La quarta parete (Antologia Digitale)

NB: nell’approcciarvi alla lettura di questi racconti tenete bene a mente che gli stessi sono stati scritti dai loro autori in un tempo molto limitato e con un limite di caratteri fissato a un massimo di tremila. In seguito, gli autori non hanno potuto, da regolamento, operare correzioni. Perdonerete quindi eventuali refusi mentre potrete apprezzare la straordinaria capacità di creare queste storie dal nulla e in condizioni molto variabili che possono andare dai genitori che scrivono mentre cantano le ninne nanne ai pendolari che digitano dagli smartphone rientrando, la sera, dal lavoro. Pura potenza, insomma.

 
Eccoci arrivati al primo contest della decima era. Il tema con cui cimentarsi era LA QUARTA PARETE. Per chi non avesse dimestichezza con questa espressione, si può dire che è mutuata dal mondo dello spettacolo. Non immaginatevi però qualcosa di recente. Il concetto risale al tempo degli autori delle commedie romane del III e I secolo aC. Già all’epoca, infatti, si parlava di sfondamento della quarta parete per intendere il coinvolgimento del pubblico nello spettacolo. L’espressione, a dire il vero molto evocativa, è arrivata fino ai nostri giorni trovando spazio in molti ambiti, senza però perdere, nei tratti generali, la sua accezione originaria.
Questo tema, quindi, permetteva di spaziare tra molti generi, lasciando libera l’immaginazione. Il risultato, nonostante il tempo… contato, è stato un fiorire di spunti che andavano dal giallo allo splatter, dal fantasy alla sci-fi passando per la narrazione psicologica.
Prima di dare uno sguardo generale ai dodici racconti, una nota di servizio.
Nel leggerli, così come nel valutarli, ho apprezzato che fossero rigorosamente anonimi. Ma una cosa è certa, una volta che le classifiche saranno pubblicate, andrò alla scoperta di chi ha dato vita a queste dodici piccole meraviglie, delle quali voglio offrirvi ora un primo assaggio. E lo faccio iniziando con il tema della prigionia che è presente in numerosi elaborati. In La parete del mare e in Lovegiver, la gabbia è fisica, materiale e può avere la forma di una stanza o di una sedia a rotelle. In altri racconti come La stanza e L’attesa la gabbia è invece mentale, generata da un allontanamento dalla realtà oppure da speranze e desideri più o meno falsi.
Il tema della scoperta di una realtà inattesa invece è preponderante in Il pazzo, Lo dice la TV, Vacanza di mezza estate e Solo uno sconosciuto sull’autobus. Ognuno dei quattro racconti ha una voce personalissima. Per esempio, ci troveremo a fare i conti con un portale spazio-temporale al di là del quale ci attende il tepore di antiche terme. Il più delle volte, però, la quarta parete è immateriale e ci separa da altri mondi. Da quello virtuale, tanto per dirne uno, o da quello in cui è possibile percepire la presenza diretta di Dio.
Passiamo ora a chi ha scelto ambientazioni artistiche, letterarie o, addirittura, teatrali. Ne sono scaturiti elaborati brillanti come Cliché, Narratori e narrati e Dietro di te. Chi più chi meno, danno tutti spazio a belle meta-narrazioni. Il primo lo fa in ambito teatrale, il secondo occupando i luoghi e i tempi del fantasy e il terzo aprendosi a un gioco labirintico in cui le certezze dei ruoli reali vacillano pericolosamente.
Discorso a parte per Showtime che punta tutto sull’intento provocatorio, mentre molti altri racconti si sono limitati a usarlo come ingrediente.
Dodici racconti, dunque, di ottima qualità sviluppati in tempi brevissimi. Non mi resta che fare i miei complimenti a tutti ed esprimere la mia ammirazione: non so se ne sarei capace. Bravi, davvero bravi.
 
Franci Conforti

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