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Questo argomento contiene 10 risposte, ha 5 partecipanti, ed è stato aggiornato da Spartaco 9 anni, 6 mesi fa.
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12 ottobre 2015 alle 14:04 #11779
La pioggia aveva reso il percorso difficile, ma non impossibile per Davide, che stava disattendendo le raccomandazioni paterne, di non avvicinarsi al fienile.
“Già solo l’ombra di quel luogo dovrebbe farti paura”, gli spiegava il padre.
“Non ne so niente”, rispondeva Davide, come al solito al confine tra stizzito e trasognante quando i genitori tentavano di esprimere la loro autorità.
La pioggia che cadeva incessantemente provava almeno a distrarre il ragazzo, a renderne il cammino meno ansioso. Gli occhi tuttavia non venivano mai distolti dalla meta. Il fienile.
“E’ vero, Davide? Che non andrai mai verso il fienile?”
Davide aveva il volto giusto per dare conferme, e ormai si era abituato a svolgere questo ruolo.
Io sono solo, ho bisogno del tuo appoggio: queste parole il ragazzo percepiva negli occhi del padre.
La pioggia aveva costretto Davide a premunirsi di un paio di stivali vecchi, di gomma, piuttosto funzionali. Trovati peraltro nel fienile.
Il padre ora era rassicurato. Chiuse per un attimo gli occhi, giusto il tempo di capire che ce l’avrebbe fatta, a educare il suo Davide, a suo modo.
La pioggia non avrebbe fornito ulteriore indulgenza. Davide raggiunse il fienile giusto in tempo, urlò come un matto pieno di gioia.
Il padre, distante almeno una decina di passi dal figlio, la testa china, non si scompose nonostante una scarica di acqua fortissima lo avesse inzaccherato dalla testa ai piedi.
“Questo è…”, mormorò il padre. “…Il fienile”. Dovette concludere la frase, perché Davide non l’avrebbe fatto per lui.
“Il luogo che ti impedisco di frequentare. Possibile che non io l’abbia nemmeno riconosciuto?”.”La strada non era questa!”, protestò, rimanendo sulla soglia.
“La strada cambia sempre”.
Ecco perché pioveva lungo la via, pensò. “E tu che ne sai?”
“Lei canticchia qui, gioca con se stessa e alle volte mangia. Non la vedo mai tornare a casa, per dormire.”
Il padre comprese di essere stato imbrogliato, Davide parteggiava per la madre. Doveva accettarlo, le separazioni alle volte non rallentano i rapporti, li accelerano.
Il figlio lo invitò a entrare. Era bagnato anche all’interno, ciononostante decise che avrebbe passato laggiù la notte: la stanchezza si faceva sentire.
La mattina seguente si ritrovò a casa. Per nulla meravigliato, scese a fare colazione.
“Allora non andrai verso il fienile oggi? Me lo prometti?”, chiese a Davide, gli occhi del ragazzo posati su di lui senza sosta.
“Oggi verrà anche Guglielmo”.
“Tuo fratello?”
Davide sorrise: “Anche lui vuole vedere mamma”.
Il padre girò la testa verso la finestra, sentì che Guglielmo stava scendendo. Qui non piove mai, invece, rifletté. Mente asciutta, mente giusta. Mente bagnata, mente sbagliata. E la mente non si può cambiare con un click.
Era così che ragionava l’uomo.
Ma il richiamo era troppo forte, chissà. Prese un paio di stivali per Guglielmo, uno per sé e decise che ci avrebbe riprovato.
12 ottobre 2015 alle 20:24 #11781Ho letto la nuova versione del tuo racconto e l’ho trovata molto migliorata. Hai asciugato il testo togliendone le incongruenze. Mi è piaciuto il particolare della strada che cambia ogni volta e anche l’immagine mente asciutta-mente bagnata. C’è dentro tutto un dramma familiare e un’atmosfera alienante che stavolta si vedono molto bene. La moglie ha qualcosa a che fare con l’Ombra di Jung.
