Home › Arena › Ossario › 66ª EDIZIONE – Tonani Edition – 1ª della 4ª Era › [C] OFFLINE (di Andrea Viscusi)
Questo argomento contiene 14 risposte, ha 11 partecipanti, ed è stato aggiornato da Adry666 10 anni fa.
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13 aprile 2015 alle 23:12 #5100
OFFLINE
– Houston, abbiamo un problema.
Gregor non pensava che avrebbe mai avuto bisogno di usare quella frase. Si sentiva inopportunamente eccitato, come se già ci fosse un regista a prendere appunti per poi raccontare la sua storia in un kolossal.
Dal Controllo Missione gli risposero con il solito minuto di ritardo. – Quale problema?
Gregor fissò la spia rossa sul monitor che segnalava l’avaria dei sistemi. Ma contrariamente a quanto aveva imparato nel simulatore, non c’era nessun codice d’errore che lo aiutasse a comprendere dove si collocava l’anomalia. – Non lo so, la diagnostica non lo rileva. Potete eseguire una lettura in remoto?
Un minuto di pausa. – Negativo, non riusciamo a stabilire un contatto con le apparecchiature di bordo. Dovrai individuarle il guasto da solo.
– E come faccio?
Stavolta ci volle più di un minuto, e Gregor capì che stavano elaborando un piano. La sua capsula monoposto era in orbita eliostazionaria da sei giorni, durante i quali aveva proseguito la raccolta dati per cui era stato mandato nello Spazio. Era la quarta volta che lasciava il pianeta, e non aveva mai avuto problemi.
Gli altoparlanti scricchiolarono quando la voce dalla Terra tornò a parlare. – Non possiamo farti rientrare con il rischio che qualche sistema essenziale ceda. C’è un solo modo per identificare il problema: dovrai terminare uno alla volta i sistemi di bordo, e quando avrai disattivato quello in avaria la spia del guasto si spegnerà. Allora saprai su cosa intervenire.
Era una soluzione pragmatica, da officina. Ma sensata. – Va bene, allora spengo e riaccendo tutto?
Attese il minuto necessario: – No, la riattivazione dei sistemi richiederebbe troppa energia, non ne avresti abbastanza per il rientro. Dovrai terminare i sistemi in sequenza senza riattivarli. Ti stiamo mandando la lista con la sequenza più adatta a mantenere integra la capsula… e te. Inizierai da quelli meno essenziali. Indossa la tuta prima di iniziare, non sappiamo quali problemi potresti incontrare.
Gregor iniziò a spegnere uno alla volta i 217 sistemi attivi.
Ebbe le prime difficoltà quando disattivò il giroscopio, e la capsula perse l’orientamento.
A metà della lista spense il riscaldamento, e iniziò a fare molto freddo.
– Sto per spegnere la radio – avvertì prima di chiudere il contatto con il Controllo Missione.
La spia rossa rimase l’unica fonte luminosa quando spense le luci nell’abitacolo.
Gli restava solo un quarto dell’ossigeno della tuta quando disattivò l’aerazione.
Tolse la pressurizzazione, e le orecchie iniziarono a fischiargli. Disorientato e in debito d’aria, continuò a premere sequenze di tasti sulla consolle buia, sperando di veder sparire la luce rossa.
Aveva già perso conoscenza quando la capsula smarrì l’assetto e precipitò sulla superficie.
La recuperarono in una zona desertica dello Yemen. Dall’abitacolo fracassato estrassero il corpo di Gregor e la scatola nera. Da una rapida analisi tutti i sistemi di bordo risultarono intatti. Tutti tranne la routine di diagnostica guasti.-
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Andrea Viscusi.
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L'Antico.
14 aprile 2015 alle 17:19 #5290La traccia è centrata, senza dubbio, lo sviluppo del racconto è sciolto, pulito, ma nell’insieme non mi cattura.
” Houston, abbiamo un problema” affermazione inflazionata, la sto leggendo di frequente nei racconti, questo incipit non m’incanta più, ha perso la magia.
Il sistema… il guasto al sistema pare che capiti sempre ai poveri esploratori lunari, sarà così, apparecchiature sofisticate a volte più sensibili e facile alle rotture, certo, ma…14 aprile 2015 alle 23:59 #5338Ciao Andrea.
Il racconto è simpatico e ben scritto, per quanto abbastanza semplice e lineare nello svolgimento (e il disastro finale si intuisce dall’inizio). Il problema è che la soluzione suggerita dalla NASA non mi pare così intelligente e il fatto di non poter riaccendere i sistemi non ha giustificazione se non arrivare a quel finale… Quale ente spaziale manderebbe nello spazio una nave in cui, per esempio, la radio ha l’interruttore di off, ma non di on?
