[V] EDO


Questo argomento contiene 8 risposte, ha 9 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Omaima 9 anni, 9 mesi fa.

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  • #8992
    Barbara Comeles
    Barbara Comeles
    Partecipante

    EDO
    di Barbara Comeles

    Conobbi Edo nel luglio del 2003. Era un’estate molto calda e quella mattina era particolarmente afosa.
    Edo sarebbe mio padre. È il mio padre naturale. E basta.

    Sono le nove del mattino. Questo autobus è troppo affollato. La stazione, scendo, non ce la faccio più, c’è puzza di sudore e io non sopporto gli odori sgradevoli. Mi sento circondata da questi olezzi che vogliono contaminarmi. Non posso lavarmi di nuovo, ho un appuntamento. Devo incontrare mio padre.
    Mi sento inspiegabilmente colpevole.

    Lo riconoscerò. Che stupida. Come puoi riconoscere una persona che non hai mai visto? Al telefono ha detto di avere una Smart grigia. Che auto è la Smart? Dio mio non capisco più nulla! Ma tu vedi se devo stare così di schifo per uno che non mi ha voluta e che mi vuole incontrare solo perché… Perché?
    Non sono colpevole di nulla. Voglio capire perché ha abbandonato mia madre e me.

    Non mi ero resa conto di quante Smart ci fossero in giro, mi fermo sulla strada. Gli ho dato appuntamento in un posto che lui conosce. Stare ferma qui mi fa sembrare una prostituta anche se sono le nove del mattino.
    Ho messo la collana che aveva regalato a mia madre. Inconsciamente spero che se ne ricordi. Sto fantasticando. Devo smetterla.

    Mamma non ha mai voluto dirmi il suo nome. Sapevo che parlarne le faceva male. Rimestare dolore, abbandono, le lacerava il cuore, la mente, il corpo. Quando credevo di aver metabolizzato l’abbandono ha detto: è giusto che tu sappia.
    Rintracciarlo è stato semplice, decidere di chiamarlo difficile.

    Pronto? Edo?
    Chi parla?
    Non so quanto tempo sono stata zitta. Troppo. Ho riattaccato.
    Pronto? Edo?
    Chi parla?
    Sono la figlia di Marta, si ricorda?

    Ha capito. Ci siamo scambiati poche telefonate come amanti clandestini, quelle necessarie per un incontro.
    Una Smart si ferma. C’è un bar con dei tavoli esterni sotto un ombrellone. Ci sediamo.
    Cosa prendi?
    Un caffè.
    Ho lo stomaco serrato.
    Non vuoi mangiare qualcosa? Io non ho fatto colazione, prendo un cornetto e lo mangiamo insieme.

    Restiamo lì fino a mezzogiorno. Ogni tanto risponde al telefono, è la moglie.

    Sai dopo Marta non sono più riuscito ad avere una relazione stabile. Mia moglie è una brava donna ma mi ossessiona. Fortuna ci sono i ragazzi!

    Due figli maschi, lo dice con orgoglio. Il suo sguardo è fisso su un punto indefinito davanti a lui. Distrattamente mi lancia un’occhiata, e arriva alla conclusione che sì, ho molti tratti della sua famiglia.
    Mi chiede cosa faccio ed un sacco di cose insulse.

    Quest’uomo non ha interesse per me. Se ne sta seduto in modo educato, mi parla ma non mi guarda mai, non mi chiede della mia vita, chi sono, perché l’ho cercato.

    Sapevo che prima o poi sarebbe successo.
    Solo questo ha detto, forse per far tacere la sua coscienza o per compiacere la mia.

    E’ finita.

    Edo, avrei voluto dirti come ci sente ad essere abbandonati, gridare tutto il mio dolore perché ancora una volta mi avevi dimenticata. Non me lo hai permesso. A che serve urlare? Tu non mi vuoi.

    #9150

    Alexandra Fischer
    Partecipante

    EDO di Barbara Comeles Nelle parole della tua protagonista, c’è tutto lo strazio di sentirsi rifiutati dal padre. Si intuisce che si tratta di una ragazza giovane, solare, ma con una ferita dentro, che l’insensibilità di Edo, padre naturale, sì, ma non padre nel cuore, non fa che rendere più dolorosa con il suo disinteresse verso di lei (la vincono i due fratellastri maschi). C’è anche la madre di lei, accantonata a favore di una moglie insopportabile, sì, ma comoda. Devi aggiustare alcuni particolari (mettere la telefonata in corsivo e virgolettata, quando a rispondere è il padre e aggiustare il testo facendo capire che la ragazza sta telefonando); stesso discorso per i dialoghi, metterei dei trattini per fare comprendere meglio al lettore che i due stanno parlando

    #9233
    Alberto Priora
    Alberto Priora
    Partecipante

    Ciao. L’intensità del racconto mi è piaciuta molto. Quasi sempre riesce a essere davvero incisivo con pochi tratti, soprattutto quando fai trarre al lettore le conclusioni, meno quando la protagonista sembra “suggerirle” (anche se non ce ne è particolare bisogno. La sua confusione si sente già tutta.
    Nulla da dire sulla dinamica dei fatti di una situazione che è molto comune (pure nella mia famiglia due generazioni in su!) e il tema è centrato.
    Qualche appunto sulla forma. Togliere le “d” eufoniche, usare un po’ di più il punto e virgola (che dove è stato usato ci sta bene) e usare una forma diversa per i discorsi diretti riportati per non farli assomigliare ai pensieri.

