Ritorno a casa


Questo argomento contiene 7 risposte, ha 6 partecipanti, ed è stato aggiornato da  Alexandra Fischer 9 anni, 6 mesi fa.

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  • #11610

    Alexandra Fischer
    Partecipante

    RITORNO A CASA

    Di Alexandra Fischer

    Devan Myrsen prese l’ultimo convoglio della notte perché desiderava ritornare nella propria città d’origine nella piana di Heisenland famosa per il calore da fornace.
    Proprio quello che ci voleva, per lui; le sue membra erano irrigidite dalla permanenza durata anni nella città di Ewigreignen e non ne poteva più di quell’eterna stagione di piogge.
    Laggiù, l’unico cambiamento delle precipitazioni, era nella temperatura delle gocce che cadevano ininterrotte per ore: dalla morsa del gelo invernale, si passava ai bollori della calura estiva.
    Sempre pioggia.
    E non importava dove si abitasse. Ci aveva provato, lui a cambiare casa.
    Nel corso dei suoi anni a Ewigreignen era stato in basso e in alto.
    Nel quartiere basso, dalle case ornate da grondaie con musi di Cane Acquatico, era stato male per via delle strade lastricate di pietra multicolore.
    Sì, c’era una manutenzione, ma si cadeva.
    Colpa degli Spiriti delle Acque, demonietti invisibili che cancellavano gli appigli e facevano cadere soprattutto gli stranieri da poco arrivati in città.
    Come era successo a lui con Verme d’Acqua, così lo aveva chiamato, prima di calpestarlo, senza vederlo.
    Poveretto.
    E dire che avevano una cosa in comune: l’invisibilità.
    Lui, la sua l’aveva scoperta crescendo a Heisenland e ne aveva incolpato i quattro soli multicolori.
    I loro raggi gli avevano cancellato i lineamenti e sbiadito l’ombra anno dopo anno.
    La considerava una brutta malattia.
    Per contrastarne gli effetti, cercava clienti per i piatti di metallo azzurro che incideva, riempiendoli di paesaggi assolati e quadrupedi dal lungo collo ornati di campanelli della sua città natale.
    Macché. Sarebbe stato più facile tirare giù i quattro soli e usarli per farsi luce nel laboratorio.

    A Ewigreinen, poco a poco, il suo talento era piaciuto ai ricchi commercianti della città e lui aveva cambiato quartiere.
    Finalmente sulle colline, in alto.
    Ma quanti spiriti invisibili aveva cancellato fra uno scivolone e l’altro.
    E per ogni creatura spiaccicata, era più ricco e solo.
    Fino a quando ce ne fu uno di troppo, che gli tolse anche la visibilità come maestro.
    I suoi allievi, dopo aver imitato in un primo tempo il suo stile, si erano messi a ornare i loro piatti di metallo verde e amaranto di creature acquatiche del genere di quelle viventi nei quartieri degli Evocatori degli Spiriti delle Acque.
    Nessuno le aveva mai viste, Evocatori a parte, però davano prosperità, non solo pioggia.
    Per lui erano fole.
    Lo aveva detto anche a Lysveeta la sua allieva prediletta, la quale era riuscita a fargli accettare un sacchetto con un piccolo dono, che sbatacchiò con un suono metallico nel passaggio di mano.
    Il convoglio, dall’aspetto di gigantesco pesce siluro ornato sulle fiancate con incisioni di musi di creature simili a raganelle, entrò nella lunga galleria che collegava Ewigreignen con Heiseland.
    Fu lì che Devan Myrsen guardò il regalo d’addio di Lysveeta.
    Il metallo era lavorato a specchio e lui vide corpi straziati: molti vermi, un cane.
    Devan si lasciò scappare di mano il piattino e vi guardò attraverso, ma il suo riflesso non c’era più.
    – PERDONO – gridò, ma nessuno gli badò, perché era invisibile.

    #11613
    Flavia Imperi
    Flavia Imperi
    Partecipante

    Ciao Alexandra, bentrovata!