Insomma, il racconto è minato di base nella logica. (Un po’ come se degli alieni per cui l’acqua è tossica, volessero invadere la Terra, vero Andrea? :P)A rileggerci
Angelo15 aprile 2015 alle 11:54 #5369aspetta, forse mi sono spiegato male: i sistemi di bordo non sono “inaccedibili”, è che per risparmiare tempo ed energia dal controllo missione gli dicono di non riaccenderli perché altrimenti non avrebbe poi abbastanza energia per il rientro (presumendo che il riavvio dei vari processi richieda un consumo di energia più alto del suo normale funzionamento di routine). è stiracchiato, lo so… però ha una sua logica. in ogni caso se non è chiara questa spiegazione colpa mia, quindi niente da dire.
in effetti inizialmente avevo pensato a qualcosa di diverso, ovvero un’IA di bordo fallata che individuava il guasto e procedeva in questo modo, però da una parte non volevo suscitare l’effetto già visto con 2001, dall’altra non volevo dare l’idea delle IA cattive e inaffidabili, quindi ho preferito attribuire il tutto alla leggerezza umana.
15 aprile 2015 alle 12:09 #5379Il fatto è Andrea, che dire a un astronauta di spegnere il sistema di aereazione e tutti gli altri sistemi vitali senza poterli riaccendere equivale a condannarlo a morte… allora tanto vale correre il rischio dell’atterraggio con qualche probabilità che si salvi, no?
16 aprile 2015 alle 11:54 #5490Benvenuto Andrea, è un onore averti nell’Arena. Sono sicuro che saprai divertirmi adeguatamente, gladiatori della tua razza, temprati da mille battaglie, sono molto apprezzati da queste parti.
Parti con un pollice che sarebbe potuto essere giù causa la frase iniziale, ma dimostri subito di utilizzarla nel modo corretto, come tormentone conosciuto, e la contestualizzi correttamente. Apprezzato. Prosegui con la descrizione del problema, la ricerca della soluzione, la messa in atto e il disastro finale. Tutto molto controllato e ben gestito. Ho storto un pelo gli angoli della bocca quando da Houston hanno affermato che lo spegnimento di tutto il sistema sarebbe stato praticamente definitivo causa mancanza di energia per fare ripartire il tutto. Intendiamoci, ci sta, ma a quel punto mi sarei aspettato una maggiore ironia di fondo tipo Gregor che chiede “Ma non rischio di meno a rischiare di rientrare?” o qualcosa di simile con la Base che, dopo eoni, risponde tenendo la linea, rigida. Forse il problema vero sta nell’abbandono del protagonista, all’inizio cerchi di dargli una personalità e caratterizzarlo ed è quello che ho apprezzato, poi lo lasci a se stesso e passivo nell’agire in risposta alle direttive scordandoti di mantenerlo vivo agli occhi del lettore. Insomma, hai dato spettacolo nell’Arena, il racconto che hai schierato è solido, ma privo di quella verve che gli possa garantire al cento per cento la sopravvivenza. Osserverò con interesse l’evolversi della pugna. Il mio giudizio è un pollice ni leggermente angolato verso l’alto.16 aprile 2015 alle 19:34 #5543Ciao Andrea.Se devo dirla tutta, anche io ho trovato un pochino scontata la frase iniziale, non so, avresti potuto giocarci su, magari. Però ho apprezzato l’elemento della “superficialità”, i tipi che preferiscono fargli spegnere tutto “per risparmiare energia” (che tanto non userà) invece di preoccuparsi di farlo rientrare il prima possibile io la incasso come una metafora di questo tempo, dell’umanità che abbiamo davanti ogni giorno. Ho apprezzato anche il finale drammatico, sarà che non sono una da lieto fine.
Alla prossima!
17 aprile 2015 alle 16:09 #5596Ciao Andrea.
Vedo molto “L’uomo di Marte” in questa comunicazione base-spazio in situazione d’emergenza, un po’ per l’atteggiamento quasi informale di Gregor, un po’ per l’occhio di riguardo del narratore per l’attrezzatura di bordo.
Da nerd fortissimo ti devo fare un appunto, l’orbita eliostazionaria non esiste, forse intendevi dire geostazionaria (ovvero fissa rispetto a un punto sulla superficie terrestre) ma in tal caso le telecomunicazioni impiegerebbero molto meno di un minuto a raggiungere il buon Gregor.
In alternativa, ipotizzando che tu intendessi un’orbita fissa rispetto a un punto della superficie solare parliamo di una velocità media di 210km/s sulla superficie che si moltiplicano con la distanza, per comunicare con Houston in un minuto (30s di invio e 30s di ricezione) la distanza dal sole sarebbe tale che Gregor dovrebbe star andando a velocità veramente impensabili.
Credo che la tua intenzione fosse invece quella di fargli fare un’orbita relativa alla terra, soprattutto in virtù del fatto che la capsula, alla deriva, riatterra qui, di conseguenza era ancora all’interno del nostro “pozzo gravitazionale”.
Terminata la piccola dispensa da ossessionato di fisica, il tuo racconto mi è piaciuto, hai saputo rendere bene la situazione di un astronauta solitario e non hai ceduto alla tentazione del finale positivo.