Complimenti.Chiedo la grazia per Luchiastro
13 ottobre 2015 alle 17:44 #11805Ero nel tuo gruppo e ho letto diverse volte con molta attenzione la prima versione del racconto, quindi forse non sono imparziale.
Aver ridotto il numero dei figli a uno soltanto (attivo) snellisce la lettura più di quanto immaginassi.
Aggiungere dei riferimenti espliciti, tipo “Davide parteggiava per la madre” e le altre allusioni sparse, elimina le ambiguità sul ruolo della madre e sul perché fosse nel fienile.
Chiedo la grazia senza esitazioni!
14 ottobre 2015 alle 12:49 #11818Alexandra: grazie davvero! In effetti le migliorie sono evidenti anche a me, ora. Per me che leggo molti testi di psicanalisi e psicologia, la citazione che hai fatto di Jung – su un mio racconto – è una grossa soddisfazione.
Andrea: si, mi ricordo che eri rimasto molto confuso dal mio racconto. L’idea di ridurre il numero dei figli è di Andrea Viscusi, anch’io l’ho trovata decisamente azzeccata. Grazie per il commento!
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Luchiastro.
18 ottobre 2015 alle 0:25 #11876Ciao,
il tuo racconto è molto interessante, e credo che il punto forte sia il trattare qualcosa di reale come un dramma familiare con elementi surreali come una madre che va a vivere in un fienile davanti cui piove sempre, o la strada che cambia di continuo. Mi piace l’atmosfera che riesci a creare, e la trama mi incuriosisce; vorrei saperne di più.Il punto debole secondo me sta un po’ nell’utilizzo dell’imperfetto, del trapassato e di tutte quelle forme passive, che rallentano un bel po’ il racconto ed in alcuni punti creano confusione. Un esempio per tutti è la frase:
“La pioggia che cadeva incessantemente provava almeno a distrarre il ragazzo, a renderne il cammino meno ansioso. Gli occhi tuttavia non venivano mai distolti dalla meta. Il fienile.”
Qui crei confusione e fai calare l’attenzione del lettore in un momento che ai fini della narrazione dovrebbe essere di tensione. Riformulandola in maniera più svelta, eliminando verbi superflui come “provare”, “rendere” ed usando le forme attive, rafforzi la decisione del protagonista e tieni il lettore incollato sul personaggio.
Altra cosa: il racconto si svolge su due piani temporali diversi, giusto? Uno in cui il protagonista avanza verso il fienile insieme al padre, e l’altro in cui ricordando le parole del padre tenta di spiegare la situazione al lettore; giusto? Se è così, la cosa si intuisce ma non si capisce bene. Ti consiglio di creare un distacco tra questi due momenti, usando la consecutio temporum: Per i ricordi, che sono sospesi nella mente e danno un senso di continuità potresti usare l’imperfetto, per l’azione il passato prossimo e quello remoto. In questa maniera fughi ogni dubbio e strutturi il ritmo del racconto in maniera più serrata.Il racconto secondo me è migliorabile proprio in questo senso: meno forme passive durante l’azione, l’imperfetto durante la riflessione. La vicenda è interessante, il giusto ritmo le renderebbe ancora più giustizia.
18 ottobre 2015 alle 15:12 #11877Ciao Ambra e grazie per il commento. In effetti qualche confusione nell’uso dei tempi verbali mi era già stata fatta notare in passato (non su questo sito), quindi riscriverò alleggerendo ulteriormente la forma.
P.s. Visto che vuoi sapere qualcosa in più del mio racconto ricordati però che il fienile bagnato è una metafora della mente della madre, vista – in maniera semplicistica dal padre – come mente “sbagliata”, mentre la sua casa – al di fuori della quale non piove mai, asciutta dunque – rappresenta la sua di mente, “giusta”. In ogni caso mi fa piacere che la situazione raccontata ti abbia intrigato.
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Luchiastro.
