[E] Continua a credere in quella luce


Home Arena Ossario 68ª EDIZIONE – Baraldi Edition – 3ª della 4ª Era [E] Continua a credere in quella luce

Questo argomento contiene 13 risposte, ha 11 partecipanti, ed è stato aggiornato da Enrico Nottoli Enrico Nottoli 9 anni, 10 mesi fa.

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  • #7762
    Callagan
    Callagan
    Partecipante

    Continua a credere in quella luce
     
    di Filippo Puddu
     
    Anche da qui, oppressa dall’umidità, dalle tenebre, dalla puzza, riesco a scorgerla: la luce della speranza non ha mai smesso di illuminarmi il cuore.
    La nonna non abitava lontano da casa e ormai io ero diventata grande, me lo ripetevi sempre, mamma. Io me ne convincevo e avevo una risposta da darmi davanti alle occhiate di certi uomini.
    Sai, non avevo molta voglia di uscire, quel giorno. Ma eri così indaffarata col lavoro e tutto, che non sono riuscita a dirti di no. Ti ho sempre voluto tanto bene, mamma, e anche alla nonna ne volevo. E poi… la torta era del mio compleanno e quanto mai ci avrei messo ad attraversare il parco, salire da lei e poi tornare?
    Lui è stato così gentile. Mi ha aiutata quando il cestino è caduto tra l’erba, tra i fiori appassiti. La torta si era un poco disintegrata, ma lui ha detto che non sarebbe successo niente e che sarebbe rimasta ugualmente buona. Si è proposto anche di accompagnarmi dalla nonna. Abbiamo sempre amato la gentilezza, l’amore, io e te. Era così bello il mondo, quello delle nostre favole. Era davvero quello, il mondo?
    Ti ho chiamata tante volte, mamma, tante volte. Non mi hai mai sentita?
     
    È tutto buio ora. Mi sforzo per ricordare il tuo viso, la musica della tua voce, l’odore della tua pelle. Ma quando ci provo sento solo l’olezzo del suo sudore che mi bagna il viso, il suo grugnire.
    Però è rimasto gentile, sempre, perché in fondo lo sappiamo: il lupo non è cattivo. Mi ha fatto male, è vero, mi fa ancora male a volte. Ma non perché mi picchia, no. E poi non lo fa apposta. A volte vorrei che mi abbracciasse, come facevi tu, anche se un po’ mi danno fastidio i suoi peli quando si corica vicino a me. Ma a quel contatto, ormai, ci sono abituata. Come al suo ululato, quando finisce di fare le cose dentro di me. Davvero non l’hai mai sentito? Nessuno lo sente?
    A volte penso di immaginarmi tutto. Che ogni volta che apro gli occhi stia vivendo in una brutta versione delle nostre favole. Ma apro veramente gli occhi? Li ho mai chiusi? Il lupi cattivi non esistono. Lui è buono, lo so, lo sento. Capirà: mi lascerà tornare da te.
    Ti rivedrò ancora una volta, mamma, ti abbraccerò e bacerò ancora.
    Tu però non lasciarmi sola: continua a credere in quella luce.

    • Questo argomento è stato modificato 9 anni, 10 mesi fa da Callagan Callagan.
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    • Questo argomento è stato modificato 9 anni, 10 mesi fa da L'Antico L'Antico.
    #8008

    Emiliano Grisostolo
    Partecipante

    Filippo, racconto ben scritto, si lascia leggere facilmente, scorrevole. Ma per intuito mi è parso di leggere da subito una favola con un lupo e una bambina cresciuta, si capiva dalle prime righe che la protagonista femminile era in una qualche prigione. La commissione dalla nonna, il parco da attraversare, un cestino con una torta che cade e si disintegra un poco (come può disintegrarsi un poco? Se è una descrizione ironica, a mio avviso stona con l’atmosfera che stavi creando), l’idea di base ha radici ben oliate ma non più originali. L’idea originale è utilizzare la sindrome di Stoccolma della bambina nei confronti del suo aguzzino, dove il lupo cattivo è comunque colui che la mantiene viva, e mantiene viva in lei la speranza di lasciarla un giorno libera di tornare da sua madre.

