Home › Arena › Ossario › 68ª EDIZIONE – Baraldi Edition – 3ª della 4ª Era › [E] I giganti_Sharon Galano
Questo argomento contiene 12 risposte, ha 12 partecipanti, ed è stato aggiornato da Francesco Iorio 9 anni, 10 mesi fa.
-
AutoreArticoli
-
16 giugno 2015 alle 0:08 #7784
I giganti
di Sharon Galano
E’ la luce della casa in fondo al viale che non si spegne mai di notte. Le tende della camera da letto sono tirate, ma sono bianche e leggere. Le ombre che camminano per la stanza disegnano figure giganti sulle pieghe di quelle tende. Io sono al buio e spio anche il più piccolo dettaglio. Uomini diversi ogni notte, ma sempre la luce accesa.
Il mio migliore amico dice che un giorno toccherà anche a noi. Diventeremo giganti in quella stanza. Mi accendo una delle sigarette del pacchetto abbandonato da mio padre. La fiamma della brace brilla come una lucciola. Butto fuori il fumo. Sulle tende vedo il profilo di una donna. E’ la padrona di casa. I suoi lunghi capelli cadono sulla vestaglia. Immagino come ogni ciocca debba apparire color del miele illuminata dalla luce dell’abat-jour. L’ombra di un uomo l’avvolge. La stringe.
Fino a oggi per quella stanza sono passati il sindaco, il fruttivendolo, il ragioniere, i forestieri. In pratica tutti, manca un solo uomo all’appello. E io lo aspetto. Ogni sera attendo di riconoscere il suo volto in mezzo a quello degli altri. Spero di ricordare quanto basti per lasciare la mia camera, fare le scale a quattro a quattro, attraversare il vialetto, raggiungere la casa con la luce sempre accesa, prenderlo alle spalle e sputargli addosso tutte le parole che non gli ho mai gridato contro.
Le ombre si sfiorano, si toccano, si beccano. E’ una lotta e il più forte vince. La donna si inchina di fronte alla forza dell’uomo. Un’altra boccata di fumo e la brace della mia sigaretta diviene luminosa quanto l’abat-jour della casa in fondo al viale. Fumo lentamente: inspiro solo quando vedo che lei inarca la schiena e tira indietro la testa. Questa è la mia penultima sigaretta. Ne fumo una ogni due mesi da quando se ne è andato. E’ l’unica regola che mi sono dato.
L’uomo la becca un’ultima volta. Io sarei capace di dare baci veri. Anche a una puttana. Lascio la cicca nel posacenere accanto all’immaginetta della Madonna. Mi faccio il segno della croce e aspetto che l’uomo esca di casa. Ci mettono sempre poco a svignarsela. Recito le mie preghiere alla Vergine. “Madre mia, non mentirmi”, ripeto a mani giunte, “hai promesso che tornerà”. Guardo l’immaginetta che mi sorride in modo dolce. L’uomo che chiude la porta alle sue spalle indossa occhiali spessi. Mi sporgo sul davanzale della finestra. Ha le spalle larghe di mio padre. Per un momento ci credo davvero. Apro la bocca, ma poi metto bene a fuoco e riconosco il pescivendolo.
Mi metto a letto. Fisso il soffitto. E ripenso all’idea che non mi fa dormire da mesi. C’è un modo per rivederlo. Esco di casa in punta di piedi, senza svegliare mia madre. Vado alla casa in fondo al vialetto con l’intenzione di chiedere a quella donna cosa sia successo a mio padre dall’ultima volta che l’ha visto, se ha notizie di lui. Entro, salgo in camera di lei. Poso i soldi sul comodino. Mi accendo l’ultima sigaretta di mio padre. E le dico: – Ora è il mio turno.16 giugno 2015 alle 16:23 #7974Ciao, Sharon.
La tua storia non riesce a convincermi: è come se girasse intorno a se stessa senza trovare un perché. Mi spiego. La narrazione si incentra sul protagonista che brama di ritrovare il padre, la cui scomparsa è per qualche motivo legata alla prostituta (?) che abita davanti alla sua casa. Ma proprio nel finale, quando tutti i nodi dovrebbero venire al pettine, questa ricerca cade nel vuoto. Non voglio essere cattivo nella critica, ma la mia impressione (con il finale di cui sopra) è di un racconto senza un perché.
La narrazione incespica un po’, causa alcune ripetizioni di parole e concetti. Ma questo è un aspetto secondario, in questo caso, dal momento che credo che con più tempo a disposizione avresti affinato tranquillamente il tutto.
