Aida – Nicolas Lozito


Home Arena Ossario 64ª EDIZIONE – Contest Live! Aida – Nicolas Lozito

Questo argomento contiene 18 risposte, ha 18 partecipanti, ed è stato aggiornato da Peter7413 Peter7413 10 anni, 1 mese fa.

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  • #3562

    Nicolas Lozito
    Partecipante

    Una volta l’anno, il 14 ottobre, Aida si fa accompagnare a messa. Un’assistente la viene a prendere a casa, le sceglie un paio di occhiali scuri, la tiene per mano e la porta in chiesa. Il profumo delle signore, i bastoni dei vecchi, il passo spedito dei bambini. Odori e vibrazioni le fanno spazio mentre lei cammina lungo la navata fino ad aggrappare il banco dell’inginocchiatoio, sempre lo stesso. Solo lei può sentire come il legno si sia seccato, come abbia perso la verniciatura, si siano create delle piccole spaccature.

    Il prete parlerà di paradiso, di quanto sia silenzioso e luminoso? O di peccati che solo Dio può perdonare? Aida è solita inventare, senza farsi raccontare il contenuto della messa. Poi torna a casa. Si orienta appoggiandosi alle pareti, afferra delle chiavi nascoste sulla mensola più alta del muro ed entra nella camera affianco alla sua: odore di chiuso, la moquette indurita, i polpastrelli che si riempiono di polvere strofinandosi sui mobili. Raggiunge un armadio di legno, smussato sugli angoli, composto da moduli uniti con un filo di colla. Afferra il pomello di una grande anta e la apre. Dentro, una radio con un lettore di musicassette aperto. Lo chiude e preme due tasti, uno con la scritta On/Off in rilievo e l’altro con un triangolo dalla punta rivolta verso destra. L’apparecchio comincia a vibrare. Il suo cuore, per un attimo, si ferma.

    Trent’anni anni prima, Aida è una diciassettenne sordo-cieca da quando ha iniziato imparato a parlare. Vive con i genitori, nessun fratello, in campagna, ma ama la vita di città, i colori che può solo immaginarsi, tutto quel movimento intorno. Conosce delle amiche negli istituti che ha frequentato, ma sono distanti. Ha un assistente che ogni settimana va da lei, le insegnava i gesti per comunicare attraverso il tocco delle mani e la scrittura in braille. Si chiama Michele, a cui piace la musica. Tanto che un giorno le porta una radio, le spiega dove appoggiare le mani e le fa sentire la musica.

    Quel giorno Aida viene attraversata da suoni che pensava di non poter più sentire. Gli scatti acuti dei violini, le note prolungate dei contrabbassi, il battito dei tamburi, le voci scandite e potenti dei tenori. Ascoltando, ride e grida.
    «Lo sento, lo sento, è bellissimo» dice a Michele, che le risponde toccandole il palmo della mano.
    «È il mio regalo, sei sempre stata così brava».
    Lei percepisce il ritmo, l’armonia, ogni nota e parole, fino alla fine della sinfonia.
    «Che gioia, per un istante il mio cuore si è fermato».

    A quel punto Michele la afferra, la sbatte per terra e la spoglia. Aida sente solo l’odore acre del sudore, i muscoli tesi che la bloccano, la violenza, qualcosa di prepotente che entra dentro di lei. E poi più niente, Michele sparisce il giorno dopo, il padre la caccia appena si accorge della gravidanza. E il 14 ottobre il bambino nasce morto.
    Nasce morto da trent’anni, una volta all’anno, ogni giorno, ogni istante in cui il cuore di Aida batte o si ferma.

    #3724
    Cristina Danini
    Cristina Danini
    Partecipante

    Certo è una scelta interessante quella di una protagonista sorda e cieca, anche difficoltosa per l’autore, dato che costringe l’autore a descrivere utilizzando i sensi che più spesso trascuriamo. Mi sono piaciuti i primi due paragrafi, dove appunto c’è questa descrizione d’ambiente fatta dal suo “punto di vista” (come sono ironiche a volte le parole).
    Nel terzo paragrafo però ho trovato alcuni verbi che mi sembrano discordanti e a volte il senso si fraintende (come nella frase “è una diciassettenne sordo-cieca da quando ha iniziato imparato”, prima è presente e poi passato prossimo).
    Bella di nuovo la descrizione di come percepisce i suoni e la fine è a dir poco un gran colpo di scena. A mio parere personale finisce un po’ troppo in fretta, io mi sarei dilungata un po’ di più, ma piuttosto che diluire troppo meglio puntare sul less!