    #8173
    Callagan
    Callagan
    Partecipante

    Grazie per il commento e per l’attenta lettura, Emiliano! :)

    #8188
    LuanaMazzi
    LuanaMazzi
    Partecipante

    La narrazione è scorrevole, nonostante il tema toccato riesci a essere molto “pulito” senza dover, come dico sempre io, sporcare la scrittura. L’unica cosa che non mi ha convinta a pieno è la tematica, è un’opinione personale ma la trovo un po’ “inflazionata” se mi passi il termine. Non ci ho letto nessuna innovazione da questo punto di vista e mi è dispiaciuto un po’, per il resto niente da dire è scritto molto bene.

    #8191
    Callagan
    Callagan
    Partecipante

    Ciao, Luana.
    Grazie anche a te per commento e lettura! :)

    #8254
    Adry666
    Adry666
    Partecipante

    Ciao Filippo / Callagan (ma è quello di Clint Eastwood?),

    il tuo racconto è in tema.

    Interessante questa tua rivisitazione di una favola classica, di solito un esercizio che fanno fare nelle scuole id scrittura creativa ma che tu interpreti in maniera originale specialmente nell’ultima parte. Bello!

    Forse sarebbe stato meglio usare qualche carattere in più per creare maggiore suspense e non far capire da subito chi erano i personaggi.

    Alcune notazioni:  “…Mi ha aiutata quando il cestino è caduto tra l’erba, tra i fiori appassiti…” suona un po’ male, forse meglio: “…Mi ha aiutata quando il cestino è caduto tra l’erba e i fiori appassiti.” Oppure: “Mi ha aiutata quando il cestino è caduto tra l’erba piena di fiori appassiti.”

    A presto

    Ciao

    Adriano

     

    #8302

    Sharon Galano
    Partecipante

    Ciao Filippo,
    sono d’accordo con gli altri partecipanti. Questo racconto ha dell’ottimo potenziale, ma sviluppa una tematica abusata. Il mio consiglio è questo: forse avresti dovuto mantenere solo nella seconda parte la narrazione in prima persona della bambina. Se nella prima parte tutto fosse stato raccontato in modo freddo da un narratore esterno, avresti potuto sganciarti dalla dimensione della favola. Avresti dato al tutto una sfumatura thriller. Poi in un secondo momento con la prima persona della bambina, ci avresti dato modo di vedere il tutto attraverso gli occhi della vittima Cappuccetto Rosso. Ma queste sono solo delle ipotesi. Uno degli ultimi libri che ho letto su questo tema è Missing. New York di Don Winslow. Appunto il tema è sempre molto attuale. E’ difficile dargli una connotazione del tutto originale.
    Spero di esserti stata d’aiuto
    A rileggerci :)

    #8347
    Luca Pagnini
    Luca Pagnini
    Partecipante

    Ciao Filippo!
    Racconto scritto bene (tranne che per la minuzia della torta che “si era un poco disintegrata”: lo stato di disintegrazione non permette vie di mezzo, qualcosa disintegrato o lo è o non lo è, termini come poco, molto, abbastanza, ecc. non hanno senso), anche se la scelta del dialogo diretto con la madre a mio parere ha tolto molta potenzialità al testo. Magari un’alternanza tra dialogo e pdv esterno avrebbe dato più “colore” alla narrazione, anche in un testo obbligatoriamente così breve. Sul soggetto non c’è molto da dire, sembra quasi un esercizio di stile: la vicenda è chiara quasi da subito, ma l’accostamento con Cappuccetto rosso, sebbene non nuovo, funziona. Non ci sono colpi scena, ecco, forse un finale diverso, totalmente inaspettato, avrebbe dato quel tocco in più per renderlo davvero unico. Ultimo suggerimento: cambierei il titolo, troppo esplicito. Il tema c’è, prova riuscita.