A rileggerti!16 giugno 2015 alle 19:34 #8020Sharon, la storia non ha un finale, sembra scorrere via dalle dita senza un motivo, non ti spiega cosa è accaduto. Ci sono delle ripetizioni, come “tende”, proprio all’inizio, ma di importanza irrilevante rispetto alla trama della storia. Lo stile è buono, scorrevole, ma il soggetto necessitava di un approfondimento prima di essere sviluppato.
19 giugno 2015 alle 12:28 #8255Ciao Sharon,
tema centrato, la luce c’è (del resto nella famosa Roxanne dei Police, Sting cantava: “…Roxanne
You don’t have to wear that dress tonight, Walk the streets for money, You don’t care if it’s wrong or if it’s right, Roxanne, You don’t have to put on the red light..”).
Il racconto è scritto bene, buon ritmo, buona padronanza delle parole. Alcune ripetizioni in qualche frase ne rallentano un po’ il normale flusso di lettura.
Il finale lascia un po’ sorpresi, sembrerebbe quasi che il racconto sia stato troncato improvvisamente. Ma a un’attenta rilettura mi pare di aver capito che non sia così: il cerchio si chiude con il figlio che “segue le orme” del padre. E’ corretta la mia interpretazione?
Invece il titolo, i giganti, come può essere interpretato?
Ciao
Adriano
19 giugno 2015 alle 21:23 #8300Ciao a tutti e grazie dei commenti.
Una piccola incursione solo per dare dei chiarimenti. L’interpretazione di Adry666 è corretta. Il figlio diviene un gigante, cioè entra nell’età adulta, varcando la soglia di ingresso di quella casa dalla luce sempre accesa. E il finale è per lui un nuovo inizio, perché si comporterà esattamente come il padre.20 giugno 2015 alle 18:10 #8349Ciao Sharon!
Partiamo dai pregi: mi è molto piaciuta l’accuratezza con cui è stata costruita la scena, i colori, i suoni, gli oggetti. Buona anche la resa dell’attesa. Non ho capito la scena della preghiera, spazio che non dà un grande contributo al personaggio e nessuno alla trama, quindi avrebbe potuto essere usato meglio; non lo considero un vero difetto perché è solo una questione di miei gusti. Per quanto riguarda i difetti più concreti: intanto la trama, è davvero troppo semplice. Come ho detto l’attesa è ricostruita bene, ma alla fine resta davvero poco altro. Non ci sono scosse e anche il finale non rende bene perché è inserito a sorpresa ma completamente scollegato con ciò che è scritto poco prima: “Vado alla casa in fondo al vialetto con l’intenzione di chiedere a quella donna cosa sia successo a mio padre dall’ultima volta che l’ha visto, se ha notizie di lui”, quindi va per chiedere e finisce per entrare, ma perché? Il colpo di scena è certamente un colpo di scena ma se avessi scritto che era un extraterrestre sarebbe stato uguale, ma se al lettore non era stata data la possibilità di capire prima che Tizio era un ET (anche rileggendo una volta avuta la rivelazione) allora siamo davanti a una scorciatoia che andrebbe evitata. Un altro appunto lo faccio sulla (in)coerenza dei tempi: da quello che scrivi si capisce che dalla fuga del padre sono passati 40 mesi (al massimo, se il pacchetto era pieno), un po’ troppo pochi per non ricordarsi il volto del genitore, no? (“Ogni sera attendo di riconoscere il suo volto in mezzo a quello degli altri. Spero di ricordare quanto basti…”)
Per quanto riguarda lo stile, niente da dire, la lettura fluisce bene. Ti segnalo questa frase perché leggendola mi ha fatto sorridere: “Guardo l’immaginetta che mi sorride in modo dolce. L’uomo che chiude la porta alle sue spalle… ecc. ecc.” Che ci fa un uomo dietro all’immaginetta? Tema individuato, racconto con potenziale.22 giugno 2015 alle 16:19 #8451Probabilmente non sono riuscita a capire a piano il senso del tuo scritto. Il fumo della sigaretta, le figure confuse tra le tende, sono immagini che mi sono piaciute e mi sono arrivate, ma non ho capito il senso della trama e me ne dispiace. Ho cercato di rileggerlo ma è come se allo scritto mancasse qualcosa, un’anima sua, un’anima potente che cattura il lettore. Per questo motivo non ho trovato molto scorrevole la lettura. Mi dispiace spero di poter leggere qualcosa di meglio di tuo pugno.
23 giugno 2015 alle 1:40 #8502Ciao Sharon!
Il tuo è un bel racconto soprattutto dal punto di vista stilistico, scorre molto bene e la scelta di focalizzarsi sulle ombre giganti come mezzo narrativo per raccontare le avventure erotiche “dietro i paraventi” è un’ottima scelta che richiama alla mente un taglio quasi cinematografico di ricerca dell’immagine.
