Home › Arena › Ossario › 68ª EDIZIONE – Baraldi Edition – 3ª della 4ª Era › [T] IL BAMBINO CON IL GHIACCIOLO di Marco Roncaccia
Questo argomento contiene 23 risposte, ha 13 partecipanti, ed è stato aggiornato da L’Antico 9 anni, 10 mesi fa.
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16 giugno 2015 alle 0:49 #7813
Il bambino mangia un ghiacciolo.
Occhi chiusi, ogni contatto con il mondo è sospeso.
Il ghiacciolo è il mondo. Uno di quelli al limone, da pochi centesimi, ma per lui è il migliore ghiacciolo possibile. Il bambino e il ghiacciolo, il bambino è il ghiacciolo.
Io sono come quel ghiacciolo che non vale un cazzo e Gino è il mio bambino.
Mi succhia come se fossi unico, qualcuno davvero importante, come se per lui contassi solo io.
Io, un frocio di merda, come dicono a scuola.
«Meglio un figlio ladro che un figlio frocio» è stata la risposta al mio “Coming out”.
Caro papà ti ha detto sfiga.
ti ho svuotato il portafogli e sono scappato.
Con Gino.
Mamma, ho smesso di imbarazzarti.
Sono fuori dalla vostra casa. Non ero più il benvenuto.
Fuori. Come la scritta sul mio zaino: Gay Raus!
A questo è servita la scuola. A farmi predire il futuro con un pennarello indelebile.
Gino sta aspettando sotto casa. Sgasa come un matto su una Alfetta 1800 Gialla.
Vetro del finestrino rotto e fili sotto il cruscotto uniti.
Un altro frocio e ladro e un’altra coppia di genitori sfortunati.
«Dove l’hai preso ‘sto catorcio?»
«Senti che musica» ha risposto portando il motore su di giri.
L’ho baciato sulla bocca ed è partito con una sgommata.
«Dove andiamo?»
«Ho voglia di colori, musica e gente viva. Chauffeur, al Colosseo»
«Chauffeur ‘sto cazzo» ha detto portando la mia mano sul suo pacco.
«C’è vita qui dentro». Gli ho stretto forte la patta dei jeans!»
Siamo in piedi al centro della strada e ci stiamo baciando. Le mie mani sono sotto la sua camicia quando con una spinta mi stacca da lui.
«In macchina, presto!» farfuglia indicando qualcosa alle mie spalle.
Da una Mini vedo uscire quattro tipi incappucciati. Sciarpe sul volto.
«Froci di merda!» risuona nel mio orecchio, poi l’impatto con una bottiglia lanciata.
Gino muove la bocca ma non sento la sua voce. Mi afferra per un braccio e mi spinge nell’auto. La mia maglia si impregna di sangue. Gino armeggia con i fili nel cruscotto. Il motorino gira a vuoto. Scorgo i fari della Mini. Un incappucciato è arrivato al finestrino rotto brandendo un manico di piccone. L’Alfetta si mette in moto. Gino sta rialzandosi e il bastone gli rovina sulla testa. Un rumore secco di qualcosa che si rompe. Gino preme con il piede e l’Alfetta balza in avanti. Il sangue gli cola da una tempia, lo vedo barcollare. La Mini ci tallona. Gino cerca di seminarla zigzagando tra strade strette e trafficate ma la sua lucidità vacilla. Arriviamo al Lungotevere con la Mini che a destra ci sta per tagliare la strada. Gino sterza a sinistra, contromano. Gli inseguitori si arrestano.
«Ce l’abbiamo fatta, Gino!»
Mi volto e lo vedo accasciato sul volante. Il piede preme l’acceleratore, l’auto è fuori controllo. Stiamo per schiantarci contro un palazzo.
L’Alfetta punta un bambino con un ghiacciolo. Occhi chiusi, una cosa sola con il suo gelato. Come Gino con me. Afferro il volante e con una mossa disperata sterzo verso la strada, un autobus a due piani arriva veloce.16 giugno 2015 alle 8:46 #7856Questo racconto nasce da una playlist che pubblico ad uso di chi voglia accompagnare la lettura con della buona musica.
