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Questo argomento contiene 7 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da Alessandra Corrà 9 anni, 6 mesi fa.
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6 ottobre 2015 alle 19:35 #11659
Non c’era giorno in cui Luigi non scrivesse una nuova lettera. Una volta sigillata dentro una busta me la consegnava affinché fossi io a recapitarla alla destinataria. C’era solo un difetto in questo procedimento, alquanto imbarazzante a dire il vero: le risposte le scrivevo io stesso perché l’ipotetica ragazza non esisteva.
Tutto cominciò un giorno in cui sorpresi Luigi in sala studio.
Lui, chino su un libro, emetteva con la bocca i soliti versi che davano l’idea di un fastidioso ronzio.
Tuonai alle sue spalle:
“Mia cugina è passata in Facoltà. Ti ha visto e gli sei piaciuto. Pensa, non parla che di te.”.
Detto questo lasciai cadere una foto di Agata, la mia ex, quella che mi aveva lasciato un mese fa per il francese.
Inconsapevole del morboso gioco che stavo avviando pensai solo al godimento di inventare una simile beffa.
Lui guardò la foto e si umettò le labbra:
“Com’è bella. Sembra la sirena di Waterhouse”
“Water che? E’ chi diavolo sarebbe?”
“Un pittore inglese. La sirena è il mio quadro preferito”
Lo sguardo rovente come uno schiaffo contrastava l’innocenza dei suoi occhi. Non vi erano dubbi: mi credeva!
Un altro avrebbe storto il naso, ma lui che a venti anni era calvo e al posto della bocca aveva una caverna, pareva un bambino fin troppo ingenuo.
Chi avrebbe potuto intuire cosa si provasse a essere prigionieri di un corpo decrepito? La causa di quel handicap a pochi importava, tutti però lo deridevano; ahimè, me compreso.
Da quel giorno iniziò a scrivere. Ed era come se facesse l’amore con i vocaboli perché ciò che elaborava dubito altri sarebbero stati in grado di trasmetterlo con egual enfasi.
Sfortuna volle che Elio, un mio amico, venne a conoscenza della farsa. Divertito si precipitò dal malcapitato che intanto disegnava sirene su carta.
“Basta scrivere, basta disegnare!” – diceva sparpagliando con slancio i fogli.
“Vai dalla tua bella! Devi vivere! Non puoi continuare a nasconderti!”
E rideva lui che senza tanti scrupoli portava le ragazze nei boschi per mettergli le mani dentro i vestiti, altro che storie.
Luigi lo guardava rapito borbottando la solita litania incomprensibile.
Il giorno dopo non si presentò in Facoltà, ma nulla escludeva avesse preso un malanno: così non mi preoccupai.
Il tempo però passava e la sua assenza cominciava a pesarmi come piombo.
Nel sole estivo che bruciava ormai la città finirono anche gli esami .
Mi decisi ad andarlo a trovare.
L’appartamento in cui viveva era malridotto quasi quanto lui e la porta di casa l’aprì una donna dall’aspetto bovino.
“Cercavo Luigi. Sono un compagno di… ”
Non riuscii a terminare il discorso che lei scoppiò a piangere.
“Non è più tornato. Un giorno è andato dalla fidanzata, non so nemmeno dove abitasse, erano mesi che si scrivevano, sai come sono gli innamorati… da allora è scomparso. La polizia ha fatto tutte le verifiche del caso. In realtà pare abbia acquistato un biglietto di sola andata per Londra. Sono riusciti a trovare l’hotel dove ha preso alloggio. Due notti ci è restato. Durante il giorno invece è andato a visitare il British Museum, un guardiano del museo ha affermato di averlo visto seduto davanti il quadro di una sirena per parecchie ore. Se solo fosse stato più normale, forse sarebbe riuscito ad avere più amici. Invece… Da quel momento nessuno l’ha più visto. In fondo, è maggiorenne. Non gli si può imporgli niente. Ma potessi sapere almeno se sta bene. ” E si asciugava le lacrime con un grembiule sporco di sugo.
D’allora non ho saputo più nulla di Luigi, è sparito dalla vita di tutti come un’ombra maldestra, ma il maledetto ronzio che sempre emetteva entra ancora nei miei sogni ogni notte, come si burlasse di me.
