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Questo argomento contiene 11 risposte, ha 8 partecipanti, ed è stato aggiornato da LeggEri 10 anni fa.
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13 aprile 2015 alle 23:39 #5120
L’Apprendista
“RIPARIAMO OROLOGI. PREZZI MODICI”
Ulisse guardava con timore l’ingresso della bottega. Tornò a guardare la porticina, l’insegna dai colori sbiaditi e quel cartello spiegazzato appeso con un chiodo: CERCASI APPRENDISTA.
Una parola, pensò Ulisse, trovare il coraggio. Chissà se aggiustano anche quello? Si sentiva stupido, a porsi tutte quelle domande senza fine. Uno gnomo sciocco, insicuro e disoccupato, ecco cos’era.
Tuttavia, dove non riusciva l’audacia, arrivava il ricordo degli scappellotti di sua madre che nonostante l’età vetusta era ancora capace di menare la lunga pipa come un randello.
Si fece forza ed entrò. L’interno odorava di resina, incenso e altre spezie che gli ricordavano i bordelli delle fate. Si perse per un attimo in ricordi licenziosi di ali da libellula e vestitini in tela di ragno che lasciavano ben poco all’immaginazione.
Un colpo di tosse lo riportò alla realtà.
L’interno era ingombro all’inverosimile di oggetti e parafernalia persino per gli standard gnomici, che non sono certo famosi per l’ordine. Pile di ingranaggi di legno, attrezzi da orologiaio, molle e lancette, piccoli contrappesi di qualsivoglia forma e materiale. Non mancavano alambicchi che gorgogliavano e lanterne dalla luce oleosa a gettare ombre giallastre e vischiose.
Un altro colpo di tosse, dall’alto.
Sopra una colonna di libri, appollaiato come uno stilita, stava un vecchio goblin dal naso adunco e dai sottili baffi intrecciati, avvolti a mo’ di sciarpa attorno al verde collo rugoso.
Il proprietario del negozio lo fissava, con gli occhi gialli che lampeggiavano di scetticismo.
“Siamo chiusi” gracchiò.
“Sono qua per il lavoro” rispose Ulisse con un filo di voce, senza sapere da quali profondità giungesse tale insolita audacia.
Il goblin fermò le mani ossute, che fino a quel momento si muovevano febbrili.
“Uh. Un apprendista. E cosa vorresti apprendere, di grazia?”
Il coraggio si ritrasse in un angolino di Ulisse, tra il cuore e lo stomaco, proprio dietro il diaframma, mozzandogli il respiro e impedendogli di pronunciare nulla più che un balbettìo.
“Ah. Chiaro.” riprese il goblin con una secchiata o due di sarcasmo nella voce.
Detto questo, con un breve gesto gli lanciò l’oggetto che teneva per le mani. Ulisse l’afferrò al volo, più per istinto che per prontezza, e si ritrovò a fissare un piccolo cuore di metallo che batteva in modo perfettamente regolare. Il moto asincrono delle lancette veniva trasformato dalle ruote dentate in un ticchettio costante.
“Aggiustalo” gli ordinò il vecchio goblin.
Il panico montava come una marea dentro Ulisse, che cercava un difetto nel moto del piccolo organo meccanico. Prese a esaminare il congegno minuziosamente, in ogni sua parte, senza interromperne in alcun modo il movimento.
Infine cedette, scrollando le spalle. “Funziona alla perfezione, non c’è nulla da aggiustare” ammise. “Non voglio rovinarlo aprendolo”.
Il goblin sorrise, scoprendo i denti storti in un ghigno soddisfatto.
“Eccellente, apprendista. Eccellente”.-
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Alberto Della Rossa.
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L'Antico.
16 aprile 2015 alle 22:02 #5557Ciao Alberto, Ben ritrovato.
Bel, racconto. Ottima l’ambientazione e il tratteggio dei personaggi. In alcuni passaggi trovo un po’ troppo ridondante la narrazione, ma questo è parte del tuo stile. La ricercatezza e le finezze sono sempre presenti nei tuoi racconti.