Buona lettura e buona ascoltoThere is a light that never goes out degli Smiths
Gino e l’alfetta di Daniele Silvestri
Meglio un Figlio Ladro che un Figlio Frocio degli Skiantos
16 giugno 2015 alle 10:57 #7877L’ho letto e l’ho riletto, un racconto forte, ma la luce che non si spegne mai, ad essere onesto, proprio non l’ho trovata. Non ho molto apprezzato la similitudine tra il bambino col ghiacciolo e il rapporto del protagonista con Gino; sia perché non ne colgo il valore sia perché non capisco, all’interno di una narrazione in prima persona, quando possa essersi sviluppata all’interno della mente del protagonista dato lo svolgersi degli eventi. Nel complesso non mi è piaciuto granché, mi dispiace.
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Simone Cassia.
16 giugno 2015 alle 11:09 #7881Ciao Simone, la luce che non si spegne mai è nel titolo della canzone degli Smiths dal cui testo sono liberamente tratte le scene del racconto. Secondo la canzone l’amore è in grado di trascendere la morte, per questo è una luce che non si spegne mai, ed è quello che ho cercato di descrivere nel mio racconto.
Il bambino con il ghiacciolo è l’immagine della copertina del singolo degli Smiths del 1987, nel racconto il protagonista lo salva dall’investimento condannandosi alla morte. In questo senso è la luce che non si spegne. Il ghiacciolo da pochi centesimi rappresenta per il protagonista un immagine di se stesso. Qualcosa che non vale niente per tutti tranne per il bambino che è completamente assorto nel suo sapore.16 giugno 2015 alle 11:29 #7888Che dire, allora complimenti per l’omaggio agli Smiths, nella mia ignoranza (rispetto alla canzone e all’album in questione) non ho colto i riferimenti. In una chiusura di racconto così adrenalinica sembra più la voglia di (soprav)vivere quella luce che non si spegne (ricordiamoci che la macchina, oltre al bambino, sta puntando un palazzo che anzi è la prima cosa che viene presentata al lettore). Hai cercato di affrontare il tema in maniera complessa e forse nel farlo ti sei lasciato cullare un po’ troppo dai referenti che hai scelto.
16 giugno 2015 alle 11:45 #7897Si, Simone, forse hai ragione, ed è stato un cullarsi molto piacevole. In ogni caso ho cercato di rendere il racconto intellegibile a prescindere dai riferimenti. La sopravvivenza del bambino è la luce a mio vedere. Il protagonista non può sopravvivere senza Gino che è accasciato sul volante. Nel bambino che mangia il gelato il protagonista vede ancora la perfezione di quella unione che nella realtà non potrà più esserci e sceglie di schiantarsi contro l’autobus a due piani piuttosto che contro il palazzo. Questo negli intenti. Forse avrei potuto renderlo meglio. In ogni caso grazie dei tuoi commenti.
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Ozbo.
16 giugno 2015 alle 12:11 #7903L’incipit è d’impatto, unisce due temi rischiosi: il sesso e l’innocenza. Mi è piaciuto, perché è azzardato, può far storcere il naso, ma a me ha comunicato quella capacità di vivere il sesso in modo quasi meditativo, perdersi nel presente. Insomma, rendere un pompino – atto socialmente denigrato e degradante – qualcosa di puro, infantile, ce ne vuole. Bravo!
Il contrasto continua con la virata verso un linguaggio volgare, in una narrazione che tiene sospesi, mi ha incollato alla sedia, l’ho letta d’un fiato.
Da tutto il racconto emerge una grande voglia di ribellione, di protesta, comunica qualcosa di forte, a tratti forse anche un po’ troppo forte, come la parte sul motorino, che ho trovata leggermente forzata (la volgarità di linguaggio ci sta, ma qui forse è un po’ fine a se stessa, i personaggi l’hai già caratterizzati).
Non mi è piaciuta la frase finale: visto il livello alto di narrazione, mi sarei aspettata un finale col botto, che invece è solo lasciato intendere. Mi piace che il protagonista salvi quel bambino, rimandando al paragone iniziale. Mi è arrivato ancora una volta questo contrasto fra purezza e violenza, innocenza e ribellione, tanto forte da far passare in secondo piano il pestaggio.
Nota tecnica: andare a capo per le frasi a effetto non serve, se scritte bene sono già a effetto!
Il mio dubbio è sul tema. Quindi è sviluppato come riferimento? Azzardato anche quello, dovrò pensare molto bene come collocarlo in classifica! Comunque ottimo lavoro, mi è piaciuto parecchio.