    Allora, innanzitutto noto con piacere che adesso la trama dietro al racconto si evince molto di più e molti passaggi prima rimasti oscuri, adesso sono chiari. Tranne il finale, dove il fatto del movente dell’allieva che (se non sbaglio avevi spiegato nei commenti) ancora una volta rimane un passaggio un po’ precipitoso a mio parere. Descrivi quello che succede, ma non è coinvolgente, rimane quasi un passaggio asettico. Invece la motivazione c’è da trama, e ci sta benissimo, quindi perché non trovare il modo di farla trasparire?

    L’altro punto a favore è che sei riuscita a mantenere questa meravigliosa atmosfera fantastica di un mondo lontano, con nomi evocativi, che però cade in alcuni passaggi, per esempio qui: “incisioni di musi di creature simili a raganelle”. Siamo in un mondo fantastico, con quattro soli, lontano, “alieno”. Allora non mi spiegare per similitudini con il nostro mondo, sei nel punto di vista del protagonista! Invece dimmelo come me lo direbbe lui. Direbbe simili a raganelle? O “anfibi (che ne so, invento) dai lunghi barbigli intrecciati che ondeggiavano al vento”. Queste descrizioni, che sono un punto forte del tuo stile, prova a finalizzarle sempre a un qualche elemento della strama, a una descrizione del personaggio, o per introdurre un elemento della storia.

    Ovviamente non voglio fare la maestrina eh, dico a te quello che dico a me stessa e che sto cercando, anima e corpo, di mettere in pratica io! 😉

    Un commento più “a gusto personale” invece, sul finale ci vedrei meglio un sussurro che un grido, dato che è un essere che sta scomparendo… ma ripeto, gusto mio.

    Poi c’è una frase un po’ cacofonica, troppo arzigogolata che esprimerei in modo più semplice:
    “del genere di quelle viventi”, meglio (invento) “del tipo che infesta/anima/brulica/striscia nel quartiere degli evocatori…”

    L’ultimo punto è sugli “a capo” (scusa l’infelice gioco di parole involontario). Prova ad andare a capo solo quando c’è una pausa di qualche tipo, un cambio di punto di vista o un effetto che vuoi dare, altrimenti se vai troppo a capo, “diluisci” la storia.

    Oh, che rompiscatole che sono stata! 😀 Ma spero apprezzerai lo sforzo, da scrittrice a scrittrice!

    #11643
    Spartaco
    Spartaco
    Keymaster

    Ciao e benvenuta nel Laboratorio.
    Sfrutta al meglio questa opportunità, non capita tutti i giorni di potersi confrontare senza nessuna animosità. Qui avete un fine comune: rendere i vostri racconti unici, quasi perfetti.
    Sotto con il lavoro, non tenetevi nulla dentro, criticate, perché dalle critiche nascono buone idee. Ricordatevi che per il “bravo” ci sono quelli fuori; gli amici che magari non leggono nemmeno i vostri lavori, ma un complimento non gli costa nulla. Non abbiate paura di dire la vostra e vedrete che alla fine ne uscirete tutti più forti.
    Ricordatevi di accumulare le richieste di Grazia e alla fine di convocarmi.
    Buon lavoro!

    #11663
    Angela Catalini
    Angela Catalini
    Partecipante

    PUNTI DI FORZA: Lo stile in primis e l’originalità del testo indiscutibile. Alexandra è un’artista della penna e questo racconto è un ricamo. Ci sono parti che ho apprezzato veramente tanto, uno a caso: “Per contrastarne gli effetti, cercava clienti per i piatti di metallo azzurro che incideva, riempiendoli di paesaggi assolati e quadrupedi dal lungo collo ornati di campanelli della sua città natale”. Immagine visiva e preziosa, davvero brava. Questo testo è cesellato di piccole perle come questa. Bravissima.

    PUNTI DEBOLI: pochissimi. Analizziamone qualcuno.
    … era stato male per via delle strade lastricate di pietra multicolore. Sì, c’era una manutenzione, ma si cadeva. Colpa degli Spiriti delle Acque, demonietti invisibili che cancellavano gli appigli
    (Non mi è chiara questa cosa degli appigli, cosa sarebbero esattamente?)
    Per lui erano fole.
    (scelta di un termine – fole – non di uso comune).

    MIGLIORABILE (?): Trovo che sia un testo al di sopra della media che già così meriterebbe la vetrina. Al massimo puoi provare ad allungarlo approfittando dei 5.000 caratteri a disposizione del laboratorio. Devan è invisibile praticamente, ma non sappiamo molto del suo aspetto, ecco, potresti usare qualche carattere in più per le caratteristiche fisiche perdute.
    Ottimo lavoro, Alexandra. Non so se si può già chiedere la grazia in questa fase, comunque un bel pollice alzato per me.