Quindi non ho nulla da dire, il racconto è ottimo, ma ai fini del contest mi manca il guasto e il conseguente piano B. Ho riletto il racconto più volte e sono giunto a due ipotesi. La perdita del lavoro con conseguente ricerca, oppure la mancanza di coraggio che aggiusterà il goblin.
Ciao e alla prossima.17 aprile 2015 alle 9:19 #5576Ciao Francesco, grazie per la lettura. Per quanto riguarda il tema: l’ho inteso come GUASTO, per l’appunto, e ciò che era in parentesi come indicazione di genere o possibilità, non come vincolo. Mi conforta vedere che anche una vecchia volpe come Pastor (e molti altri partecipanti) la vedano come me. Il piano B (così come il panico) spesso è assente nei racconti. Detto questo, il tema è, per l’appunto, il GUASTO, reale o presunto che sia. Nel mio racconto gioco sul doppio binario della mancanza di coraggio (il guasto dello gnomo) doppiato dal cuore meccanico da aggiustare. Ma, come spesso accade, non c’è proprio nulla da aggiustare in certi moti dell’animo. Il GUASTO c’è come motore del racconto. Che poi esista o meno come realtà dei fatti del racconto, a mio avviso, è totalmente indifferente.
Tu, ad esempio, sei stato molto ligio nell’inserire tutti gli elementi del tema compresi tra parentesi, così come nel porre il racconto in un contesto futuristico (come molti altri hanno fatto sull’onda dell’effetto Tonani). Personalmente ho preferito andare dalla parte opposta 😉
Grazie e alla prox
17 aprile 2015 alle 14:33 #5589Ciao Alberto, racconto pregevole soprattutto nelle descrizioni che rendono alla perfezione il mondo in cui spingi il lettore. Le atmosfere fantasy non sono il mio forte ma devo ammettere che sei stato molto bravo a fotografarle. Posso ancora sentire l’odore di resina e vedere il pulviscolo attraverso i fasci di luce del negozio. Il guasto secondo me c’è sia come oggetto da aggiustare che come sensazione interiore del protagonista, quindi ottima prova!
18 aprile 2015 alle 0:49 #5625Ciao Alberto!
Ambientazione fantasy, che solitamente tocca le mie corde (le fate da bordello ti stravolge un po’ la visione, ma ci sta XD). Ammetto che ho dovuto leggere i commenti precedenti al mio per essere sicura di aver interpretato correttamente dove fosse il tema del guasto… non per questo però ho meno apprezzato il tuo racconto. La storia scivola bene nella sua semplicità e le descrizioni sono a mio avviso curate senza però risultare pesanti. Niente male 😉
18 aprile 2015 alle 13:06 #5673Ciao Alberto, il racconto è piacevole nella prima parte, e un po’ meno nella seconda. Trattandosi di un fantasy, trovo geniale la “magia” del guasto che “non c’è”. Peccato che arriva solo alla fine, nel climax, dopo un lungo plateau di caratterizzazione (comunque pregevole).
Ti segnalo un paio di questioni veniali:
Funziona alla perfezione, non c’è nulla da aggiustare” ammise. “Non voglio rovinarlo aprendolo”.
Se è così competente da capire con uno sguardo se l’oggetto funziona o meno, perché dovrebbe essere così maldestro da romperlo soltanto aprendolo?
Inoltre, questa frase non mi è piaciuta:Il goblin fermò le mani ossute, che fino a quel momento si muovevano febbrili.
L’imperfetto (muovevano) nella subordinata è sbagliato, perché l’azione è già stata dichiarata conclusa nella principale (fermò).
18 aprile 2015 alle 18:26 #5694Ciao Alex!
Grazie per l’analisi. Sulle tue due osservazioni sono parzialmente d’accordo. Nel primo caso l’abilità è contingente a ciò che l’immaginario fantasy insegna: gnomi e goblin hanno spesso un’affinità particolare con i congegni. Nell’economia della storia ( e dei 3000 caratteri, quando per rendere la vicenda un tantino più appassionante ne sarebbero serviti almeno il doppio) il fatto che lo gnomo analizzi a lungo e minuziosamente l’oggetto credo sia sufficiente. Certo, ad aver disponibilità di caratteri si poteva ampliare l’evento.