    #9347
    Eleonora Rossetti
    Eleonora Rossetti
    Partecipante

    Ciao Barbara,

    ammetto di avere un po’ faticato a seguire il discorso, soprattutto per la mancanza di una punteggiatura/formattazione (“” e corsivi) che mi permettessero di capire dove fossero i pensieri e i dialoghi. Come già suggerito da altri, c’è qualche imperfezione di forma, ma il tema è centrato.

    Ho solo il dubbio su una frase:

    “per uno che non mi ha voluta e che mi vuole incontrare solo perché… Perché?”

    Quindi è il padre che la vuole incontrare? Quindi c’è pure un minimo interesse per lei, forse in base a questo il finale mi è sembrato un poco discostante dalla situazione iniziale, forse anche perché non capisco chi è a dire/pensare “E’ finita” (o se neanche è pensato). I comportamenti dell’uomo sembrano molto colmi d’imbarazzo (non la guarda mai, si offre comunque di dividere il suo cornetto), e non quelli di una persona che è sicura di sé e non vuole che la sua vita sia turbata da una figlia avuta da una precedente relazione (se così fosse stato, non avrei neanche incontrato la figlia, o avrei comunque imbastito un discorso che avrebbe eliminato ogni possibile futuro contatto). Forse per questo il finale con “tu non mi vuoi” mi sembra un pochino forzato. Ma questo può dipendere da un mio difetto di comprensione ^^”

     

    #9419

    Ciao, Barbara.
    Anche in questo caso il tema, seppur rispettato, non ha brillato per originalità. Anche qui abbiamo un padre “cattivo”, un personaggio negativo che ha lasciato la moglie e la figlia.
    Uno stile originale è sicuramente un punto di forza di un racconto e qui ho apprezzato la tua scelta (spero voluta) di far fluire i dialoghi senza punteggiatura in maniera indistinta rispetto al narrato. Una scelta coraggiosa che ha dato un po’ di personalità a una storia che, perdonami, non ho trovato particolarmente avvincente.
    In bocca al lupo!

    #9464
    Raffaele Marra
    Raffaele Marra
    Partecipante

    Ciò che rimane di questo racconto è la carica emotiva che nasce, si evolve e si trasforma in una profonda amarezza che permane dopo la fine del racconto. La storia, in sé, non ha uno sviluppo originale né presenta alcuna sorpresa o alcun colpo di scena. Ma forse è proprio questa linearità crudele e inesorabile ad aumentare il senso di tristezza e di delusione che il testo vuole trasmettere.

     

    #9506

    Fernando Nappo
    Partecipante

    L’idea dell’incontro tra padre e figlio non è originalissima (ne so qualcosa, l’ho usata anch’io), ma il tema è centrato.
    Esprimo un dubbio di congruenza per il fatto che il padre all’inizio del racconto viene descritto come interessato a incontrare la figlia, mentre nel finale la protagonista conclude dicendo che lui chiede, non si informa, insomma non la vuole.

    #9529
    Ceranu
    Ceranu
    Keymaster

    Ciao Barbara, piacere di conoscerti.
    Storia interessante in cui chiunque può dare un’interpretazione.
    Io ci ho visto parecchio egoismo da parte della protagonista che fa in modo di incontrare il padre naturale per poi non dargli modo di approfondire il rapporto. Tutto coerente se la ragazza è giovane e quindi vive in un mondo fatto di cose dovute. L’unica imperfezione da questo lato è la frase in cui lui dice di faticare ad avere relazioni stabili e poi dice di avere una moglie e due figli; questa io la definirei una relazione stabile.
    Sul piano stilistico ci sono un paio di cose che non mi tornano. La prima frase è al passato, poi tutto è al presente. Non lo so, non mi convince.
    La mancanza di punteggiatura rallenta un po’ la lettura, non vedo perché ometterla.
    Pregio del racconto è l’intensità dei sentimenti della protagonista.
    Ciao e alla prossima.

    #9603

    Omaima
    Partecipante

    Ciao Barbara. Il tema dei figli dimenticati è abbastanza centrato anche se l’idea dell’incontro tra figlio e padre non risulta molto originale.
    Inoltre la lettura è risultata a volte poco scorrevole e un po’ rallentata a causa della mancata punteggiatura.
    Molto bello come esprimi i sentimenti e i pensieri della protagonista.

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