Intervista a Federico Guerri

Diamo il benvenuto a Federico Guerri, drammaturgo, scrittore con all’attivo molti racconti e due romanzi, Questa sono io e 24:00:00, mastro improvvisatore e molto altro. Federico si presterà a fare da guest star all’edizione dal vivo di Minuti Contati che si terrà a Pisa il 9 dicembre.
Senza perdere tempo, passiamo alle domande!

 
Questa sono io in 30 parole.
 
Guerri: La più famosa soubrette degli anni ’90 spara in diretta al presentatore del più famoso talk-show italiano. Sai il colpevole, conosci l’arma, esplora tre punti di vista, trova il movente.
 
24:00:00. Una commedia romantica sulla fine del mondo in 20 parole.
 
Guerri: Un conto alla rovescia appare nel cielo. Tutti possono vederlo. 11 personaggi s’intrecciano nel giorno di una possibile fine del mondo.
 
Federico Guerri in 10 parole (come il curriculum vitae, ma con il doppio di ansia!)
 
Guerri: Scrivo, recito, improvviso, gioco, insegno, mangio, leggo, guardo, faccio cose.
 
Quando hai deciso di fare il Guerri di lavoro?
 
Guerri: La prima volta che mi sono reso conto di aver perso il nome ed essere diventato il Guerri è stato alle scuole medie. Facevo il Dungeon Master e, per il mio gruppo di giochi di ruolo, non avevo nome. “Si va a giocare dal Guerri”. Da allora sono passato dai gdr alla scrittura al teatro e, con allievi e amici, il mio nome non regge più di un paio di settimane. True story: una mia ragazza delle scuole superiori una volta mi ha consegnato un bigliettino d’amore con su scritto: “Ti voglio bene, Guerri”. E’ un destino che ho accettato. Probabilmente, al rinnovo della Carta d’Identità, mi farò scrivere “Guerri” come professione. Devo ancora decidere sul cognome.
 
Di scrittura si può vivere in Italia? Come?
 
Guerri: Dovrei informarmi meglio ma credo che di sola scrittura, in Italia, vivano in pochi fortunati autori di best-seller. Altri fortunati, come me, combinano alla scrittura pura un mucchio d’altre cose che ci stanno intorno: teatro, insegnamento, letture, consulenze varie. Io, poi, sono super-fortunato perché, prima che uno scrittore, mi sento un insegnante e quindi non mi frustro. Per tanti altri la scrittura è un secondo lavoro o una passione. Probabilmente si può campare di scrittura avendo la gran fortuna di azzeccare un romanzo popolare che venda tantissimo, magari un giallo con commissari o un rosa banalotto con adolescenti romani.
 
Con 24:00:00 sei stato candidato al premio Strega. Cosa pensi di questa etichetta e dei premi letterari in generale?
 
Guerri: La fascetta “Candidato al Premio Strega” ha fatto sì che siano state vendute un mucchio di copie in più di 24:00:00 quindi il Premio Strega è un bene. Non ho vinto quindi il Premio Strega è decisamente un male. Non so. Non posso negare che quando mi hanno detto della candidatura mi sono gasato un bel po’ e che grazie al Premio Strega e alla sua aura di ufficialità ho acquisito punti con chi, tra le persone che mi vogliono bene, aveva bisogno di una conferma “alta” del mio valore. “Quello è stato candidato al Premio Strega” fa sì che molti ti trattino con un po’ più di deferenza. Per il resto, non sono un tipo molto competitivo se la competizione non è una struttura per farmi divertire di più. Diciamo che un premio come lo Strega mi ha permesso di frequentare e osservare ambienti letterari che, magari, non avrei conosciuto e che è servito principalmente a quello. Non partecipo molto ad altri premi letterari perché sono troppo pigro per andare a comprare le buste e stampare i racconti. Mi piacerebbe che ci fosse qualcuno che se ne occupa al posto mio e che selezioni quelli in cui si vincono miliardi.
 
Nel 2016 hai creato Bucinella, un progetto in cui hai scritto un racconto al giorno per quasi un anno. I tuoi racconti nascono per trasmettere un messaggio o il messaggio nasce in corso d’opera?
 
Guerri: Quando scrivo proprio non ci penso, al messaggio. Penso alla storia, ai personaggi, a quello che fanno. Molti dei miei racconti non hanno un messaggio se non quello che ci trova il lettore. Quando, poi, il lettore viene da me e mi dice “bellissimo il messaggio di quel racconto” io faccio sì con la testa per sembrare più intelligente. Magari posso pensare di affrontare un tema in un racconto ma quello è il massimo del messaggio a cui arrivo. Non adoro le storie che partono da una morale dell’autore perché rischiano di appiattire i personaggi su quella morale. Non credo di aver niente da insegnare, ma tante storie da raccontare.
 