Io vorrei dirgli di smettere e di lasciarmi in pace, ma puntuale si ripresenta sempre.8 ottobre 2015 alle 9:00 #11699Ciao Alessandra.
C’è tanta sensibilità in questa storia triste e malinconica in cui alla fine vince il senso di colpa.
L’idea non è male ma la scrittura andrebbe, a mio modesto avviso, un po’ rivista e “asciugata”.
Ti riporto, ad esempio, le correzioni che io farei sull’incipit:“Non c’era giorno in cui Luigi non scrivesse una nuova lettera. Una volta sigillata dentro una busta me la consegnava affinché fossi io a recapitarla alla destinataria. Quello che Luigi non sapeva era che
(C’era solo un difetto in questo procedimento, alquanto imbarazzante a dire il vero: )le risposte le scrivevo io stesso perché l’ipotetica ragazza non esisteva.
Tuttocominciò(ebbe inizio) un giorno in cui sorpresi Luigi in sala studio.
Lui, chino su un libro, emetteva con la bocca i soliti versi,che davano l’idea di un fastidioso ronzioquasi un ronzio.
Tuonai alle sue spalle:
“Mia cugina è passata in Facoltà. Ti ha visto e gli sei piaciuto. Pensa, non parla che di te.”.
Detto questo lasciai cadere una foto di Agata, la mia ex, quella che mi aveva lasciato un mesefa per il franceseprima […]”.Riflettendo sulla storia, poi, ho pensato che forse (ma è solo una mia idea e forse un po’ troppo sperimentale) anziché usare un solo punto di vista potrebbe essere interessante dividere la storia in due.
Una prima parte narrata in prima persona da chi prende in giro Luigi; la seconda parte utilizzando il punto di vista di Luigi.
Ma questa è solo una idea che mi è venuta in mente questa notte riflettendo sul racconto anche perché a me piace molto sentire in un racconto la “voce” dei perdenti, dei diversi. Non so se è molto praticabile con soli 5000 caratteri.A presto.
8 ottobre 2015 alle 17:31 #11702Ciao Alessandra,
La storia è ben realizzata e interessante. Il fatto che Luigi si “innamori” di una foto trova spiegazione dal suo handicap (tra l’altro il tema è trattato senza retorica, anche con una bella dose di ironia: in questo senso toglierei il ahimé, me compreso del protagonista). Forse il fatto che addirittura si decida a partire per Londra da solo su ordine di Elio (per lui un semisconosciuto) lascia un po’ straniti.
Questa frase, nella seconda parte, mi sembra troppo colloquiale: L’appartamento in cui viveva era malridotto quasi quanto lui e la porta di casa l’aprì una donna dall’aspetto bovino. Anche Il discorso diretto finale della donna andrebbe rivisto, troppe frasi brevi appesantiscono la lettura.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 6 mesi fa da
Luchiastro.
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Questa risposta è stata modificata 9 anni, 6 mesi fa da
Luchiastro.
9 ottobre 2015 alle 20:19 #11713Amando molto l’arte e la pittura (da profana), non mi stupisco affatto che qualcuno possa essersi innamorato di un dipinto. Lo sono stata io del “Narciso” di Caravaggio per tanto tempo dopo averlo visto a Roma
La trama da questo punto di vista mi piace molto e trovo tu l’abbia trattata con sensibilità, tanto è vero che la figura di un uomo vecchio, calvo ma con lo sguardo innocente ne esce vincente.
Tuttavia ci sono delle cose da sistemare nella forma che ti ho evidenziato. Anche il finale secondo me, anche se adeguato, andrebbe rivisto. Ci vuole un tocco di romanticismo, qualcosa che ammorbidisca il tono perché “ma puntuale si ripresenta sempre”, non rende merito a una bella figura come l’uomo che hai descritto.
