[T] Minugai


Questo argomento contiene 12 risposte, ha 13 partecipanti, ed è stato aggiornato da L'Antico L’Antico 9 anni, 10 mesi fa.

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  • #7797
    Raffaele Serafini
    Raffaele Serafini
    Partecipante

    «Molinari».
    Un mano alzata risponde con entusiasmo.
    «Neri».
    Un’altra, più svogliata.
    Poi la maestra rimane a baciare una P, ma non continua. Qualcosa le sfugge.

     
    Minugai abbaia e Teresa apre la finestra.
    L’assale il profumo dei gelsomini, che fa respirare a fatica il giardino. Il bastardino che suo marito si è portato a casa sta tirando per un lembo della maglietta suo figlio, in piedi davanti al capanno degli attrezzi. Dalle finestre occhieggia una luce, accesa notte e giorno.
    «Massi, vieni a fare merenda!»
    Il bambino sobbalza, si volta con aria colpevole. Sa che non deve entrare lì, glielo hanno proibito. «Arrivo mamma!» grida reintrando in casa. Minugai lo segue, rassicurato. Quel botolo è un guardiano peggiore di suo padre.
     
    E Teresa è anche più curiosa di suo figlio.
    Leonardo è fuori casa. Dopo la promozione non è il primo fine settimana che accade. All’inizio non ci faceva caso, ma da un po’ ha la sensazione che le nasconda qualcosa.
    Anche il capanno, che vuole sempre illuminato, per i ladri, dice, e che protegge con tanta cura, passandovi le serate con scorte di latte e biscotti. A rilassarsi col fai da te, dice, ma Teresa è sempre più scettica. Così adesso che Massi si è addormentato si avvicina, mentre Minugai, sospettoso, la segue ringhiando.
    Quando entra l’accoglie un odore cattivo. Di muffa, marcio… un aroma asprigno che non sa decifrare. Il cucciolo infila il muso nella porta socchiusa, curioso.
    C’è una grossa lampada, rivolta verso un cesto. Un oggetto tondeggiante, rugoso, pare quasi vibrare. Teresa non capisce, s’avvicina. È da lì che viene il fetore, forse dai fiori sparsi intorno o dalla ciotola poggiata di fianco, dove galleggiano mosche morte. Quando realizza di star guardando una testa di cane, gonfia di vermi, la donna grida e si volta per fuggire.
    Ma alle sue spalle Minugai ora sfiora il soffitto, dal collo reciso si aprono fauci che ricordano la bocca d’una lampreda. La bestia si avventa, le risucchia la testa, in qualche modo mastica. Scuote il corpo come uno straccio bagnato.
     
    Massimiliano si sveglia nella casa silenziosa. Non c’è scuola, oggi, ma mancano anche gli odori della colazione. Si ricorda che il papà è via, ma la mamma? Guarda in giardino. La luce del capanno è accesa. Forse è la volta buona, pensa.
     
    Leonardo Padovano è un manager di successo, ora: rientra dal viaggio stanco, ma eccitato. Va verso il capanno prima ancora di entrare in casa: ha comprato latte e biscotti in autogrill. Nonostante la luce accesa, quasi scivola su una manina maciullata.
     
    Si calma solo dopo aver vomitato.
    Minugai lo osserva, scodinzolando, la lingua gocciolante. L’uomo versa il latte nella ciotola, dove galleggiano grumi rossastri. Avvicina la lampada, premuroso.
    Aggiusterà tutto, pensa, l’inugami ha sempre aggiustato tutto.
     
    Padovano, sente di dover dire, ma quel nome, nell’elenco, non c’è.
    «Roveredo», chiama allora, con poca convinzione.
    Un bambino grassottello alza timido una mano. Vicino a lui un banco vuoto.

    • Questo argomento è stato modificato 9 anni, 10 mesi fa da Raffaele Serafini Raffaele Serafini.
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    #7990
    Daniele_picciuti
    Daniele_picciuti
    Partecipante

    Mmm… quindi l’Inugami avrebbe azzerato l’esistenza di Leonardo, tornando indietro nel tempo? O avrebbe cancellato il ricordo del figlio dalla mente della maestra? :)

    In ogni caso un racconto che ha una struttura interessante, vagamente a mosaico, il che mi rammenta che il tuo stile è sempre brillante. Rimane la sensazione di aver letto qualcosa di non chiarissimo, che avrebbe meritato maggior spazio – ma siamo a MC, quindi… – in ogni caso la vicenda ti resta impressa. Non so perché ma mentre penso a Minugai mi viene in mente Frankenweenie…

    #8010
    Flavia Imperi
    Flavia Imperi
    Partecipante

    Interessante intreccio dalle tonalità splatter, mi è piaciuto il flashfoward come incipit, che poi in chiusura sottolinea la morte del bambino.  Ammetto però di averlo dovuto leggere due volte prima di capire tutte le dinamiche, in alcuni punti un po’ nebulose. Niente infodump, ma forse qualche piccolo buco di trama.

