[V] La luna alta nel cielo di Omaima Marfoq


Questo argomento contiene 8 risposte, ha 9 partecipanti, ed è stato aggiornato da L'Antico L’Antico 9 anni, 9 mesi fa.

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  • #9082

    Omaima
    Partecipante

    La luna è alta nel cielo. Finalmente sento il soffiare del vento. La strada sotto di me vola via. Sono felice di andarmene. Da domani inizierò una nuova vita.
    I miei pensieri tornano a quel giorno maledetto.
    Era il 17 Agosto. Il giorno del mio undicesimo compleanno. Fuori il sole splendente illuminava il verde delle colline; mamma era in cucina, la torta gelato era già pronta e mi affrettai a portarla in frigorifero, quando una chiamata attirò la mia attenzione. Mamma rispose al telefono e le parole che riuscii a sentire furono: “ Sei già di ritorno?…Va bene, vuole venire anche Edoardo…”.
    “Edoardo, preparati che tra poco papà arriva. Dovete ancora andare a comprare le candeline per la torta”, disse mamma entro breve.
    Annuii e andai a vestirmi.
    Papà era appena tornato dal lavoro. Non smetteva di sbuffare e lamentarsi.
    “Ciao, papà” dissi in tono apparentemete allegro. Lui si voltò verso di me e ricambiò il saluto.
    “Dov’è tua madre?” mi chiese in tono furente.
    “E’ i cucina” farfugliai. La raggiunse e qualche istante dopo iniziarono a litigare. Non era la prima volta, ma quel giorno avevano esagerato. Non avevo idea della ragione che li aveva spinti al litigio, ma si stava facendo tardi, così decisi di avvertirli.
    Io e mio padre ci precipitammo in macchina.
    Il suo telefono squillò. Ma lui rifiutò la chiamata. Continuava a suonare, incessantemente.
    Non sapevo molto del lavoro di mio padre a quei tempi, sapevo soltanto che guadagnava davvero molto.
    Notai che la strada da noi percorsa fino ora, non mi era familiare.
    Da qualche anno, mio padre assumeva atteggiamenti inspiegabili e alquanto sospetti. Non uscivavamo più insieme e aveva continue discussioni con mia madre.
    Si stava facendo buio quando giungemmo in un’area isolata della città.
    Mio padre non sembrava più essere in sé.
    “Adesso, stà qua! In macchina! Zitto!” gridò.
    Lo vidi entrare in quell’edificio. Sentii delle urla.
    Uscì affiancato da un uomo corpulento.
    Entrano entrambi in macchina. Parlavano di un omicidio, ma non riuscii a capire di più. Me ne stavo in silenzio, incapace di parlare in quel momento.
    La macchina si fermò davanti a un condominio fuori paese.
    Presero delle pistole, ma questa volta mio padre mi ordinò di scendere.
    L’uomo mi diede un fucile, credo.
    Mi trascinarono dalla maglia. Mi sentivo completamente disorientato. Cosa ci facevamo qua?
    Entrammo precipitosamente in una stanza al secondo piano.
    Ci ritrovammo dinanzi a un uomo di mezza età. Le pistole puntate.
    “Non sei solo… chi è questo?” disse l’uomo abbassando la pistola indicando me.
    “Mio figlio” rispose.
    “E vorresti pagare i tuoi debiti in questo modo?” domandò.
    Mi girai verso mio padre.
    “Sì… lavorerà per te, finchè i miei conti saranno saldati” rispose.
    “D’ accordo. Ma che razza di padre sei?”.

    #9159

    Alexandra Fischer
    Partecipante

    È una storia di paternità tragica. Il compleanno di Edoardo assume una piega funesta, perché è il giorno della perdita dell’innocenza; il padre lo inizia alla criminalità (c’è l’allusione a un omicidio da compiere) per pagare i propri debiti, che gli stanno anche rovinando il matrimonio. Sicuramente, è un 17 Agosto che segnerà per sempre il piccolo Edoardo (c’è più pietà nel criminale al quale il padre lo affida che nel genitore stesso).
    Attenzione a: disse mamma entro breve, io scriverei: disse subito mamma.
    A i cucina per in cucina.
    A stà qua per sta qua.
    Mi trascinarono dalla maglia, meglio: mi trascinarono per la maglia.

    #9240
    Alberto Priora
    Alberto Priora
    Partecipante

    Ciao. Forse per il poco tempo, forse perché i racconti a volte tendono ad andare via per i fatti loro, ma ho trovato il risultato troppo confuso e con dei passaggi che non trovo logici. Il tema è rispettato, anche se sembra un solo genitore “sbagliato” (però non è un problema). Sono più un problema i salti narrativi, il passare continuo da una situazione all’altra che mi facevano pensare di aver saltato qualche riga. E poi i personaggi si muovono senza una logica chiara, appaiono e scompaiono, sfiorando l’assurdo; non mi riferisco tanto all’evento chiave di “dar via il figlio” che è proprio al limite del plausibile, ma a come avviene. Vanno armati? Il bambino col fucile? Non ha senso che diano questa prova di forza e poi il padre ceda così per debiti. Mi pare troppo forzato.
    Anche il ritmo narrativo va a scatti, con troppi avverbi in mente (sarebbero da usare con maggiore parsimonia) e altre cose fuori posto (quell’ “entro breve” o “trascinarono dalla maglia”).