    #3742

    Giulio Lepri
    Partecipante

    Questo racconto spacca. Ho lavorato con persone cieche per diverso tempo e questo racconto mi ha piacevolmente colpito. Torvo la scelta finale un piccolo colpo di genio, specialmente così rapida, proprio come la violenza che Aida subisce. Stuprata, abbandonata dalla famiglia e con un figlio che nascerà morto. Davvero bellissimo. La frase finale però rovina tutto: “Nasce morto da trent’anni, una volta all’anno, ogni giorno, ogni istante in cui il cuore di Aida batte o si ferma.” c’è quell’ogni giorno, ogni istante che non ci sta. Hai ceduto al sentimentalismo dopo un finale che di sentimenti non ne aveva, se tu avessi scritto: “Nasce morto da trent’anni, una volta all’anno, ogni 14 ottobre” saresti stato il mio primo classificato, senza ombra di dubbio.

    #3749
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Nicolas, il tuo racconto ha due intuizioni con un potenziale interessante: la scelta del personaggio (una donna/adolescente sordo cieca e con un trauma terribile alle spalle) e la narrazione attraverso due soli dei tre sensi residui  della protagonista(olfatto tatto). Sei riuscito a stare benissimo dentro al tema proposto: la bestia feroce del passato ha l’ odore acre del sudore e la violenza del contatto fisico di uno stupro.
    Quello che manca, a mio avviso, è una voce narrante convincente dall’inizio alla fine, il ritmo e l’accuratezza del testo che passa da momenti alti (la percezione del legno) ad altri sciatti (concordanza dei verbi non rispettata). Anche la conclusione sembra in contraddizione con se stessa (se il bimbo nasce morto una volta l’anno non può nascere ogni giorno).

    • Questa risposta è stata modificata 10 anni, 2 mesi fa da Ozbo Ozbo.
    • Questa risposta è stata modificata 10 anni, 2 mesi fa da Ozbo Ozbo.
    #3766
    Carolina Pelosi
    Carolina Pelosi
    Partecipante

    Nicolas, ho letto il racconto e mi è piaciuta molto la storia che hai deciso di raccontare. Sei riuscito a vestire bene i panni di un personaggio sordo – muto con l’emotività a pezzi, donna per giunta. Ho apprezzato molto le descrizioni, di cose che solo col tatto e l’olfatto lei percepisce, il salto temporale e il dettaglio della radio, che assume un’importanza esplosiva. Ho trovato questo racconto parecchio intimista, per questo mi piace.
    Sai qual è l’unica cosa che non mi ha soddisfatta pienamente? Il finale. Subito dopo l’atto di violenza, corre un pochino. Hai raccontato in una sola frase che lei è incinta, che viene cacciata dal padre e che il bimbo nasce morto, probabilmente hai scelto così per dare un impatto più potente. Secondo me l’avrebbe avuto a prescindere, perché è molto forte.
    Comunque sia, bravo!

    • Questa risposta è stata modificata 10 anni, 2 mesi fa da Carolina Pelosi Carolina Pelosi.
    #3816
    Ceranu
    Ceranu
    Keymaster

    Ciao Nicolas.
    Parto subito dalla parte del racconto che mi piace meno:
    “Trent’anni anni prima, Aida è una diciassettenne sordo-cieca”
    Perché hai scelto il presente. Se ci porti indietro nel tempo passa al passato.
    “da quando ha iniziato imparato a parlare.”
    Iniziato o imparato.
    “Vive con i genitori, nessun fratello, in campagna, ma ama la vita di città, i colori che può solo immaginarsi, tutto quel movimento intorno.”
    Fatico a capire questa frase. Mi spiego, il concetto è chiaro, la costruzione un po’ meno.
    “Conosce delle amiche negli istituti che ha frequentato, ma sono distanti. Ha un assistente che ogni settimana va da lei…”
    O conosce delle ragazze, o ha delle amiche. Le amiche o le conosci o non sono tali.