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Flavia Imperi.
16 giugno 2015 alle 12:20 #7907Ciao Flavia, il tema dal mio punto di vista, è strutturato su più livelli, come ho cercato di spiegare sopra. Ti confesso però che la canzone (che amo) è la cosa che emotivamente mi ha condizionato di più. Gli a capo sono messi volutamente in quel modo
volevo che ci fosse un richiamo visivo al testo di una canzone (lo so, forse sono malato di Morrisseyte, chiedo venia). Non è stata una scelta facile. La stessa Baraldi ha scritto su fb poco fa “non era facile scrivere un racconto ispirato a una canzone degli Smiths in soli 3000 caratteri” . Come darle torto?
In ogni caso grazie, per il commento e per l’apprezzamento.-
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Ozbo.
16 giugno 2015 alle 15:25 #7963Secondo me, a prima lettura, non tutto risulta chiaro (soprattutto i primi due paragrafi). In particolare, la frase “Io sono come quel ghiacciolo che non vale un cazzo e Gino è il mio bambino” può facilmente indurre in errore, sarebbe da specificare meglio. Appena si capiscono i riferimenti musicali, il ruolo dei personaggi e il senso del racconto, ci si trova davanti davvero a un buon testo, scritto con uno stile accattivante. Io apprezzo sempre la scrittura basata sul concetto di “show, don’t tell” ma in questo caso sarebbe necessario specificare meglio alcuni punti, in modo tale da rendere la comprensione più immediata e quindi il testo più apprezzabile. Inoltre, essendo un racconto che deve aderire a un tema, anche questo doveva forse essere maggiormente esplicitato. Comunque mi è piaciuto.
16 giugno 2015 alle 17:17 #7981Io per esempio non sapevo che il tema fosse ispirato al titolo di una canzone, e non conosco il gruppo in questione. Dunque non posso cogliere il senso dei tuoi riferimenti, Marco. Questo, purtroppo, è un limite in un concorso in cui non viene chiarito in modo esplicito che il tema sia in qualche modo musicale (e difatti nel mio pezzo non ne ho assolutamente tenuto conto). Detto ciò, il racconto fila via veloce, lo stile asciutto e spezzettato a me non dispiace, poi è il tuo, si intuisce. Ci sono alcune frasi che avrei sistemato meglio (quel “mio bambino” fa pensare a un genitore). La chiusura del cerchio è discreta nel complesso. Però, dai, nemmeno uno zombie! 😉
16 giugno 2015 alle 17:46 #7991Ciao Alice e ciao Daniele. E’ vero nel racconto mi sono abbandonato a riferimenti che chi non conosce la canzone non può cogliere. Non è necessario farlo e non si può negare che la frase, a prescindere dal fatto che sia un verso e il titolo di un componimento, abbia un suo potere evocativo che ha ispirato il racconto.
C’è una luce che non si spegne mai. Quale è questa luce? Una interpretazione possibile è l’amore. L’amore è più forte della morte. La vita può spegnersi ma l’amore rimane. Ecco questa secondo è una interpretazione ammissibile del tema, quella che mi ha guidato nella scrittura.
Questo non significa che sia l’unica e nemmeno la migliore.
E se c’è qualcosa che sopravvive alla morte, caro Daniele… sicuro che non ci sia nemmeno uno Zombie?
In ogni caso copio e incollo la traduzione in Italiano del testo della canzone. Secondo me merita, a prescindere dalla gara in corso. Grazie per essere passati di quiPortami fuori stanotte
Dove c’è musica e c’è gente
Giovane e animata
Viaggiando nella tua auto
Mai e poi mai Vorrei tornarmene a casa
Perchè non ne ho più unaPortami fuori stanotte
Perché voglio vedere gente e
Voglio vedere luci
Viaggiando nella tua auto
Oh ti prego non farmi scendere a casa
Perchè non è la mia ma è la loro
E io non sono più il benvenutoSe un autobus a due piani
Si schiantasse contro di noi
Morire al tuo fianco
Sarebbe un modo celestiale di farla finita
E se un camion di dieci tonnellate
Ci uccidesse entrambi
Morire al tuo fianco
Sarebbe un piacere e un privilegio per mePortami fuori stanotte
Portami da qualsiasi parte, non mi interessa dove
Non mi interessa, non mi interessa
E nel buio sottopassaggio
Ho pensato Dio,finalmente è giunta la mia occasione
Eppure una strana paura si impadroni di me
E non riusci nemmeno a domandarePortami fuori stanotte
Portami da qualsiasi parte,non m’importa
Non m’importa non m’importa
Basta viaggiare con la tua auto
Mai e poi mai vorrei tornarmene a casa
Perchè non ne ho una
Non ne ho unaSe un autobus a due piani
Si schiantasse contro di noi
Morire al tuo fianco
Sarebbe un modo celestiale di farla finita
E se un camion di dieci tonnellate
Ci uccidesse entrambi
Morire al tuo fianco
Sarebbe un piacere e un privilegio per meC’è una luce che non si spegne mai
C’è una luce che non si spegne mai
C’è una luce che non si spegne mai
C’è una luce che non si spegne mai-
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Ozbo.