Purtroppo secondo me hai lavorato davvero molto, forse troppo, sulla costruzione della situazione finale per poi abbandonarla, probabilmente per le ragioni di spazio con cui tutti dobbiamo confrontarci.
Per essere più preciso trovo che avresti dovuto spendere qualche parola in più per farci capire come il ragazzo desiderasse la prostituta, sino all’ultima frase infatti il lettore si attende una semplice richiesta di chiarimenti e un confronto con la donna per poi trovarsi spiazzato dalla richiesta di una prestazione, cosa positiva ma che avrebbe funzionato meglio con qualche indizio più concreto sparso per il racconto o l’improvvisa comprensione per i sentimenti del padre nel vedere una donna così attraente.
Il tema è presente e il racconto mi piace, buona prova, spero di leggere ancora qualcosa di tuo nelle prossime sfide.23 giugno 2015 alle 19:13 #8560Ciao Sharon,
Veramente un bel racconto per me. Hai usato una narrazione molto interessante e con un punto di vista non banale. Mi piace anche l’idea, il ragazzino che guarda la prostituta evoca un sacco di sensazioni quasi palpabili (come le tende). Secondo me hai gestito bene il tema dato sia nella narrazione che nel concept.
Un ottimo racconto di formazione insomma.
Ciao24 giugno 2015 alle 22:32 #8624Ciao Sharon.
Il racconto è scritto bene e malgrado alcune ripetizioni scorre fluido. La trama si avvita un po su se stessa e non è chiaro in che modo la prostituta c’entri con suo padre. Mi sarebbe piaciuto di più scoprire alla fine che la prostituta era proprio sua madre. Lui che ripercorre le orme del padre non so… non mi convince. Però ho apprezzato il racconto, solo dal finale mi aspettavo di più. Quello che non mi è piaciuto è il titolo. Non c’entra niente secondo me. Il protagonista guarda la prostituta scopare ogni sera, fuma, ha decisamente l’aria di un ragazzo cresciuto (magari troppo in fretta). Chiamare gli adulti gigante non è da lui, mi sembra una cosa troppo infantile per il personaggio che hai descritto.
Comunque è un buon racconto, complimenti 😉
25 giugno 2015 alle 12:35 #8657Quello che è giunto a me: il padre del protagonista ha tradito la madre con la prostituta ed è stato scoperto, quindi mandato via di casa. Il figlio si reca dalla prostituta e paga il suo tempo per chiedere informazioni del padre e magari anche per capire il perché del suo comportamento. Per me non è assolutamente chiaro che il ragazzo “ci vada”. Manca qualche “giuntura” che avrebbe reso più chiaro il tutto, si sente l’assenza di alcuni anelli mancanti, ma le immagini hanno forza e l’attesa e le riflessioni del giovane protagonista arrivano fino al lettore. Per me un pollice SU, non al 100%, ma su. Ritengo che possa essere perfezionato con pochi, mirati, interventi e in caso di mancato passaggio del turno t’invito a venirmi a trovare nel laboratorio.
26 giugno 2015 alle 11:41 #8715Racconto descrittivo e scritto sicuramente bene, ma che non riesce a coinvolgermi emotivamente in alcun modo: forse il problema è proprio la ricerca quasi forzata del contatto empatico col lettore, ma che viene da me recepita più come un esercizio di stile. Se vogliamo è l’esatto contrario del racconto di Adry che, pur presentando a mio avviso alcune spigolature a livello stilistico, è empaticamente formidabile e potente. Alla fine quello che dovrebbe legarci al protagonista viene a mancare completamente, lasciando nella mia testa principalmente un “ma perché?” di carattere emotivo: sono ovvie le ragioni, meno le motivazioni.
26 giugno 2015 alle 17:12 #8739“I giganti” di Sharon Galano
Ciao Sharon.
Il racconto è ben scritto, anche se sono presenti alcune ripetizioni che tuttavia non mi hanno infastidito. Il tema è centrato e mi piace il modo in cui hai narrato la storia. La fine di quest’ultima, però, mi ha lasciato insoddisfatto. Dopo aver gestito bene l’attesa e avermi trasmesso la voglia del protagonista di svelare quel mistero, mi aspettavo qualcosa in più o qualcosa di diverso. Ad ogni modo hai saputo comunicarmi immagini e sensazioni, quindi aspetto di rileggerti.
Alla prossima -
AutoreArticoli
Devi aver eseguito l’accesso per poter rispondere a questa discussione.