In Bucinella costruisci un mondo attraverso un cast di abitanti del paese che usi per creare un mondo più grande.
In 24:00:00 un conto alla rovescia a caratteri cubitali compare improvvisamente nel cielo, e attorno a questo evento ruota un microcosmo di personaggi secondari le cui storie compongono un mosaico che attraversa il pianeta, da Pechino a Los Angeles.
Persino in Questa sono io la tua protagonista nasce come personaggio secondario della televisione che rifiuta il suo ruolo.
Hai recentemente rimesso in scena I figuranti di JosèSanchisSinisterra, una pièce che vede sul palco un gruppo di comparse abbandonate in scena dai protagonisti.
Ci parli di questo tuo rapporto con i personaggi secondari o trascurati?

 
Guerri: Non mi ricordo chi diceva che, in fondo, ogni scrittore scrive sempre la stessa storia. La mia produzione, fino a un certo punto, si può riassumere nel tema della rivoluzione fallita. In quello che scrivo c’è sempre – non so perché – questo sottofondo di persone piccole che vogliono cambiare il mondo, si prendono la responsabilità delle loro scelte e non ci riescono ma sono felici lo stesso. Mi piacciono i personaggi secondari perché non sanno di esserlo. Ognuno si sente protagonista della propria storia, in fondo. Basta spostare il punto di vista perché sia così.
Bucinella, ora che mi ci fate pensare, è proprio questo. L’unica protagonista possibile è la Città. Il resto è spostare l’obiettivo su ognuno dei cittadini che l’hanno abitata, la abitano e la abiteranno e che passano di là. In un racconto sei il protagonista. In quello successivo passi sul retro. Sta a chi legge rimettere a posto la mappa e le relazioni. Forse l’unico protagonista è il lettore.
 
Che rapporto c’è tra la tua intensa attività di improvvisatore e insegnante di improvvisazione teatrale e quella di scrittore (sia di romanzi che di sceneggiature teatrali)?
 
Guerri: E’ un tutt’uno. E’ inseparabile. Sono una persona monotona. E’ da quando ero piccolo che, in fondo, mi diverto a fare sempre la stessa cosa: inventare e mangiare storie. Farlo improvvisando su un palco, scrivendo un romanzo, elaborando una drammaturgia, inventando un mondo per un gioco di ruolo, non fa troppa differenza per me. La cosa che mi piace è giocare con la struttura e con le parole. Le note sono sette, gli strumenti e le combinazioni sono infinite. E così è per l’alfabeto, per le relazioni tra i personaggi, per le strutture narrative. Ho trovato un gioco infinito e me lo tengo stretto. Il fatto di essere un improvvisatore, forse, mi rende più veloce nel riconoscere cosa funziona e cosa no e nello scrivere.
 
Negli anni ’80 il cuore della cultura nerd era costituito dalle storie, vissute con grande intensità che si trattasse di libri fantasy, fumetti, videogiochi o avventure di D&D. Come sindaco di Mondo di Nerd pensi che sia ancora così o che oggi le storie abbiano un ruolo e un peso diversi?
 
Guerri: Il mondo di oggi è la diretta conseguenza di quella dittatura dell’immaginario che muoveva i primi passi negli anni ’80. Siamo colonizzati dalle storie. Viviamo in funzione delle storie, volenti o nolenti. Parliamo per citazioni. DarthVader è più popolare di Gesù. Le storie sono la nostra religione. Ci nutriamo di immaginari. Siamo pantheonofagi.
 
Cosa pensi della diffusione sempre maggiore di nuovi (e vecchi) modi di fruire le storie che si stanno imponendo, serie tv, videogiochi, fumetti, webcomic?
 
Guerri: Ben vengano tutti i modi possibili di fruire e raccontare. Da vero drogato di storie non posso che provare tutto. Il fatto che, probabilmente, in futuro, ci saranno nuovi modi di fruire la narrazione che non ci siamo nemmeno immaginati mi riempie di gioia. Resto fedele al più antico metodo di narrazione esistente, però: il teatro. Non credo sia stato ancora inventato un mezzo che, più dell’esibizione tra vivi, abbia potenza, immaginazione e possibilità.
 
Chi sono i nerd di oggi?
 
Guerri: Le risposte sono due. I nerd, oggi, sono buona parte della popolazione e, devo dire, stanno piuttosto bene. C’è stato uno sdoganamento e una normalizzazione del nerd. Se giochi di ruolo, ti piace STAR WARS, collezioni action figure, fai cosplay, nessuno ti dice più niente o quasi.
I nuovi nerd sono quelli ancora emarginati. Ragazzini che si rinchiudono a fare cose che io, in quanto anziano, non riesco neanche a immaginare. Avanguardie. Mi piacerebbe conoscerli e capire. I nuovi nerd sono quelli che s’inventeranno musiche e modi di raccontare che tra trent’anni saranno mainstream. Sono quelli che tremano di fronte a ogni reboot perché hanno troppe cose originali da raccontare.
 