16 giugno 2015 alle 23:27 #8036Ciao Marco.
Devo dire che il tuo racconto, per quanto l’approccio sia interessante, non mi ha convinto. Ti perdi all’inizio su una serie di riflessioni su bambino e ghiacciolo che spostano il fuoco dell’attenzione in direzione sbagliata. All’inizio pensa che credevo stessi parlando di un padre che ha dichiarato di essere gay e sta scappando via con suo figlio… Nell’insieme, insomma, il collage delle canzoni ha dato luogo a una storia sfilacciata con troppi elementi (il bambino, il richiamo all’infanzia del protagonista, la storia del furto d’auto, gli uomini con la mazza), che distraggono l’attenzione in troppe direzioni divergenti che sul finale sembra un po’ riprendersi, ma complessivamente non funziona.
17 giugno 2015 alle 10:37 #8084Ciao Angelo,
un padre gay che scappa con il filgio? No non era nelle mie intenzioni. Però è un’ottima tracciaci farò un pensierino per uno dei prossimi contest
Io continuo a rileggerlo e ci trovo una sua coerenza, aldilà delle suggestioni musicali che hanno ispirato questo racconto. In ogni caso Grazie.17 giugno 2015 alle 10:54 #8085Ciao Marco!
Su questo racconto (che vale molto, non capire male) ti ho detestato un po’, tu scrivi benissimo ma ho dovuto sbattere la testa per capire l’aderenza al tema! Non avendo mai sentito gli Smiths e non capendo il riferimento/tributo, non riuscivo a intendere dove volessi andare a parare.
All’inizio l’ho interpretato come, appunto, l’amore che va oltre il pregiudizio (l’amore gay). L’azione, poi, che si sposta sull’aggressione mi ha di nuovo spiazzato, e ho associato il concetto della “luce che non si spegne” con la discriminazione sessuale, quasi fanatica, che è qualcosa di ancora ben radicato nella nostra società. Poi, il finale che mi rispiazza di nuovo, con il tentativo di salvare il bambino dall’investimento a scapito della propria vita. Un bambino che, inoltre, mi ha spiazzato a sua volta: inizi il racconto come se quel bambino fosse un’immagine ben radicata nella mente del protagonista, come se lo stesse vedendo in quel momento (il paragone “Io sono come quel ghiacciolo che non vale un cazzo e Gino è il mio bambino” mi induce a capirlo), mentre invece è l’elemento sorpresa, che compare all’improvviso, che aggrava la situazione finale (almeno, per come mi è parso alla lettura).
Insomma, forse se avessi avuto fin dall’inizio il riferimento agli Smiths mi sarebbe stato più comprensibile, però il “supporre” un certo tipo di impostazione/conoscenza da parte del lettore non dà punti alla comprensione del testo… Mi viene rabbia perché il racconto, come molti tuoi, non pecca di nulla come stile e ritmo narrativo, e sarebbe tra quelli del podio se il tema fosse emerso maggiormente per come lo intendevi tu. Forse qualche stralcio della canzone, in mezzo, a richiamare il concetto magari avrebbe aiutato. Ribadisco, bella prova, ma inquadrarla nel tema mi è stato difficoltoso, se è un limite mio me ne dispiace moltissimo, ma non posso soprassedere a questo metro di giudizio :-\
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Eleonora Rossetti.
17 giugno 2015 alle 14:07 #8107Ciao Eleonora,
è un piacere ritrovarti. Quel che non capisco dal tuo commento è se la tua difficoltà è inerente all’attinenza al tema o alla coerenza interna del racconto.