    Insomma, questa parte è un casino. Di conseguenza, lo stile è da rivedere.
    Trama: molto interessante la prima parte e la chiusura. La parte centrale invece non mi piace. Vada per la sordociecità arrivata in età non meglio precisata. Vada per un padre che prima accetta la malattia della figlia, ma poi la rinnega perché incinta (questo è difficile da comprendere perché non hai contestualizzato gli eventi). Però lo stupro da parte di Michele no. Perché di stupro si deve parlare in questa situazione. E poi lei, sola, sorda e cieca, come fa a vivere? Capisco che cercavi il dramma, ma penso che tu abbia esagerato.

    Ciao e alla prossima

    #3820

    Jacqueline Nieder
    Partecipante

    Ciao Nicolas,

    allora il racconto mi piace e trovo bella l’idea. So come scrivi e mi piaci di più quando nelle tue storie metti quel pizzico di ironia che ti contraddistingue, anche se mi rendo conto che la storia in questo caso non lo permetteva. So anche che hai un’ottima padronanza della lingua e qui c’è un “arrotolarsi” delle parole intorno a uno stesso concetto, a una stessa immagine, un suono producendo un rallentamento forse eccessivo.
    So che il tempo era quello che era e abbiamo tendenzialmente fatto tutti lo stesso errore (e cioè di accelerare il finale) e qui è davvero repentino. C’è un cambio narrativo profondo (ritmo incalzante, fatto di verbi e azioni, condensazione estrema di spazio e tempo (30 anni)) che non si lega alla parte precedente (fatta di sensi, di minuscoli dettagli, odori).
    La nota che ti faccio è perciò sulla velocità e la densità dei due paragrafi. In ogni caso a me piace molto come scrivi e penso che a una distanza maggiore dai tuoi personaggi (come nella seconda parte e condivido con Giulio per la chiusa) dai il meglio di te, perché con quella distanza hai una focalizzazione migliore. Poi, come sempre, sono opinioni personali.

    #3936

    Sharon Galano
    Partecipante

    Ciao Nicolas,

    del tuo racconto mi piace l’accuratezza della prima parte, l’attenzione per il dettaglio. Purtroppo da metà in poi ho avuto difficoltà a seguire la storia. Si perde di credibilità per la sovrabbondanza di tragedie. Ne sarebbe bastata una sola.

     

     

    #3940
    Filippo Santaniello
    Filippo Santaniello
    Partecipante

    Ciao Nicola, mi ha fatto piacere leggerti.
    Se devo essere sincero, la prima impressione che ho avuto è che il racconto sia sbilanciato.
    Costruisci una buona introduzione affidandoti ai sensi della protagonista, ma poi ti affretti a chiudere la storia come se tu stesso avessi paura di bruciarti le mani con una serie di drammi che rendono il tono molto patetico: lo stupro, il bambino che nasce morto, il padre che caccia la figlia.
    Poi non ho capito una cosa: se Aida è sorda come fa a sentire la musica che le fa sentire Michele? “Tanto che un giorno le porta una radio, le spiega dove appoggiare le mani e le fa sentire la musica.” Mi sono perso un passaggio?
    Occhio poi ai tempi verbali: “Trent’anni anni prima, Aida è una diciassettenne sordo-cieca da quando ha iniziato imparato a parlare.” “Ha un assistente che ogni settimana va da lei, le insegnava i gesti per comunicare attraverso il tocco delle mani”.
    Alla prossima sfida, ciao!

    #3960
    Viviana Tenga
    Viviana Tenga
    Partecipante

    Ciao Nicolas,

    Il tuo racconto parte molto bene, hai scelto un punto di vista molto difficile ma l’hai saputo gestire bene. Poi ti perdi un po’. Alcune frasi sono un po’ traballanti, e così alcuni tempi verbali, ma mi sembra che i passaggi specifici ti siano già stati segnalati tutti nei commenti precedenti. Come altri, anch’io ho trovato il finale decisamente troppo affrettato. In poche righe succedono troppe cose, una più drammatica dell’altra, poi il racconto si chiude subito. L’effetto (almeno per me) è che la carica drammatica arriva così in fretta che quasi scivola via senza colpire il lettore come dovrebbe.