Cosa ti manca di più degli anni ’80?
 
Guerri: L’avere tra i quattro e i quattordici anni. Le emozioni. Le prime volte. Il fatto di non sapere ancora cosa sarebbe successo. L’amicizia. Mio nonno.
 
Se potessi prendere un supereroe Marvel e uno DC da portare nel nostro universo, chi sceglieresti e perché? Da chi abbiamo bisogno di essere salvati?
 
Guerri: Sai che avrei sinceramente paura se un supereroe apparisse nel nostro universo? Gente come Alan Moore, Rick Veitch, GarthEnnis o Mark Millar ci hanno insegnato che una cosa del genere non finisce mai bene, che il potere assoluto corrompe assolutamente. “Non esistono poteri buoni” lo dice De André. Quindi mi sento di scegliere eroi senza veri poteri o, addirittura, villain. Credo che LexLuthor in un mondo privo di Superman non potrebbe che fare un mucchio di bene. Lo stesso, forse, Victor Von Doom. Ma della Marvel voglio il Dottor Strange per fargli da stagista e imparare le arti mistiche.
 
Qual è il libro che tutti i lettori dovrebbero leggere.
Qual è il libro che tutti gli scrittori dovrebbero leggere.

 
Guerri: I lettori dovrebbero leggere Mattatoio n°5 di Kurt Vonnegut.
Gli scrittori dovrebbero leggere Alice nel paese delle meraviglie/Attraverso lo specchio di Lewis Carroll.
Tutti dovrebbero leggere tutto Shakespeare.
 
Si può imparare a scrivere? Si può insegnare a scrivere?
 
Guerri: Sì, leggendo e copiando lo stile di chi ci piace. Leggendo ancora e confrontandosi, studiando quello che hanno fatto i grandi scrittori e come lo hanno fatto nella ricerca della propria voce.
Sì, ma rinunciando a insegnare a scrivere come piace a noi. Più che insegnare, si può essere i più esperti in un gruppo di scrittura, dare consigli, fare insieme il lavoro che uno potrebbe fare, con più fatica, singolarmente. Si possono dare dritte, guardare con occhio esperto.
 
Consiglia ai lettori di Minuti Contati qualcosa che possono fare in un’ora e che gli cambi la vita per sempre.
 
Guerri: Uscite di casa con una moneta. Lanciatela. Testa è destra e croce è sinistra. Tirate la moneta ad ogni incrocio per scegliere dove andare. Non cercate di forzare la cosa e vagate. Ripercorrete i vostri passi, girate in tondo e osservate tutto quello che vi succede intorno. Cercate legami nelle cose, fate attenzione ai particolari. Fidatevi della moneta. Trasformate la città da un decumano a un labirinto. Alla fine dei sessanta minuti lasciate la moneta dove siete arrivati. Buona avventura.
 
Sei un professionista della fantasia: qual è la miglior bugia che hai raccontato?
 
Guerri: Non sono un bravo bugiardo. Sono abbastanza trasparente. Non ricordo bugie così elaborate o enormi. Tanti piccoli abbellimenti della verità per amor di narrazione ma grosse bugie difficilmente. Forse la più grossa bugia che ho raccontato è questa.
 
Ti incaricano di scrivere un messaggio per la nuova sonda Voyager. Cosa scrivi agli alieni?
 
Guerri: “Non siamo ancora pronti a incontrarvi, almeno credo. Poi, fate come preferite”.
 
Se una giraffa con un colbacco entrasse nella stanza in cui ti trovi, cosa ti direbbe e perché si troverebbe lì?
 
Guerri: “Ciao, il tuo messaggio ci ha molto incuriositi e abbiamo deciso che, pronti o non pronti, era giunto il tempo di incontrarvi”.
 
Per finire, una domanda di rito nelle interviste di Minuti Contati: cosa ti aspetti dai racconti che leggerai e cosa non deve mancare in un racconto breve?
 
Guerri: Di divertirmi a leggerli. Di trovare tante voci diverse.
In un racconto breve deve mancare tutto tranne l’essenziale. Un racconto breve deve essere una coltellata al cuore.
 
Siamo arrivati alla fine di questa intervista. Noi di Minuti Contati ti ringraziamo per l’occasione che ci hai concesso e ti auguriamo una buona Pisa Live Edition STARRING Federico Guerri!