Se il problema è il secondo …come per Angelo qui sopra, c’è poco da fare e niente da aggiungereil lettore ha sempre ragione!
Se invece è il tema che ti preoccupa … se ne può parlare.
Cioè una volta assodato che quello che leggi è un racconto comprensibile, il discorso sul tema può non essere così diretto e lo spazio del forum può servire a chiarirlo.
Ti anticipo che non avrei mai potuto mettere riferimenti alla canzone nel racconto, perchè il racconto è la canzone stessa (da qui l’idea di richiamarne il testo con gli a capo tipici delle canzoni) . Nel senso che sarebbe stato eccessivamente didascalico scrivere versi in inglese e poi far accadere (come avviene nel racconto) le cose descritte nei versi. L’opzione che ho scelto è stata quella di mostrare alcune scene suggerite dal testo della canzone e dargli una coerenza interna sotto forma di racconto. La sequenza, per come la vedo io è questa: il protagonista vede il bambino, seguiamo il suo flusso di coscienza e poi la sua scelta di sterzare e salvare il bambino, simbolo dell’amore tra lui e Gino e luce che non si spegne nemmeno con la morte dei due.Io credo che l’attinenza al tema possa essere anche un qualcosa di non eccessivamente diretto o didascalico su cui si può argomentare e discutere a latere del racconto. L’importante è che il racconto arrivi e si faccia leggere. Se il tema fosse stato Volare oh oh giudicherei coerente un racconto che parla del volo esattamente come uno che parla della canzone, ma questo è il mio punto di vista.
17 giugno 2015 alle 14:38 #8108Provo a spiegarmi ^^
Sulla coerenza interna non trovo pecche, a parte quel riferimento che mi era sfuggito (cioè il fatto che tu parti con una visione “postera” di quanto sta per accadere, ovvero il bambino col ghiacciolo, che è ciò che costringe il protagonista a sterzare) e che con il tuo commento ho chiarito. Anche io, riallacciandomi ad altri pareri, avrei preferito un finale con maggior mordente, adeguato all’alto ritmo che ha il tuo racconto dall’inizio alla fine. Però de gustibus, appunto 😉
Sull’attinenza, come dicevo, avrei preferito qualche elemento che mi avesse fatto intendere che stessi dando un tributo a una canzone, qualunque essa sia. Che il racconto stesso è espressione di quella canzone. Anche una citazione iniziale del testo, banalmente. Tutto qui ^^
Ribadisco, dopo la tua spiegazione tutto s’è incastrato alla perfezione. Solo che, appunto, per me un racconto è “completo” se non deve ricorrere ad appunti e chiarimenti successivi.
Godibilissimo al massimo, come nel tuo stile, ma questa mia “fatica d’interpretazione” (che può essere un limite mio, ribadisco per l’ennesima volta) mi ha un po’ fatto tentennare sul giudizio. Nient’altro 😉
(PS: spero di essermi spiegata meglio, in caso contrario chiedo venia, sono fuori casa ma ci tenevo a darti una risposta in tempi brevi ^^” )
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 10 mesi fa da
Eleonora Rossetti.
17 giugno 2015 alle 14:42 #8110Grazie Eleonora
22 giugno 2015 alle 21:54 #8494Ciao Marco,
l’incipit del tuo racconto è piuttosto forte e l’immagine del bambino col ghiacciolo mi ha fatto inizialmente pensare a un racconto che parlasse di molestie verso i bambini o cose del genere. Per fortuna non è così, ma l’ho dovuto rileggere un paio di volte per capirlo.
Non ho colti i riferimenti che citi che non conosco e non seguo.
A parte questo, il racconto mi è piaciuto, tratta di un tema molto attuale, anche se i riferimenti al tempa del contest, a causa dei riferimenti di cui sopra, non mi sono stati chiara se non dopo la tua spiegazione.-
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Fernando Nappo.
23 giugno 2015 alle 12:03 #8521Ciao Marco.
La tua storia mi è arrivata dritta in pancia, dico sul serio. Forte, diretta, d’impatto.
Non conoscendo le canzoni che hai postato, ho letto prima la traduzione e poi il racconto, funziona davvero. Sembra un racconto che s’intreccia con la musica, ho focalizzato le immagini nella mia testa e il bambino col ghiacciolo. E mi è piaciuto tutto.
