[S] Errori di gioventù – Manuel Piredda


Questo argomento contiene 7 risposte, ha 8 partecipanti, ed è stato aggiornato da L'Antico L’Antico 9 anni, 9 mesi fa.

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  • #9067
    invernomuto
    invernomuto
    Partecipante

    La mano di Sara era stretta in un pugno, lo sguardo di fuoco fisso al centro delle mie pupille, come se avesse potuto cavarmi gli occhi con la forza della sua rabbia.

    All’uscita da scuola mi ero affiancato a lei, avevamo camminato uno accanto all’altra da quella che ormai mi sembrava un’eternità fatta di silenzio e di sguardi affilati come coltelli.

    “Ti vuoi decidere a parlare? Sputa fuori tutto il veleno che stai serbando per me, è da stamattina che mi fissi come fossi-“

    Mi colpì sul viso prima che potessi chiudere la bocca e scoppiò in lacrime.

    “Non mi sembri niente, Giacomo, abbiamo fatto un errore. Non eravamo pronti e non lo saremo mai, io non provo più niente per te se non disprezzo e pena, se non fosse stato per il piccolo non staremmo nemmeno parlando.”

    Era vero, lo leggevo chiaramente nei suoi occhi insieme al risentimento e al senso di colpa.

    “Questo era chiaro fin da subito, ma pensavo che dopo di lui  qualcosa sarebbe cambiato, pensavo che ci avrebbe avvicinati.”

    Sapevo che fare leva sul pargoletto era sempre una pessima idea, ma certe lezioni sono difficili da imparare.

    “Lui non c’è più, non c’è più perché sei un incapace e irresponsabile! Hai ignorato le sue richieste per ore, l’hai abbandonato a se stesso mentre ti divertivi con i tuoi amici e i tuoi videogiochi, e ora lui…”

    Singhiozzava di fronte a me, le mani a coprire gli occhi mentre la schiena sobbalzava a ritmo con i suoi lamenti.

    “Non dirlo, Sara. Possiamo farlo di nuovo, non dobbiamo perdere tutto per l’errore di una sera, dammi un’altra possibilità. Riproviamoci.”

    Le strinsi la testa contro il mio petto, l’avevo visto fare in tv e mi sembrava il modo migliore per sentirmi davvero un adulto responsabile; un’altra manata in faccia e uno spintone mi ricordarono che alla fine non siamo in un film.

    “Vuoi ammazzarne un altro? Vuoi davvero sederti di nuovo di fronte a uno schermo del cazzo mentre si ripete tutto? Sei un bambino, Giacomo, un bambino incapace di pensare a qualsiasi cosa al di fuori di se stesso!”

    L’aveva urlato, in mezzo al marciapiede, mentre i passanti ci fissavano inorriditi; sguardi severi e accusatori si fissarono su di me.

    “Il cicalino era bassissimo Sara, non puoi dare tutte le colpe a me, se tu ti fossi decisa a cambiare quella maledetta batteria adesso sarebbe ancora qui.”

    La disperazione lasciò il posto alla furia, gli occhi sbarrati su di me lasciavano presagire la crisi di nervi imminente.

    “Adesso la colpa sarebbe la mia? Io l’ho cresciuto dal duemila, ero una bambina io stessa quando è nato, e mi sono presa cura di lui anche senza cicalino, anche senza retroilluminazione, per quattordici anni! E tu lo fai fuori in mezza giornata! Sai cosa ti dico? Tieniti il cadavere, testa di cazzo!”

    Con le mani ancora strette in due pugni mi diede le spalle, guardai con rimpianto il sedere di Sara sculettare via mentre ancora stringevo in mano il suo prezioso Tamagotchi, sul vecchio schermo graffiato un angioletto rimbalzava su e giù con la faccia triste.

    #9135
    Flavia Imperi
    Flavia Imperi
    Partecipante

    Geniale. Mentre leggevo mi chiedevo proprio dove volesse andare a parare la storia, possibile che fosse così scontato? Invece, colpo di scena. Anche il punto di vista funziona. Un racconto molto piacevole.

    “Sguardi affilati come coltelli” è un po’ ripetitivo, già avevi aperto la storia con lo stesso concetto. Per il resto manca qualche virgola qui e lì, ma il tema è centrato in pieno, in modo davvero originale. Sarebbe andato bene per entrambi i temi!