Passiamo ora agli appunti. Spero di rileggere la seconda stesura, ci terrei parecchio anche perché abbiamo un quadro in comune nei nostri racconti. A presto!“Com’è bella. Sembra la sirena di Waterhouse”
Il termine straniero lo metterei in corsivo“Un pittore inglese. La sirena è il mio quadro preferito”
“La sirena” andrebbe tra virgolette perché è il titolo dell’opera, dal momento però che si tratta di un dialogo e ci sono già le virgolette, puoi optare per il maiuscolo per evidenziarlo.Lo sguardo rovente come uno schiaffo contrastava l’innocenza dei suoi occhi.
Contrastava “con” l’innocenza dei suoi occhi.La causa di quel handicap a pochi importava,
quell’handicap.Ed era come se facesse l’amore
Si cerca sempre di evitare le “d” eufoniche per quanto possibile. In questo caso puoi ometterla iniziando direttamente con “Era come se…”trasmetterlo con egual enfasi.
Eguale enfasi.“Basta scrivere, basta disegnare!” – diceva sparpagliando con slancio i fogli.
Taglierei “con slancio” che si addice più a un’azione diretta (prendere lo slancio, per esempio). Secondo me basterebbe dire che ha sparpagliato i fogli sul tavolo.Il giorno dopo non si presentò in Facoltà, ma nulla escludeva avesse preso un malanno: così non mi preoccupai.
Semplicizza. “Il giorno dopo non si presentò in Facoltà, ma io non mi preoccupai, alla sua età avrebbe potuto benissimo prendersi un malanno”.Se solo fosse stato più normale, forse sarebbe riuscito ad avere più amici. Invece… Da quel momento
Devi staccare i due periodi andando a capo.Non gli si può imporgli niente.
Non gli si può imporre niente.Ma potessi sapere almeno se sta bene.
Non iniziare una frase con “ma”.12 ottobre 2015 alle 20:50 #11783Ciao Alessandra Corrà,
il tuo racconto è toccante. Luigi è un ragazzo sensibile, scrive, disegna sirene per aprirsi alla vita e all’amore, forse per via del suo handicap (soffre della malattia dei “bambini vecchi”). Ha poco tempo per vivere e dunque, ben venga anche una fidanzata immaginaria. Taglierei la parte riferita alla procedura per recapitare le lettere: scrivendo semplicemente “c’era solo un difetto imbarazzante, le risposte le scrivevo io stesso. Toglierei elaborava: metterei esprimeva.
Correggerei: versi che davano l’idea di un fastidioso ronzio, così : versi dal ronzio fastidioso.
Correggerei: quel handicap con quell’handicap.Correggerei mettergli, con metter loro.
12 ottobre 2015 alle 20:56 #11784Ancora qualche osservazione sul racconto: bello l’alone di mistero della scomparsa di Luigi a Londra, ma saperne di più non guasterebbe (anche solo un accenno). Interessante la donna dall’aspetto bovino che vive nell’alloggio malridotto. Chi è? Strano che si sia fidata di uno scambio di lettere senza informarsi dell’identità della ragazza prima di permettere a Luigi di partire. Questo, però è un mio parere. In una storia d’amore immaginario, possono anche esserci figure come la donna dall’aspetto bovino (anche lei suggestionata dalla fantasia di Luigi).
13 ottobre 2015 alle 17:38 #11804Le annotazioni puramente tecniche te le hanno già fatte tutte, e non credo di aver notato nulla di più a riguardo, penso che si riparino molto facilmente, quindi mi limito a osservare il racconto nel suo insieme.
Mi piacciono molto l’attacco e la conclusione del racconto, apprezzo i finali aperti che lasciano spazio sia alla tragedia che alla speranza. La parte centrale è un po’ pastosa, la snellirei di alcuni paragrafi più lenti. L’amico che si intromette sembra non avere un ruolo sacrificabile, c’è un paragrafo dedicato a quel che fa lungo quanto il paragrafo per caratterizzarlo… sembra molto sbilanciato. Personalmente troverei un modo per espandere il suo ruolo radicalmente o (meglio) tagliarlo via del tutto, in modo che tutto possa essere vissuto dal punto di vista del narratore, senza una seconda voce.
14 ottobre 2015 alle 18:32 #11825Grazie a tutti per l’editing e i suggerimenti molto interessanti avuti fino adesso!
Nei prossimi giorni, oltre a mettere a posto il testo, cercherò di ricambiare il commento e leggere anche i vostri racconti! -
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