anche perché conosciamo la difficoltà dei contest on line in generale, e quello della Sfida, le aspettative con cui un autore approccia un gioco come questo, la difficoltà di sottoporre a giudizio un’opera su cui si è sognato e sudato. Ci sforzeremo perciò di essere giudici costruttivi e attenti, e valuteremo le opere con la certezza che gli autori sapranno stupirci e incuriosirci.

SPARTACO: Cosa vi aspettate di leggere?

Massimo e Angelo: Semplicemente, dei bei racconti.

SPARTACO: Massimo e Angelo, con una parola a testa diteci: cosa non deve mancare in un racconto?

Massimo: Stupore.

Angelo: Essenzialità.

SPARTACO: La Sfida a Cleopatra la Divina vede la partecipazione di Scilla Bonfiglioli e Catia Pieragostini nelle vesti di Sponsor. È un caso che siate tutti e quattro Emiliani?

Massimo e Angelo: Per essere pignoli, i veri emiliani sono Scilla e Massimo. Io sono pugliese e Catia marchigiana entrambi trapiantati a Bologna. In realtà la base regionale scelta è stata casuale. Abbiamo chiamato Scilla e Catia perché sono due scrittrici davvero molto brave (di cui siamo certi sentirete parlare) e, cosa non scontata, sono anche due belle persone, positive, solidali con gli altri scrittori. Ecco, a ripensarci, no, non è un caso!

 

Le autrici emiliane saranno gli SPONSOR che giudicheranno i racconti semifinalisti de La Sfida a Cleopatra la divina

 

SPARTACO: Siamo arrivati alla fine di questa intervista. Ringrazio Angelo e Massimo per la loro pazienza e per aver prestato il volto di Cleopatra per La Sfida a…

Buon GAME a tutti!

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