    #11685

    Ciao Alexandra.
    Hai fatto un ottimo lavoro. In questa versione è più chiara la storia.
    Trovo notevole l’ambientazione che sei riuscita a creare e che cala il lettore, fin dalle prime righe, nella realtà fantastica di Devan Myrsen.
    Se proprio devo trovare un punto debole in questa stesura può essere (come già ha scritto Flavia) la frase finale. Lui se ne sta andando quindi più che un urlo ci vedo bene un sussurro, o magari un pensiero (invisibile come lui).
    Ma è una piccolezza.
    Chiedo la grazia per Alexandra.

    :-)

    #11707

    Alexandra Fischer
    Partecipante

    Ciao Spartaco, grazie per il benvenuto. Sei gentilissimo. Trovo anch’io che il Laboratorio sia un’ottima opportunità di miglioramento nella scrittura in virtù del confronto in amicizia con altri autori. Mi metterò con piacere al lavoro.

    Ciao Angela Catalini, quanti complimenti. Grazie. Sono contenta che il racconto ti sia piaciuto. Per quel che riguarda le tue osservazioni, ne terrò conto. Soprattutto quella che riguarda l’aspetto di Devan Myrsen. Ovviamente, sistemerò anche il dettaglio sugli appigli (scrivendo li vedevo come bastoni spartitraffico, quindi, non troppo fantasy). Per quel che riguarda il termine “fole”, provvederò. Ogni tanto tendo a scrivere desueto (troppe letture di testi ottocenteschi?).

    Ciao Maria Rosaria del Ciello, mi fa piacere che ora la versione attuale del racconto ti sia risultata più chiara. E che elogi (addirittura la richiesta di grazia), sei stata davvero generosa. Per quel che riguarda la frase finale, farò proprio come mi suggerisci.

    #11869
    Peter7413
    Peter7413
    Keymaster

    Punti di forza
    L’atmosfera che riesci a creare, hai un talento nel trasmettere immagini, colori, sensazioni (statiche, legate alle immagini).
    Punti deboli
    Le connessioni interne. Ci sono dei buchi narrativi che vanno riempiti.
    Mancano molte virgole.
    Alcune forme vanno riviste (“la quale”, la prima che mi viene in mente)
    Migliorabile
    La parte iniziale va bene, introduci un mondo ed è proprio il tuo punto di forza. Vanno oliati i meccanismi narrativi dalla seconda parte in poi. Esiste una correlazione tra gli spiritelli schiacciati e il suo divenire progressivamente invisibile? Se sì, quale? O forse il suo grado d’invisibilità è direttamente proporzionale al suo successo negli affari? E le sue opere, lasciano un segno nei suoi studenti? In quale modo ha influenzato Lysveeta e perché deve chiedere perdono? E perché sta fuggendo dalla città?
    In pratica va rivista la parte in cui dai vita al racconto. Hai costruito uno scheletro potente, infondigli l’anima.

    #11873

    Alexandra Fischer
    Partecipante

    Ciao Peter 7413,
    ti ringrazio per le osservazioni riguardo la parte debole del racconto e le farò mie: la correlazione fra l’invisibilità di Devan e gli spiritelli che lui schiaccia mentre cammina c’è (essendo creature magiche, gli trasmettono questa caratteristica quando lui le uccide, seppure involontariamente). No, il grado di invisibilità non c’entra con il successo artistico. Le sue opere lasciano un segno negli allievi (li rendono creativi, spronandoli a superarlo). E’ divenuto amico di Lysveeta perché lei possiede un raffinato talento artistico che lui ha tirato fuori e lei gli ha spiegato tutto quello che sapeva sulla città. Il perdono finale non è rivolto a lei, bensì agli spiritelli che ha schiacciato. Vede cos’ha combinato attraverso il piattino levigato dono di addio della ragazza. Inoltre, lui non fugge dalla città, se ne allontana perché è invecchiato, non può più lavorare come prima e dunque desidera trascorrere il resto della vita nel luogo delle sue origini (lente deformante della nostalgia).

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