    Comunque il minugai ne emerge come un essere terrificante, quasi rappresentasse un lato del padre di famiglia. Il tema è richiamato in modo sicuramente affascinante, da un’inquietante luce sempre accesa nel capanno, anche se non è chiaro il perché debba rimanere tale, forse è un essere che ha bisogno di calore per sopravvivere?

    Racconto molto interessante e vivido.

    #8029
    Alice Gibellini
    Alice Gibellini
    Partecipante

    Ho apprezzato la struttura circolare del racconto. Iniziare con un flashforward stimola la curiosità del lettore, lasciato appeso a quel “Qualcosa le sfugge”. Il linguaggio è accurato e trascina il lettore direttamente dentro la storia. Il tema viene rispettato, malgrado la luce non abbia, di per sé, un ruolo chiave, se non indicare che c’è qualcosa in quel capanno di attrezzi. Ciò che predomina nel racconto è sicuramente l’inugami, un mito giapponese che non conoscevo e quindi sono andata a ricercare, ma la ricerca non mi ha chiarito il finale: in che senso “aggiusta sempre tutto”? Cancellando l’esistenza di chi uccide in modo tale che nessuno se ne accorga?

    #8039
    Angelo Frascella
    Angelo Frascella
    Partecipante

    Ciao Raffaele

    La tua scrittura è buona come sempre: immagini vivide, senso del ritmo e tensione ci sono tutti. Il problema è che è difficile capire il racconto senza andare a cercare su Internet cosa sia un Inugami e anche allora, senza i commenti degli altri non avrei capito che il bambino era stato cancellato dall’esistenza, anziché ucciso grazie all’intervento dell’essere (infatti prologo ed epilogo mi rimanevano oscuri). Forse è colpa mia il non aver colto questo dettaglio, ma qualche informazione in più nel racconto avrebbe aiutato la comprensione anche ai lettori più “de coccio”.

    A rileggerci

    #8102
    Simone Cassia
    Simone Cassia
    Partecipante

    È forse stato il racconto che ho riletto più di tutti e anche l’ultimo che ho commentato. Alla prima lettura non ci avevo capito molto, allora sono andato a cercare cosa fosse un inugami e, benché tutto fosse più chiaro, c’erano ancora cose che non capivo. Il commento di Daniele di ieri pomeriggio, finalmente, ha fatto luce. Mi consola leggere che non sono stato l’unico ad avere dei dubbi in merito, mal comune mezzo gaudio, anche se forse denota  una narrazione un po’ troppo ermetica. La luce del capanno è l’unico collegamento con il tema ma, a differenza che negli altri racconti, non ne viene esplicitato l’aspetto necessario: perché questa luce deve stare sempre accesa? La figura del padre fa spavento. A rigor di logica, l’uomo si è affidato allo spirito dell’inugami per acquisire successo nel lavoro e ricevere la promozione e alla fine lo spirito ha preso, in maniera forse accidentale, un tributo enorme che però non sembra essere stato quasi sofferto dall’uomo che, ormai completamente asservito, pensa lo spirito stesso “risolverà tutto.” Tutto un grande “meh” a mio avviso, un grande “meh” con un buon ritmo.

    #8126
    Eleonora Rossetti
    Eleonora Rossetti
    Partecipante

    Ciao Raffaele e ben trovato :)

    Con il suo commento direi che Simone mi ha un po’ rubato le parole di bocca. Il tema è centrato, anche se avrei preferito che si desse una spiegazione del perché la luce deve rimanere sempre accesa: senza una motivazione (se c’è, non l’ho colta) si rischia un “perché sì, per dare via all’anomalia scatenante del racconto”.
    Sull’inugami ero un po’ ignorante e Santa Wikipedia mi ha aiutato in tal senso, avevo vagamente intuito che facesse riferimento a qualche spirito di origine orientale. C’è però una cosa che non mi quadra molto: l’indifferenza del padre di fronte alla morte dei cari e soprattutto il modo in cui lo spirito, appunto, “mette a posto le cose”. E’ tornato nel passato cancellando l’esistenza del bambino? O altro? Nel primo caso, se ciò è possibile, perché “cancellare” anziché ripristinare? E’ quella “soluzione”, tra l’altro millantata con sicurezza, che mi ha stonato un pochino.