18 ottobre 2015 alle 19:27 #11881Alla fine ho cambiato solo i tempi nella parte iniziale “dell’azione”, mantenendo la pioggia come soggetto iniziale e aggiungendo il fienile come sostantivo finale, fino all’ultima parte. Ho separato le due parti con l’utilizzo del corsivo. L’unica forma passiva: gli occhi non vengono mai distolti l’ho mantenuta per l’effetto.
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18 ottobre 2015 alle 19:45 #11885La pioggia ha reso il percorso difficile, ma non impossibile per Davide, intento a disattendere le raccomandazioni paterne, di non avvicinarsi al fienile.
“Già solo l’ombra di quel luogo dovrebbe farti paura”, gli spiegava il padre.
“Non ne so niente”, rispondeva Davide, come al solito al confine tra stizzito e trasognante quando i genitori tentavano di esprimere la loro autorità.
La pioggia ha costretto Davide a premunirsi di un paio di stivali vecchi, di gomma, piuttosto funzionali. Trovati peraltro nel fienile.
“E’ vero, Davide? Che non andrai mai verso il fienile?”
Davide aveva il volto giusto per dare conferme, e ormai si era abituato a svolgere questo ruolo.
Io sono solo, ho bisogno del tuo appoggio: queste parole il ragazzo percepiva negli occhi del padre.
La pioggia cade incessantemente, contribuendo perlomeno a distrarre il ragazzo. Ne rende il cammino meno ansioso, anche se gli occhi non vengono mai distolti dalla meta finale, il fienile.
Il padre ora era rassicurato. Chiuse per un attimo gli occhi, giusto il tempo di capire che ce l’avrebbe fatta, a educare il suo Davide, a suo modo.
La pioggia non avrebbe fornito ulteriore indulgenza. Davide urlò come un matto pieno di gioia, non appena raggiunse il fienile.
Il padre, distante almeno una decina di passi dal figlio, la testa china, non si scompose nonostante una scarica di acqua fortissima lo avesse inzaccherato dalla testa ai piedi.
“Questo è…”, mormorò il padre. “…Il fienile”. Dovette concludere la frase, perché Davide non l’avrebbe fatto per lui.
“Il luogo che ti impedisco di frequentare. Possibile che non io l’abbia nemmeno riconosciuto?”.”La strada non era questa!”, protestò, rimanendo sulla soglia.
“La strada cambia sempre”.
Ecco perché pioveva lungo la via, pensò. “E tu che ne sai?”
“Lei canticchia qui, gioca con se stessa e alle volte mangia. Non la vedo mai tornare a casa, per dormire”.
Il padre comprese di essere stato imbrogliato, Davide parteggiava per la madre. Doveva accettarlo, le separazioni alle volte non rallentano i rapporti, li accelerano.
Il figlio lo invitò a entrare. Era bagnato anche all’interno, ciononostante decise che avrebbe passato laggiù la notte: la stanchezza si faceva sentire.
La mattina seguente si ritrovò a casa. Per nulla meravigliato, scese a fare colazione.
“Allora non andrai verso il fienile oggi? Me lo prometti?”, chiese a Davide, gli occhi del ragazzo posati su di lui senza sosta.
“Oggi verrà anche Guglielmo”.
“Tuo fratello?”
Davide sorrise: “Anche lui vuole vedere mamma”.
Il padre girò la testa verso la finestra, sentì che Guglielmo stava scendendo. Qui non piove mai, invece, rifletté. Mente asciutta, mente giusta. Mente bagnata, mente sbagliata. E la mente non si può cambiare con un click.
Era così che ragionava l’uomo.
Ma il richiamo era troppo forte, chissà. Prese un paio di stivali per Guglielmo, uno per sé e decise che ci avrebbe riprovato.
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18 ottobre 2015 alle 21:06 #11891Ora è davvero perfetto!
Chiedo la grazia!
19 ottobre 2015 alle 11:37 #11893Grazie, troppo gentile!
SFIDO SPARTACO, allora!
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20 ottobre 2015 alle 20:49 #12020Sfida accolta.
Nei prossimi giorni arriverà il responso. -
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