Home › Arena › Ossario › 69ª Edizione – 4ª della 4ª Era – Two Days Edition Starring Roberto Bommarito – › [V] Lui – Eleonora Rossetti
Questo argomento contiene 8 risposte, ha 9 partecipanti, ed è stato aggiornato da L’Antico 9 anni, 9 mesi fa.
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21 luglio 2015 alle 0:51 #9032
L’attico è al buio. Posso agire.
Lavoro di grimaldelli sulla serratura, la minitorcia retta tra i denti. Il pianerottolo è deserto, nessuno dovrebbe disturbarmi. Domino un brivido d’eccitazione: sto rubando a casa di un riccone. Un aspirante sindaco, se ho associato bene il cognome sul citofono al volto sorridente sbandierato sui pannelli elettorali.
La serratura scatta. Mi intrufolo dentro, sacco alla mano. Sto attento a ogni scintillio, che riveli oro e argento. I mobili sono fantasmi silenti, che mi urlano cifre a quattro zeri.
Arraffo tutto quello che posso dal salotto prima di passare alla camera da letto. Come nelle peggiori spy-stories, la cassaforte è nascosta dietro un quadro. Con il gioiellino elettronico che ho arraffato al mercato nero, carpire il codice digitale si rivela uno scherzo. Torcia alla mano, inondo di luce l’interno non appena spalanco lo sportello.
E rimango di sasso.
C’è solo una scatola di cartone consumata dal tempo. La trascino fuori e scoperchio con foga, sperando di vedere mazzi di banconote o gioielli preziosi. Invece ci trovo delle foto di svariate ragazze, quasi tutte graffettate a un articolo di giornale. La prospettiva di ciascuno scatto mi fa intuire che i soggetti ne fossero ignari.
Uno… stalker?
I miei occhi volano sui titoli. E subito noto una cosa. Tutte vittime di stupri, tutti indicati come irrisolti o archiviati.
Comincio a capire cosa ho in mano. Il bottino perverso di un maniaco. Un sollazzo seriale che, a giudicare dalla data del primo ritaglio di giornale, va avanti da almeno trent’anni. Ce ne sono così tante…
Dal mucchio sbuca una foto, che mi uccide il respiro in gola. Una donna. L’avrei riconosciuta a occhi chiusi. Spalanco la bocca, con l’improvvisa voglia di urlare.
Mia madre. Più giovane, col volto rilassato e l’ombra di un sorriso che non le ho mai visto.
Frugo a fondo e scovo diversi scatti affrancati a un articolo che indica l’avvenuto stupro. Guardo la data: ventotto anni fa.
Quasi un anno prima che io…
La torcia mi cade di mano, lasciandomi nel buio dei ricordi. Ricordi di mia madre, sempre sotto psicofarmaci e in continua depressione. Mia madre, che alle mie pressanti domande sull’argomento “padre” diceva che lui non sarebbe mai venuto a prendermi, e non l’avrei mai dovuto cercare, perché ormai mi aveva dimenticato. Lui, che non aveva un nome. L’anonima piaga che – capivo ora – le aveva distrutto l’anima prima che il cancro le devastasse il corpo. Lui, che l’aveva spezzata dal giorno del mio concepimento.
Lui…L’attico è al buio. Posso agire.
Ho rimesso tutto dov’era, in ordine. La porta è di nuovo chiusa, la cassaforte è nuovamente sigillata.
Ma vuota.
Mi allontano dall’edificio con la scatola sottobraccio. Ci saranno vari modi, rimanendo anonimi, perché arrivi a chi di dovere, giusto in tempo per far scoppiare uno scandalo.
D’improvviso, sorrido.
Tale padre, tale figlio.
Ho rubato molto più di una ricchezza. Ho rubato una vita.
Come lui.-
Questo argomento è stato modificato 9 anni, 9 mesi fa da
Eleonora Rossetti.
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L'Antico.
23 luglio 2015 alle 22:12 #9164LUI di Eleonora Rossetti
Hai scritto una storia geniale. Dapprima, sembra di assistere al solito furto a casa dell’aspirante sindaco (bella la metafora: mobili-fantasmi che urlano cifre a quattro zeri) da parte di un ladro che è spigliato e sarcastico al punto da farsi amare dal lettore (è un tipo che si intende di elettronica e ha letto spy-stories). Il colpo allo stomaco è la refurtiva, che mostra il marcio nascosto nell’aspirante uomo politico di turno, uno stupratore seriale con il gusto del collezionismo. Fra le prede, c’è anche la madre del ladro, il quale, giustamente, decide di vendicarsi della vita distrutta da lei (depressione prima e cancro poi), confermando il detto: Tale padre e tale figlio. Insomma, una famiglia nera.24 luglio 2015 alle 22:20 #9238Ciao. Il tema è rispettato fino a un certo punto perché più che un figlio dimenticato è un figlio di cui non si aveva alcuna conoscenza. OK che la situazione è un po’ particolare (e al limite del plausibile perché sarebbe uno stupratore seriale mai beccato da record), ma mi pare troppo labile.