    PS: occhio ai cambi di POV, specie qui:

    Il bambino sobbalza, si volta con aria colpevole. Sa che non deve entrare lì, glielo hanno proibito. «Arrivo mamma!» grida reintrando in casa. Minugai lo segue, rassicurato. Quel botolo è un guardiano peggiore di suo padre.

    Mi ritrovo prima nella testa della madre, poi dal POV del bambino e poi ancora in quello della madre. Se fossi partito col POV del bambino, senza il dettaglio di lei che apre la finestra, sarebbe filato meglio.

    #8137
    Ozbo
    Ozbo
    Partecipante

    Ciao Raffaele, anche io sono ignorante in fatto di inugai e forse questa ignoranza andrebbe presunta nel lettore. Ancora adesso non ho ben capito il rapporto tra la testa del cane morto nel capanno e il cane vivo. Sono sicuro che qualsiasi giapponese o amante del Giappone saprebbe rispondere, ma qui siamo in Italia e forse dovresti considerare che a MC approcciano autori diversi per formazione e interessi. A parte questo fatto il racconto è accattivante, ben scritto e la divisione in due parti convincente, il paradosso spazio temporale architettato dal demone ben congeniato. I miei complimenti.

    #8197

    Omaima
    Partecipante

    Il tema è abbastanza centrato, è molto bella e interessante l’idea della luce inquietante nel capanno, anche se mi sarei concentrata un po’ di più sulla luce, comunque hai di sicuro uno stile di scrittura molto elevato, belle soprattutto le descrizioni, il racconto trascina il lettore direttamente dentro la storia e questa è una cosa davvero importante!

    #8325
    Linda De Santi
    Linda De Santi
    Partecipante

    Confesso che a una prima lettura veloce non ho colto tutto, poi ho riletto, ho cercato su Wikipedia cosa fosse un inugami e alla fine il quadro mi è stato chiaro. Questo secondo me è il limite principale del racconto: la situazione appare chiara solo dopo varie riletture e senza una ricerca online il racconto si apprezza a metà. C’è inoltre un’eccessiva frammentazione della storia e il tema è un po’ incastrato a forza, ma nel complesso è un buon racconto, con immagini vivide e uno stile piacevole.

    #8498

    Fernando Nappo
    Partecipante

    Ciao Raffaele,
    ho trovato il tuo racconto piuttosto complesso e difficile da seguire. In parte perché non conoscevo la figura dell’inigami, a cui il padre sembra essere molto legato, probabilmente, deduco, perché gli deve il successo sul lavoro.
    Interessante la chiusura con la stessa prof. dell’inizio che rimane col nome di uno studente appeso fra le labbra prima di saltare al seguente.
    Buono lo stile e il ritmo.

    #8522
    Carolina Pelosi
    Carolina Pelosi
    Partecipante

    Ciao Raffaele.
    Dunque, leggendo la storia dell’inugai (ammetto, non sapevo cosa fosse) mi sembra di cogliere che il padre, maledettamente inquietante, abbia creato quest’essere uccidendo il loro cane, per vendetta. Posso coglierlo anche dal fatto che quando il cane attacca, lui è impassibile, vomita al massimo, poi torna al suo latte coi biscotti. Rabbrividisce, quella scena. Ma di cos’è che vuole vendicarsi questo padre pazzoide?
    Mi piacciono molto le immagini che il tuo racconto evocano, da film horror, il bimbo che non può entrare nel capanno, la curiosità di sua madre.
    Mi sei piaciuto, bravo.

    #8784
    L'Antico
    L’Antico
    Keymaster

    Bentornato a Minuti Contati! Due difetti principali: 1) il racconto richiede una connessione a internet o l’accesso a una biblioteca per fornita per essere compreso e 2) il tema della luce sempre accesa appare infilato a forza, non si riesce a capire il motivo debba rimanere sempre tale. Per il resto, buono il ritmo, ottima la forma, intrigante il contenuto. Pollice NI per me, sarebbe il caso di inserirci qualche informazione di più sull’inugami e fare luce “sulla luce”.

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