    #9360
    Eleonora Rossetti
    Eleonora Rossetti
    Partecipante

    Ciao Omaima,

    ho avuto un po’ di difficoltà a seguire il racconto. Si parte da una situazione in cui il protagonista (già grande immagino) fugge via da una vita che non vuole più, e da lì parte il flashback. Ho trovato strano che il bambino ricordi molti dettagli perlopiù insignificanti e non ricordi, in questo frangente, i discorsi tra padre e madre (se urlano, è impossibile non sentire le parole, e i momenti in cui i genitori litigano sono quelli meglio ricordati perché si prova paura e tensione in quel momento. Inoltre il protagonista all’epoca aveva undici anni, a quell’età la memoria è ben sviluppata, figurarsi l’udito 😉 ). Quindi rimango disorientata sul cosa sta succedendo, perché non lasci indizi sufficienti a capire la conclusione, non c’è nulla che dia quel quid che poi, a fine lettura, riesco a collegare coerentemente dando un senso di pienezza al racconto. Quando arrivo alla conclusione finale in cui il padre dà letteralmente il figlio come merce di scambio per saldare i debiti… ecco, è una situazione un po’ difficile da digerire, nel senso che siamo ai limiti del plausibile concedere il figlio (che non ha alcun addestramento, figurarsi tenere in mano un fucile) come “sicario a cottimo” per compiere un omicidio.

    Sei migliorato dalla prima volta che hai scritto a Minuti contati e su questo non ci piove, ma in questo racconto la logica scivola via troppo per poter essere soddisfacente.

    #9424

    Ciao, Omaima.
    Sicuramente la storia, l’idea alla base del racconto è attinente al tema dei Genitori Sbagliati. Qui abbiamo addirittura un padre che salda i suoi debiti utilizzando il proprio figlio e lo inizia alla vita criminale. Tema forte.
    L’idea non è per niente male se non fosse che avresti potuto curare di più la scrittura. Ti faccio un esempio.
    Tu scrivi:
    “… quando una chiamata attirò la mia attenzione. Mamma rispose al telefono e le parole che riuscii a sentire furono: – Sei già di ritorno?…Va bene, vuole venire anche Edoardo…”
    Io l’avrei scritta così:
    “… quando il telefono squillò.
    – Sei già di ritorno?…Va bene, vuole venire anche Edoardo… – rispose la mamma e nel tono di voce percepii rabbia e disperazione”.
    Chiaro che è solo un esempio, se ne possono trovare sicuramente di migliori, ma solo per dire di come avrei impostato la scrittura.
    Ci sono, inoltre, un po’ di refusi qua e là (apparentemete, i cucina, uscivavamo).
    In bocca al lupo!

    #9459
    Raffaele Marra
    Raffaele Marra
    Partecipante

    Un racconto che non convince in pieno nonostante una sorpresa finale che salva un po’ la qualità generale della vicenda. Ma restano comunque una serie di passi che andrebbero spiegati. A rileggerlo, credo che abbia preso il sopravvento la voglia di stupire rispetto all’esigenza di mettere su una storia credibile in ogni suo aspetto. Da rivedere anche lo stile, direi, un po’ frettoloso e impreciso, poco avvincente insomma.

    #9515

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Il tema è senza dubbio centrato, però l’idea su cui si basa il racconto mi pare poco verosimile. Si può accettare l’idea che un padre snaturato usi il figlio come merce di scambio, ma temo che il creditore, tanto più visto il tipo di lavoro di cui si parla, non lo troverebbe una forma di pagamento congrua. Un ragazzino appena undicenne e quindi, si suppone, inesperto e poco pratico con armi, da istruire e trasformare in killer a pagamento: un impegno di anni. Mi pare un pagamento poco conveniente. A meno che Edoardo non sia in qualche modo già introdotto nell’ambiente; ma questo non mi pare traspaia dal racconto.
    Diversi errori di battitura.

    #9535
    Ceranu
    Ceranu
    Keymaster

    Ciao.
    La storia è interessante e “bastarda” al punto giusto, ma l’esecuzione non è all’altezza dell’intuizione.
    Ci sono dei passaggi di difficile intuizione e l’impressione è che tu abbia cambiato rotta mentre scrivevi. Per esempio: prima parli del fatto che il ragazzo deve andare fuori con il padre, poi il cellulare squilla e dopo il ragazzo dice che non sapeva molto del lavoro del padre. Secondo me qui sei saltata da un ragionamento all’altro senza molto senso.
    Purtroppo, sebbene abbia apprezzato l’idea, non posso giudicare bene il racconto. Mi dispiace e spero di rileggere presto qualcosa di tuo.
    Ciao

    #9675
    L'Antico
    L’Antico
    Keymaster

    La partenza è buona, ma strada facendo la narrazione si fa confusa, un pelo contorta. Anche a livello di logica, un bambino di 11 anni non può essere grande merce di scambio, se non a fini pedofili, ma a quel punto si cambia totalmente registro e non credo volessi spingerti fino a lì. Il tema c’è, i genitori sono entrambi sbagliati perché ne basta anche solo uno marcio e l’altro incapace di difendere il figlio. Però il pollice è giù, necessita di revisione e il laboratorio c’è per quello. E da questa settimana ci sarà anche un mio “sottoposto” a gestirlo e a dedicargli tempo pieno. 😉

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