La forzatura della coincidenza è la chiave di tutto il racconto ed è decisamente una forzatura. E’ stato così attento da rimanere in giro per quasi trent’anni ed è così ingenuo da tenere tutto nella cassaforte di casa? Mah.
Anche se nella prima parte il racconto si trascina un poco, la parte finale lo risolleva e ha una sua netta incisività; di sicuro la parte migliore è questo contrappasso finale.28 luglio 2015 alle 19:21 #9426Ciao, Eleonora.
Ottimo racconto.
Il tema è perfettamente centrato e l’idea mi è piaciuta molto. Il genitore qui è un cattivo con la C maiuscola e la vendetta del figlio altrettanto spietata.
La lettura scorre senza intoppi, il ritmo delle frasi azzeccato, cosa posso dire di più?
Forse a rileggerlo bene c’è un uso abbondante dei “che”. Ma chiaro che è una finezza stilistica.
Ti faccio un esempio.
“Arraffo tutto quello che posso dal salotto” poteva essere:
“Arraffo tutto il possibile dal salotto”.
“Con il gioiellino elettronico che ho arraffato al mercato nero” poteva essere:
“Con il gioiellino elettronico arraffato al mercato nero”.
Ce n’è qualche altro e noterai che eliminando il “che” si riesce anche a risparmiare battute.
Detto ciò, ho apprezzato moltissimo il racconto. Complimenti!
In bocca al lupo!30 luglio 2015 alle 8:28 #9461Un racconto gestito con buona maestria, intelligente e misurato, nonostante l’intensità della vicenda narrata. Notevole la capacità con cui la verità viene a galla in una sorpresa pre-finale che dà maggiore gusto al tutto. Lo stile è sobrio e asciutto, perfettamente funzionale alla storia. Molto originale la trama e sicuramente coerente con il tema del mese.
30 luglio 2015 alle 17:39 #9517Il racconto colpisce il bersaglio, ma, a mio modestissimo parere, non in pieno centro.
L’idea di base è sicuramente più originale di quella che sembra essere stata la più sfruttata (il padre che abbandona il figlio), però, pur se ben articolata nello sviluppo, mi pare basata su coincidenze che suonano un po’ forzate. Ti dirò, quando il protagonista ha aperto la cassaforte e ha trovato i ritagli mi sono ritrovato a pensare: come minimo scopre d’essere figlio del sindaco. Certo, il fatto di dover seguire un tema un po’ scopre le carte. A parte questo, mi pare ben scritto.30 luglio 2015 alle 22:43 #9536Ciao Eleonora, piacere di rincontrarti.
Il racconto è carino. Mentre lo leggevo cercavo di intuire dove andassi a parare e tu sei andata da un’altra parte. Pensavo che avesse scoperto un serial killer, invece era uno stupratore seriale. Quindi sei riuscita a spiazzarmi positivamente. Il racconto è scritto bene, e mi è piaciuto. L’unico appunto che mi sento di farti e sul finale. A mio parere l’ultimo paragrafo è inutile, la storia sarebbe andata bene comunque. Ma non posso dire che questo sia un vero difetto, perché non cambia il risultato.
Ciao e alla prossima.31 luglio 2015 alle 21:56 #9617Ciao Eleonora Rossetti,
Il racconto che hai scritto è abbastanza attinente al tema prestabilito, quello del figlio dimenticato, anche se nel tuo testo sembra di più un figlio di cui non si aveva conoscenza.
Molto bella la parte finale e grandiose le idee!
La lettura è risultata scorrevole e senza alcun intoppo. Complimenti!2 agosto 2015 alle 20:40 #9677L’unico elemento che stona in tutto il racconto è la casualità che ha portato il protagonista a intrufolarsi proprio in quell’appartamento. Fra milioni, ha scelto quello. Non mi piace. Avrei preferito di gran lunga che la madre l’avesse in qualche modo instradato, del resto, LUI, è un personaggio pubblico, ne avranno parlato per far sì che alla fine lo scegliesse come target… Ecco, ci fosse stato quell’accorgimento sarebbe stato da pollice su, mentre allo stato attuale è un pollice tentente verso l’alto, ma con riserva.
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