Home › Arena › Ossario › 71ª Edizione – 6ª della 4ª Era – Sosio Edition › Il mostro nel cassonetto – di Sara Tirabassi
Questo argomento contiene 11 risposte, ha 10 partecipanti, ed è stato aggiornato da Zebratigrata 9 anni, 7 mesi fa.
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22 settembre 2015 alle 0:53 #10833
– Come ti senti?
– Non sento nulla, a dire il vero –, disse una voce sconosciuta, interpretando il suo pensiero.
Provò a concentrarsi di nuovo.
– Cos’è questa busta? – disse la voce.
– I tuoi messaggi di destazione. Si sono danneggiati nel trasferimento al B.
Fece per prendere la busta, ma si accorse di non riuscire a muovere le braccia. Provò a guardarsi intorno. Niente da fare.
– Concentrati.
Dopo una decina di minuti riuscì a girare la testa. L’arredamento pareva messo insieme a caso. Strano, in uno degli ospedali più grandi dello Utah. La parete alla sua destra era stata costruita con grandi blocchi dei materiali più vari, tenuti insieme da Dio sa cosa. Da un buco tappato alla bell’e meglio con del pluriball si intravedeva un paesaggio rossastro e roccioso.
– Che ci faccio a Moab? Mi avete ricoverato a Salt Lake City. È andata bene? – e di nuovo quella voce non sua le rubò le parole di bocca.
– La busta.
Si concentrò ancora, e dopo un tempo infinito ai margini del suo campo visivo apparve un braccio meccanico. Si girò di scatto, terrorizzata. La chela a otto dita afferrò la busta e la aprì con un solo gesto.
Finalmente prese coscienza del suo corpo. E non poteva nemmeno piangere al pensiero.
Estrasse dalla busta una MiniSD, la inserì nel petto, e in pochi secondi ascoltò trent’anni di registrazioni.«Lucinda, ti amo. Se mi stai ascoltando, la scienza ha fatto progressi e il momento di destarti è arrivato. Non so se sarò ancora vivo, o se ti desterà uno sconosciuto. Il tumore non … niente … progressi tecnologici e que … medici mi avevano … quel sito, sai quel … raccolto abbastanza. Sono tanti soldi e … ervello è stato espian … nuto nascosto perché non volevo … dura di conserv … male, il liquido crioprotettore … zone della memor … ersi salvate … fiducia, le cose … orno ti sveglieremo, sai? … forse Marte … nza di te … rederesti? … no scoperto un altro … ggi ho conosciuto una d … ai è passato tant … sposarmi? Non prendert … non dimen … nno curato il ca … Yuri crescerà sulla col … e domani partiamo. Se fossi ancora viva capiresti. Oggi la gente non muore più, e c’è n’è troppa. Letteralmente. Limite tassativo, una vita a famiglia. Lo so, non sei una nuova vita, ma destarti sarebbe … Abbiamo già Yuri. Davvero, non lo dico per mettermi la coscienza a posto. Ho le mani legate. Tu faresti lo stesso. La vita è un ciclo, mi hai sempre detto. Sulla colonia portiamo l’indispensabile, e per far spazio a chi resta quel che lasciamo qui verrà smaltito nell’Universo B. Purtroppo non è abitabile. Immagino questo sia un addio. Ti amo. Mal.»
– Ma quindi è abitabile? – chiese Lucinda con la sua nuova voce.
– Lo è. Avendo gli strumenti giusti. Ci arrangiamo con quello che buttano di qua.
– Quanti siamo?
– Non molti, ma le persone scomode spesso sono le migliori. Anche se non tutte arrivano vive. E gli autoctoni sono primitivi, ma non ostili.
