La notte non è nostra – Eleonora Rossetti


Home Arena Chiarle Edition – 72ª Edizione – 7ª della 4ª Era La notte non è nostra – Eleonora Rossetti

Questo argomento contiene 4 risposte, ha 4 partecipanti, ed è stato aggiornato da Flavia Imperi Flavia Imperi 9 anni, 6 mesi fa.

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  • #11965
    Eleonora Rossetti
    Eleonora Rossetti
    Partecipante

    Avrei dovuto fermarti prima.
    Il nostro primo bicchiere, te lo ricordi? Io no, ma di sicuro mi ricordo l’ultimo. Alcol che scorre come un fiume. Come sangue.
    Avrei dovuto fermarti prima. Non è questo il compito di un migliore amico?

    Il copione si ripeteva ogni sabato sera. Arrivati al pub, un Daiquiri. Cuba libre, doppio giro. In discoteca, poi, perdevo il conto. Come facevi ad avere così tanta sete? Ancora non capisco cosa ti spingesse in quella folle gara contro te stesso, con o senza pubblico. Sfidavi il tuo ego, ti costruivi una reputazione a colpi di drink, o almeno ne eri convinto: una fama che, però, ai tuoi genitori non sarebbe piaciuta affatto. Santo di giorno e trasgressore di notte: eccolo, il Batman dell’alta gradazione. E io sono stato il tuo Robin per un po’, a suon di brindisi, senza però superare il punto di non ritorno.
    Tu quel limite non ce l’avevi. La notte era diventata il tuo habitat, un’oscurità spezzata dalle luci della discoteca, tra ragazze da abbindolare con il fiato che puzzava di tequila e gabinetti disastrati in cui riversare, a faccia in giù, ogni fallimento. Non ti fermavi neanche alle prime avvisaglie, come se tra ghiaccio, alcol e cannuccia ci fosse un divertimento o una dignità che non potevi trovare da nessuna parte. E quando anche essere Batman non ti bastava, in un lampo ti tramutavi in un novello Peter Pan, con la polvere di fata che ti procuravi dagli spacciatori all’angolo.
    La notte era nostra, mi ripetevi, e tu ti lasciavi andare in caduta libera, protetto dall’anonimato di un mondo che di giorno svaniva per incanto, ebbro di una libertà che assaporavi, letteralmente, goccia dopo goccia.
    Era quello l’unico sballo? Non credo.
    So soltanto che avrei dovuto fermarti quando, ubriaco fradicio, hai voluto raggiungere l’auto per tornare a casa. Mi hai urlato contro, non hai voluto ascoltarmi. Mi hai anche rifilato un pugno nel delirio della sbronza, facendomi perdere i sensi quel tanto che è bastato per far perdere le tue tracce: il parcheggio vuoto, i segni della sgommata alla partenza. Ti avevo perso e chissà dov’eri.
    Avrei dovuto fermarti prima, quando ero ancora in tempo per entrambi.
    Ti ho trovato solo un’ora dopo, quando i tuoi fari mi sono piombati addosso mentre tornavo a casa. Ricordo poco dello schianto, e ora non vedo altro che lamiere, e il sangue che cola sull’asfalto… il mio sangue. E quelle luci lampeggianti… forse sono gli strobo della discoteca, forse mi sto sognando tutto. Poi sento delle voci concitate e la tua, impastata e delirante, mentre grondi di pianto e invochi il mio nome.
    La notte era nostra, dicevi sempre. Forse non è vero. Forse è il contrario.
    Avrei dovuto fermarti prima, e ora il buio che mi scivola addosso mi fa paura.

    #12026
    Monica Patrizi
    Monica Patrizi
    Partecipante

    Lo trovo un racconto ecclettico: bello, intenso, sorprendente, ma anche divertente e con quella angoscia derivante dall’autodistruzione, che tutti abbiamo provato, sullo sfondo. Mi piace assai. Mi piace il linguaggio usato, come un parlare a se stessi, un misurarsi con i propri limiti. Spassosa la similitudine tra Batman e Robin, che alleggerisce il senso di disperazione e diverte. Mi piace assai, l’ho già detto, ma è un rafforzativo. Mi piacciono le descrizioni che hai fatto, nel gioco di luci ed ombre della città, rende vivida la scena. Complimenti!

    #12030
    Angelo Frascella
    Angelo Frascella
    Partecipante

    Ciao Eleonora.

    Quella che ci proponi è una storia molto semplice (un ragazzo dedito allo sballo notturno che un sabato sera, ubriaco, investe il suo migliore amico), in cui per lavori molto sulle parole per costruire atmosfera, percorso di dannazione del personaggio, rapporto fra i due amici. Il tutto funziona in maniera efficace. Il finale drammatico e inaspettato chiude molto bene il racconto. Unico dubbio mio è l’attinenza col tema, non del tutto centrato (devi proporre un’analogia, poco adatta, con Batman e Robin per suggerirla). Diciamo che interpretando il tema con un po’ di libertà, si può pensare che le ali siano quelle che il personaggio prova a mettere bevendo oltre il limite per distaccarsi dal mondo e guardarlo da lontano. In ogni caso un buon lavoro.

    A rileggerci
    Angelo

    #12055
    Eleonora Rossetti
    Eleonora Rossetti
    Partecipante

    Ciao Monica, ciao Angelo, grazie dei commenti ^_^

    @Angelo: è come hai intuito, ho interpretato il tema in maniera meno “fisica” e più concettuale: ho associato l’immagine delle ali alla libertà estrema, senza limiti né freni.  La notte è il momento in cui i giovani si sentono più liberi, trasgrediscono e, ahimé, spesso pagano per gli eccessi. A rileggerci!

    #12071
    Flavia Imperi
    Flavia Imperi
    Partecipante

    Ciao Eleonora!

    Faccio incursione da un altro gruppo. Trovo che questo racconto sia scritto molto, molto bene e mi ha emozionata. L’uso della seconda persona – scelta ardua – la storia che si dipana piano piano, con un finale potente. Il tema è sviluppato in un modo sottile ma calzante: le ali della notte sono quella straziante voglia di libertà di ragazzi allo sbando, che vanno oltre i limiti per sentirsi vivi, come troppi fanno nella realtà, finendo sulla cronaca nera, usando l’oscurità come luogo di perdizione.
    Ho adorato il “Batman dell’alta gradazione”, una trovata da applauso.

    Che dire… bello bello, complimenti.

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