Quanto alla seconda affermazione è vero, la subordinata avrebbe voluto un trapassato prossimo. Avrebbe però appesantito (a mio avviso) di molto la frase, l’imperfetto è in questo caso più-che-perfetto (scusami, non ho resistito al gioco di parole).
Grazie in qualsiasi caso per l’attenzione, a rileggerci!
A.
20 aprile 2015 alle 16:05 #5847Alberto, benvenuto nella mia Arena, è un onore per me potermi sollazzare con le tue gesta e devo dire che non ti sei risparmiato. Bene bene.
Racconto narrato in modo ineccepibile, in 3000 battute sei riuscito a delineare una situazione in un mondo fantasy mettendoci anche un pizzico di cinismo (il bordello delle fate m’ha fatto ribaltare sullo scranno). Proprio per questo il finale m’è sembrato forse troppo buonista, i goblin non sono creature dolci, è risaputo. Va bene l’apprezzare un apprendista dal cuore tanto tenero da non voler rischiare di rompere qualcosa che rotto non è, ma mi sarei aspettato più una cosa tipo lui che sputa per terra, s’avvicina allo gnomo, prende l’orologio, lo butta a terra e chiude con una frase “Se t’ho detto d’aggiustarlo, devi trovare il modo per poterlo aggiustare e se non è rotto lo rompi! E ora vattene, ho da fare”, chinandosi a raccogliere i pezzi. Il mio giudizio rimane da pollice su, ma con riserva dettata da questo finale che poco mi ha inciso (in senso letterale proprio).20 aprile 2015 alle 16:59 #5853Grazie Antico!
Hai ragione, il finale è buonista, ma funzionale al tema del coraggio-non-guasto. Se il goblin avesse distrutto il cuore meccanico la situazione si sarebbe ribaltata e il metasignificato avrebbe preso un’altra strada (almeno nell’ambito dei 3k caratteri). Ottimo suggerimento, comunque: avevo una mezza idea di ampliare il racconto e dargli maggior respiro, il passaggio potrebbe generare maggior tensione narrativa.
Ci dormo sopra qualche notte e poi lo riprendo in mano 😉
21 aprile 2015 alle 15:10 #5921L’APPRENDISTA: sommergimi di parole! Questo breve racconto mi ha davvero colpita: in pochissime battute riesci a dipingere un mondo nella sua miriade di colori, a creare personaggi vivi e tridimensionali! Che dire? Complimenti (e tanta, sana, invidia!)
L’unico elemento che vorrei criticare è l’aderenza al tema: non trovo il panico da guasto e il piano B ( certo c’è il panico di Ulisse di fronte alla richiesta del goblin, ma non mi sembra così centrato sul tema!)
In ogni caso…ancora complimenti!
21 aprile 2015 alle 16:24 #5927Grazie mille Patty e benritrovata! Come dicevo ad altri non ho inteso il panico e il piano B come specifiche, dal momento che erano tra parentesi, ma solo come indicazioni generiche per meglio definire il tema. Semplicemente non ho interpretato quei due elementi come non vincolanti, tanto che mi accorgo solo adesso che il panico dello gnomo potrebbe rientrare tra questi ahaha!
Grazie per le belle parole, sono abbastanza soddisfatto di questa pillolina che ricorda come ambientazione un altro mio racconto, “Nadal”. A quanto pare il piccolo popolo riesce sempre a tirare fuori la scintilla 😉
21 aprile 2015 alle 17:33 #5931Un racconto dalle ottime descrizioni, molto caratterizzanti. Non sono una patita del fantasy, anzi spesso mi trovo a sbadigliare sui suoi cliché ma, in questo caso, non ho potuto che apprezzare l’immediatezza con cui dipingi dell’ambientazione. Il particolare del “bordello delle fate” mi ha fatto sorridere. Ho impiegato un po’ ( due letture) a capire che Ulisse ha il “guasto” di non avere coraggio, ma temo sia a causa della mia insipienza nel genere: gli gnomi sono tipicamente coraggiosi, è una loro caratteristica saliente? L’immagine del cuore metallico è davvero forte e mi ha ricordato qualcosa del “Mago di Oz”. Il finale e il suo metasignificato mi sono piaciuti molto.
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LeggEri.
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