    #3967
    Enrico Nottoli
    Enrico Nottoli
    Partecipante

    Ciao Nicolas.

    Allora, la storia mi è piaciuta molto ma non mi ha convinto al cento per cento per due ragioni: la prima (banale) è che mi ricorda un certo film :) la seconda è che, secondo me, hai calcato troppo la mano con le tragedie. Lo stupro ci sta ma il bimbo morto e il padre che la butta fuori sono davvero pese. Perché il padre scaccia di casa Aida? Alla fine è stata lei una vittima di stupro, per giunta cieca, non so, o quel padre è pazzo o è una gran testa di minchia.

    La lingua mi piace tanto, è molto pulita, anche se magari potevi inserire il passato nel flash back, ma anche così tiene la lettura. E per quanto riguarda il finale, invece, io l’ho apprezzato un sacco. L’ultima frase è davvero poetica.

    Nel complesso mi sei comunque piaciuto!

    #4075
    The Beps
    The Beps
    Keymaster

    Ciao Nicolas, ben arrivato a Minuti Contati! :)
    Il tuo pezzo è interessante ma ha un grave difetto. Scegli una situazione estrema, come la storia di “Anna dei miracoli” e ti esponi al rischio di essere accusato di aver puntato tutto sul patetico: la povera ragazza sordo-cieca, tanto brava, che per di più è stata violentata dal suo assistente, e che per il colmo ha addirittura perso il bambino nato morto… Troppo.
    Se vuoi raccontare questa storia, devi essere davvero molto convincente, quello che narri deve suonare in qualche modo necessario, inevitabile. L’inaspettato puro non funziona se non è preparato, e tu non ci prepari minimamente alla violenza di Michele: perché l’ha fatto? Bada, nella realtà una situazione del genere può benissimo capitare, ma in un racconto no, perché il racconto, appunto, è rielaborazione e non cronaca.
    Distrazione: “da quando ha iniziato imparato a parlare.”
    Costruzione non del tutto corretta: “Si chiama Michele, a cui piace la musica” avresti dovuto scrivere: “Si chiama Michele, gli piace la musica”, la subordinata relativa sembra dare un altro significato alla frase: un particolare Michele, quello a cui piace la musica, in contrapposizione ad altri Michele. Invece sarebbe stato corretto: “un assistente a cui piace la musica”. Questo perché Michele è determinato, “un assistente”, come dice l’articolo, è indeterminato.
    Refuso: “ogni nota e parole” ci vuole “parola”, singolare.
    Alla prossima!

    • Questa risposta è stata modificata 10 anni, 1 mese fa da The Beps The Beps.
    • Questa risposta è stata modificata 10 anni, 1 mese fa da The Beps The Beps.
    #4152
    Eleonora Rossetti
    Eleonora Rossetti
    Partecipante

    Ciao Nicolas!

    Lo spunto è interessante, la prima parte del racconto, con la descrizione del mondo da parte di una sordo-cieca, mi ha preso molto. Verso la metà, invece, hai perso mordente. Nonostante l’infinità di tragedie che subisce questa poveretta (lo stupro, il padre che la scaccia (perché?) e il figlio nato morto) per come sono narrate sono fredde, non mi rendono partecipe. Anche il finale secco non aiuta: ho capito l’intento, darmi la botta finale sullo stomaco, ma la freddezza con cui sono raccontate le disgrazie di cui sopra non me lo fa vivere come avrei voluto e come tu, forse, avevi progettato. Aida viene stuprata, e non prova nulla? Passa subito alla rassegnazione, all’apatia? E’ questo che non mi convince, di conseguenza la parte finale declassa un po’. A rileggerci!

    #4167

    Francesco D’Amore
    Partecipante

    Il finale mi ha sorpreso in modo positivo, mi hai davvero colpito. Prima di arrivare al finale non avevo capito il motivo del tuo racconto. Tutta la prima parte la trovo un po’ didascalica e quasi inutile, il testo potrebbe essere ancora più breve e avere un effetto migliore sul lettore.
    Nel complesso hai fatto davvero un ottimo racconto.