Con piccole modifiche avrebbe potuto impressionarmi molto di più, è comunque una bella prova.18 aprile 2015 alle 12:14 #5654non ho ancora letto “l’uomodi marte” ma è in coda!
allora, parliamo dell’orbita eliostazionaria. confesso che sono partito a ritroso: volevo che il ritardo nelle comunicazioni fosse di circa 1 minuto, e ho ricavato che la distanza di un minuto luce si ha pressappoco nell’orbita elionsicrona (http://it.wikipedia.org/wiki/Orbita_eliosincrona), poi però devo essermi confuso scrivendo e ho scritto eliostazionaria, shame on me. non ho in effetti considerato il fatto della velocità che dovrebbe avere la capsula a questa “altitudine” e se dopo il guasto dei sistemi sarebbe effettivamente ricatturata nel pozzo gravitazionale terrestre o rimarrebbe semplicemente in orbita insieme all’altra spazzatura, shame on me twice.
18 aprile 2015 alle 12:16 #5656@Carolina: ecco, in effetti uno degli aspetti che volevo rendere era quello, il fatto che per il controllo missione fosse più semplice una soluzione del genere piuttosto che mettersi seriamente al lavoro… un atteggiamento piuttosto diverso da quello del vero “houston, abbiamo un problema”. è per quello infatti che ho scartato l’idea dell’IA di bordo, volevo che emergesse appunto la superficialità del “fattore umano”.
18 aprile 2015 alle 18:48 #5702Bel racconto, scritto con uno stile chiaro e controllato.
Che il pilota è destinato a finire male si capisce nel momento in cui la NASA gli dice che non potrà riaccendere i sistemi dopo averli spenti, il che rende scontato il finale. Forse è un effetto voluto, ma la NASA di questo racconto sembra gestita da persone fredde, distaccate e aggiungerei neanche troppo preparate.
Dimostri comunque molta familiarità con il tema che tratti e in generale ho trovato il racconto interessante e con più pregi che difetti. Ciao!-
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Linda De Santi.
20 aprile 2015 alle 11:28 #5815Ciao Andrea,
scritto senz’altro bene questo racconto, con molti termini tecnici che fanno pensare a una persona preparata o molto amante del genere fantascientifico.
La cosa che colpisce è la mancanza di feeling con la base e, se voluta è ben resa. In missioni di questo tipo è essenziale avere un collegamento ineccepibile con il comando, per la sicurezza nello spazio; quindi pare poco credibile il comportamento dei tecnici di terra. A meno che, appunto, non faccia parte della storia.
A rileggerci!20 aprile 2015 alle 21:16 #5862<p class=”MsoNormal” style=”text-align: justify;”>L’idea è buona, io apprezzo molto i racconti con finale a sorpresa e la tua scelta, amaramente ironica, sembra appropriata. Tuttavia lo stile asciutto, a mio parere, non permette la giusta partecipazione emotiva da parte del lettore e lascia l’impressione di una vicenda che si smaltisce in maniera piuttosto frettolosa. Mi piace, invece, il tentativo di dare spessore (pseudo-)scientifico allo stile, con la ricerca di qualche particolare tecnico, qua e là, che non suona affatto banale. Però, proprio per questo tuo tentativo da apprezzare, mi chiedevo se sia poi credibile che un guasto in un’orbita eliostazionaria (“elio” e non “geo”) causi una caduta sulla superficie terrestre (Yemen).</p>
21 aprile 2015 alle 13:49 #5908Ciao Andrea.La traccia l’hai centrata in pieno e il racconto procede spedito verso il drammatico finale.Non sei riuscito a trasmettere però l’ansia e la paura dell’astronauta in quella situazione da dentro o fuori.Dopotutto si stava giocando la vita a una roulette 3.0!.Per il finale mi aspettavo una soluzione più accattivante.Qualcosa che imprimesse un marchio al racconto.
22 aprile 2015 alle 18:01 #6034Ciao Andrea,
quando ho letto la prima frase sono quasi svenuto! ) Ho pensato: Cavolo mi ha copiato! Poi subito dopo: no, forse l’ho copiato io in un momento di sonnambulismo (non ne ho mai sofferto ma si sa a certe ore si fanno cose poco lucide). Poi ho continuato e mi sono calmato. E’ ovvio che anche a te la parola “guasto” ti ha fatto subito pensare alla missione Apollo. Anzi la mia curiosità di vedere come avevi sviluppato un racconto con lo stesso (incipit) mi ha costretto a leggere tutto in maniera anaerobica.Osservazioni: “dovrai terminare uno alla volta i sistemi di bordo”, terminare suona un po’ strano, un po’ troppo “terminator”, ma qui non ci sono robot cattivi.
Anche il consiglio di spegnere tutto suona un po’ forzato, o comunque denota una mancanza di buon senso da parte del centro di controllo (è un po’ da dilettanti), è poco credibile. -
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