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Questo argomento contiene 12 risposte, ha 12 partecipanti, ed è stato aggiornato da Ophelia 9 anni, 10 mesi fa.
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15 giugno 2015 alle 23:26 #7759
Era d’estate, quando non fa mai notte e si può uscire a giocare anche dopo cena, fino a tardi.
Io e Giuseppe, subito dopo il tramonto, ci allontanavamo dalle case, per paura che le mamme ci richiamassero subito; Giuseppe aveva una pila che ci faceva luce sullo stradone sterrato, fino alle rovine della vecchia scuola, appena fuori dal paese. Ci portavano le capre a pascolare e i bambini stavano alla larga, perché si diceva che sotto al noce, davanti alla casa, la notte andavano le streghe. Io e Giuseppe alle streghe non ci credevamo, però un brivido silenzioso sì, ce lo sentivamo pure noi lungo la schiena, a passare là vicino quando ormai era buio e si sentivano solo i grilli e i nostri respiri affannosi.
Quella sera Giuseppe faceva lo spavaldo, con la pila spenta mi aveva lasciato indietro sulla strada, per farmi spavento. Lo sentivo ridere e lo chiamavo: “Giuseppe! Non fare lo scemo, Peppe! Eddài, non fare lo scemo!”. Mi tremava la voce. Non sentivo più le risate, né i passi. Poi ricomparve la pila: si avvicinava ballando nel buio, sempre più in fretta. Quando rividi la faccia di Peppe, non rideva. Aveva gli occhi spalancati e faceva fatica a parlare. “C’è qualcuno, dentro.” bisbigliò.
“Dentro dove?”
“Dalla finestra. Si vede una luce. Dentro alla scuola.”
Mi prese quella curiosità che ti strizza la pancia e ti fa vedere, vivi, tutti i mostri che ti popolano il cuore. Stavamo zitti, io e Giuseppe, ma lo sapevo che pensava gli stessi pensieri miei. Senza dirci niente, lui davanti e io dietro, ci avvicinammo alla casa, cercando di camminare leggeri e di non fare rumore. La luce c’era davvero, dietro i vetri rotti e polverosi. Giuseppe si girò verso di me e mi fece cenno di stare zitto e di seguirlo dentro la casa. Io feci di no, di no con la testa, ma non feci in tempo a trattenerlo. Chiamarlo sarebbe stato pericoloso, abbandonarlo lì da solo non potevo. Entrammo. Sulla destra una mezza parete, ancora in piedi, ci copriva la vista della stanza da cui veniva la luce.
“Ciao” disse una voce sottile, di bambina.
“Chi sei?” rantolò Giuseppe.
“Sono Angelica. Venivo a scuola qui, tanti anni fa.”
Oltre la parete qualcuno si era mosso tra i calcinacci e si era avvicinato a noi.
“Mia mamma era morta. Perciò volevo bene alla maestra, tanto bene.” Aveva detto le ultime parole ridendo, e continuava a ridere, e il lume, che vedevamo avvicinarsi oltre lo schermo della mezza parete, tremolava e oscillava.
“La maestra mi teneva a casa sua, però non era buona. Quel giorno avevo solo sbagliato a stirarle la camicia. Ma lei urlava e urlava e me ne dava tante, tante, con le mani e con il ferro, infine, sulla testa. Ora staremo qua, nella scuola, sempre insieme, sempre.”
Da dietro la parete sbucò una lanterna e poi il volto della vecchia maestra Lodovici, solcato da rughe e da ombre, comparve. Dalla bocca sdentata uscì di nuovo quella voce sonora, fresca di bambina: “Sempre, sempre insieme” ripeteva, mentre io e Giuseppe eravamo già lontani, di corsa nel buio sullo stradone.-
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Tina Caramanico. Ragione: formattazione e cancellazione codici
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Questo argomento è stato modificato 9 anni, 10 mesi fa da
L'Antico.
16 giugno 2015 alle 22:20 #8030Un’ottima musicalità delle frasi, complimenti. Quella sui brividi nella schiena è bellissima, da leggere e rileggere, ma non è la sola che mi ha colpita. Apprezzo sia lo stile, sia la forma.
Sembra di sentire un cantastorie che ti racconta con enfasi una favola. Resti incantato ad attendere la fine, curioso di scoprire cosa stia per accadere.
Forse non troppo originale, ma mi è piaciuta.Alexia B
17 giugno 2015 alle 22:54 #8146Ciao Tina, che bel racconto.
Il mio commento finirebbe qui, non so cos’altro dire, ma il contest mi obbliga a fare almeno 300 battutte, anzi trecento (in lettere sono di più).
Non posso che complimentarmi con te. Non adoro la prima persona, normalmente si finisce per imprimere il proprio modo di pensare o parlare a personaggi che dovrebbero essere totalmente diversi. Invece tu sei riuscita a farmi tornare bambino, a farmi pensare come trent’anni fa. Ciò nonostante la scrittura è corretta e scorre alla perfezione. Di per se la trama non è originale, ma per come la presenti lo diventa.
Concludo facendoti ancora i complimenti.
Grazie per la lettura. Ciao e alla prossima.18 giugno 2015 alle 15:15 #8185Bella storia, molto scorrevole. Si legge tutta d’un fiato.
Non c’è nulla che lo lascia intendere ma la mia immaginazione mi ha portato ad un paesino siculo dell’entro terra a metà degli anni cinquanta.