    #4314
    Patty Barale
    Patty Barale
    Partecipante

    La prima parte del racconto mi ha catturata, mi ha portata a interrompere la lettura, chiudere gli occhi, tappare le orecchie e provare a sentire con gli altri sensi: sei stato bravo a descrivere il mondo buio e silenzioso di Aida.

    Poi tutto precipita in un vortice di disgrazie e il pensiero che mi ha attraversato la mente è stato:”minchia, che sfiga questa qua!” pensiero che ha sdrammatizzato il tutto, portando a una perdita di pathos, che non mi sembra fosse nelle tue intenzioni.

    Forse se dopo lo stupro (che non mi ha convinta, non perché cose simili non possano accadere, ma perché non era convincente dal punto di vista di una narrazione) lei avesse avuto un bambino e la famiglia l’avesse costretta a darlo in adozione in quanto figlio della violenza, la celebrazione del compleanno avrebbe comunque avuto un senso e la storia sarebbe stata, secondo me, più credibile.

    In ogni caso hai fatto un buon lavoro, penalizzato, forse solo dalla fretta dei…minuti contati!

     

    Ps.: occhio agli errori tipo ” ha iniziato imparato” o “Ha un assistente ….le insegnava”

     

    Alla prossima!

     

    #4331

    Sharon Galano
    Partecipante

    Ciao Nicolas,

    come ti ho già scritto, mi ha fatto piacere leggere la storia che hai proposto. Mi ha colpita l’accuratezza della prima parte: ancora prima di dirci quale fosse il problema della protagonista, sei riuscito in poche battute a farci mettere nei suoi. Riusciamo a sentire quello che lei sente. Questa tua precisione, il modo in cui descrivi le sensazioni legate al tatto, mi ha fatto venire in mente il libro di Flannery O’Connor, Nel territorio del diavolo. Lei consiglia di inserire in un racconto delle azioni legate almeno a tre dei nostri sensi. Spero che in futuro ti possa essere utile.

    La storia parte nel migliore dei modi. Però quando appare il sovraccarico di tragedie, non riusciamo più a seguirti. Perdi autorevolezza: il lettore non crede più a quello che stai raccontando.

    Come ho già fatto presente in altri commenti, spero che questo contest ci permetta una riscrittura alla luce delle impressioni raccolte tramite l’aiuto dei nostri colleghi-partecipanti.

    #4448

    Viviana Spagnolo
    Partecipante

    Ciao Nicolas! L’inizio del tuo racconto mi è piaciuto molto, mi ha subito catturata ed introdotta nella storia. La tua scrittura è pulita e bella, mi piace molto. Secondo me, il problema principale del tuo racconto, però, è che hai scelto un punto di vista troppo difficile in cui calarti. Certe sensazioni, per quanto si possano immaginare, si riescono a restituire con efficacia solo se si provano in prima persona. La componente drammatica, poi, risulta un tantino sovraccarica. Comunque bravo!

    #4466
    Diego Ducoli
    Diego Ducoli
    Partecipante

    Ciao Nicolas

    La prima parte, quella della chiesa, è molto bella, veramente ben descritta ed evocativa.

    Nella seconda non mi fa impazzire, nel cumulo di sfighe non so cosa aggiungere:sorda, cieca, violentata, cacciata dalla famiglia e il bimbo nasce morto. Non ci manca niente.

    Il tutto poi avviene in modo troppo veloce è tutto raccontato,troppo, ma anche in questo caso il numero di caratteri ha giocato in tuo sfavore.

    • Questa risposta è stata modificata 10 anni, 1 mese fa da Diego Ducoli Diego Ducoli.
    #4645
    Peter7413
    Peter7413
    Keymaster

    Cercando di interpretare il senso del tuo racconto, non sono contrario a tutte le sfighe della protagonista, ma servono più parole per Michele e il padre. La frase finale, inoltre è sbagliata perché fornisce una chiave errata, non allineata con quanto precede. Per come l’ho inteso, dovevi andare verso una critica della società, più sorda e più cieca della protagonista stessa. Ma per farlo serve 1) qualche parola in più, non troppe, sui personaggi che ti ho indicato e 2) una conclusione che non punti al patetico, ma, appunto, verso il vero disabile protagonista: il Sistema. Se concordi con le mie osservazioni, aggiustalo, credo che il possibile risultato finale meriti lo sforzo.

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