    #8364
    Callagan
    Callagan
    Partecipante

    Visto che mi è stata fatta notare più volte la cosa, rispondo:
    nel racconto si legge della torta “un poco disintegrata”… In generale è un accostamento sbagliato. Ma errori del genere (a mio parere eh) possono passare se la voce narrante è la protagonista della storia… possono ulteriormente caratterizzarla. Un eloquio perfetto, da prof, sarebbe stato in questo caso l’errore più grave.

    #8428
    Alberto Della Rossa
    Alberto Della Rossa
    Partecipante

    Callagan: sono d’accordo con te, “torta un poco disintegrata” è una caratterizzazione ulteriore del personaggio. Detto questo il tuo pezzo mi mette in difficoltà: è davvero ben scritto (quindi bravo, mi piace lo stile chiaro e pulito). Ci sono tuttavia alcuni aspetti che faccio fatica a inquadrare: la sospensione d’incredulità vacilla un poco difronte all’atteggiamento generale della protagonista. Ripeto è solo un’impressione, quindi prendila con beneficio d’inventario. Detto questo il racconto mi ha colpito comunque, la mia valutazione (personale) rimane decisamente positiva.

    #8500
    invernomuto
    invernomuto
    Partecipante

    Ciao Filippo.
    Ammetto di essere di parte ma ho un debole per le storie che basandosi su una fiaba ne eviscerano i lati più oscuri e contorti trasformando l’allegoria in un’esplicitazione nuda e cruda.
    Cosa rappresenti la favola di Cappuccetto Rosso lo sappiamo tutti, e forse è vero che il tema è abbastanza usato nell’ultimo periodo, ma il tuo stile asciutto e senza fronzoli riesce a disegnare molto bene la sofferenza della “Cappuccetto Alternativa”.
    A mio parere è una bella prova e un discreto esercizio di stile, bravo.

    #8578

    Giulio Marchese
    Partecipante

    Ciao Filippo.

    Hai preso una bambina che crede nelle favole e l’hai messa di fronte alla realtà. Il tema sarà pure abusato ma è reso benissimo. In meno di 3000 caratteri hai creato un empatia totale tre lettore è protagonista. La torta un poco sbriciolata che ti hanno contestato, secondo me, è invece un tocco di classe. Io ci ho visto anche i drammi domestici di donne che hanno mariti violenti ma li difendono malgrado tutto. Per me smonti un allegoria per tirarne su un altra. È un racconto profondo e originale nella narrazione. Complimenti.

     

    #8683
    L'Antico
    L’Antico
    Keymaster

    C’è una cosa sola che mi ha fatto “un poco disintegrare” il naso in questo racconto (ghghgh, volevo citare anch’io quel passaggio) ed è (e torno serio) il pippone iniziale e finale sulla necessità di credere nella luce della speranza. Sono convinto che anche senza esplicitare così tanto il tema, sarebbe stato chiaro e anzi meglio si sarebbe sposato con quello che è il tuo stile, decisamente più asciutto e diretto. Inoltre, proprio in quei due momenti, la bambina mi è parsa troppo grande, mi sono sembrate espressioni non confacenti con la sua età. Ma forse quest’ultimo aspetto è voluto e qui si tratta di un sequestro di anni, cose cui la cronaca è abituata. Ho molto apprezzato i riferimenti alla continua gentilezza di lui perché riesci, in quel modo, a fare luce sulla malattia mentale dell’uomo, impossibilitato a respingere determinati impulsi, ma non “cattivo” a 360 gradi. Per me pollice SU, anche se non proprio al 100% a causa di quanto detto riguardo alla forzatura, non necessaria, del tema.

    #8746
    Enrico Nottoli
    Enrico Nottoli
    Partecipante

    Ciao Callagan,
    Un racconto molto difficile da valutare. Perché da una parte ho una voce sicura e una bella scrittura, senza tanti fronzoli, e dall’altra una storia a mio avviso poco accattivante. L’idea alla base non era male ma non è stata sviluppata nel modo giusto. Quando ho visto lo stacco bianco mi ero aspettato un turning point che non è arrivato.
    Il risultato quindi è un buon racconto ma che non è riuscito a prendermi.
    Alla prossima :)

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