– Sai, quando stavo a Moab avevo un incubo ricorrente: dal cassonetto della spazzatura usciva un mostro pronto a conquistare l’universo intero.23 settembre 2015 alle 16:38 #10946Ciao Sara,
l’idea alla base del tuo racconto è molto bella ed è ottima l’attitudine al tema. Quel 00.53 e quei 3000 caratteri tondi mi fanno capire il grado di “OMMIODDIOSTAFINENDOILTEMPOESONOFUORILIMITE” (scusando il caps) che capita spessissimo a minuti contati, ma ci sono degli appunti che non posso non farti. Devo dire che per afferrare bene la vicenda mi ci è voluto un po’ (forse troppo) a causa di quel messaggio danneggiato. Un altro fattore che mi ha lasciato perplesso è la gestione delle reazioni della protagonista, che ho trovato molto poco umane (a parte quel “non poteva nemmeno piangere al pensiero”). Il dialogo finale poteva essere sfruttato meglio e proprio non capisco il sogno ricorrente (che poi da il titolo al racconto). Sono sicuro che con tempo e spazio appropriati potresti esprimere tutte le potenzialità del racconto.23 settembre 2015 alle 17:44 #10952Ciao
racconto molto interessante, che ha colto subito la mia attenzione spingendomi ad andare avanti. Devo dire che ho dovuto rileggere due o tre volte la seconda parte, dal messaggio in poi, perché non riuscivo a capire bene. Ma naturalmente può essere esclusivamente un problema mio, ognuno di noi è più ricettivo su certe cose e meno su altre. Forse, ma è solo una mia opinione, il tema dell’universo ‘b’ poteva essere un poco più approfondito.
Detto questo, sicuramente il mio commento è positivo.-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
valter carignano.
23 settembre 2015 alle 21:51 #10969Ciao,
e grazie per i vostri commenti.
L’ansia spazio-temporale c’è – e si vede!
Ti ringrazio per il feedback sul messaggio danneggiato, in realtà era proprio uno dei punti su cui ero curiosa di vedere le vostre reazioni per capire quanto fosse comprensibile. Già postando il racconto mi sono resa conto che forse potevo essere più esplicita e comprensibile. Sono partita dall’idea della scoperta di un altro universo ritenuto inabitabile e quindi utilizzato come ‘discarica’. In questo universo-cassonetto si ritrova anche Lucinda, ibernata dopo un’operazione non riuscita e mai più risvegliata per mancanza di tempo, spazio, affetto. Il messaggio dovrebbe essere sufficiente a darle questa idea e a farla incazzare un po’ per essere stata buttata via. Per questo alla fine è poco umana. Decide di ripartire dall’universo in cui si trova e tornare a tempo debito in quello originale, forse per vendicarsi. Spero questo chiarisca l’ide adell’incubo… il mostro sarà lei che ritorna nell’universo originale.
@Simone in effetti il personaggio migliorerebbe se nella prima parte fosse più umano, sarebbe più evidente che la freddezza e la rabbia sono una reazione al messaggio.
24 settembre 2015 alle 0:39 #11010Anche io non ho afferrato bene la seconda parte. L’idea del messaggio rovinato mi è piaciuta, ma forse è un po’ lunga da seguire, stancante dopo un po’. Leggendo l’intendo dietro il racconto, ti confermo che non arriva tutto quanto al lettore. L’aspetto meno chiaro è quello dell’abbandono, al contrario mi sembrava che il marito l’avesse salvata! Tolto questo aspetto, sui cui si può benissimo lavorare, mi piace lo stile del racconto, e anche il tema è centrato, in modo originalissimo. Scrivi molto bene, e non vedo l’ora di leggere altri tuoi racconti!
24 settembre 2015 alle 8:34 #11030Ciao Sara!
Mi è piaciuto questo risveglio in un mondo sconosciuto e, volendo ben guardare, anche in un corpo sconosciuto. Altro universo in tutto e per tutto.
Anche io ho trovato di difficile comprensione la parte “danneggiata”, perché ho dovuto rileggere più volte per capire cosa intendesse dire. E’ certamente realistico che “mozzi” le parole, ma qualcuna più completa di più mi avrebbe forse fatto intuire meglio di cosa stesse parlando. Non è una cosa grave, perché credo dipenda anche dall’intuito soggettivo 😉Per il resto mi sembra che la storia funzioni, sei riuscita a far trasparire un’ambientazione senza la presenza intrusiva e infodumpica del narratore. Lo stile è buono, asciutto quanto basta, mira dritto al punto.
La frase finale, tuttavia, mi è parsa un pochino “slegata” da tutto, a meno di non volerle dare un senso “profetico” (era quello il tuo intento?), del tipo che alla fine gli “scarti” della civiltà avranno la loro rivalsa.
27 settembre 2015 alle 21:16 #11253Ciao Sara! Mi è piaciuto il tuo racconto, ha uno stile scorrevole e dei bei tocchi d’originalità.
Forse soffre un pochino di un’eccessiva compressione, mi sembra strano che la prima domanda della protagonista dopo aver ascoltato la registrazione sia: “Ma quindi è abitabile?”, che presuppone che in pochi secondi abbia capito e accettato la sua nuova condizione in un corpo nuovo, su universo sconosciuto, lontano dalla sua famiglia.