Potrebbe tranquillamente essere l’inizio di un racconto medio/lungo. Lo vedrei bene a puntate su di un giornale, come si faceva una volta…
Complimenti-
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Gabriele Macchiarella. Ragione: errori dovuti al copia/incolla
18 giugno 2015 alle 22:28 #8201Ciao Tina! Storia molto semplice e proprio per questo molto convincente. Quasi si avverte il profuno della sera d’estate, il sudore che scorre sulla fronte mentre si corre per le stradine polverose… il lontano odore della gioventù! Classica storia di paure e voglia di ignoto che tanto spesso vede i ragazzi come protagonisti. La storia non brilla per originalità, anzi è piuttosto comune, eppure il tuo modo di raccontarla la rende quasi una storia accaduta ad un vecchio amico, che decide di raccontartela in una sera d’estate… brava!
A presto!
19 giugno 2015 alle 10:40 #8234Ciao Tina, il tuo racconto mi è piaciuto parecchio. Il paranormale è un ambito in cui sguazzo quindi dirti che mi hai colpita per me significa darti tante stelline. Hai reso bene le sensazioni da quelle comuni a quelle più terrificanti. Lo stile è piacevole e la prima persona non guasta in questo genere di situazioni. Brava. Buona fortuna.
22 giugno 2015 alle 17:29 #8471Un racconto che catapulta efficacemente il lettore nella spensieratezza delle vacanze estive trascorse in campagna da piccoli, in quelle atmosfere dove una grotta del fiume celava tesori e ingressi a mondi segreti e in cui ogni tronco di castagno, ritorto e spaccato da secoli di vento, sole e piogge, era sicuramente la dimora di una strega. La lettura scorre rapida nella prima metà del brano in cui la suspense aumenta, poi, nel momento topico della storia, ho sentito la mancanza di un più opportuno cambio di ritmo. La soluzione a mio parere è ‘troppo’ rivelata. Luminescenze e ombre che lascino intravvedere figure inquietanti, sussurri e fruscii che sembrino parole, cigolii che giungano alle orecchie come lamenti e singhiozzi, insomma, lasciare tutto ammantato nell’ambiguità del mistero che sta negli occhi dei bambini, avrebbe meglio esaltato – per me – l’impronta del racconto
22 giugno 2015 alle 21:48 #8493Racconto formalmente ineccepibile. Non vedo scelte sbagliate, coerente in tutte le sue parti: vuole raccontare un episodio alla STAND BY ME e lo fa. Forse sul finale avrebbe potuto essere più incisivo, rischiare di più per lasciare il dubbio (in pratica non mostrare) e quindi puntare anche a un significato oltre al semplice raccontato, che allo stato attuale è l’unico elemento che sembra mancare, anche se il tutto si sorregge anche senza. Per me pollice SU.
23 giugno 2015 alle 11:28 #8517Ciao a tutti, sono stata qualche giorno senza connessione e solo ora ho la possibilità di rispondere ai vostri commenti. Innanzitutto vi ringrazio, per la lettura, gli apprezzamenti e i suggerimenti.
Sul finale: vero che sarebbe stato meglio lavorare sulle sfumature, ma le batture erano veramente poche e non mi bastavano per questo. Del resto volevo anche descrivere un’atmosfera particolare, e ho utilizzato parecchie battute nell’introduzione. Insomma il risultato è un compromesso.
24 giugno 2015 alle 0:48 #8579Ciao Tina,
ad essere sincera non sono molto amante di questo stile ma trovo che sia un racconto ben scritto e con una buona struttura. La scelta della prima persona contribuisce alla fluidità della lettura; magari il tema non è così originale ma hai comunque dato la tua visione di luce che non si spegne mai.
Buona fortuna
Gaia24 giugno 2015 alle 2:24 #8585Davvero una tensione in crescendo, bel climax! Un’idea semplice che rimanda indietro nell’infanzia tutti,nessuno escluso. È vero che il finale poteva essere altrimenti, allinearsi maggiormente alla paura dei bambini e lasciare quel mistero di cui tutto il racconto è permeato. Ma la suspance cinematografica lascia il segno. Anch’io ho avuto l’impressione di una location anni ’50…e questa sensazione, ovvero la tua capacità di dire e non dire:credo proprio che su questo dovresti puntare. Lo svelare velando…e credo che te ne sia capace fino in fondo. Complimenti Tina!
25 giugno 2015 alle 16:32 #8667Ciao, bentrovata. A me il tuo stile piace tantissimo, non credo ti si possa dire nulla da un punto di vista formale. Le tue storie partono sempre benissimo, incantano, ed è difficile non rimanere attaccata allo schermo. In questo caso, peccato per la fine. A mio parere e per mio gusto, sarebbe stato meraviglioso se non ci fosse stato nessun fantasma. Tutti, almeno una volt nella vita, abbiamo guardato un lenzuolo e vi abbiamo visto cose spaventose. La suggestione ti prende a tutte le età. Una soluzione come questa, al posto della bambina che vive nella scuola e alla maestra cattiva (visto e rivisto), sarebbe forse stato meglio. Ma insomma, per quanto mi riguarda non posso che farti i complimenti. Racconto quasi perfetto. Ciao, alla prossima.
26 giugno 2015 alle 20:24 #8751Ciao Tina. Bellissimo. Adoro il tuo racconto. Al di là dello stile, che è scorrevole e pulito, ho apprezzato la tua capacità di descrivere il crescendo delle emozioni nell’animo dei due protagonisti, con particolare attenzione a quello della bambina. Mi piacciono le storie di fantasmi e tu hai saputo scriverne una con tutti i crismi. Il finale chiude in modo abbastanza buono la narrazione, sicuramente se avessi avuto più caratteri a disposizione sarebbe stato più completo ma già così va bene.
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