Tredici domande a: Marco Roncaccia

SPARTACO: Ciao Marco, grazie per esserti presentato a questa intervista.
È un piacere poter conoscere meglio gli utenti di Minuti Contati e per questo partiamo da un neo multivincitore come te. Chi è Marco Roncaccia nella vita di tutti i giorni?

 
MARCO RONCACCIA: Marco Roncaccia nella vita di tutti i giorni è un sacco di cose. Un precario, un gattaro, un tifoso della Lazio, un ciclista urbano, un amante della buona birra, per metà anarchico, per metà comunista, per metà esasperato dalla politica, uno che ha una metà in più e qualche rotella in meno, per citarne alcune.
 
SPARTACO: Ozbo è l’alias che utilizzi su Minuti Contati. Da cosa deriva questo nick e cosa significa?
 
MARCO RONCACCIA:Nasce da un gioco con mia moglie. Entrambi siamo tossicodipendenti da caffeina e quando, nella lotta a chi rimane a letto riuscendo a spedire l’altro in cucina a preparare il caffè, vince lei, e cioè quasi tutte le mattine, io la minaccio di portarle un orzobimbo. Ozbo è il diminutivo di Orzobimbo.
 
SPARTACO: Roma caput Zombie, edito Nero Press Edizioni è il tuo primo romanzo; cos’hai provato stringendo la prima copia?
 
MARCO RONCACCIA: Una grande emozione. Ma inferiore a quella di stringere la seconda copia. A copia mille potrei anche arrivare a un orgasmo multiplo
 
SPARTACO:Nel tuo romanzo Aldo è un operatore sociale disagiato che lotta contro il quotidiano prima ancora che contro la sua nuova natura. Quanto c’è di autobiografico in lui?
 
MARCO RONCACCIA: Molto e al tempo stesso molto poco. Aldo è un mix di cose personali, certamente, ma anche di tic, modi di ragionare che ho incontrato spesso nel mio mondo lavorativo e nella mia generazione. A essere onesto, non definirei Aldo un mio alter ego quanto … uno di noi.
 
SPARTACO: Romero, Loureiro, The Walking Dead, Resident Evil, 28 giorni dopo, Benvenuti a Zombieland e molti altri; gli zombie sono stati visti in parecchie salse, Quelli classici, quelli che corrono, quelli che si innamorano… Perché hai scelto gli zombie e come hai fatto a stravolgere il genere?
 
MARCO RONCACCIA: Ho deciso di scrivere una storia di Zombie a cena mentre guardavo distrattamente uno dei film di Resident Evil. La mia scommessa era quella di stravolgere l’icona dello Zombie e allo stesso tempo recuperare la critica sociale di Romero, cosa che a mio avviso si è persa nelle narrazioni attuali.
 
SPARTACO:Aldo, Sara, Pasquale, Claudio, Alessandro… questi sono alcuni dei personaggi del tuo romanzo. Ognuno di loro ha un carattere e un vissuto ben chiaro al lettore: come hai fatto a caratterizzare così a fondo ogni singola comparsa?
 
MARCO RONCACCIA: Mi sono riferito ai tipi umani che ho incontrato nel mio lavoro di educatore professionale a zonzo per le periferie di Roma. Nessun personaggio, a parte un paio forse, è riferito a una persona reale specifica. Diciamo che da bravo aspirante Dottor Frankenstein ho lavorato parecchio di bisturi e di sutura
 
SPARTACO:I piccioni sono una parte fondamentale del romanzo, dove hai preso l’idea?

MARCO RONCACCIA: Mi è capitato di passare guai seri a causa di una puntura di zecca di piccione. Per non parlare di quanto si divertano questi pennuti dall’intestino di aquila a bersagliare me e la mia auto. Lo devo ammettere, mi sono vendicato.
 
SPARTACO: Roma caput Zombie finisce lasciando un sapore di arrivederci. Ci sarà un seguito?
 
MARCO RONCACCIA: Cambio idea in media ogni giorno. Potrebbe esserci un prequel. Accarezzo anche l’idea di fare come Romero e cioè raccontare storie diverse e slegate tra di loro che hanno in comune l’universo in cui si svolgono.
Roma caput zombie
 
SPARTACO: Veniamo a noi; il tuo esordio su Minuti Contati risale a un anno fa, quando nell’edizione natalizia (l’ultima sul vecchio forum) sfoderasti una grande prestazione con Le renne cantano Jingle Bells, piazzandoti secondo al tuo esordio assoluto. Cosa ti ha portato, e ti porta con costanza, a confrontarti nell’Arena?
 
MARCO RONCACCIA: La voglia di scrivere, la qualità del confronto con gli altri che MC offre, il divertimento. Serve altro?
 
SPARTACO: Pochi mesi ed ecco la prima vittoria; al live di Torino (seconda tua partecipazione in assoluto) scrivesti Non cambia mai, racconto emozionante ancora una volta in salsa Zombie. Cosa ricordi di quell’esperienza?
 
MARCO RONCACCIA: Che per arrivare a Torino per l’ora stabilita non c’erano voli e treni e quindi sono partito in corriera. Ho viaggiato la notte e sono arrivato al luogo dell’appuntamento senza avere dormito. Mi è piaciuta molto l’organizzazione e gli scambi nelle pause e dopo il contest con gli altri autori. Un’esperienza che rifarei.
 
SPARTACO: A ottobre hai vinto la Chiarle Edition con Ali a pedali, ennesima prova di sensibilità e umorismo, in cui compare un’altra tua grande passione: la bicicletta. Ma prima di questo hai inanellato una buona serie di piazzamenti; qual è, tra i non vincitori, il racconto che rileggi sempre con piacere?
 
MARCO RONCACCIA: Quello della edizione di luglio. Si intitola Io. Era la prima two days edition. Parla di una ferita ancora aperta. Genova 2001.
 
SPARTACO: Minuti Contati è prima di tutto un gran Laboratorio in cui gli autori si danno dei suggerimenti e si criticano. Quanto è difficile affrontare la seconda fase di Minuti contati, quello dei giudizi? Fa più male ricevere critiche o dover smontare un racconto altrui?
 
MARCO RONCACCIA: La seconda fase è dolorosa ed esaltante al tempo stesso. Nella critica parto dal presupposto che il mio metro di giudizio è alquanto soggettivo. Cerco di motivare al meglio le posizioni di classifica che attribuisco ai racconti e rispondere a criteri di onestà intellettuale. Le critiche che ricevo mi mettono in discussione, mi mandano in crisi e mi danno la percezione di come un lettore qualificato, quale il partecipante medio di MC è, recepisca i miei testi. A volte può anche essere doloroso ma è oro colato. La cosa più preziosa che MC può dare a chi scrive.
 
SPARTACO: Minuti Contati è anche un contest, e tu sei uno dei primi sfidanti del mattatore di questa edizione Alberto Della Rossa. Farai un pensierino alla vittoria finale? Quali sono gli autori da cui ti dovrai guardarti le spalle?
 
MARCO RONCACCIA: Onestamente vivo MC alla giornata. Mi concentro su un contest per volta e guardo poco alla classifica o al rank. Non sono un agguerrito combattente. Troppe canne in gioventù, forse. Gli altri autori sono soprattutto compagni di strada anche perché al live di Torino e a quello di Farfa ne ho conosciuti vari e più che guardarmi le spalle da loro mi viene da invitarli a prendere una birretta insieme.
 
 
SPARTACO: Siamo arrivati alla fine dell’intervista, è stato un piacere fare queste due chiacchiere. Grazie per la disponibilità e in bocca al lupo per i tuoi progetti.