    #9257
    Alice Gibellini
    Alice Gibellini
    Partecipante

    Divertente. L’incipit mi piace molto. Durante la lettura ero davvero convinta che tutto fosse proprio come sembrava (il padre aveva in qualche modo provocato la morte del figlio), e non potevo credere che ne parlassero in quel modo (“Tieniti il cadavere, testa di cazzo!”), invece la conclusione mi ha spiazzata e fatto sorridere. Qualche lieve stonatura a livello di stile, forse necessiterebbe di una revisione in questo senso. Sinceramente non conoscevo il significato del termine “cicalino” (avvisatore elettroacustico). La cosa positiva è che la conclusione cade totalmente inaspettata.

    #9295
    valter carignano
    valter carignano
    Partecipante

    Divertente, complimenti. Uno degli approcci più originali al tema, che presenta invece storie secondo me un po’ troppo simili fra loro.

    Devo dire che fin dalle prime righe avevo già capito non si trattasse di un figlio ‘vero’, e subito chissà perché ho proprio pensato al tamagochi o a qualche personaggio virtuale tipo Second Life o simili. Ma la cosa non ha tolto gusto, anzi in certo senso mi ha permesso di apprezzare meglio il ‘detto e non detto’ dei dialoghi.

    La prima frase è di ottimo effetto. I dialoghi, invece, secondo la mia opinione, sono qualche volta un po’ meccanici.  Divertente e d’effetto, anche per chi come me non credeva fosse un vero bambino, il finale con la contrapposizione ‘sculetta’ e ‘angioletto’.

    #9309
    Simone Cassia
    Simone Cassia
    Partecipante

    Ciao Manuel,
    il racconto è divertente è coinvolgente, fino all’ultimo non sapevo cosa aspettarmi (anche se il dubbio che si parlasse di un bambino mi aveva abbandonato a circa metà).
    Quello che mi lascia un po’ titubante sono l’ambientazione scolastica e il tono dei protagonisti (soprattutto quello di lei) che stonano con l’età che i due dovrebbero avere (più o meno vent’anni?).
    Nel complesso è una lettura piacevole con il tema declinato in maniera originale anche se ti consiglio un po’ più di cura nella scelta dei protagonisti che riesci poi a caratterizzare bene.

    #9479
    Luca Pagnini
    Luca Pagnini
    Partecipante

    Ciao Manuel!

    Obiettivo inquadrato e centrato. Il soggetto è semplice, ma il finale funziona, e siccome tutto si regge sul finale, almeno per me il racconto stesso funziona. Personalmente stavo quasi per interrompere la lettura da quanto fosse noiosa, questo dimostra come tu sia riuscito a nascondere bene il succo di tutto. Ho avuto un dubbio, che c’era qualcosa dietro a tutte quelle banalità, quando lei cita i 14 anni, in quel momento mi è stato chiaro che ciò che sembrava essere in realtà era solo un’esca, il fatto però che l’indizio sia arrivato solo tre righi prima della rivelazione finale, non mi ha dato il tempo di pensarci a fondo e quindi pericolo scampato. Appunti: rivedrei la frase finale in modo che Tamagotchi sia l’ultimissima parola; toglierei un paio d’anni ai 14, perché parlando ancora di scuola (quinta superiore?) vorrebbe dire che: o i due ragazzi sono pluriripetenti (e ci sta, ma non ce n’è traccia nel testo) oppure Sara ha iniziato a badare al pulcino a circa 5 anni (e mi sembrano davvero pochi, anche per le nuove generazioni).

    A rileggersi!

    #9500

    Damiano Garofalo
    Partecipante

    Racconto divertente e davvero ricercato nella sua imprevedibile semplicità.
    Tema afferrato nella maniera probabilmente più originale.
    Per quanto giunga ad una soluzione ilare, parte da premesse seriose che danno spessore al racconto.

    Lo stile non ha grossi problemi. Mi aggiungo alla critica sulla scelta del colpo di scena, probabilmente ti ha indotto a dare un eccessivo spessore alle personalità dei protagonisti risultando maggiormente adulti come ha fatto notare qualcuno.

    Ci rileggeremo alla prossima.

    #9659
    L'Antico
    L’Antico
    Keymaster

    Bello, davvero molto. Sei riuscito a serbare la sorpresa fino alla fine e il tutto senza prendere in giro il lettore nascondendogli delle informazioni. Decisamente originale l’approccio, ben delineati i due protagonisti con uno sguardo sempre un po’ deviato che ci fa intendere chissà cosa. Tema centrato in pieno e brillantemente. Pollice su per me.

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