Hima


Questo argomento contiene 3 risposte, ha 3 partecipanti, ed è stato aggiornato da Serena Serena 9 anni, 6 mesi fa.

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  • #11912
    Serena
    Serena
    Partecipante

    Soffia un vento forte stanotte… lo sento agitare la tenda di perline all’ingresso. Chiudo appena gli occhi ed è come se il vento mi soffiasse dentro. La mia anima sventola, frustando l’aria. Mi rannicchio cercandomi le ginocchia con le braccia, ma tremo troppo e non riesco a stringermi in un abbraccio abbastanza forte.

    Quando sento la porta della mia stanza aprirsi, un dolore gelido mi squarcia il petto. Il vento soffia ancora più forte fuori mentre la coperta si solleva.

    Sento un corpo pesante scivolare nel mio letto, di fianco a me.

    Mi mordo con forza il labbro inferiore fino a sentire il sapore metallico del sangue.

    Una mano, troppo grande, afferra il mio esile fianco. Gemo, affondando la faccia in fiamme nel cuscino.

    Resto immobile in un letto che ora mi sembra stia andando alla deriva. Sento il mio corpo che viene attirato verso l’intruso. Mi aggrappo ad un esile tentativo di oppormi, ma la mano mi strattona, come farebbe un padrone severo con il cane disubbidiente. Mi ritrovo supina e sulla schiena ancora avverto il morso rabbioso della cinta di mio padre.

    Tento di fare leva con le scapole e trovo uno spiraglio di sollievo ma le mani, troppo grandi, mi afferrano per le spalle e mi spingono contro il materasso duro. Il corpo estraneo mi monta sopra e pretende di essere accolto tra le mie gambe.

    Il terrore mi infilza come uno spillone, inchiodandomi sul letto. Sento il suo alito caldo sulla mia faccia sa di datteri e la sua barba lunga e ispida mi solletica il naso, mentre mi sibila parole crudeli. Nel buio della stanza lotto silenziosamente cercando di farlo desistere. Le sue mani però sono infaticabili. Mi afferra la mano e con rabbia me la porta davanti alla faccia. La scrolla con forza. E’ molto agitato. Io apro gli occhi e fisso la fede al mio anulare. Lui getta via la mano e afferra la mia camicia da notte leggera. Il vento urla ormai, schiaffeggiando la notte. La stoffa si strappa, si lacera. Farà lo stesso anche alla mia carne, tra poco. Il cuore batte nel mio petto, batte forte per farsi sentire dalle mie orecchie piene della sua voce roca. Mentre scende a forzare le mie ginocchia, afferro il battito del mio cuore come fosse una mano tesa e balzo giù dal letto.

    Tutto ciò che faccio e che so è che devo correre.

    Corro contro il vento gelido, mentre dietro di me sento lui e la sua famiglia urlare.

    Con il fiato rotto dal pianto corro fino al ponte sul fiume. Sento l’acqua scrosciare turbolenta. Mi volto indietro, il vento mi strappa il velo dalla testa e lo getta contro l’uomo che mi ha avuta in moglie. Lui urla, agitando un pugno in aria.

    Salgo sul parapetto e guardo in basso. L’acqua è buia e tumultuosa, ma libera.

    Apro le braccia e salto nel vuoto. La stoffa lacera si apre e sembrano ali nella notte, ali che mi liberano dall’essere sposa di uomo troppo vecchio.

    La libertà è l’ultima cosa che voglio ricordare prima di essere inghiottita dal fiume.
    La libertà.

    • Questo argomento è stato modificato 9 anni, 6 mesi fa da Serena Serena.
    #12022

    Alexandra Fischer
    Partecipante

    HIMA di Serena Auronica Il tuo racconto è molto particolare. All’inizio, credevo che la protagonista fosse la vittima di una rapina (ho immaginato uno stupratore di origini arabe, visto anche il tuo riferimento ai datteri) culminata in un atto di violenza sessuale. La reazione terrorizzata di lei davanti all’aggressore (camicia strappata, sguardo all’anello nuziale) mi aveva fatta pensare a una moglie aggredita in assenza del marito. Invece, lo stupratore è lui. Di qui la scelta suicida di lei, nel fiume, pensando alla libertà negatale in vita. Ottimo horror.

    #12032
    Monica Patrizi
    Monica Patrizi
    Partecipante

    E’ un racconto a tinte buie, coraggioso il tema descritto e suggestivo nelle immagini. Un racconto ben scritto, molto scenografico. Arriva al lettore come un cazzotto sullo stomaco. Pochi i tratti usati per descrivere i personaggi ma efficaci. La parte in cui la protagonista fugge e la famiglia di lui urla, risulta uno snodo cruciale della storia: è il punto in cui il lettore, che aveva immaginato uno stupro da uno sconosciuto, intuisce invece che è altro. Ecco, questo passaggio non è del tutto chiaro. Bellissima l’immagine di lei che si butta e apre le ali. Un racconto che fa pensare, che non si digerisce in pochi minuti, molto bello.

    #12037
    Serena
    Serena
    Partecipante

    Grazie Alexandra, grazie Monica. Il tema delle spose bambine è terribile e ultimamente sentivo il bisogno di scriverne. Le mie parole sono ben poca cosa contro un orrore simile. Sono felice che la storia vi sia piaciuta, anche se cruda.

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