Secondo me, accorciando un pochino la parte della registrazione, che in generale è un po’ faticosa da leggere, il racconto ne guadagnerebbe in leggerezza e potresti dare più spazio a ciò che succede subito dopo che la protagonista ha finito di ascoltare.
Trovo comunque che l’idea di fondo del tuo racconto sia molto buona, mi piace quest’universo B pieno di persone “scomode” che hanno trovato la forza di andare avanti.
La frase finale, forse sempre per effetto della compressione, appare un po’ slegata dal resto, ma comunque si capisce: mi ha ricordato tanto i mutanti di Futurama!A rileggerci!
27 settembre 2015 alle 22:56 #11268Ciao Sara.
Un altro universo qui esiste davvero e la protagonista sembra scoprirlo dopo trent’anni attraverso l’ascolto di un messaggio registrato da suo marito.
Qui siamo in piena fantascienza, tuttavia mi sarebbe piaciuto capire come ha trascorso gli ultimi trent’anni Lucinda: è stata ibernata? Oppure ha dormito un sonno artificiale indotto da qualche droga sintetica?
Forse utilizzando meno caratteri per il messaggio registrato (che non svela un granché) avresti potuto meglio approfondire il personaggio di Lucinda e delineare meglio l’altro universo.
PS: leggo solo ora il tuo commento in cui spieghi che Lucinda è stata ibernata.
29 settembre 2015 alle 23:53 #11422Il tuo racconto mi ha ricordato il film spagnolo “Apri gli occhi” (o se preferisci la versione americana “Vanilla Sky”) pur con le dovute differenze. L’universo B mi ha trasmesso l’idea che sia una specie di cassonetto, in cui l’umanità fallata è stata spedita causa sovraffollamento del pianeta terra.
Interessante l’idea del malfunzionamento della mini sd, ad indicare la precarietà dell’esistenza anche degli oggetti.30 settembre 2015 alle 9:29 #11427Ciao!
Il racconto mi è piaciuto tantissimo!
L’idea è molto bella, che ricorda Asimov ma anche no. E’ un tema affascinante e genuino. Nonostante hai corso per chiudere tutto sei riuscita perfettamente a racchiudere in poco spazio un universo intero, anzi due!
Il messaggio danneggiato è un’espediente molto immersivo, e mi ha fatto sentire come fossi la protagonista. A mano a mano che si cerca di leggere e mettere insieme le parole si prende sempre più consapevolezza, finché sul finale si è arrivata alla quasi totale accettazione. Ho notato una nota di amarezza nell’ultima battuta, ma il tutto comunque, a mio avviso, si chiude come un ciclo.Ottimo lavoro! 😀
2 ottobre 2015 alle 12:01 #11535Ciao Sara, ben trovata!
Bella idea originale, il messaggio danneggiato ha dato fastidio anche a me nella lettura, ma non è questo l’appunto più grande che voglio farti.
Quello che proprio non mi convince sono il titolo e la battuta finale, ovviamente da te collegati, come quello da cui si dovrebbe evincere tutto il senso e il ribaltamento del racconto, ma non hai seminato niente perché questo accada. Sembra un po’ un’idea abortita.
Nel caso l’Universo B, invece, per dire, fosse un “universo cass(on)etto”, tascabile, dentro l’universo A, e se l’Universo B si preparasse a riscattarsi e a conquistare l’universo A dei privilegiati… allora sì, che tutto avrebbe un senso. Ma queste sono solo mie elucubrazioni forzate per cercare a tutti i costi di trovare un senso a qualcosa che nella tua storia manca.
Alla prossima!-
Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
Beppe Roncari.
2 ottobre 2015 alle 13:21 #11548Grazie di nuovo a tutti per i commenti! Riassumendo mi pare che i problemi maggiori siano:
-messaggio danneggiato da accorciare e semplificare
-seminare qualche indizio in più per far capire che l’universo B viene usato come una discarica e non rendere il finale slegato dal resto
-trovare il tempo e lo spazio per rendere chiaro che gli umani relegati nell’universo B vogliono prendersi una rivincita.
I caratteri stavolta li ho davvero sentiti come un problema, probabilmente avrei dovuto lasciar perdere l’idea della vendetta dell’universo B e concnetrarmi sul trasmettere il senso di abbandono della ragazza che si risveglia dopo l’ibernazione per scoprire di essere stata ‘buttata via’. Forse erano davvero troppe cose per un racconto così breve! Vedrò di lavorarci su!
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 7 mesi fa da
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