L’autobus a due piani è “un modo celestiale di farla finita.”
Bravo, mi sei piaciuto.23 giugno 2015 alle 21:16 #8565Ciao Marco. Come è capitato altre volte, ho dovuto fare uno sforzo per andare avanti nella lettura, ma non capire male: il fatto è che i tuoi racconti mi colpiscono sempre allo stomaco come un pugno.
In questo tuo racconto, che ho trovato davvero bello e ben scritto, c’è un messaggio importante. E’ un messaggio di libertà, di voglia di vivere, di essere dentro i limiti e fuori dai limiti, che è la cosa piu bella del mondo. Leggendolo ho pensato a quant’è triste un mondo che vuole ingabbiare l’amore in formule, in confezioni da supermercato con prezzi consigliati al pubblico. L’amore non è così. L’amore non chiede, non dice e non discrimina. L’amore non fa quel che gli si borbotta di fare.
Anch’io non conoscevo la canzone degli Smith e ti ringrazio per avermi fatto fare una piacevole scopertaPer me è davvero un ottimo racconto!
24 giugno 2015 alle 12:40 #8610Ciao Marco, bel racconto. Si sente la musica e si vivono i sentimenti. Molto bravo.
Penso che avrei faticato anch’io a posizionarti in classifica, ma visto che non devo farlo posso complimentarmi con te.
Hai scritto il racconto mischiando l’amore per la musica e quello per la scrittura e il risultato è ottimo.
Ciao24 giugno 2015 alle 16:21 #8616Bellissimo! E’ il racconto più attinente al tema, a mio avviso. Ti sei fatto trascinare dalla meravigliosa canzone di Morrissey e il risultato è risultato ottimo e avvincente! Sei riuscito a scrivere un racconto davvero bello e scorrevole. Forse a volte però assumi una scrittura un po’ troppo volgare.
Mi è piaciuta soprattutto la parte finale =) . Complimenti!24 giugno 2015 alle 19:22 #8618Grazie a tutt* per i commenti !
@Fernando, come ho spiegato sopra il tema per me non poteva non essere la canzone degli Smiths. Grazie per l’apprezzamento.
@Carolina @Linda Sono molto contento che abbiate colto lo spirito del racconto. Grazie.
@Ceranu grazie della visita! Questo è un racconto a cui mi sono affezionato particolarmente.
@Omaima grazie! Il tipo di linguaggio l’ho scelto in funzione del personaggio e del suo stato d’animo, un adolescente scappato di casa , nel mio immaginario si esprime così.27 giugno 2015 alle 11:33 #8781Racconto di difficile valutazione. A non conoscerlo a priori, mi sarebbe stato impossibile individuare il tema dell’edizione. Ciò non vuol dire che non sia presente e di certo va considerata l’intenzione di prendere spunto da una canzone (visto che la stessa Baraldi non ha nascosto di aver scelto il tema pensando proprio alla musica). La luce che non si spegne mai potrebbe essere l’amore, ma a parte il fatto che i due protagonisti sono entrambi omosessuali non vedo fra i due chissà quale scintilla. Anche l’arrivo degli incappucciati non mi ha fatto impazzire, mi sembra forzato, come il loro baciarsi in mezzo alla strada. Non dico che questi elementi non vadano bene, ma semmai andrebbero inseriti in un contesto che vede i due protagonisti ergersi contro il sistema operandosi in atteggiamenti che possano infastidirlo volutamente e pertanto provochino infine una reazione. Non ho apprezzato per nulla il secondo paragrafo, subito successivo al focus sul bambino con il ghiacciolo: “Io sono come quel ghiacciolo che non vale un cazzo e Gino è il mio bambino.
Mi succhia come se fossi unico, qualcuno davvero importante, come se per lui contassi solo io.” Io sono come quel ghiacciolo che non vale un CAZZO (che, visto il tema trattato non sembra essere termine usato per caso). Gino è il mio bambino… Brutta immagine, davvero. Mi succhia come se fossi unico… immagine pessima… Quando si parla di amore etero non si punta sul leccarsi a vicenda, inoltre qui ne parli associando il tutto all’immagine di un bambino. Non è voluto, è chiaro, ma l’effetto è quello e non va bene.
Per quanto detto, il mio giudizio si attesta su un pollice NI. Il racconto va sistemato nelle sue parti equivoche, assolutamente. -
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